fiamma_drakon: (Eve)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Posizioni alternative
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Slice of life
Personaggi: Arthas Menethil, Jaina Proudmoore
Wordcount: 3116 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Knives Out - Radiohead (almeno 200 parole) per la Lezione Settimanale del team Lunacciaio per il COW-T #6 @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Anal!sex, Het, Lemon, Self!love, Weapon!kink
A cena non aveva fatto altro che pensare a cosa sarebbe potuto accadere quella sera e non era riuscito a nascondere l'euforia. Qualcuno tra coloro che avevano diviso la tavola con lui si era incuriosito vedendolo ingurgitare il cibo di gran fretta e gliene aveva domandato il motivo. Lui aveva liquidato la questione con una scusa inventata sul momento.
Aveva messo una camicia pulita, un paio di calzoni in cuoio chiari e i suoi migliori stivali, all'interno di uno dei quali aveva nascosto il suo pugnale. Si era anche pettinato e dato una rapidissima rinfrescata per apparire al meglio.


Jaina Proudmoore era una ragazza di mente aperta e ampie vedute. Comprendeva alla perfezione gli impulsi manifestati dal suo amante clandestino Arthas Menethil - del resto anche lei era giovane e facile preda degli ormoni - eppure non riusciva a capire perché le avesse fatto quella richiesta con tanta sollecitudine, per di più all'ora di pranzo.
Jaina poteva capire la curiosità - lei ne era maestra dopotutto - ma solo in ambito accademico e la richiesta di Arthas esulava grandemente da quel campo.
A quanto aveva potuto vedere, a lui non sembrava più bastare il sesso normale e lei non riusciva a capire dove avesse trovato il coraggio di chiederle: «Possiamo provare una nuova posizione? Vorrei poter entrare nel tuo sedere».
Solo ripensandoci non poteva fare a meno di arrossire, specialmente perché subito dopo aveva proposto a titolo di allenamento di provare prima utilizzando un pugnale - ovviamente riposto nel suo fodero.
Voleva usare un'arma su di lei. Non sapeva nemmeno che Arthas avesse un pugnale: pensava che l'unica arma in suo possesso fosse il suo martello da paladino.
Kael'thas cominciava a scoccarle occhiate troppo frequenti mentre parlava ed il cipiglio non era dei più gentili. Stava iniziando a sospettare che stesse pensando ad altro che non fosse la sua lezione.
Doveva riprendere a concentrarsi sulla lezione dell'elfo, al momento la sua priorità era senz'altro quella. Ad Arthas e alla sua assurda richiesta avrebbe pensato quella sera: non gli aveva promesso di acconsentire, solo di pensarci e di dargli la sua risposta dopo cena. Gli aveva dato appuntamento in camera sua, un'oretta dopo il termine del pasto serale - in maniera che insegnanti e studenti potessero ritirarsi e loro potessero incontrarsi senza il rischio di essere scoperti.
La giovane maga rivolse uno sguardo interessato a Kael'thas e riprese a seguire il filo del suo discorso.

Arthas fremeva d'impazienza ed eccitazione mentre sgattaiolava via dalla sua stanza per andare da Jaina.
A cena non aveva fatto altro che pensare a cosa sarebbe potuto accadere quella sera e non era riuscito a nascondere l'euforia. Qualcuno tra coloro che avevano diviso la tavola con lui si era incuriosito vedendolo ingurgitare il cibo di gran fretta e gliene aveva domandato il motivo. Lui aveva liquidato la questione con una scusa inventata sul momento.
Aveva messo una camicia pulita, un paio di calzoni in cuoio chiari e i suoi migliori stivali, all'interno di uno dei quali aveva nascosto il suo pugnale. Si era anche pettinato e dato una rapidissima rinfrescata per apparire al meglio.
Mentre si avvicinava alla sua meta aumentando progressivamente l'ampiezza delle sue falcate, sperava in cuor suo che il cuoio rigido dei pantaloni riuscisse a mascherare il suo pene già mezzo duro.
Era impaziente, ma non voleva che Jaina pensasse che era un pervertito.
Quando finalmente giunse a destinazione si fermò un istante fuori della porta per calmarsi, quindi bussò piano.
L'uscio si aprì lentamente ed il viso della ragazza bionda apparve fugacemente nella feritoia per accettarsi dell'identità dell'ospite.
Quando vide il principe il suo sguardo si addolcì e si ritrasse perché la raggiungesse.
Arthas entrò senza farsi aspettare oltre e richiuse l'uscio alle sue spalle, appoggiandocisi contro.
Rimase a bocca aperta nel vedere che la ragazza non indossava i suoi soliti vestiti, bensì un reggiseno ed un paio di mutandine quasi trasparenti, il tutto rigorosamente bianco.
Vedendo che aveva guadagnato la sua completa attenzione, Jaina fece una piroetta su se stessa per farsi ammirare. Fu così che l'altro si rese conto che le mutandine erano costituite da un misero triangolino di stoffa che le copriva il pube e che terminava in una strisciolina di tessuto che le affondava tra le natiche e che si univa ad un'altra orizzontale che sosteneva sul bacino l'indumento.
Il principe di Lordaeron approvava palesemente la scelta d'abbigliamento. La maga sapeva come attirarlo e sperava che mettendo in mostra le sue grazie gli facesse dimenticare i suoi strani propositi.
Si accomodò sul materasso e gli sorrise, invitandolo tacitamente ad avvicinarsi. Il suo amante di certo non si fece pregare e le corse praticamente incontro, liberandosi della camicia.
Le salì a cavallo delle gambe e la spinse distesa supina sul letto, sovrastandola con la sua stazza possente.
I loro occhi si allacciarono in un attimo di magica intesa prima che si baciassero. Con una mano Arthas le accarezzò i capelli e poi scese più giù, aggirando la curva del seno e tracciando quella dei fianchi fino alle natiche. Ne prese una e la strinse, sollevandola dalla coperta per poterla stringere meglio.
Jaina sospirò contro le sue labbra ed inarcò la schiena perché le morbide curve dei seni arrivassero a sfiorare il suo petto solido e piatto.
Arthas ruppe quel contatto poco dopo, mormorando: «Cominciamo? Non penso di riuscire a resistere ancora per molto...».
L'espressione intenerita ed emozionata di Jaina si rabbuiò all'improvviso mentre si puntellava sui gomiti per guardare meglio in faccia il suo partner.
«A proposito di questo... Arthas io... non voglio farlo» esclamò imbarazzata.
Lui sbatté le palpebre, perplesso e atterrito insieme.
«C-cosa?! Perché...?» domandò.
Non era abituato a sentirsi negare qualcosa, meno che mai da Jaina.
Quest'ultima si sottrasse leggermente e spiegò: «Non ti ho mai detto di no ogni volta che mi hai chiesto di... fare l'amore... ma questo Arthas... questo non mi piace».
Deviò lo sguardo, profondamente a disagio. Le dispiaceva negargli qualcosa ma una cosa del genere era davvero troppo per lei. Non riusciva ad accettarlo.
Il biondo abbassò lo sguardo, improvvisamente amareggiato.
Rimasero in silenzio per pochi secondi, poi Arthas riprese la parola: «E se te lo mostrassi io prima?».
Fu il turno di Jaina di assumere un'aria perplessa.
«Che vuoi dire?» chiese.
Il suo compagno sembrò aver ritrovato il suo entusiasmo.
«Hai detto che non ti piace l'idea ma se ti dimostrassi che potrebbe essere divertente cambieresti opinione, no?» esclamò lui tutto d'un fiato.
«E come intendi farlo? Io non voglio quel tuo pugnale...» la maga lasciò in sospeso la frase ma il termine era chiaro ad entrambi.
«Possiamo farlo prima su di me» si offrì senza alcuna esitazione Arthas, piegandosi a sfilare il coltello rinfoderato dallo stivale e porgendolo a Jaina «Così non dovrai preoccuparti più di tanto del pugnale».
«Non voglio farlo, Arthas. È pur sempre un'arma!» protestò lei, cercando di allontanare da sé la sua mano.
«Dovrai solamente usarlo su di me» asserì lui con insistenza, stringendo le dita attorno alla lama protetta e spingendo l'oggetto verso la sua interlocutrice «Il culo è mio e io voglio farlo... per favore, Jaina».
La stava letteralmente supplicando con la sola forza dei suoi grandi e innocenti occhi azzurri. Jaina non era mai riuscita a resistere a quegli occhi e ancora una volta ne rimase vittima.
Accettò il pugnale con un sospiro rassegnato.
«D'accordo, lo farò... ma al minimo cenno di dolore dovrai dirmelo e smetteremo subito... chiaro?!» asserì, passando da un tono quasi sottomesso ad uno prettamente autorevole.
Ad Arthas piaceva quando Jaina prendeva in mano le redini della situazione con tanta fermezza.
«Va bene» disse, annuendo con un entusiastico cenno del capo, benché non fosse minimamente intenzionato a seguire le sue istruzioni.
Avrebbe sopportato l'eventuale dolore - era un pugnale piccolo e la lama era protetta da un fodero morbido, quanto dolore avrebbe mai potuto causargli...? - senza dirle niente, in modo che potesse continuare ed arrivare sino in fondo.
In realtà non si era aspettato un "no" da parte sua, però immolandosi come prima vittima era certo di riuscire a farle cambiare idea. Alla fine di quell'incontro lei sarebbe stata molto più entusiasta all'idea di sperimentare nuove posizioni e nuovi giocattoli, come lo era lui al momento.
Arthas scese dal letto e finì di spogliarsi, quindi tornò a posizionarsi carponi vicino a lei.
«Cosa devo fare?» domandò lui.
Benché Jaina fosse stata fin dall'inizio propensa a dire di no a quella sua bizzarra richiesta, quella sera si era ritirata presto al termine della cena per dedicarsi alla lettura di alcuni libri di anatomia e di altri un po' più spinti che trattavano di quel genere di pratiche - le ci era voluto un po' per trovarli in biblioteca ma per sua fortuna non doveva segnalare la presa in prestito di volumi che esulavano dai tomi strettamente legati agli studi magici. Anche la consultazione le aveva richiesto una buona dose di coraggio e le sue guance si erano fatte paonazze in ben più di un'occasione.
A spingerla a comportarsi così era stata la pura e semplice necessità: l'ultima cosa che voleva era trovarsi impreparata a fronteggiare situazioni come quella.
«Mettiti carponi» disse mentre si spostava per fargli spazio di manovra.
Arthas eseguì, rivolgendole il fondoschiena senza alcuna esitazione.
A Jaina piaceva il suo sedere, ma mai avrebbe pensato che si sarebbe trovata nella condizione di violarlo.
«Adesso devi stare fermo» l'ammonì mentre si metteva in ginocchio, portandosi l'indice alla bocca. Lo leccò, ricoprendolo di saliva, quindi lo passò tra le natiche del biondo alla ricerca dell'orifizio.
Arthas sobbalzò nel sentire l'umidità in un punto così intimo ma non disse niente.
«Adesso rilassati... e non stringere» fece presente la maga poco prima di violare il suo didietro. Lo fece gentilmente, senza spingersi troppo a fondo.
Il principe provò un po' di dolore, oltre ad una sensazione nuova e strana insieme, ma non era così forte da essere insopportabile.
Jaina palpò le pareti molli interne imprimendo una lieve pressione per iniziare ad allargare il condotto, quindi uscì.
Un lievissimo sospiro fuoriuscì dalle labbra del biondo nel sentir uscire il suo indice.
La ragazza si guardò intorno in cerca di qualcosa che potesse utilizzare come lubrificante migliore della sua saliva ma niente attirò la sua attenzione. Fu allora che ricordò di avere, da qualche parte nel comò, dell'olio profumato che teneva per quando voleva farsi un bagno particolarmente rilassante.
Quello sarebbe stato perfetto per l'occasione.
Scese dal letto e andò a cercarlo, aprendo uno per volta tutti i cassetti.
«Jaina?» chiamò Arthas, senza voltarsi.
«Devo lubrificarti e la mia saliva da sola non basta» spiegò la maga prima che ponesse un qualsiasi quesito.
«Non possiamo fare senza?» volle sapere il principe. Era alquanto impaziente di procedere e tutta quell'attesa lo rendeva nervoso.
«Se non ti lubrifico ti farei solamente male» rispose la ragazza mentre finalmente tirava fuori il flaconcino dal fondo del secondo cassetto «Se vuoi davvero farlo devi avere un po' di pazienza...».
Tornò sul letto e si versò su indice e medio una piccola dose di liquido, cospargendoci l'intera superficie delle due falangi prima di inserirle - sempre facendo piano.
Arthas stavolta avvertì molto meno il dolore dell'intrusione e non solo: le dita - che dovevano essere per forza due a giudicare da quanto si sentiva riempito - scivolarono dentro molto più facilmente, arrivando praticamente fino in fondo.
La sensazione di occlusione era stranamente piacevole. Non l'avrebbe mai immaginato.
«Va meglio ora?» domandò Jaina mentre strofinava le dita nel suo orifizio per farlo abituare alle dimensioni dell'intruso.
Il lavoro piacque ad Arthas, che oscillò appena per andarle incontro.
«Sì...» sospirò «Cosa è questo... profumo?».
L'odore dell'olio li stava circondando, sprigionandosi sempre più intensamente.
«Olio da bagno» rispose Jaina e non senza arrossire un po' «Non ti piace?».
L'aroma era fiorito e fruttato, adatto all'idea che Arthas aveva di lei.
«No, è molto buono...» ammise mentre la sua amante iniziava ad aprire le dita e premere i polpastrelli contro le sue pareti interne per dilatargli la muscolatura.
«Sono contenta che ti piaccia» rispose la maga, lavorando incessantemente per poter terminare quanto prima coi preliminari.
Quando si reputò soddisfatta del grado di dilatazione anale del suo partner, decise di passare oltre.
Prese il pugnale - messo temporaneamente da parte - e ne cosparse di olio il fodero. Molto probabilmente dopo quella notte Arthas avrebbe dovuto sostituirlo ma in fin dei conti era stato lui a proporre l'idea; pertanto non era un suo problema.
Quando l'ebbe impregnato a dovere, mise via l'olio ed iniziò ad inserire l'arma nel posteriore del suo partner.
Il pugnale era largo solo in una dimensione e Jaina decise di inserirlo in senso verticale, per non allargare troppo l'orifizio di Arthas in orizzontale.
Nell'inserirlo il ragazzo tese la schiena, colto da una fitta improvvisa che andò acuendosi man mano che l'arma si spingeva più a fondo.
Il suo corpo non faceva resistenza - Jaina l'aveva preparato bene - ma il dolore era comunque molto.
Serrò le labbra per impedirsi di emettere un qualsivoglia verso di protesta. L'ultima cosa che desiderava era che Jaina si fermasse.
Quando quest'ultima fu soddisfatta della profondità raggiunta - ovviamente non gli cacciò la lama dentro fino all'elsa subito - iniziò pian piano a muovere l'arma, dentro e fuori.
Il dolore all'inizio andò a sommarsi a quello che già provava e Arthas dovette serrare i denti per mantenere una parvenza di atteggiamento composto. Non pensava che un pugnale infilato nel culo, per di più col fodero, potesse essere tanto doloroso. Pian piano però il dolore iniziò ad attenuarsi e cedere il posto ad un piacere nuovo, affatto paragonabile a quello che provava facendo l'amore normalmente con Jaina nonostante fosse comunque forte.
La ragazza continuò come aveva iniziato, senza accelerare né rallentare.
«Ti fa male?» domandò con apprensione.
«No, affatto... anzi» rispose Arthas con voce leggermente arrochita mentre si portava tra le gambe una mano per afferrarsi il pene.
Aveva bisogno di masturbarsi o sarebbe esploso.
«Non... fermarti» aggiunse, cercando di imprimere alla sua voce un tono diverso dalla supplica ma con scarsi risultati.
Jaina si sorprese dell'affanno nella sua voce e nel palesarsi improvviso del suo desiderio sessuale.
Non lo aveva mai visto masturbarsi con tale energia, come se ne avesse un disperato ed imprescindibile bisogno. Improvvisamente sembrava divenuto ansioso di giungere all'orgasmo.
Nonostante avesse Arthas chino davanti a lei, nudo e voglioso, la ragazza non sentiva crescere in lei nessun impulso carnale né desiderio di fare l'amore con lui. Non era una reazione normale data la situazione sentimentale che li univa e l'unica spiegazione razionale che trovò a quell'anomalia fu il fatto che la pratica che stava eseguendo non le piacesse affatto. Se invece di un pugnale Arthas le avesse chiesto di usare qualche altro oggetto decisamente più innocuo, forse avrebbe reagito diversamente.
Al momento invece la sua priorità era una sola: far sì che almeno per il suo amante l'esperienza risultasse bella e soprattutto appagante.
Arthas emise un verso strozzato e sgranò gli occhi mentre sentiva il pugnale premere contro i limiti del suo orifizio per entrare maggiormente e la punta scendere più in profondità. Come se ciò non fosse di per sé abbastanza, percepì anche l'arma muoversi dentro di lui. Sembrava quasi che stesse scavando alla ricerca di qualcosa di particolare.
Il principe non ebbe il tempo di porsi molte domande in merito agli obiettivi di Jaina: la punta della lama premette contro qualcosa che scatenò in lui una reazione del tutto inattesa. La sua erezione si inturgidì ulteriormente nella sua presa nel giro di pochissimo ed il piacere che stava provando subì un picco inatteso.
Il suo intero corpo fu scosso dai tremiti e non riuscì più a trattenersi: iniziò a gemere e mugolare, avvinto in un godimento viscerale che andava ben oltre quello che aveva già sperimentato.
Non aveva idea di quale parte del suo corpo Jaina fosse andata a stimolare ma le era immensamente grato di ciò.
Il sostegno di un braccio solo stava iniziando a non bastargli più e l'altro gli doleva per la prolungata posizione semipiegata, per non parlare della mano destra, che a furia di stringere la sua erezione stava iniziando mandargli fitte dalla base del pollice. Nonostante tutto, continuò ad insistere, lavorandosi la sua erezione senza minimamente accennare a rallentare fino a che non arrivò all'orgasmo.
«Trattienilo» l'ammonì Jaina autoritaria, per niente desiderosa di dormire nelle coperte sporche.
L'avviso raggiunse il destinatario appena in tempo perché potesse eseguire. Venne con un grugnito liberatorio, tendendo la pelle in eccesso attorno al suo glande per contenere il suo seme e non riversarlo all'esterno.
Non era una pratica che gli piaceva: non gli dava quel pieno senso di soddisfazione che gli dava invece venire schizzando all'esterno; tuttavia era l'opzione migliore se l'altra era incorrere nell'ira della sua amante.
Continuò a muovere la mano seppur a ritmo e con presa più morbidi mentre finiva di venire; dopodiché emise un lieve sospiro. Jaina estrasse in parte il pugnale per non stimolarlo oltre: le sembrava più che soddisfatto.
Si allungò a prendere una scodellina che utilizzava come portacandele, spense il mozzicone all'interno e mostrò il contenitore ad Arthas.
«Puoi scaricare qui...» disse.
«Prima devo scendere... non credo di farcela a fare centro in questo piatto così piccolino...» le fece presente il biondo.
Si sentiva spossato e appagato, per cui non aveva la concentrazione necessaria per riuscire in una simile impresa. Si era tanto impegnato per non macchiarle il letto che gli sembrava stupido rischiare proprio ora.
Jaina ritenne la sua motivazione più che sensata e decise di provvedere subito alla rimozione del pugnale. Ne afferrò l'esile elsa e lo estrasse lentamente, senza muoverlo troppo: ogni volta che premeva un po' di più contro le pareti del suo orifizio vedeva Arthas sobbalzare appena.
Una volta libero, quest'ultimo scese dal letto accettando la scodellina della sua partner e si inginocchiò a terra dando le spalle al materasso per svuotare senza rischiare di sporcare in giro.
Jaina lo osservava dall'alto, un po' imbarazzata.
«Ti è piaciuto davvero?» chiese.
«Sì...» rispose il suo amante, mettendosi seduto e allontanando il contenitore «Più di quanto immaginassi» aggiunse.
«Oh...» mormorò la maga «... quindi poi vorrai farlo con me?».
Non voleva farlo, aveva paura che sarebbe andata a finire male.
«No» fu la risposta di Arthas, al che lei lo guardò stupita.
«Cosa?»
«Mi è piaciuto su di me...» spiegò il principe, un po' a disagio «E visto che non sembri interessata a sperimentarlo... saresti disposta a rifarlo su di me un'altra volta?».
Jaina rimase a fissarlo un istante: non sembrava il tipo di uomo cui piaceva sottomettersi, ma forse c'era un lato di lui che era rimasto ben celato sotto quel suo aspetto da fiero guerriero di nobili natali fino ad allora - e non solo ai suoi occhi.
«... e se è il pugnale il problema cercherò qualche altra cosa» soggiunse poco dopo il giovane uomo, in previsione di una qualche sua eventuale lamentela.
Un sorriso balenò sul volto della ragazza vedendo lo sguardo speranzoso che le stava rivolgendo.
«Confesso di non essere in grado di negarti niente stavolta, Arthas» esclamò stringendosi nelle spalle e subito vide il volto del suo amato illuminato da uno di quei suoi accattivanti sorrisi infantili. Sembrava quasi un bambino che era riuscito a strappare a sua madre il consenso per poter avere un nuovo giocattolo.

Info ♥

Benvenuti nel mio journal personale, dove posto tutte le mie fiffi!
Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

I personaggi di cui scrivo non appartengono a me ma sono dei rispettivi proprietari - salvo gli originali, che sono di mia esclusiva proprietà.

Tags