Giochi invernali
Mar. 3rd, 2016 10:50 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Giochi invernali
Rating: Verde
Genere: Fluff, Generale, Romantico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall
Wordcount: 3753 (
fiumidiparole)
Prompt: Lago + Cambiamento (almeno 500 parole) per la Lezione Settimanale del team Lunacciaio per il COW-T #6 @
maridichallenge
Timeline: ambientata tra le espansioni "The Wrath of the Lich King" e "Cataclysm".
Note: Het
Solo allora si girò verso Jaina e notò che stava esibendo un sorriso colmo di tenerezza. Prima che lui potesse dire una qualsiasi cosa, la bionda disse: «Non sarai adatto ad Orgrimmar ma sei perfetto».
Il complimento lo surriscaldò ulteriormente.
«Davvero? Mi sento così a disagio vestito in questo modo...» ammise l'orco.
«Tra poco mi ringrazierai».
Thrall aggrottò le sopracciglia ma Jaina lo mise preventivamente a tacere con un bacio che spezzò dopo poco per formulare rapidamente l'incantesimo di teletrasporto.
«Thrall, stasera mi sembri strano... c'è qualche problema?».
Jaina lo guardava già da qualche minuto con perplessità: nonostante fosse stato lui ad invitarla a cena quella sera - dopo aver preso tutte le precauzioni del caso perché nessuno li disturbasse - sembrava avere la mente altrove, lontano da lì. Aveva vuotato appena per metà il suo piatto mentre Jaina aveva già quasi finito quando in genere accadeva l'esatto opposto.
L'orco spostò gli occhi dalla finestra alta e stretta che gli offriva un breve scorcio di Orgrimmar, per riportarli su di lei.
«Nessun problema» rispose scuotendo la testa leggermente per rafforzare anche visivamente la sua posizione.
Tornò ad occuparsi della carne tiepida nel suo piatto mentre la sua ospite si appoggiava educatamente allo schienale dopo aver terminato la sua porzione.
«La vigilia di Grande Inverno si avvicina» disse all'improvviso.
Furono i suoi occhi adesso a spostarsi verso la finestra. In tal modo non vide l'ombra di disagio che incupì fugacemente lo sguardo del Capoguerra.
«State già facendo i preparativi per la festa? Spero che quest'inverno nevichi anche a Theramore... mi piacerebbe poter uscire a godermi la neve senza dovermi allontanare...» disse.
Era contenta ed evidentemente curiosa. Thrall avrebbe apprezzato il suo buonumore di più se fosse stato rivolto ad altri argomenti.
«I goblin sono già al lavoro» rispose semplicemente l'orco, senza fornire alcun dettaglio aggiuntivo.
«Qui ad Orgrimmar il clima è sempre così arido e caldo anche in inverno? Non ha mai nevicato?» insistette Jaina, presa dalla discussione. La sua attenzione adesso era catalizzata totalmente dal suo interlocutore.
Quest'ultimo si irrigidì leggermente nella postura e, dopo aver deglutito l'ultimo boccone di carne, rispose: «Non ho mai visto neve né ghiaccio se non durante le guerre combattute al nord».
Era chiaro che si riferisse a Northrend, anche se aveva omesso l'esplicita menzione - forse per non far riemergere in lei spiacevoli ricordi.
Lady Proudmoore perse un po' del suo buonumore dopo quella sua affermazione.
«Mai? Neanche da bambino?» chiese perplessa. Sapeva che era stato cresciuto dagli umani e - che lei ricordasse - nei territori dove erano stati costruite le prime strutture di concentramento degli orchi gli inverni erano tipicamente piuttosto rigidi.
Thrall scosse la testa.
«Quando nevicava mi tenevano rinchiuso perché non mi ammalassi per il freddo» rispose mestamente e chinò il capo per tornare a mangiare.
Jaina serrò le labbra e si diede della stupida per avergli rievocato memorie così palesemente piene di sofferenza.
Stava cercando di pensare ad un modo di sistemare la situazione quando Thrall parlò di nuovo: «Penso che sarebbe bello poterla vedere in un momento migliore rispetto al passato...».
«Anche i laghi ghiacciati sono posti bellissimi» intervenne l'incantatrice.
«Non ne ho mai visto uno» ammise il Capoguerra con un'inflessione leggermente imbarazzata nella voce.
Jaina lo guardò e realizzò che non poteva continuare ad ignorare qualcosa di così bello e divertente.
Fece per dire qualcosa ma l'orco la precedette. Con un sospiro rassegnato disse: «Oh, be'... il clima qui non è adatto, quindi è inutile stare a riflettere su certe cose».
La sua arrendevolezza in quel caso la lasciava piuttosto perplessa: lui solitamente non si arrendeva mai, neanche di fronte alle imprese impossibili. Perché adesso doveva gettare la spugna senza neanche aver provato?
«G-già...» asserì in tono incerto mentre già la sua brillante mente iniziava ad organizzare un piano.
Vol'jin aveva appena terminato il suo addestramento quotidiano con le reclute troll. I nuovi soldati erano promettenti purché seguiti e messi sotto pressione in maniera sufficiente e lui non intendeva di certo lasciar loro credere che fosse tenero.
Era affamato ma ancor di più non vedeva l'ora di potersi concedere un bel sonnellino ristoratore.
Tornò in fretta nelle sue stanze, deciso a non voler incrociate niente e nessuno che potesse mettersi tra lui ed il suo meritato riposo.
Si richiuse la porta alle spalle con un sospiro di sollievo ed abbandonò a terra la sua arma, procedendo nella penombra della camera verso il suo letto. Conosceva così bene il luogo che non aveva bisogno di luce per sapere dove mettere i piedi.
Avrebbe tirato le tende dopo, una volta che si fosse tolto almeno la metà superiore dell'armatura.
«Non dovresti lasciare la camera al buio, sai?» esclamò una voce femminile all'improvviso.
Vol'jin sobbalzò e fece per guardarsi attorno ma la sua attenzione fu attirata dalle tende che vennero aperte bruscamente. La luce del sole lacerò il buio ed il troll dovette ripararsi gli occhi, momentaneamente incapace di vedere.
«Chi è entrato nella stanza mia?!» brontolò tentando di guardare verso la finestra.
Scorse faticosamente una figura incappucciata che in prima istanza non riuscì a identificare, poi però questa parlò di nuovo: «Davvero non mi riconosci, Vol'jin?».
C'era solo una femmina che poteva pronunciare il suo nome con quel particolare tono di amichevole affetto e rispetto insieme.
«Jaina?» chiamò il troll «Chesta è la camera mia, chella di Thrall sta da tutt'altra parte».
Non si sorprese più di tanto della sua presenza ad Orgrimmar: lui era il solo uomo dell'intera città ad essere a conoscenza del piccolo segreto umano del suo Capoguerra.
Thrall si fidava talmente tanto di lui che quando aveva scoperto della sua tresca segreta con la maga, non aveva cercato di minacciarlo e di imporgli il silenzio. Gli aveva semplicemente chiesto in qualità di amico di tenere per sé la cosa. Per Vol'jin sarebbe stato facile sfruttare quel seme di scandalo per prendere il potere non solo di Orgrimmar ma dell'Orda intera; tuttavia, la sua devozione verso il suo Capoguerra e la stima che nutriva nei suoi confronti per le sue qualità personali lo avevano trattenuto dal rivelare tutto in prima battuta.
Successivamente Thrall gli aveva fatto conoscere Jaina e quest'ultima gli aveva dato ulteriori motivi per tenere la bocca cucita: benché fosse un'umana, lo trattava come un suo pari e non lo guardava come se fosse un mostro.
Era carina e gentile e molto intelligente. Vol'jin non riusciva a pensare ad una donna che avesse caratteristiche migliori per il suo Capoguerra.
«Sì, lo so... ma avevo bisogno di parlare con te, non con Thrall».
Jaina si mosse verso di lui, entrando nel quadrato di luce disegnato dalla finestra.
Gli occhi del suo interlocutore di erano adattati all'intensa luminosità; pertanto riuscì a notare che non era vestita con una delle sue solite semplici tuniche.
Indossava un paio di pantaloni grigio chiaro che sembravano più voluminosi del normale ed un maglioncino peloso blu. Ai piedi calzava degli stivaletti che le stavano aderenti dalla caviglia fino poco sotto metà del polpaccio ed erano anche provvisti di tacchi di media lunghezza, spessi e quadrati.
Attorno alle spalle indossava un ampio mantello azzurro che portava rigorosamente allacciato dal collo al seno per mezzo di alcuni grossi bottoni rotondi argentati. Il cappuccio era sollevato sulla testa ed una folta striscia di pelo bianco fuoriusciva ad incorniciarle il volto. Solo un paio di ciuffi biondi scappavano fuori dal cappuccio.
«Perché ti sei vestita accussì? Fuori c'è nu sole rovente!» domandò Vol'jin.
«Vengo da una zona un po' fredda» spiegò Jaina senza andare nel dettaglio, stringendosi lievemente nelle spalle «E a tal proposito ho bisogno di chiederti un favore...» aggiunse, accostandosi ulteriormente al troll.
Quest'ultimo avrebbe voluto domandarle esplicitamente dove fosse stata ma l'ultima frase attirò di più la sua attenzione.
«Nu favore... io?» chiese, come se non avesse capito una parola di ciò che gli aveva appena chiesto.
Lady Proudmoore annuì e gli si accostò all'orecchio, sussurrandogli con un fil di voce il suo piano a grandi linee e poi ponendo infine la sua richiesta. Sapeva che Vol'jin non le avrebbe mai accordato il suo aiuto per una cosa simile se non gli avesse illustrato le sue intenzioni quantomeno come quadro generale.
Dopo che ebbe domandato ciò che doveva, Vol'jin le rivolse un'occhiata scettica e poi scoppio a ridere.
«Tu chiedi a me chesta cosa delicata assai?» esclamò.
«Proprio perché è delicata chiedo a te... ti prego, Vol'jin, tu trascorri molto più tempo di me con lui...! Hai molte più chance per cercare di...»
«Va bene! D'accordo! Mi occuperò io di chesta cosa» la interruppe il troll, temendo che potesse arrivare a supplicarlo.
Non era certamente competente per il tipo di lavoro che Jaina gli aveva richiesto ma conosceva alcuni troll e orchi fidati che lo erano eccome. Gli sarebbe bastato poco per convincerli a mettere al suo servizio le loro peculiari abilità.
La maga sorrise e gli gettò d'impulso le braccia al collo, stringendolo in un fin troppo caloroso abbraccio.
«Grazie mille, Vol'jin! Non so cos'avrei fatto senza il tuo aiuto!» asserì, mettendo in imbarazzo il troll.
«Nun dire accussì, incantatrice, altrimenti divento rosso come nu pomodoro...!» disse, svincolandosi dolcemente dalle sue braccia «Ci vorrà comunque nu poco di tempo pecché tutto stia pronto» puntualizzò.
«Va bene aspettare, il Grande Inverno ancora non è arrivato... così la stagione sarà ancora migliore» commentò Jaina «E sarà una sorpresa ancora più bella per Thrall» ridacchiò.
«Ora devo andare, prima che si accorgano della mia assenza. Ritornerò tra qualche giorno... a presto!» si congedò lesta.
Arretrò di diversi passi mormorando qualcosa in una lingua che il troll non comprese, quindi si dissolse in un lieve crepitio d'aria.
Vol'jin lanciò un'occhiata al suo letto, che pareva quasi chiamarlo tanto aveva bisogno di riposare; tuttavia, mise da parte la necessità e andò a recuperare le parti di armatura - per fortuna poche - che aveva già rimosso.
«Prima di dormire sistemiamo chista faccenda...» borbottò.
Thrall attendeva nervoso in camera da letto, fissando con insistenza l'angolo nel quale di solito Jaina si materializzava quando andava a fargli visita.
Al suo ritorno aveva trovato un bigliettino scritto con una grafia troppo aggraziata perché potesse trattarsi di un qualche membro del Consiglio nel quale gli chiedeva di aspettarla a quell'ora in stanza e ti prendersi la mezza giornata libera.
Thrall si fidava di Jaina, per cui aveva fatto come richiesto nonostante lei avesse omesso di specificargli il motivo. Adesso però l'ora dell'incontro era stata superata da cinque minuti abbondanti e lui cominciava ad essere irrequieto.
Jaina non sempre era puntualissima, però non aveva mai fatto tanto ritardo per un appuntamento.
Passeggiò per la stanza e poi andò alla finestra.
La vigilia di Grande Inverno si stava avvicinando. L'aria si era fatta più fresca e le raffiche di vento che di quando in quando spazzavano la città erano divenute più frequenti. Il clima stava cambiando anche se non tanto da indurre fenomeni climatici anomali importanti.
Non avrebbe mai nevicato.
Thrall stava osservando un gruppetto di peoni che si affaccendavano in strada quando udì un lieve rumore alle sue spalle.
Si voltò per verificare se finalmente la sua partner l'aveva raggiunto ma la sua visuale venne oscurata tutta dall'ombra di qualcosa di grosso diretto verso di lui.
D'istinto sollevò le braccia per prenderlo e i suoi riflessi furono rapidi abbastanza perché riuscisse a prenderlo. Stringendo la presa si accorse che le sue dita affondavano in qualcosa di consistenza morbida.
«Mettili, voglio vedere come stai» esclamò Jaina divertita mentre l'orco posava il pacco sulla scrivania.
Si trattava di una grossa busta colorata di rosso con annesso fiocchetto dorato, in accordo con lo spirito della festa in rapido avvicinamento.
«Un regalo? Perché?» chiese mentre si accingeva ad aprirlo.
«È ancora presto ma ho pensato a quello che mi avevi detto e... non riuscivo ad aspettare ancora» spiegò l'incantatrice senza avvicinarsi.
Quando Thrall vide che all'interno sembravano esserci degli insoliti capi d'abbigliamento, il suo sguardo si fece perplesso prima di spostarsi sulla donna in cerca di spiegazioni.
Solo allora notò che indossava abiti diversi dai soliti, più pesanti per l'esattezza. Adatti ad un clima...
Thrall prese il primo indumento e lo estrasse, dispiegandolo dinanzi a sé. Si trattava di un enorme maglione nero anonimo con il collo alto.
Non era finita lì: sotto c'era dell'altro.
Tirò fuori anche un paio di pantaloni marrone scuro e in ultimo una grossa casacca lunga e beige munita di cappuccio e foderata internamente da uno spesso strato di pelliccia bianca. La fattura ricordava un po' l'abito che era solito mettere insieme all'armatura quando andava in battaglia affidandosi anche alle sue doti di guerriero.
In fondo al pacco notò anche un paio di calze grigie e scarponi marroni bassi e con le suole alte.
Come fosse riuscita Jaina a lanciargli tutta quella roba per lui era un mistero.
«Perché tutta questa roba?» chiese all'incantatrice.
«Forza mettila. Andiamo a fare una gita» spiegò semplicemente quest'ultima.
Thrall la guardò con un misto di perplessità e diffidenza ma poi cedette.
Si spogliò e si cambiò d'abito. I vestiti nuovi erano della sua taglia esatta ed erano comodi, anche se per il clima di Orgrimmar erano troppo pesanti.
Aveva appena messo i pantaloni e le calze che già iniziava a sudare.
Quando mise il maglione udì una risatina da parte di Jaina ma non volle saperne il motivo. Si sentì solamente imbarazzato, immaginandosi di apparire ridicolo bardato in quella maniera.
La casacca fu l'ultimo pezzo. Gli arrivava fino a metà delle cosce ed era morbidissima anche se dannatamente pesante. Con quella addosso sentiva i movimenti impediti e goffi ma probabilmente era solo un'impressione iniziale poiché non era abituato ad un vestiario simile.
Il cappuccio rimase rigorosamente abbassato. Stava già sudando abbastanza in quel modo.
Solo allora si girò verso Jaina e notò che stava esibendo un sorriso colmo di tenerezza. Prima che lui potesse dire una qualsiasi cosa, la bionda disse: «Non sarai adatto ad Orgrimmar ma sei perfetto».
Il complimento lo surriscaldò ulteriormente.
«Davvero? Mi sento così a disagio vestito in questo modo...» ammise l'orco.
«Tra poco mi ringrazierai».
Thrall aggrottò le sopracciglia ma Jaina lo mise preventivamente a tacere con un bacio che spezzò dopo poco per formulare rapidamente l'incantesimo di teletrasporto.
Thrall non ebbe neanche il tempo di prepararsi alla fugace ma pessima esperienza prima di venire strappato dalla sua stanza e trasportato molti chilometri più in là.
Quando arrivarono sentì subito la differenza: una gelida brezza gli accarezzò il viso, sollevandogli le trecce e le sue gambe affondarono in qualcosa di soffice e freddo fino a metà del polpaccio.
L'orco aprì gli occhi - che aveva tempestivamente chiuso prima del teletrasporto - e si trovò davanti un paesaggio completamente bianco. C'erano colline in lontananza che si estendevano fino al limite estremo del suo campo visivo, limitato in parte dalla neve che cadeva con una certa intensità dal cielo coperto di pesanti nubi perlacee.
Nelle immediate vicinanze si trovava un'enorme lastra di ghiaccio che con buone probabilità in clima meno rigido sarebbe stata la cristallina e liquida superficie di un lago.
Jaina li aveva teletrasportati sulla riva, a pochi passi dal ghiaccio.
Thrall studiò i dintorni, poi si guardò le gambe: benché inumiditi all'esterno, il tessuto sembrava resistere al passaggio dell'acqua.
«Ti piace il posto?» volle sapere Jaina.
«È... così tranquillo» commentò meravigliato Thrall, chinandosi ad accarezzare la neve che si trovava intorno al punto in cui era fermo.
Sembrava tutto così quieto ed ovattato rispetto alla frenesia di Orgrimmar cui era abituato. Non pensava che la neve potesse dare una sensazione di tale tranquillità. Se avesse potuto fare la sua meditazione sciamanica in un ambiente del genere sarebbe riuscito a concentrarsi molto di più rispetto al normale.
«Bene, sono contenta!» disse Jaina sorridendo mentre si piegava verso il suolo a sua volta.
Thrall notò il movimento con la coda dell'occhio e si volse verso di lei.
«C-cosa sono quelli?» chiese lui perplesso, vedendo che aveva un secondo paio di stivaletti in una mano. Con l'altra stava cercando di sfilare uno di quelli che già calzava, rimanendo in precario equilibrio su una sola gamba.
«Sono pattini. Non ne hai ma-ah...!».
Vacillò e cadde all'indietro pesantemente, affondando in parte nella neve, che le schizzò sugli abiti.
Thrall cercò di andare in suo soccorso ma lei gli fece cenno di calmarsi.
«Non mi sono fatta niente» esclamò «Sento solo un po' freddo al fondoschiena» rise.
Riprese con il suo intento e stavolta ci riuscì. Rimase con i soli calzini ai piedi. A quel punto si infilò svelta gli stivaletti con la lama attaccata sotto le suole.
«Pattini?» domandò l'orco senza capire.
«Esatto» sorrise Jaina, allungando una mano verso di lui in una tacita richiesta d'aiuto «Servono per pattinare sul ghiaccio».
Thrall non sapeva a cosa si stesse riferendo. Era in momenti come quello che si sentiva del tutto inadeguato per lei a causa della sua scarsa conoscenza delle usanze umane.
L'aiutò a rimettersi in piedi, cosa che le riuscì un po' complicata a causa della scarsa area di supporto. La maga si fece scortare fino al bordo della lastra di ghiaccio e poi partì.
Thrall la guardò mentre scivolava sul ghiaccio, leggiadra, tracciando sottili linee sulla superficie con le lame delle sue scarpe.
Era quello ciò che intendeva per "pattinare"...? A giudicare da ciò che vedeva era una pratica che richiedeva molto equilibrio, eppure Jaina sembrava avere una sorta di talento naturale nel rimanere perfettamente in equilibrio sulle lame. E sembrava divertirsi.
L'orco rimase attonito a guardarla, incantato dalla bellezza dei suoi movimenti.
Infine, dopo aver percorso il margine del lago, tornò verso il punto di partenza e si fermò proprio dinanzi al suo partner.
Aveva il fiatone, ma si percepiva poco.
«Oh...» commentò Thrall.
«Ora tocca a te» esclamò, materializzando una versione decisamente più grande dei suoi cosiddetti "pattini".
L'orco arretrò di mezzo passo.
«No, non posso» si tirò subito indietro «Non sono capace».
Jaina mise su un adorabile broncio infantile mentre gli porgeva con insistenza gli stivali.
«Andiamo... non ti fidi di me?».
«S-sì ma...» la voce nella gola dell'orco si spense: non riusciva neanche a manifestare i suoi dubbi. L'immagine di se stesso in bilico su lame tanto sottili era troppo imbarazzante perfino da pensare, figurarsi da esprimere a parole.
«Forza, voglio che ti diverti! Mi hai detto che non hai mai avuto modo di uscire a giocare quando nevicava, no? Pattinare è divertente, vedrai!» cercò di esortarlo Jaina.
Thrall scosse il capo, poi arrossì nel ricordarsi della discussione a cena di qualche giorno prima.
«Non serviva fare tutto questo! Io... non sono capace di pattinare» insistette l'orco.
«Hai solo bisogno di una buona maestra, forza!».
Jaina dovette impiegare tutto il suo charme per convincerlo a darle ascolto. Lo aiutò a mettere i pattini e la prima volta che lo fece alzare lui fece una distorsione con la caviglia e ricadde come un sacco di patate sulla neve.
Ci riprovarono e stavolta Thrall riuscì a capire come tenere le gambe per non franare nuovamente al suolo.
Jaina a quel punto lo guidò sul ghiaccio. Il panico lo colse: si sentiva improvvisamente insicuro sulle gambe, come se non fosse più in grado di reggersi in piedi.
Temeva che la lastra di ghiaccio si spezzasse sotto il suo peso e cercò di sottrarsi alla presa salda della maga, che lo stava accompagnando lentamente in un giro lungo il bordo del lago.
«Thrall, non ti agitare, ti tengo io» lo rassicurò lei pacata, ma l'altro non sembrava voler sentire ragioni.
«Il ghiaccio... è fragile e sottile... n-non posso» protestò il Capoguerra, guardandosi freneticamente attorno come per cercare una qualche crepa.
A furia di tirare per sottrarsi alla sua mano finì col riuscirci ed il contraccolpo lo fece cadere sbattendo il sedere sul ghiaccio.
Le sue lame erano un po' più robuste ed alte rispetto a quelle della donna, per cui la caduta gli sembrò quasi infinita. All'impatto con la dura e gelida lastra ebbe l'impressione che il colpo, per la forza, si propagasse come un'onda d'urto lungo tutta la spina dorsale.
Rimase bloccato dov'era per qualche secondo, mugugnando indolenzito.
«Ti ho detto di calmarti» lo rimproverò Jaina «Che ti prende? Non ti ho mai visto così... cambiato... cos'è che ti spaventa tanto?».
«Il ghiaccio... e questi aggeggi... non sono fatto per queste cose...» borbottò l'orco.
Lady Proudmoore si piegò davanti a lui, appoggiandosi alle sue cosce con le mani.
«Se tu smettessi di pensare che non sei portato e che il ghiaccio si aprirà inghiottendoti... ce la faresti, sai?» disse.
Gli accarezzò il viso con una mano, seguendo il profilo dello zigomo, poi lo baciò dolcemente.
«Vieni, vogliamo riprovarci?» domandò gentilmente, rialzandosi e porgendogli una mano.
Thrall ci pensò un attimo, respirò profondamente e accettò il suo aiuto.
Dopo quel primo disastroso tentativo l'orco tentò di domare l'imbarazzo e la paura al meglio delle sue possibilità.
Non si sentiva più il fiero Capoguerra dell'Orda, bensì un ragazzino goffo e impacciato che si reggeva in piedi a fatica.
Un po' attribuiva la colpa di quella sensazione agli abiti pesanti, però per la maggior parte era inesperienza sua.
Quella caduta fu la prima di molte altre. Il suo sedere prese fin troppa familiarità con il ghiaccio ed ogni volta che si rialzava si sentiva sempre più dolorante. Un paio di volte, preso da un momento di euforia per la prolungata assenza di cadute, finì con l'uscire dal lago e franare prono nei cumuli di neve sulle sponde.
Dopo quasi un'ora la cosa iniziò a divertirlo. Non gli importava più di cadere, l'importante era che Jaina era con lui, sempre pronta ad aiutarlo a tornare in piedi.
Solo quando i piedi iniziarono a dolergli decise che per quel giorno ne aveva avute abbastanza.
Si sedette sulla neve accanto a Jaina con uno sbuffo, il sedere che doleva come tutta la metà inferiore della schiena, e si sfilò i pattini.
«Ah...» sospirò sollevato, appoggiando i grossi piedi nella neve, infischiandosene dell'umidità che li impregnava.
Jaina gli appoggiò la testa contro una spalla, massaggiandogli affettuosamente l'avambraccio. Aveva già rimesso le sue scarpe normali.
«Ti sei divertito alla fine, ammettilo» esclamò.
Lui guardò altrove inizialmente, poi confessò: «Non è male questo "pattinare"...».
«Sono contenta che tu ti stia divertendo, perché c'è ancora una cosa che dobbiamo fare...».
Così dicendo si staccò da lui e si mise a raccogliere della neve.
Thrall corrugò le sopracciglia quando gli mostrò una palla di neve grossa più o meno quanto un pugno.
Contemporaneamente la bionda si alzò in piedi ed arretrò di alcuni passi, poi lanciò la palla verso di lui.
Thrall fu colpito in pieno viso e la neve gli finì nel naso, sulle zanne e sui capelli. Per fortuna aveva chiuso gli occhi per riflesso condizionato nel vederle lanciare qualcosa contro di lui.
«Lotta con le palle di neve!» esclamò ridendo Jaina, mentre si piegava a creare nuove munizioni.
Nonostante la stanchezza, Thrall si levò in piedi prontamente a quella dichiarazione e si accinse ad imitarla con solerzia.
A giudicare dal nome, sospettava che quel tipo di passatempo gli sarebbe piaciuto decisamente di più.
Rating: Verde
Genere: Fluff, Generale, Romantico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall
Wordcount: 3753 (
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Prompt: Lago + Cambiamento (almeno 500 parole) per la Lezione Settimanale del team Lunacciaio per il COW-T #6 @
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Timeline: ambientata tra le espansioni "The Wrath of the Lich King" e "Cataclysm".
Note: Het
Solo allora si girò verso Jaina e notò che stava esibendo un sorriso colmo di tenerezza. Prima che lui potesse dire una qualsiasi cosa, la bionda disse: «Non sarai adatto ad Orgrimmar ma sei perfetto».
Il complimento lo surriscaldò ulteriormente.
«Davvero? Mi sento così a disagio vestito in questo modo...» ammise l'orco.
«Tra poco mi ringrazierai».
Thrall aggrottò le sopracciglia ma Jaina lo mise preventivamente a tacere con un bacio che spezzò dopo poco per formulare rapidamente l'incantesimo di teletrasporto.
«Thrall, stasera mi sembri strano... c'è qualche problema?».
Jaina lo guardava già da qualche minuto con perplessità: nonostante fosse stato lui ad invitarla a cena quella sera - dopo aver preso tutte le precauzioni del caso perché nessuno li disturbasse - sembrava avere la mente altrove, lontano da lì. Aveva vuotato appena per metà il suo piatto mentre Jaina aveva già quasi finito quando in genere accadeva l'esatto opposto.
L'orco spostò gli occhi dalla finestra alta e stretta che gli offriva un breve scorcio di Orgrimmar, per riportarli su di lei.
«Nessun problema» rispose scuotendo la testa leggermente per rafforzare anche visivamente la sua posizione.
Tornò ad occuparsi della carne tiepida nel suo piatto mentre la sua ospite si appoggiava educatamente allo schienale dopo aver terminato la sua porzione.
«La vigilia di Grande Inverno si avvicina» disse all'improvviso.
Furono i suoi occhi adesso a spostarsi verso la finestra. In tal modo non vide l'ombra di disagio che incupì fugacemente lo sguardo del Capoguerra.
«State già facendo i preparativi per la festa? Spero che quest'inverno nevichi anche a Theramore... mi piacerebbe poter uscire a godermi la neve senza dovermi allontanare...» disse.
Era contenta ed evidentemente curiosa. Thrall avrebbe apprezzato il suo buonumore di più se fosse stato rivolto ad altri argomenti.
«I goblin sono già al lavoro» rispose semplicemente l'orco, senza fornire alcun dettaglio aggiuntivo.
«Qui ad Orgrimmar il clima è sempre così arido e caldo anche in inverno? Non ha mai nevicato?» insistette Jaina, presa dalla discussione. La sua attenzione adesso era catalizzata totalmente dal suo interlocutore.
Quest'ultimo si irrigidì leggermente nella postura e, dopo aver deglutito l'ultimo boccone di carne, rispose: «Non ho mai visto neve né ghiaccio se non durante le guerre combattute al nord».
Era chiaro che si riferisse a Northrend, anche se aveva omesso l'esplicita menzione - forse per non far riemergere in lei spiacevoli ricordi.
Lady Proudmoore perse un po' del suo buonumore dopo quella sua affermazione.
«Mai? Neanche da bambino?» chiese perplessa. Sapeva che era stato cresciuto dagli umani e - che lei ricordasse - nei territori dove erano stati costruite le prime strutture di concentramento degli orchi gli inverni erano tipicamente piuttosto rigidi.
Thrall scosse la testa.
«Quando nevicava mi tenevano rinchiuso perché non mi ammalassi per il freddo» rispose mestamente e chinò il capo per tornare a mangiare.
Jaina serrò le labbra e si diede della stupida per avergli rievocato memorie così palesemente piene di sofferenza.
Stava cercando di pensare ad un modo di sistemare la situazione quando Thrall parlò di nuovo: «Penso che sarebbe bello poterla vedere in un momento migliore rispetto al passato...».
«Anche i laghi ghiacciati sono posti bellissimi» intervenne l'incantatrice.
«Non ne ho mai visto uno» ammise il Capoguerra con un'inflessione leggermente imbarazzata nella voce.
Jaina lo guardò e realizzò che non poteva continuare ad ignorare qualcosa di così bello e divertente.
Fece per dire qualcosa ma l'orco la precedette. Con un sospiro rassegnato disse: «Oh, be'... il clima qui non è adatto, quindi è inutile stare a riflettere su certe cose».
La sua arrendevolezza in quel caso la lasciava piuttosto perplessa: lui solitamente non si arrendeva mai, neanche di fronte alle imprese impossibili. Perché adesso doveva gettare la spugna senza neanche aver provato?
«G-già...» asserì in tono incerto mentre già la sua brillante mente iniziava ad organizzare un piano.
Vol'jin aveva appena terminato il suo addestramento quotidiano con le reclute troll. I nuovi soldati erano promettenti purché seguiti e messi sotto pressione in maniera sufficiente e lui non intendeva di certo lasciar loro credere che fosse tenero.
Era affamato ma ancor di più non vedeva l'ora di potersi concedere un bel sonnellino ristoratore.
Tornò in fretta nelle sue stanze, deciso a non voler incrociate niente e nessuno che potesse mettersi tra lui ed il suo meritato riposo.
Si richiuse la porta alle spalle con un sospiro di sollievo ed abbandonò a terra la sua arma, procedendo nella penombra della camera verso il suo letto. Conosceva così bene il luogo che non aveva bisogno di luce per sapere dove mettere i piedi.
Avrebbe tirato le tende dopo, una volta che si fosse tolto almeno la metà superiore dell'armatura.
«Non dovresti lasciare la camera al buio, sai?» esclamò una voce femminile all'improvviso.
Vol'jin sobbalzò e fece per guardarsi attorno ma la sua attenzione fu attirata dalle tende che vennero aperte bruscamente. La luce del sole lacerò il buio ed il troll dovette ripararsi gli occhi, momentaneamente incapace di vedere.
«Chi è entrato nella stanza mia?!» brontolò tentando di guardare verso la finestra.
Scorse faticosamente una figura incappucciata che in prima istanza non riuscì a identificare, poi però questa parlò di nuovo: «Davvero non mi riconosci, Vol'jin?».
C'era solo una femmina che poteva pronunciare il suo nome con quel particolare tono di amichevole affetto e rispetto insieme.
«Jaina?» chiamò il troll «Chesta è la camera mia, chella di Thrall sta da tutt'altra parte».
Non si sorprese più di tanto della sua presenza ad Orgrimmar: lui era il solo uomo dell'intera città ad essere a conoscenza del piccolo segreto umano del suo Capoguerra.
Thrall si fidava talmente tanto di lui che quando aveva scoperto della sua tresca segreta con la maga, non aveva cercato di minacciarlo e di imporgli il silenzio. Gli aveva semplicemente chiesto in qualità di amico di tenere per sé la cosa. Per Vol'jin sarebbe stato facile sfruttare quel seme di scandalo per prendere il potere non solo di Orgrimmar ma dell'Orda intera; tuttavia, la sua devozione verso il suo Capoguerra e la stima che nutriva nei suoi confronti per le sue qualità personali lo avevano trattenuto dal rivelare tutto in prima battuta.
Successivamente Thrall gli aveva fatto conoscere Jaina e quest'ultima gli aveva dato ulteriori motivi per tenere la bocca cucita: benché fosse un'umana, lo trattava come un suo pari e non lo guardava come se fosse un mostro.
Era carina e gentile e molto intelligente. Vol'jin non riusciva a pensare ad una donna che avesse caratteristiche migliori per il suo Capoguerra.
«Sì, lo so... ma avevo bisogno di parlare con te, non con Thrall».
Jaina si mosse verso di lui, entrando nel quadrato di luce disegnato dalla finestra.
Gli occhi del suo interlocutore di erano adattati all'intensa luminosità; pertanto riuscì a notare che non era vestita con una delle sue solite semplici tuniche.
Indossava un paio di pantaloni grigio chiaro che sembravano più voluminosi del normale ed un maglioncino peloso blu. Ai piedi calzava degli stivaletti che le stavano aderenti dalla caviglia fino poco sotto metà del polpaccio ed erano anche provvisti di tacchi di media lunghezza, spessi e quadrati.
Attorno alle spalle indossava un ampio mantello azzurro che portava rigorosamente allacciato dal collo al seno per mezzo di alcuni grossi bottoni rotondi argentati. Il cappuccio era sollevato sulla testa ed una folta striscia di pelo bianco fuoriusciva ad incorniciarle il volto. Solo un paio di ciuffi biondi scappavano fuori dal cappuccio.
«Perché ti sei vestita accussì? Fuori c'è nu sole rovente!» domandò Vol'jin.
«Vengo da una zona un po' fredda» spiegò Jaina senza andare nel dettaglio, stringendosi lievemente nelle spalle «E a tal proposito ho bisogno di chiederti un favore...» aggiunse, accostandosi ulteriormente al troll.
Quest'ultimo avrebbe voluto domandarle esplicitamente dove fosse stata ma l'ultima frase attirò di più la sua attenzione.
«Nu favore... io?» chiese, come se non avesse capito una parola di ciò che gli aveva appena chiesto.
Lady Proudmoore annuì e gli si accostò all'orecchio, sussurrandogli con un fil di voce il suo piano a grandi linee e poi ponendo infine la sua richiesta. Sapeva che Vol'jin non le avrebbe mai accordato il suo aiuto per una cosa simile se non gli avesse illustrato le sue intenzioni quantomeno come quadro generale.
Dopo che ebbe domandato ciò che doveva, Vol'jin le rivolse un'occhiata scettica e poi scoppio a ridere.
«Tu chiedi a me chesta cosa delicata assai?» esclamò.
«Proprio perché è delicata chiedo a te... ti prego, Vol'jin, tu trascorri molto più tempo di me con lui...! Hai molte più chance per cercare di...»
«Va bene! D'accordo! Mi occuperò io di chesta cosa» la interruppe il troll, temendo che potesse arrivare a supplicarlo.
Non era certamente competente per il tipo di lavoro che Jaina gli aveva richiesto ma conosceva alcuni troll e orchi fidati che lo erano eccome. Gli sarebbe bastato poco per convincerli a mettere al suo servizio le loro peculiari abilità.
La maga sorrise e gli gettò d'impulso le braccia al collo, stringendolo in un fin troppo caloroso abbraccio.
«Grazie mille, Vol'jin! Non so cos'avrei fatto senza il tuo aiuto!» asserì, mettendo in imbarazzo il troll.
«Nun dire accussì, incantatrice, altrimenti divento rosso come nu pomodoro...!» disse, svincolandosi dolcemente dalle sue braccia «Ci vorrà comunque nu poco di tempo pecché tutto stia pronto» puntualizzò.
«Va bene aspettare, il Grande Inverno ancora non è arrivato... così la stagione sarà ancora migliore» commentò Jaina «E sarà una sorpresa ancora più bella per Thrall» ridacchiò.
«Ora devo andare, prima che si accorgano della mia assenza. Ritornerò tra qualche giorno... a presto!» si congedò lesta.
Arretrò di diversi passi mormorando qualcosa in una lingua che il troll non comprese, quindi si dissolse in un lieve crepitio d'aria.
Vol'jin lanciò un'occhiata al suo letto, che pareva quasi chiamarlo tanto aveva bisogno di riposare; tuttavia, mise da parte la necessità e andò a recuperare le parti di armatura - per fortuna poche - che aveva già rimosso.
«Prima di dormire sistemiamo chista faccenda...» borbottò.
Thrall attendeva nervoso in camera da letto, fissando con insistenza l'angolo nel quale di solito Jaina si materializzava quando andava a fargli visita.
Al suo ritorno aveva trovato un bigliettino scritto con una grafia troppo aggraziata perché potesse trattarsi di un qualche membro del Consiglio nel quale gli chiedeva di aspettarla a quell'ora in stanza e ti prendersi la mezza giornata libera.
Thrall si fidava di Jaina, per cui aveva fatto come richiesto nonostante lei avesse omesso di specificargli il motivo. Adesso però l'ora dell'incontro era stata superata da cinque minuti abbondanti e lui cominciava ad essere irrequieto.
Jaina non sempre era puntualissima, però non aveva mai fatto tanto ritardo per un appuntamento.
Passeggiò per la stanza e poi andò alla finestra.
La vigilia di Grande Inverno si stava avvicinando. L'aria si era fatta più fresca e le raffiche di vento che di quando in quando spazzavano la città erano divenute più frequenti. Il clima stava cambiando anche se non tanto da indurre fenomeni climatici anomali importanti.
Non avrebbe mai nevicato.
Thrall stava osservando un gruppetto di peoni che si affaccendavano in strada quando udì un lieve rumore alle sue spalle.
Si voltò per verificare se finalmente la sua partner l'aveva raggiunto ma la sua visuale venne oscurata tutta dall'ombra di qualcosa di grosso diretto verso di lui.
D'istinto sollevò le braccia per prenderlo e i suoi riflessi furono rapidi abbastanza perché riuscisse a prenderlo. Stringendo la presa si accorse che le sue dita affondavano in qualcosa di consistenza morbida.
«Mettili, voglio vedere come stai» esclamò Jaina divertita mentre l'orco posava il pacco sulla scrivania.
Si trattava di una grossa busta colorata di rosso con annesso fiocchetto dorato, in accordo con lo spirito della festa in rapido avvicinamento.
«Un regalo? Perché?» chiese mentre si accingeva ad aprirlo.
«È ancora presto ma ho pensato a quello che mi avevi detto e... non riuscivo ad aspettare ancora» spiegò l'incantatrice senza avvicinarsi.
Quando Thrall vide che all'interno sembravano esserci degli insoliti capi d'abbigliamento, il suo sguardo si fece perplesso prima di spostarsi sulla donna in cerca di spiegazioni.
Solo allora notò che indossava abiti diversi dai soliti, più pesanti per l'esattezza. Adatti ad un clima...
Thrall prese il primo indumento e lo estrasse, dispiegandolo dinanzi a sé. Si trattava di un enorme maglione nero anonimo con il collo alto.
Non era finita lì: sotto c'era dell'altro.
Tirò fuori anche un paio di pantaloni marrone scuro e in ultimo una grossa casacca lunga e beige munita di cappuccio e foderata internamente da uno spesso strato di pelliccia bianca. La fattura ricordava un po' l'abito che era solito mettere insieme all'armatura quando andava in battaglia affidandosi anche alle sue doti di guerriero.
In fondo al pacco notò anche un paio di calze grigie e scarponi marroni bassi e con le suole alte.
Come fosse riuscita Jaina a lanciargli tutta quella roba per lui era un mistero.
«Perché tutta questa roba?» chiese all'incantatrice.
«Forza mettila. Andiamo a fare una gita» spiegò semplicemente quest'ultima.
Thrall la guardò con un misto di perplessità e diffidenza ma poi cedette.
Si spogliò e si cambiò d'abito. I vestiti nuovi erano della sua taglia esatta ed erano comodi, anche se per il clima di Orgrimmar erano troppo pesanti.
Aveva appena messo i pantaloni e le calze che già iniziava a sudare.
Quando mise il maglione udì una risatina da parte di Jaina ma non volle saperne il motivo. Si sentì solamente imbarazzato, immaginandosi di apparire ridicolo bardato in quella maniera.
La casacca fu l'ultimo pezzo. Gli arrivava fino a metà delle cosce ed era morbidissima anche se dannatamente pesante. Con quella addosso sentiva i movimenti impediti e goffi ma probabilmente era solo un'impressione iniziale poiché non era abituato ad un vestiario simile.
Il cappuccio rimase rigorosamente abbassato. Stava già sudando abbastanza in quel modo.
Solo allora si girò verso Jaina e notò che stava esibendo un sorriso colmo di tenerezza. Prima che lui potesse dire una qualsiasi cosa, la bionda disse: «Non sarai adatto ad Orgrimmar ma sei perfetto».
Il complimento lo surriscaldò ulteriormente.
«Davvero? Mi sento così a disagio vestito in questo modo...» ammise l'orco.
«Tra poco mi ringrazierai».
Thrall aggrottò le sopracciglia ma Jaina lo mise preventivamente a tacere con un bacio che spezzò dopo poco per formulare rapidamente l'incantesimo di teletrasporto.
Thrall non ebbe neanche il tempo di prepararsi alla fugace ma pessima esperienza prima di venire strappato dalla sua stanza e trasportato molti chilometri più in là.
Quando arrivarono sentì subito la differenza: una gelida brezza gli accarezzò il viso, sollevandogli le trecce e le sue gambe affondarono in qualcosa di soffice e freddo fino a metà del polpaccio.
L'orco aprì gli occhi - che aveva tempestivamente chiuso prima del teletrasporto - e si trovò davanti un paesaggio completamente bianco. C'erano colline in lontananza che si estendevano fino al limite estremo del suo campo visivo, limitato in parte dalla neve che cadeva con una certa intensità dal cielo coperto di pesanti nubi perlacee.
Nelle immediate vicinanze si trovava un'enorme lastra di ghiaccio che con buone probabilità in clima meno rigido sarebbe stata la cristallina e liquida superficie di un lago.
Jaina li aveva teletrasportati sulla riva, a pochi passi dal ghiaccio.
Thrall studiò i dintorni, poi si guardò le gambe: benché inumiditi all'esterno, il tessuto sembrava resistere al passaggio dell'acqua.
«Ti piace il posto?» volle sapere Jaina.
«È... così tranquillo» commentò meravigliato Thrall, chinandosi ad accarezzare la neve che si trovava intorno al punto in cui era fermo.
Sembrava tutto così quieto ed ovattato rispetto alla frenesia di Orgrimmar cui era abituato. Non pensava che la neve potesse dare una sensazione di tale tranquillità. Se avesse potuto fare la sua meditazione sciamanica in un ambiente del genere sarebbe riuscito a concentrarsi molto di più rispetto al normale.
«Bene, sono contenta!» disse Jaina sorridendo mentre si piegava verso il suolo a sua volta.
Thrall notò il movimento con la coda dell'occhio e si volse verso di lei.
«C-cosa sono quelli?» chiese lui perplesso, vedendo che aveva un secondo paio di stivaletti in una mano. Con l'altra stava cercando di sfilare uno di quelli che già calzava, rimanendo in precario equilibrio su una sola gamba.
«Sono pattini. Non ne hai ma-ah...!».
Vacillò e cadde all'indietro pesantemente, affondando in parte nella neve, che le schizzò sugli abiti.
Thrall cercò di andare in suo soccorso ma lei gli fece cenno di calmarsi.
«Non mi sono fatta niente» esclamò «Sento solo un po' freddo al fondoschiena» rise.
Riprese con il suo intento e stavolta ci riuscì. Rimase con i soli calzini ai piedi. A quel punto si infilò svelta gli stivaletti con la lama attaccata sotto le suole.
«Pattini?» domandò l'orco senza capire.
«Esatto» sorrise Jaina, allungando una mano verso di lui in una tacita richiesta d'aiuto «Servono per pattinare sul ghiaccio».
Thrall non sapeva a cosa si stesse riferendo. Era in momenti come quello che si sentiva del tutto inadeguato per lei a causa della sua scarsa conoscenza delle usanze umane.
L'aiutò a rimettersi in piedi, cosa che le riuscì un po' complicata a causa della scarsa area di supporto. La maga si fece scortare fino al bordo della lastra di ghiaccio e poi partì.
Thrall la guardò mentre scivolava sul ghiaccio, leggiadra, tracciando sottili linee sulla superficie con le lame delle sue scarpe.
Era quello ciò che intendeva per "pattinare"...? A giudicare da ciò che vedeva era una pratica che richiedeva molto equilibrio, eppure Jaina sembrava avere una sorta di talento naturale nel rimanere perfettamente in equilibrio sulle lame. E sembrava divertirsi.
L'orco rimase attonito a guardarla, incantato dalla bellezza dei suoi movimenti.
Infine, dopo aver percorso il margine del lago, tornò verso il punto di partenza e si fermò proprio dinanzi al suo partner.
Aveva il fiatone, ma si percepiva poco.
«Oh...» commentò Thrall.
«Ora tocca a te» esclamò, materializzando una versione decisamente più grande dei suoi cosiddetti "pattini".
L'orco arretrò di mezzo passo.
«No, non posso» si tirò subito indietro «Non sono capace».
Jaina mise su un adorabile broncio infantile mentre gli porgeva con insistenza gli stivali.
«Andiamo... non ti fidi di me?».
«S-sì ma...» la voce nella gola dell'orco si spense: non riusciva neanche a manifestare i suoi dubbi. L'immagine di se stesso in bilico su lame tanto sottili era troppo imbarazzante perfino da pensare, figurarsi da esprimere a parole.
«Forza, voglio che ti diverti! Mi hai detto che non hai mai avuto modo di uscire a giocare quando nevicava, no? Pattinare è divertente, vedrai!» cercò di esortarlo Jaina.
Thrall scosse il capo, poi arrossì nel ricordarsi della discussione a cena di qualche giorno prima.
«Non serviva fare tutto questo! Io... non sono capace di pattinare» insistette l'orco.
«Hai solo bisogno di una buona maestra, forza!».
Jaina dovette impiegare tutto il suo charme per convincerlo a darle ascolto. Lo aiutò a mettere i pattini e la prima volta che lo fece alzare lui fece una distorsione con la caviglia e ricadde come un sacco di patate sulla neve.
Ci riprovarono e stavolta Thrall riuscì a capire come tenere le gambe per non franare nuovamente al suolo.
Jaina a quel punto lo guidò sul ghiaccio. Il panico lo colse: si sentiva improvvisamente insicuro sulle gambe, come se non fosse più in grado di reggersi in piedi.
Temeva che la lastra di ghiaccio si spezzasse sotto il suo peso e cercò di sottrarsi alla presa salda della maga, che lo stava accompagnando lentamente in un giro lungo il bordo del lago.
«Thrall, non ti agitare, ti tengo io» lo rassicurò lei pacata, ma l'altro non sembrava voler sentire ragioni.
«Il ghiaccio... è fragile e sottile... n-non posso» protestò il Capoguerra, guardandosi freneticamente attorno come per cercare una qualche crepa.
A furia di tirare per sottrarsi alla sua mano finì col riuscirci ed il contraccolpo lo fece cadere sbattendo il sedere sul ghiaccio.
Le sue lame erano un po' più robuste ed alte rispetto a quelle della donna, per cui la caduta gli sembrò quasi infinita. All'impatto con la dura e gelida lastra ebbe l'impressione che il colpo, per la forza, si propagasse come un'onda d'urto lungo tutta la spina dorsale.
Rimase bloccato dov'era per qualche secondo, mugugnando indolenzito.
«Ti ho detto di calmarti» lo rimproverò Jaina «Che ti prende? Non ti ho mai visto così... cambiato... cos'è che ti spaventa tanto?».
«Il ghiaccio... e questi aggeggi... non sono fatto per queste cose...» borbottò l'orco.
Lady Proudmoore si piegò davanti a lui, appoggiandosi alle sue cosce con le mani.
«Se tu smettessi di pensare che non sei portato e che il ghiaccio si aprirà inghiottendoti... ce la faresti, sai?» disse.
Gli accarezzò il viso con una mano, seguendo il profilo dello zigomo, poi lo baciò dolcemente.
«Vieni, vogliamo riprovarci?» domandò gentilmente, rialzandosi e porgendogli una mano.
Thrall ci pensò un attimo, respirò profondamente e accettò il suo aiuto.
Dopo quel primo disastroso tentativo l'orco tentò di domare l'imbarazzo e la paura al meglio delle sue possibilità.
Non si sentiva più il fiero Capoguerra dell'Orda, bensì un ragazzino goffo e impacciato che si reggeva in piedi a fatica.
Un po' attribuiva la colpa di quella sensazione agli abiti pesanti, però per la maggior parte era inesperienza sua.
Quella caduta fu la prima di molte altre. Il suo sedere prese fin troppa familiarità con il ghiaccio ed ogni volta che si rialzava si sentiva sempre più dolorante. Un paio di volte, preso da un momento di euforia per la prolungata assenza di cadute, finì con l'uscire dal lago e franare prono nei cumuli di neve sulle sponde.
Dopo quasi un'ora la cosa iniziò a divertirlo. Non gli importava più di cadere, l'importante era che Jaina era con lui, sempre pronta ad aiutarlo a tornare in piedi.
Solo quando i piedi iniziarono a dolergli decise che per quel giorno ne aveva avute abbastanza.
Si sedette sulla neve accanto a Jaina con uno sbuffo, il sedere che doleva come tutta la metà inferiore della schiena, e si sfilò i pattini.
«Ah...» sospirò sollevato, appoggiando i grossi piedi nella neve, infischiandosene dell'umidità che li impregnava.
Jaina gli appoggiò la testa contro una spalla, massaggiandogli affettuosamente l'avambraccio. Aveva già rimesso le sue scarpe normali.
«Ti sei divertito alla fine, ammettilo» esclamò.
Lui guardò altrove inizialmente, poi confessò: «Non è male questo "pattinare"...».
«Sono contenta che tu ti stia divertendo, perché c'è ancora una cosa che dobbiamo fare...».
Così dicendo si staccò da lui e si mise a raccogliere della neve.
Thrall corrugò le sopracciglia quando gli mostrò una palla di neve grossa più o meno quanto un pugno.
Contemporaneamente la bionda si alzò in piedi ed arretrò di alcuni passi, poi lanciò la palla verso di lui.
Thrall fu colpito in pieno viso e la neve gli finì nel naso, sulle zanne e sui capelli. Per fortuna aveva chiuso gli occhi per riflesso condizionato nel vederle lanciare qualcosa contro di lui.
«Lotta con le palle di neve!» esclamò ridendo Jaina, mentre si piegava a creare nuove munizioni.
Nonostante la stanchezza, Thrall si levò in piedi prontamente a quella dichiarazione e si accinse ad imitarla con solerzia.
A giudicare dal nome, sospettava che quel tipo di passatempo gli sarebbe piaciuto decisamente di più.