Peggiore della morte
Aug. 30th, 2017 04:55 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Peggiore della morte
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Baine Bloodhoof, Garrosh Hellscream, Sylvanas Windrunner
Wordcount: 10'152 (
fiumidiparole)
Timeline: Ambientata subito prima dell'espansione "Cataclism".
Note: Dub-con, Het, Lemon, Non-con, Throat fucking, Violence, What if?
«Dovrei ringraziarti, sai? Se non avessi rifiutato di aiutarmi a riconquistare Picco del Tuono non avrei mai conosciuto Jaina… quel suo bel corpicino è davvero eccitante. Adesso capisco perché Thrall se la tiene in così stretti rapporti...».
Il tono di Baine adesso era diverso: non c’era più traccia di rabbia o rancore, solamente bieca cupidigia e trepidazione.
«È stata così gentile con me che non potevo di certo costringerla a scopare» Baine si interruppe e si produsse in una lugubre risata «Ma con te è diverso, vero Garrosh? Tu hai ucciso mio padre e mi hai abbandonato quando Magatha ha reclamato per sé la carica di Gran Capotribù!».
I pochi guerrieri che avevano aiutato Baine Bloodhoof a riconquistare Picco del Tuono erano alle sue spalle ed esultavano mentre Baine si ergeva trionfante davanti a una Magatha Grimtotem ormai sconfitta. Lei e i suoi seguaci si trovavano nella piazza principale della città. Erano tutti in ginocchio e tenuti sotto tiro dai guerrieri di Baine, tranne Magatha. La Tauren era in piedi e fronteggiava a testa alta il suo nemico.
Baine la fissava in silenzio con espressione truce, la mano stretta intorno alla sua lancia. Più la guardava e più ripensava a suo padre, a tutte le buone cose che aveva fatto per il loro popolo, per garantire loro un prospero futuro all’interno dell’Orda e di come le sue buone intenzioni fossero state sfruttate per infliggergli la più ignobile delle morti.
E l’artefice era proprio dinanzi a lui, colei che gli aveva strappato per sempre l’affetto e la compagnia dell’unico genitore che gli era rimasto a guidarlo. Cairne non aveva fatto niente di male per meritarsi un tradimento del genere.
Il Tauren gonfiò il petto e strinse la sua arma con maggiore forza.
«Magatha… i tuoi Totem Truce non sono più ben accetti a Picco del Tuono. La tua tribù sarà esiliata a Millepicchi e dovrà cavarsela da sola» decretò Baine in tono fermo e autoritario «E per quanto riguarda te, Magatha...».
L’anziana sciamana non fece in tempo a dire o fare niente che Baine levò la lancia e gliela conficcò con un gesto brusco nello stomaco, spingendola poi a fondo. Scavò con la punta fino a che non uscì dalla sua schiena, graffiando e spezzando qualche osso a ridosso della spina dorsale.
Magatha si accasciò emettendo un gemito strozzato contro la spalla enorme di Baine, stringendo con una mano il suo braccio nel vano tentativo di fermarlo.
Baine continuò a premere l’arma dentro la sua pancia. Voleva sentire la sua vita che l’abbandonava, godersi la sensazione di aver vendicato l’ideatrice del complotto che aveva portato alla morte del suo amato padre.
«Questo è per mio padre» ringhiò a mezza voce, sputandole contro tutto il suo odio e il suo rancore «Che il tuo spirito possa vagare lontano dalla pace della Madre Terra per tutto il male che hai fatto».
Magatha cercò di parlare, ma Baine torse la lancia e lo schiocco netto delle ossa spezzate si accompagnò all’ultimo, roco sospiro della Matriarca dei Totem Truce.
Il suo corpo si abbandonò completamente contro Baine, il quale lo sollevò e senza alcuna cerimonia lo gettò nella polvere, in mezzo agli altri Totem Truce.
Si voltò verso i suoi seguaci ed esclamò: «Io, Baine Bloodhoof, succederò a mio padre in qualità di Gran Capotribù!».
Un coro di grida entusiaste si levò dai guerrieri.
«Portate via questi traditori e disfatevi del cadavere di Magatha. Non ci sarà nessuna pira funeraria per lei, solo il sole e gli avvoltoi che si ciberanno della sua carne».
Tra i Totem Truce serpeggiò l’orrore e lo sdegno per le sue parole: i Tauren avevano sempre onorato i loro morti bruciandone i resti su una pira perché potessero riunirsi con la Madre Terra che li aveva generati. Non rispettare quella sacra tradizione era il massimo del disprezzo che si potesse riservare ad uno della loro razza.
Nonostante ciò, i membri della tribù di Magatha furono costretti a ritirarsi senza potersi riappropriare del corpo della loro venerata Matriarca, trattenuto dalla guardia del nuovo Gran Capotribù.
«Non dovremmo disonorare Magatha in questo modo...» Hamuul Runetotem si staccò lentamente dal gruppo di Tauren alle spalle del giovane Bloodhoof, avvicinandosi a quest’ultimo. Sapeva che in quel momento Baine era accecato dalla rabbia e dalla voglia di vendicarsi, e in qualità di amico e consigliere dell’ormai ex Gran Capotribù si sentiva in dovere di dire qualcosa.
Baine era un bravo ragazzo ed era certo che dietro la nebbia rossa che gli offuscava la vista si nascondesse un Tauren di buon cuore, esattamente come lo era stato suo padre.
«Nonostante le sue azioni disonorevoli, è una Tauren come noi. Merita almeno una cerimonia funebre come il più misero di noi» disse, sperando di riuscire a toccare le corde più profonde del suo animo.
Ciò che non si aspettava quando Baine si girò verso di lui fu lo sguardo colmo di odio e di risentimento che gli fu rivolto. I suoi occhi erano cerchiati di nero e leggermente infossati, molto probabilmente per la lunga mancanza di sonno; tuttavia, l’inquietante cipiglio cupo faceva accapponare la pelle.
«Non voglio sentire le tue prediche sull’onore ai morti per Magatha. Era una traditrice e come tale sarà trattata, fino in fondo» disse, e il suo tono lasciava presupporre che la sua dovesse essere l’ultima parola in merito all’argomento.
Si guardò intorno e alzò la sua lancia ancora sporca di sangue in fase di coagulazione.
«E adesso toccherà al nostro cosiddetto “Capoguerra”, colui che si è macchiato le mani del sangue di Cairne Bloodhoof!» gridò.
Le sue parole furono accolte da altre ovazioni mentre Hamuul lentamente si ritirava tra la folla, sconvolto dal cambiamento radicale che la perdita del padre aveva causato in Baine. Il buono e giovane Tauren che aveva conosciuto era morto con Cairne, lasciando il posto ad una macchina da guerra assetata di sangue e di vendetta.
Garrosh Hellscream, il nuovo Capoguerra dell’Orda, sedeva nel Mastio Grommash, al posto che solitamente occupava Thrall. Si sentiva a disagio e non era di certo perché sentiva di non meritarsi la sua carica. Dopotutto, lui era l’eroe di Nordania!
No, il suo era un problema unicamente… fisico. Si spostò lentamente sul trono di legno, mettendosi di traverso con le gambe appoggiate sul bracciolo e la schiena adagiata contro l’angolo tra il bracciolo opposto e lo schienale. Si agitò leggermente per sistemarsi meglio, ma scoprì che anche così quella enorme sedia di legno era terribile per la schiena e le terga.
«Dovrei farla imbottire...» brontolò a mezza voce, tornando seduto dritto con uno sbuffo «Come faceva Thrall a starci seduto tutto il giorno…?» aggiunse a mezza voce, provando a sdraiarcisi letteralmente sopra per traverso.
«Garrosh!».
Il figlio di Grommash sobbalzò all’udire l’autoritaria voce di Eitrigg mentre l’anziano Orco Roccianera entrava nella sala principale del Mastio Grommash senza essere annunciato. Per la sorpresa il nuovo Capoguerra rotolò giù dallo scranno, finendo di faccia a terra. Si affrettò a rialzarsi.
«Cosa c’è?» chiese l’Orco Mag’har con un lieve ringhio, irritato dalla figuraccia che aveva appena fatto con uno dei consiglieri più fidati del suo predecessore.
«È arrivata una delegazione da Pic...»
«Non c’è bisogno che mi annunci, Eitrigg!».
L’Orco Roccianera tacque irrigidendo la mascella e si fece da parte mentre Garrosh allungava il collo oltre la sua spalla per vedere chi avesse avuto l’ardire di presentarsi a Orgrimmar senza neanche farsi annunciare in anticipo, nonostante dalla voce avesse già capito di chi si trattava.
Baine Bloodhoof si stagliava nel vano della porta, coprendo la luce che filtrava dall’esterno. Sulla schiena aveva un enorme totem biforcuto, le cui braccia si affacciavano ciascuna da oltre una delle sue immense spalle. Portava l’armatura tipica del suo popolo, eppure in qualche maniera sembrava più ricca, anche se Garrosh non riuscì a capire da cosa dipendesse quella sua sensazione.
«Ah, Baine. Pensavo Picco del Tuono avesse bisogno di te in questo momento» esclamò l’Orco Mag’har.
Bloodhoof avanzò nella stanza a passo pesante, fermandosi al centro. La sua espressione era carica di rabbia e arroganza.
«Immagino che ti sia giunta voce circa la fine che ha fatto Magatha e la sua tribù» Baine abbassò leggermente il viso e sogghignò mentre un luccichio perverso gli brillava negli occhi.
Era la prima volta che Garrosh vedeva uno sguardo così cupo e sinistro sulla faccia di un Tauren.
«Io… sì, ho saputo» rispose Hellscream «Quello che Magatha ha fatto è stato un atto codardo e disonorevole».
Ciò che sentì Garrosh subito dopo quelle parole fu un intenso dolore alla mandibola e poi un’esplosione di dolore - ancora più forte - dietro la testa mentre si accasciava contro il trono di Thrall, sbattendo la testa contro il bordo del sedile.
Baine abbassò il pugno con cui l’aveva colpito e dichiarò: «Anche le tue mani sono sporche del sangue di mio padre!».
Ciò detto, gli puntò contro un dito e disse: «Io ti sfido al Mak’gora, Garrosh! Reclamerò la tua vita per quello che hai fatto a mio padre!».
«Baine… no!» esclamò Eitrigg, colpito dalla rabbia delle sue parole «Il tuo popolo ha già sofferto un lutto, non puoi...».
«La mia sfida è stata lanciata e non la ritirerò!» Baine scoccò un’occhiata di fuoco a Eitrigg «Avrò la mia vendetta su questo vile codardo incapace di uccidere un avversario in un duello leale».
Le ultime parole del Tauren surriscaldarono l’animo guerriero di Garrosh, spingendolo a ribattere per le rime.
Si alzò e tornò verso Baine e stavolta fu lui a prenderlo a pugni in faccia. La stazza massiccia del Tauren impedì a quest’ultimo di finire steso a terra per il colpo, però arretrò di un paio di passi.
«Accetto la tua sfida, Baine! Io non sono un codardo e sono stato sfruttato da Magatha per i suoi scopi. Io sono Garrosh Hellscream e sono un guerriero onorevole! Che Mak’gora sia!» declamò il nuovo Capoguerra, risoluto.
L’arena fu preparata alla svelta, secondo il volere di Garrosh, e vennero convocati sia gli sciamani per le benedizioni rituali delle armi sia il pubblico. La voce di quel nuovo Mak'gora si diffuse a macchia d’olio in città, per cui nel giro di pochissimo tutta Orgrimmar era a conoscenza dell’imminente duello. I cittadini sembravano impazienti di assistere alla rivincita di Baine per la morte di suo padre, per cui si affrettarono a riunirsi sugli spalti dell’arena di Orgrimmar.
Garrosh aveva con sé Urloatroce ed era di nuovo con indosso un semplice e microscopico perizoma che serviva solo a coprirgli le parti intime. Gli sembrava che non fossero passate che poche ore dall’ultima volta che aveva duellato in quell’arena. Stavolta però non c’era Magatha a benedirgli l’ascia, bensì uno sciamano Orco.
Era eccitato: l’adrenalina gli pulsava nelle vene, rendendolo impaziente di dimostrare al suo sfidante che non aveva bisogno di sotterfugi per vincere.
Dal lato opposto dell’arena, Baine si stava preparando allo stesso modo. Il suo sciamano stava benedicendo la sua arma, una lunga lancia dalla lama affusolata.
«Perché i Tauren credono che una stupida lancia possa competere con Urloatroce?» si chiese tra sé, gongolando silenziosamente per la superiorità inequivocabile che la sua arma aveva su quella del suo avversario.
I preparativi terminarono rapidamente e Garrosh e Baine avanzarono nell’arena, ponendosi alla stessa distanza da Eitrigg, che avrebbe dato il via alla sfida.
L’Orco Roccianera sembrava particolarmente stanco e si prese qualche momento per scambiare un’occhiata con entrambi, poi declamò: «Conoscete entrambi le regole del Mak’gora. Vincerà lo sfidante che riuscirà a rimanere in vita. Combattete al meglio delle vostre capacità e che vinca il più forte! Lok’tar ogar!».
Alle ultime parole di Eitrigg il combattimento iniziò e fu Baine il primo a farsi sotto: con la sua lancia alzata corse incontro a Garrosh, gridando rabbiosamente.
L’Orco allargò leggermente le gambe per stabilizzare la sua posizione e poi momento giusto levò Urloatroce per parare il primo affondo, cercando di affondare con la lama fino alla spalla destra di Baine per mettergliela fuori uso.
Il Tauren sfruttò lo slancio dell’Orco e ruotò la lancia per allontanare l’ascia da sé. L’arma ruotò violentemente ma Garrosh non lasciò la presa.
Si guardarono intensamente per qualche istante, poi si liberarono l’uno dall’altro con un agile balzo. Fu Hellscream a contrattaccare per primo stavolta: alzò Urloatroce con entrambe le mani e saltò addosso a Baine.
Quest’ultimo rotolò di lato e si rialzò rapidamente, molto di più di quanto si sarebbe potuto immaginare vista la stazza. Impugnando la lancia con forza si lanciò a capo chino verso il fianco scoperto di Garrosh, il quale si affrettò a togliersi dalla portata della lancia.
Erano entrambi capaci e forti. Il combattimento proseguì per diverso tempo, logorando i nervi e la resistenza di entrambi. La polvere ricopriva pelle e pelliccia e tutti e due stavano cominciando a dare i primi segni d’impazienza.
Garrosh scattò per l’ennesima volta verso il suo avversario, stavolta cercando di affondargli Urloatroce in un fianco. Non riusciva a trovare una falla nella sua guardia nonostante Baine stesse chiaramente agendo in preda ad emozioni forti, molto più delle sue. Era così lucido nelle sue contromosse da essere quasi inquietante.
Di nuovo la lama di Urloatroce fischiò, ma stavolta al rumore non seguì quello del metallo che cozza violentemente con altro metallo: l’enorme ascia ululante fu intercettata dall’asta di legno dell’arma di Bloodhoof, che per il violento contraccolpo si incrinò.
Garrosh sogghignò di fronte a quello stupido errore: come aveva potuto sperare che una fragile lancia di legno potesse competere con la leggendaria arma di suo padre?!
«Lo stesso patetico errore di Cairne...» pensò tra sé e sé mentre imprimeva maggiore forza al suo affondo.
La lancia si spezzò a metà e lo sguardo di Garrosh lampeggiò di puro trionfo mentre finalmente riusciva ad aprirsi una via attraverso le difese di Baine. Avrebbe vinto anche allora.
Era così certo di stare per dare il colpo di grazia al Tauren che la mossa di quest’ultimo lo colse completamente alla sprovvista: Baine gli andò incontro, praticamente abbracciandolo per traverso, uscendo dalla traiettoria di Urloatroce e conficcandogli la lama della lancia nel fianco con violenza, dal basso verso l’alto.
Il respiro si spezzò in gola al figlio di Grommash nel sentire il metallo che si faceva strada nelle sue carni, attraverso le costole, spingendosi in profondità grazie all’impeto del movimento del Tauren.
Hellscream sentì l’ascia riuscire a colpire la schiena di Baine, ma solo di striscio e non con la violenza necessaria a lasciargli più di un taglietto superficiale. Fu l’ultima cosa che percepì prima che un freddo pungente cominciasse a diffondersi nel suo corpo.
Tremò violentemente tra le braccia di Baine - che ancora lo stava stringendo, per assicurarsi che il moncone di lancia andasse bene a fondo - e per gli spasmi lasciò cadere Urloatroce.
Non pensava che sarebbe morto così, ucciso in un Mak’gora, infilzato da una stupida lancia rotta. Non era stato abbastanza veloce, aveva dato per scontata la sua vittoria prima di aver assestato il colpo finale. Stava morendo per colpa di un suo errore di valutazione.
Scosso da violenti spasmi e sempre più debole, tutto ciò che riuscì a mormorare fu: «Almeno… sono morto combattendo con onore...».
«Non preoccuparti, Garrosh… con te non ho ancora finito...».
L’Orco sgranò gli occhi sentendo la voce di Baine sussurrargli all’orecchio quelle parole, calda e pacata, rassicurante in una maniera contorta e perversa. Alla luce di quell’affermazione un dubbio atroce si insinuò nella sua mente: quei tremori così violenti, non aveva mai visto nessuno morire in quella maniera.
«Tra… di-t...» cercò di dire, ma le scosse terminarono bruscamente in quel preciso momento e con esse perse anche l’ultimo labile e doloroso appiglio con la realtà.
Garrosh Hellscream si immaginava che oltre la morte esistesse una specie di giardino idilliaco simile alla Nagrand di quando era giovane in cui gli Orchi si riunivano ai loro Antenati per trascorrere l’eternità a cacciare e combattere. Pensava che fosse come ritornare alle loro origini, prima della corruzione demoniaca portata da Gul’dan e della schiavitù.
Di certo non si immaginava che dopo il trapasso si sarebbe ritrovato in una sala cupa e angusta simile ad una cripta che puzzava di intrugli alchemici e cadaveri - ossia l’odore tipico dei Reietti.
Garrosh sbatté confuso le palpebre, ancora pesanti, e cercò di guardarsi attorno per capire dove si trovava.
Quello non poteva essere il luogo del suo eterno riposo. Era troppo buio, troppo… concreto.
La testa gli faceva male e la mente era annebbiata, come se fosse stato drogato. Improvvisamente, simile ad un fulmine a ciel sereno, i ricordi degli ultimi avvenimenti gli si riversarono addosso: lo scontro con Baine, la ferita mortale, i fremiti… la sinistra promessa del Tauren.
Non era ancora morto. Era dolorante e incatenato da qualche parte - sentiva le catene che gli trattenevano le braccia sollevate e le gambe a terra - ma era ancora vivo.
Cercò di divincolarsi, ma era troppo debole e le catene erano ovviamente oltre la sua portata. Le fece semplicemente tintinnare contro i blocchi di pietra che costituivano la parete alle sue spalle e il pavimento sotto i suoi piedi. Un panno infilato nella sua bocca gli impediva di parlare, per cui dovette limitarsi ad emettere degli acuti mugolii per cercare di richiamare l’attenzione.
Pretendeva di sapere dove si trovava e di avere dall’artefice di tutto ciò una valida scusa: dopo averlo accusato di essere un codardo senza onore per aver ucciso Cairne con la lama di Urloatroce intrisa di veleno, Baine aveva fatto la stessa identica cosa ma con una tossina che non lo aveva ucciso. Voleva sapere che intenzioni aveva, era un suo pieno diritto!
«Ma guarda un po' chi si è risvegliata!».
La voce di Baine era carica di sarcasmo e ilarità, ma Garrosh non riusciva a vedere il Tauren nella penombra della cripta.
Era ancora fiacco e stordito, ma la rabbia per l’affronto subito ardeva forte nel suo corpo e doveva darle sfogo.
Mugolò contro il cencio che aveva ficcato in bocca, cercando di farsi capire, ma urlare gli faceva venire mal di testa e dopo poco fu costretto a smettere.
«Hai ancora tutte queste energie… il trasferimento è andato davvero bene» commentò Baine.
Hellscream aggrottò le sopracciglia, non capendo di cosa stesse parlando. Udì gli zoccoli del Tauren sbattere sul pavimento, sempre più vicini. La penombra si fece più fitta che mai e Garrosh sentì il calore di un corpo enorme vicino al suo. Baine doveva essergli praticamente addosso.
L’Orco alzò lo sguardo alla ricerca del viso del suo aguzzino e tentò di liberarsi ancora, invano.
«Sarà così divertente spezzarti» rise cupamente il Tauren, allontanandosi.
Garrosh non capiva fino in fondo che intenzioni avesse. Poteva intuire che volesse vendicarsi in maniere poco convenzionali e disonorevoli, ma se sperava di piegarlo con le torture stava sbagliando persona. Lui non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione in tal senso: era un Orco, il figlio di Grommash Hellscream, e come tale avrebbe sopportato il dolore senza protestare, fino alla fine.
Sentì il rumore dei suoi passi, pochi e lenti, poi con uno sgradevole rumore cigolante un’esplosione di luce inondò il sotterraneo.
Garrosh chiuse gli occhi di scatto, ma rimase momentaneamente accecato. Piccole luci gli lampeggiarono davanti agli occhi, impedendogli per qualche momento di vedere oltre, poi lentamente il mondo intorno a lui cominciò a delinearsi di nuovo.
Con orrore si trovò a guardare Baine, in piedi di fianco al suo corpo, il corpo di Garrosh. Penzolava dal soffitto, appeso per le braccia, e aveva ancora indosso lo striminzito perizoma rituale del Mak’gora. Il suo fianco trafitto era stato curato ma si vedevano ancora le tracce della ferita inferta da Baine.
Garrosh doveva ammettere di avere davvero un fisico niente male da quella prospettiva. Il fatto era che lui non avrebbe dovuto potersi vedere dall’esterno.
Si sentiva smarrito e soprattutto inorridito e spaventato: cosa gli era successo? Perché non si trovava nel suo corpo?
Istintivamente guardò verso il basso e un brivido gli serpeggiò dentro: era in un corpo diverso, un corpo minuto e pallido, con curve morbide sui fianchi e sul petto. Era un corpo femminile ed era ciò che più odiava in assoluto: un’Umana. Non c’erano più le sue enormi zanne, l’incarnato bruno, la sua corporatura imponente e la muscolatura massiccia di un vero Orco guerriero. C’erano solo le flaccide e deboli membra di quel fragile corpo femminile, completamente inadatto alla guerra. Non sarebbe stata in grado di sollevare Urloatroce neanche se fosse stata aiutata.
«Aaaah, sì. Era esattamente questa l’espressione che volevo» Baine sorrise soddisfatto dinanzi allo sguardo di Garrosh «Paura e confusione… è strano, vero?».
Il Tauren lambì il torace nudo dell’Orco, aggirando uno dei suoi larghi e sodi pettorali con la stessa cura che avrebbe riservato ad un trofeo.
Garrosh si sentiva derubato del suo onore e di ciò che aveva faticato tutta la vita per conquistare: la sua impareggiabile forza e l’orgoglio di essere un Hellscream. L’eredità di suo padre, il suo corpo forte e il fisico così simile al suo, non c’era più.
Baine lo guardò, crogiolandosi nel piacere di vedere colui che gli aveva strappato suo padre prima del tempo soffrire per la perdita della cosa che aveva di più cara e importante in tutta Azeroth: se stesso. Garrosh era così facile da leggere, al pari del più insignificante e grezzo Grunt di Orgrimmar.
«Sylvanas è stata così gentile da aiutarmi nella mia impresa. Spero che il cadavere che ha scelto ti piaccia, perché sarà il tuo nuovo corpo finché deciderò di tenerti in vita...» lo sfotté con arroganza Baine, prendendo qualcosa da un tavolo ingombro di alambicchi e altri attrezzi mentre tornava verso il suo prigioniero.
Garrosh era così annichilito dalla sua nuova condizione che non reagì minimamente alla notizia della complicità della Regina Banshee in quel piano perverso. Lasciò cadere il capo e perse ogni interesse nel manifestare dissenso. Si sentiva così debole e vuoto in quel momento…
«Andiamo, sei così disperato? Pensavo che ti saresti opposto un po’ di più. Così non c’è nessun gusto...» sospirò Bloodhoof con aria delusa.
Garrosh voleva solo morire, fingendo che quell’orrore non fosse mai accaduto, pensando di essere semplicemente caduto in battaglia contro il figlio di Cairne. Era un pensiero molto consolante se paragonato alla scissione tra il suo corpo e la sua anima e alla condanna di quest’ultima alla Non Morte. Forse era così che si era sentita Sylvanas quando Arthas l’aveva costretta a diventare una Banshee.
Garrosh sentì la mano del Tauren ghermirgli i capelli - piuttosto lunghi, troppo per i suoi gusti - e sollevargli la testa in maniera che guardasse dritto di fronte a sé, nello specchio che gli fu prontamente messo dinanzi.
«Sylvanas è stata davvero brava… ha trovato un corpo perfetto» commentò soddisfatto Bloodhoof «È il cadavere più simile a lei che abbia mai visto».
Hellscream rimase a fissare la sua nuova faccia per qualche momento, attonito: la forte illuminazione della cripta non lasciava posto a dubbi. Il suo viso era quasi identico a quello di Jaina Proudmoore, eccetto per il pallore cadaverico, le labbra tumefatte ed un bel paio di occhiaie nere a coronare i suoi nuovissimi occhi azzurri. Per un istante a Garrosh parvero addirittura luccicare come diamanti carichi di energia, ma forse era stato solamente un gioco di luci riflesse sulla superficie dello specchio. Sulle guance c’era qualche ammaccatura e in alcuni punti la pelle era scorticata e lasciava intravedere i muscoli sottostanti, ma per il resto era un cadavere davvero ben conservato. Il collo presentava un taglio netto alla base che la diceva lunga sulla causa della morte della disgraziata Umana; tuttavia, la ferita era stata ricucita con numerosi punti di sutura. Lo spesso filo nero che era stato utilizzato per ricucire la gola spiccava in netto contrasto sulla sua pelle diafana.
Persino i capelli erano uguali a quelli di Jaina, lunghi fino alle spalle e biondi - anche se sembrava che il colore fosse un po’ troppo smorto per essere naturale.
La forte somiglianza con la giovane diplomatica di Theramore diede un’ulteriore sferzata all’ego già a pezzi di Garrosh, che considerava codardi vili e indegni della gloriosa morte sul campo di battaglia tutti coloro che si appellavano alla magia per difendersi. La guerra era fatta per essere vissuta e combattuta in prima linea, non dietro il sicuro riparo delle barricate mentre il fuoco pioveva dal cielo sui loro nemici.
Baine tirò con più forza i capelli di Garrosh, raddrizzandolo abbastanza da potersi piegare a raggiungere il suo orecchio.
«Dovrei ringraziarti, sai? Se non avessi rifiutato di aiutarmi a riconquistare Picco del Tuono non avrei mai conosciuto Jaina… quel suo bel corpicino è davvero eccitante. Adesso capisco perché Thrall se la tiene in così stretti rapporti...».
Il tono di Baine adesso era diverso: non c’era più traccia di rabbia o rancore, solamente bieca cupidigia e trepidazione.
«È stata così gentile con me che non potevo di certo costringerla a scopare» Baine si interruppe e si produsse in una lugubre risata «Ma con te è diverso, vero Garrosh? Tu hai ucciso mio padre e mi hai abbandonato quando Magatha ha reclamato per sé la carica di Gran Capotribù!».
Lasciò andare i capelli di Garrosh e gli afferrò il viso, sollevandolo perché incontrasse il suo sguardo carico di lussuria.
«Con te posso fare tutto ciò che voglio…».
Nonostante le pesanti umiliazioni che gli erano state inflitte, da qualche parte dentro di sé Garrosh sentì riaccendersi il fuoco della rabbia. Il suo sguardo si animò della sua furia all’idea di essere abusato e tentò con rinnovato vigore di liberarsi.
«Eccolo! Quel fuoco di rabbia che ti arde negli occhi… quel fuoco che voglio spegnere per sempre!» Baine esultò mentre lasciava andare la sua vittima con uno scatto, sbattendola contro la parete cui erano incatenati i suoi piedi.
Garrosh sbatté la testa, rimanendo momentaneamente stordito; cosicché Baine poté senza problemi avvicinargli una mano alla bocca e togliere il fazzoletto che gli impediva di parlare.
Avere la bocca libera era una piacevole novità per la condizione di Hellscream, che ne approfittò subito per minacciare: «L’Orda ti schiaccerà per quello che mi hai fatto!».
Le novità di quella sua aberrante trasformazione erano così tante che il fatto che la sua voce fosse quella di una femmina - molto probabilmente della donna Umana nel cui corpo era stato “trapiantato” - non lo colpì più di tanto. Il suo tono suonava aggressivo ma il timbro vocale era talmente delicato che di fatto la sua esclamazione non sortì l’effetto sperato.
Bloodhoof scoppiò a ridere sguaiatamente: «L’Orda? La tua Orda?! E come potrebbe visto che adesso è la mia Orda?».
La notizia colse completamente alla sprovvista Garrosh, spingendolo a dibattersi con ancora maggiore foga, urlando: «Usurpatore! Tu non sei un Capoguerra!».
«Eppure è esattamente il titolo che mi ha conferito Thrall quando ha saputo della tua morte».
Se avesse davvero avuto i poteri di Jaina, molto probabilmente Garrosh avrebbe potuto incenerire Baine con lo sguardo tant’era l’odio che bruciava nei suoi occhi.
«Tu… maledetto…!» Garrosh fu zittito da un ceffone a mano aperta che gli sbatté la testa nuovamente contro il muro.
«Mi piace sentirti protestare con tanto ardore, sai? Oh, sì...» Baine sovrastò la sua vittima con la sua imponente stazza, sbattendogli in faccia il suo inguine.
Garrosh si ritrovò a premere il naso contro qualcosa di enorme e duro attraverso i calzoni del Tauren e non gli ci volle un eccessivo volo di fantasia per intuire di cosa si trattasse. Capì in un istante di essere stato raggirato: Baine lo aveva stuzzicato per indurlo a reagire e potersi eccitare e lui come un idiota aveva fatto il suo gioco.
«Adesso è arrivata l’ora di usare la bocca per qualcosa di… costruttivo».
Nel dire ciò il Tauren si slacciò la cintura e calò le braghe, rivelando un’erezione di tutto rispetto per uno della sua stazza. Era il cazzo più grosso che Garrosh avesse mai visto in tutta la sua vita. Era certo che persino se fosse stato nel suo corpo avrebbe avuto delle difficoltà a farselo entrare in bocca.
Serrò forte la mandibola e cercò di ritrarsi, addossandosi contro il muro, ma Baine era in una posizione di netto vantaggio e lui non aveva nessuna via di fuga.
«Avanti, apri quella bocca… hai già finito con le lamentele? Vuoi che ti racconti della mia nomina a Capoguerra? Oh, è stata una festa splendida… pensa che tutti sembravano così sollevati di non averti più tra i piedi!» il Tauren si afferrò l’erezione e premette il glande completamente glabro e scoperto contro le labbra chiuse della sua vittima «Soprattutto Eitrigg. Forse si era già stancato di farti da balia mentre ti pavoneggiavi sul trono di Thrall come se ti fossi meritato in qualche modo quel posto!».
Quell’ultima spudorata provocazione fece cedere la stoica resistenza di Garrosh: «Io ho affrontato il Re dei Lich a Nordania, poppante! Sono un eroe per l’O-onghf!».
Baine gli cacciò in bocca la cima della sua erezione. Grossa com’era, Garrosh fu costretto a spalancare la bocca al massimo delle sue possibilità per accogliere tutto il glande; tuttavia, il pene di Baine era decisamente più lungo e più grosso di quella prima parte e il Tauren pareva intenzionato ad ottenere molto di più da lui.
Il nuovo Capoguerra dell’Orda si appoggiò contro la parete con il torace mentre con le mani costringeva la sua vittima a sollevare il capo verso l’alto e gli spingeva allo stesso tempo il cazzo dentro la bocca.
Garrosh iniziò a sentirsi soffocare per l’eccessivo ingombro in gola. Cercò di tossire e dimenarsi ma non riusciva a fare niente e la forza di Baine era soverchiante. Mentre la cima della sua erezione gli arrivava in gola, nella cripta riecheggiò un sinistro schiocco d’ossa.
Hellscream lanciò un grugnito disarticolato di dolore che voleva essere un grido misto di sofferenza e terrore mentre la mandibola del suo nuovo corpo cedeva bruscamente per fare spazio al Tauren. Il lato sinistro dell’osso adesso penzolava, disarticolato, trattenuto attaccato al resto della faccia unicamente dal complesso di carne semi-decomposta, tendini e muscoli che in cui era imbrigliato. Era una fortuna che il corpo fosse stato così fresco - o così ben conservato - altrimenti sarebbe finito come certi Reietti che non avevano più la metà inferiore della bocca.
Baine scoppiò a ridere, sovrastando in parte i versi della sua vittima. Non si peritò affatto a continuare a spingere, nonostante gli evidenti danni alla mandibola che stava causando.
Nonostante l’iniziale sensazione di stare soffocando, di fatto Garrosh si rese conto con una certa paura del fatto che i suoi polmoni morti non avevano più bisogno di incamerare aria perché lui potesse “vivere”. La sua condizione era ancora nuova per lui e sicuramente non sarebbe stato semplice abituarsi.
Smise di dibattersi per cercare di respirare e fece come se stesse semplicemente trattenendo il fiato. Non accadde assolutamente niente, fatto che da una parte lo rassicurò un poco - e dall’altra gli diede ancora più cupa e orribile consapevolezza di non essere più vincolato al suo corpo vivo e pulsante ma ad un cadavere.
A dispetto della mancanza di quelle funzioni corporali semplici ed essenziali di un essere ancora in vita, Garrosh ebbe un attacco di nausea nel sentire il pene di Baine con la cima conficcata piuttosto in profodità nella sua gola. A quel nuovo stimolo il suo corpo reagì rapidamente: i conati arrivarono violentemente e improvvisamente. I muscoli della gola di Garrosh si contrassero bruscamente e con forza intorno alla base del glande di Baine, che emise un roco e indecente verso di piacere.
«Era esattamente quello che mi serviva...» esclamò con soddisfazione, muovendo il bacino come per fottersi la sua gola.
Garrosh chiuse gli occhi cercando di distrarsi dall’orribile situazione. La mandibola gli doleva ad ogni affondo, minacciando di cadergli del tutto. Come se ciò non bastasse, l’articolazione che ancora manteneva saldato l’osso al resto del cranio cigolava in maniera decisamente preoccupante. In cuor suo pregava che non cedesse pure quella: sarebbe stato orribile rimanere con la mandibola mollemente appesa alla faccia. Sentiva il sapore dell’erezione di Baine - tutt’altro che gradevole - e la sua puzza di sudore e di qualche altra cosa, qualcosa di più bestiale ed elusivo. I suoi sensi di cadavere funzionavano persino troppo bene per i suoi gusti e ciò che sentiva gli dava il voltastomaco.
I conati non accennavano a cessare e Baine non pareva intenzionato a smettere a giudicare dagli osceni mugolii che produceva.
«La tua gola mi stringe proprio nel punto migliore…!» commentò compiaciuto il Tauren.
Arrivò al culmine del processo nel giro di pochi minuti, quando si inarcò schiacciando il petto peloso contro il muro e si spinse con buona parte del suo peso dentro la gola di Garrosh, che temette che il suo fragile corpo Umano si spezzasse a metà come un ramoscello insignificante sotto tutto quel peso. Eiaculò con vergognosa abbondanza e Hellscream fu costretto a ingoiare il copioso frutto del suo godimento, troppo in profondità per riuscire a sputarlo. Era davvero tantissimo sperma per una persona sola. Non pensava che i Tauren potessero produrne così tanto.
Ingerì tutto il seme di Baine e solo una volta che quest’ultimo ebbe terminato decise che aveva giocato abbastanza con la sua bocca.
«Un inizio niente male» commentò mentre estraeva l’erezione leggermente flaccida dalla bocca della sua vittima «Spero che tu sia altrettanto eccitante anche da altre parti».
La rimozione dell’enorme pene di Baine fu un sollievo immenso per la sua mandibola slogata, nonostante la quale riuscì comunque ad articolare un discorso coerente e comprensibile: «Maledetto bastardo! Te la farò pagare per questo!».
Immaginò che fosse la stessa perversa magia nera che permetteva ai Reietti sprovvisti di mandibola di parlare e a quelli con le orbite cave di vedere. Non gliene importava molto, purché fosse in grado di manifestare il suo dissenso e la sua rabbia in qualche modo.
«Ah, non penso proprio!» replicò Bloodhoof con arroganza, chinandosi ad aprire i ceppi che tenevano le smilze gambe umane di Garrosh ancorate alla parete. Una volta libere, Baine le strinse per le caviglie e le sollevò.
L’ormai ex Capoguerra tentò allora di divincolarsi dalla sua stoica stretta, scalciando e dimenandosi come se stesse tentando di sfuggire alla morte in persona. Purtroppo per lui i suoi calci non erano abbastanza forti per costituire un ostacolo alla forza notevole del suo carceriere.
«Patetico…!» rise di lui quest’ultimo, ghermendogli le cosce con ambedue le mani e aprendole con malagrazia mentre tratteneva Garrosh sospeso in posizione parallela rispetto al pavimento «Davvero credi di poter avere la forza di opporti? È davvero… divertente vederti affannare così tanto».
Hellscream gemette sentendo le gambe che venivano aperte con la forza fino quasi a formare un angolo piatto. Evidentemente la femmina di cui aveva preso il corpo non era allenata ad un simile sforzo, perché i suoi muscoli bruciarono di dolore con tale forza da spingere Garrosh a gridare e agitarsi con anche più foga nel tentativo di tornare ad un’apertura degli arti inferiori accettabile.
Baine lo tenne saldamente fermo e premette il suo pene ancora turgido contro la stretta apertura tra le sue cosce. Le labbra della vagina si aprirono all’ingresso dell’erezione e la carne morbida e asciutta sfregò dolorosamente contro quella dell’intruso mentre entrava senza alcun garbo, spingendosi a fondo nonostante chiaramente non fosse nelle condizioni di farlo: senza lubrificante era impossibile che tutto il suo sesso riuscisse a sgusciare all’interno della vagina di quel minuto corpicino pallido.
Garrosh si inarcò con violenza, serrando i pugni e sputando imprecazioni decisamente colorite. Era la cosa più dolorosa che avesse mai sperimentato. Era come se il suo corpo si stesse spezzando in due. Il bruciore interno dovuto al forzato sfregamento era atroce e l’inerme vittima non riusciva a mettere abbastanza forza nel suo corpo per poterla spuntare contro Baine. Quell’Umana era così vergognosamente debole…
«Sì, mi piace vederti opporre resistenza» commentò sghignazzando il Tauren, continuando a spingersi con forza dentro Garrosh «Ti potrò anche spezzare in due, ma non perderò l’occasione di scoparti per niente al mondo».
L’ex Capoguerra non desiderava altro che di annichilire completamente i sensi del suo nuovo corpo: era tutto così doloroso e strano per lui, non avendo mai posseduto per natura una vagina.
Baine riuscì ad entrare solo per metà prima di incontrare una maggiore resistenza da parte dell’anatomia del corpo di Garrosh, qualcosa di più duro di semplici orifizi troppo stretti perché potesse violarli senza causare danni.
Hellscream gridò con più forza mentre Baine cominciava a muovere avanti e indietro il bacino per sfondare l’ulteriore resistenza. Agitò le braccia facendo tintinnare le catene e scosse la testa, tremando di rabbia e per il desiderio di ribellarsi a tutto ciò. Se fosse stato vivo i suoi polmoni sarebbero andati a fuoco per la potenza delle sue grida.
Baine pareva compiaciuto dalle sue vuote proteste. Ogni tanto mugolava mentre spingeva con foga, forzando ogni volta un poco di più l’ostacolo.
Il tanfo di Tauren sudato saturava l’aria intorno a loro e come se non bastasse Garrosh aveva ancora il suo terribile sapore in bocca. Anche lui stava cominciando a sudare nello sforzo di opporsi, anche se il suo corpo non riusciva ad emanare un fetore forte come quello della sua nemesi.
Con un colpo secco e un altro orribile rumore di ossa che cedevano, anche la gamba sinistra di Garrosh finì con lo slogarsi, proprio all’altezza della testa del femore. Lui emise una specie di ululato selvaggio di dolore mentre la gamba ruotava di un angolo innaturale nella presa forte di Baine.
Quest’ultimo allora diede un altro colpo e la resistenza cedette definitivamente, facendogli un po' di posto.
Garrosh sentì qualcosa di ignoto nel suo corpo che si apriva di schianto al barbaro assalto del Tauren con uno schiocco umido che pur essendo doloroso era anche stranamente piacevole. Al successivo affondo Bloodhoof riuscì ad entrare ancora di più, arrivando ad inserire nella vagina di Garrosh poco più di metà della sua erezione, causando assieme al dolore dell’attrito tra le loro carni anche un gradevole senso di pienezza.
Garrosh era stordito dalla gran quantità di dolore subito tutto insieme e non riusciva ad apprezzare niente che non fosse intenso tanto quanto la sofferenza già sperimentata fino ad allora. Rimase a penzolare inerte dalla parete, emettendo dei bassi versi di agonia, ma solo per riflesso, mentre Baine riprendeva a fotterlo con enfasi ora che l’ostacolo interno era abbattuto.
La cosa si rivelò meno inebriante ed eccitante rispetto alla scopata nella sua gola, pur essendo la sua vagina abbastanza stretta - anche se non allo stesso livello della sua gola. La mancanza di lubrificante rendeva la cosa decisamente dolorosa anche per lui.
Per fortuna che il cadavere che aveva usato per l’anima di Garrosh era femminile, e quindi estremamente facile per lui da controllare. Forse sarebbe riuscito anche a far sì che la sua vittima tornasse a reagire con più intensità.
«Ora riaccendiamo un po' l’ardore di poco prima, mh? Voglio sentirti urlare ancora» esclamò Baine.
Si leccò la punta dell’indice della mano destra e andò a premerla contro un punto specifico appena sotto la cima del Monte di Venere di Garrosh.
Quest’ultimo fremette, colto alla sprovvista dallo strano piacere che si diffuse rapidamente in tutto il suo corpo. Era come se avesse premuto un tasto magico per accendere all’istante ogni genere di piacevole stimolo da parte del suo corpo.
Garrosh iniziò ad inarcarsi ritmicamente e agitare l’unica gamba che ancora gli rispondeva, contraendo e rilasciando i muscoli. Era ancora più bello di quando si masturbava per soddisfare la sua consueta erezione mattutina.
Il suo corpo reagì alla sua eccitazione in una maniera che per lui era del tutto sconosciuta: sentì qualcosa di viscido e ovviamente bagnato uscire dalla sua vagina e dopo poco l’enorme erezione di Baine cominciò a non fare più così male come all'inizio. L’attrito stava diminuendo molto rapidamente e addirittura le penetrazioni del Tauren stavano cominciando a piacergli. Non riusciva a credere di stare cedendo alle sue vessazioni.
L’apatia causata dall’eccesso di dolore cedette il passo a mugolii, gemiti e grida di incontenibile piacere mentre veniva penetrato con violenza. Si faceva schifo da solo per come stava reagendo.
«Ah… ora capisco perché sei un “Hellscream”» commentò sarcastico Baine mentre dava una spinta più forte per poi rimanere conficcato in profondità in Garrosh. Alcuni secondi dopo l’ex Capoguerra lo sentì venire copiosamente e la sensazione di pienezza che aveva già avvertito in precedenza si ripresentò con ancora più forza.
Baine si svuotò dentro il suo corpo e poi riprese a scoparselo abbandonando la stimolazione del suo “tasto magico” mentre Garrosh ansimava pietosamente e gemeva.
Dopo poco Hellscream sentì il piacere impennarsi e poi riversarsi in lui con violenza. Sentì la vagina contrarsi forte e il liquido che aveva reso quella tortura più sopportabile aumentare di molto. Tirò le manette e si schiacciò contro la parete dietro la sua testa emettendo un’incoerente e ridicola serie di versi.
«Che… stai cercando di scappare? Non abbiamo ancora finito» esclamò Bloodhoof mentre gli andava dietro, comprimendo la sua vittima tra il muro e il suo corpo enorme.
Il collo di Garrosh si piegò sotto le spinte del Tauren, ma fortunatamente non così tanto da rompersi.
L’amplesso durò ancora per molto e per Garrosh divenne pian piano sempre più piacevole, anche se le incursioni di Baine gli causavano anche una notevole quantità di dolore all’articolazione della gamba slogata.
Baine venne molte altre volte e persino Garrosh stesso trovò appagamento sessuale, arrivando all’orgasmo diverse volte; tuttavia, a differenza del suo carceriere, lui schizzava all’esterno i suoi liquami viscidi. Bloodhoof invece riversò tutto quanto il suo sperma all’interno del ventre di Garrosh, gonfiandolo fino a farlo divenire tondo e pesante.
«Urgh… esci da lì dentro!» protestò Garrosh dopo l’ennesimo orgasmo di Baine, cercando di sottrarsi senza successo.
Tutto lo sperma che gli aveva sparato in corpo senza alcun pudore gli dava adesso una sensazione di pesantezza e di pienezza che non aveva mai provato nemmeno durante i lauti pasti che consumava a Nordania durante la campagna contro il Flagello per tenersi caldo e in forze; inoltre, quel fardello era più che altro fastidioso e gli causava sonnolenza.
«Decido io quando smettere!» brontolò Baine, stantuffando la sua erezione nella vagina della sua vittima in un’ultima dimostrazione di supremazia prima di estrarla definitivamente.
Si prese un momento per osservare la sua preda e crogiolarsi nell’autocompiacimento: il suo corpicino magro e fragile aveva adesso il ventre pesantemente deformato e ingrossato e la vagina era talmente slargata che Garrosh non sarebbe riuscito neanche a sentire i muscoli del suo nuovo orifizio per un bel po' di tempo. Dalle labbra gocciolava fuori il suo seme, scivolando poco per volta - almeno per ora - tra le sue chiappe per andare a raccogliersi in una pozzanghera sul pavimento sotto di lui. Baine era certo che non appena lo avesse rimesso seduto quella ridicola pozza avrebbe assunto le dimensioni di un lago.
Garrosh ansimava rumorosamente tenendo gli occhi socchiusi. Aveva l’espressione esausta e anche un po’ soddisfatta tipica di chi è reduce da un ricco banchetto; tuttavia, non essendo la sua vera faccia ma quella di un’Umana molto simile a Jaina, Baine la trovava molto volgare e sexy e solo la Madre Terra sapeva quanto fosse eccitato dal suo sguardo. Avrebbe desiderato fottersi di nuovo la sua gola, stavolta fino a staccargli completamente la parte inferiore del cranio, ma il cadavere era in condizioni pessime per poter reggere un altro round e persino lui stesso aveva bisogno di prendersi una pausa per ricaricarsi. Aveva finito le “munizioni” e non c’era alcun divertimento a scopare a secco.
Lasciò andare le gambe di Garrosh, che ricaddero sul pavimento di peso. Non fu per niente piacevole, specialmente per l’arto slogato, tanto che Hellscream grugnì all’impatto.
«È stato divertente, no?» rise Baine, piegandosi a prendere con una mano il viso del suo prigioniero, sollevandolo per guardarlo da vicino «Scommetto che ti è piaciuto un sacco farti scopare così forte».
Per tutta risposta l’interpellato trovò la forza di sputargli in faccia, guadagnandosi un ceffone così forte da sbattere il cranio contro il muro e quasi svenire.
Bloodhoof si rialzò e gli scoccò un’occhiataccia di sbieco, pulendosi la faccia col dorso della mano. La sua espressione - che si era quasi addolcita per un momento - tornò dura, rabbiosa e colma di arroganza e superiorità.
«Sono sicuro che comincerai ad apprezzare presto… non hai nessuna via di scampo e io ho intenzione di godermi la mia vendetta lentamente».
Ciò detto, il Tauren diede le spalle alla sua vittima e si diresse verso l’uscita dalla cripta.
«Non mi piegherò mai a…!» Garrosh fu interrotto da un rutto che gli ripresentò in bocca l’orribile sapore del cazzo di Baine. La sua successiva smorfia di disgusto vanificò il suo tentativo di apparire forte e inflessibile agli occhi del suo carnefice.
Il nuovo Capoguerra esplose in una risata fatta col cuore dinanzi a quel ridicolo spettacolo e Garrosh abbassò il capo, vergognandosi della sua stessa debolezza.
Bloodhoof spense la luce, lasciando Hellscream nel buio impenetrabile della cripta. Mentre si inerpicava su per le scale, l’altro lo sentì parlare con qualcuno e dire: «Chiama Sylvanas, dille che l’ho rotto e deve sistemarlo… e che se vuole può divertirsi».
L’inflessione sull’ultima parola lasciava ben poco spazio a dubbi o fraintendimenti; tuttavia, Garrosh al momento aveva ben altri problemi che non preoccuparsi delle intenzioni della Regina Banshee. La gamba rotta giaceva scomposta vicino al suo fianco e gli faceva dannatamente male adesso che non c’era più la piacevole distrazione dell’erezione di Baine conficcata nella sua vagina. La mandibola slogata sembrava più pesante e rendeva ancora più ebete la sua espressione rimanendo a penzolare, obliqua e inerte.
Come se il dolore fisico per le sue fratture non fosse sufficiente, c’era anche il problema della sua pancia gonfia. Garrosh sospirò guardando il suo addome e cercò di rilassarsi contro la parete a cui era incatenato. Era troppo pieno, pesante e si sentiva sfinito nonostante non sentisse affatto il bisogno di dormire. Probabilmente quello del sonno era uno dei problemi che la Non Morte risolveva in maniera definitiva, come quello del cibo, del respiro e di altre funzioni corporali basilari. Arrivò addirittura a chiedersi se un Non Morto potesse ancora avere un’erezione.
Appoggiò il capo all’indietro e rimase a fissare il buio per qualche tempo, completamente immobile e in silenzio. Dopo poco percepì una consistente perdita dalla sua vagina accompagnata da rumori per niente gradevoli. Sembrava che insieme ai liquami di Baine stesse riemettendo anche dell’aria che non capiva come potesse essere entrata.
Mentre lentamente si svuotava la realtà delle vessazioni subite gli si rovesciò addosso in tutta la sua crudezza e il coraggioso eroe dell’Orda, Garrosh Hellscream, si ritrovò succube delle più terribili allucinazioni nel vano tentativo di negare a se stesso per l’ennesima volta che tutto ciò che stava subendo era reale. Iniziò a gridare improvvisamente e dibattersi, chiamando Baine e insultandolo.
Il suo delirio e la sua frustrazione consumarono le poche energie rimaste nel suo corpo e in breve ricadde inerte contro la parete, privo di sensi. Neanche si accorse della differenza: l’oblio dell’incoscienza era buio quasi quanto lo era la cripta.
Solo dopo un po’ le allucinazioni riuscirono ad avere la meglio anche su quel limbo vuoto. Udì le risate di scherno di Baine e di Sylvanas e poi li vide seviziare e tormentare il suo corpo di Orco, ormai ridotto ad un involucro vuoto appeso al muro come un macabro trofeo. Cercò di urlare e minacciarli ma la mandibola era inutilizzabile e non riusciva ad emettere niente più che grida incoerenti. Era un tormento che non riusciva a sopportare. Voleva tornare nel suo corpo.
All’improvviso Baine si voltò verso di lui e Garrosh vide che aveva un’erezione enorme, così grossa da essere sproporzionata rispetto al suo corpo, che pure era massiccio. Marciò verso di lui e ricominciò a violentarlo usando il suo gigantesco cazzo.
Garrosh riprese conoscenza dopo un lasso di tempo che non riuscì a quantificare e nel torpore del risveglio percepì un paio di mani che gli stringevano la cima dei capezzoli con non molto garbo. Emise un grido, temendo che fosse quell’orribile Baine deforme che aveva animato la sua follia nonostante fossero palesemente delle dita snelle quelle che si stavano occupando di lui. Cercò di ribellarsi, ma prima che potesse farlo la tortura cessò di colpo e le mani andarono a premergli l’addome. Questo non era più gonfio come lo era subito dopo la violenza di Baine: era ancora un po' arrotondato e pieno, ma la deformazione era molto più contenuta. Anche la pressione che esercitava era molto minore e finalmente non si sentiva più come se avesse mangiato un Mammuceronte intero da solo.
La mandibola e la gamba purtroppo erano ancora nelle disastrate condizioni in cui le aveva lasciate prima di addormentarsi. Anche se Baine aveva chiesto che Sylvanas si occupasse di lui non poteva sapere quando sarebbe arrivata a farlo.
«C’è ancora dello sperma di quello stupido Tauren… è disgustoso».
La morbida e lenta voce di Sylvanas Windrunner riecheggiò nella cripta, talmente vicina che Garrosh non ebbe alcun dubbio: era lei che si stava “divertendo” con le sue tette prima e con il suo ventre poi.
Garrosh ringhiò, al che la Regina Banshee scoppiò a ridere.
«Ah, ti sei svegliato… non posso credere che un Orco grande e grosso come te sia svenuto per un po' di sesso interspecie...» lo perculò con estrema calma la Dama Oscura, continuando a premere sulla sua pancia «Ah, no aspetta… adesso non sei più davvero un Orco… sei solo una patetica Umana» si corresse con voce beffarda, per poi ridere ancora.
«Che tu sia dannata, strega! Ridammi il mio corpo!» esclamò Hellscream.
«E perché dovrei? Il tuo cadavere è il miglior arredo di questa cripta… rende così piacevole l’atmosfera» replicò Sylvanas. Il suo sorriso era quasi palpabile attraverso le tenebre.
Garrosh sentì le sue dita carezzargli il volto, soffermandosi in particolare sulla metà di mandibola che pendeva slegata dal resto. Le diede qualche colpetto con il polpastrello, facendola oscillare leggermente.
«Trovo che questo corpo sia molto più adatto a te» ponderò a voce alta.
Garrosh avrebbe voluto strangolarla sul posto, ma le braccia legate sopra la sua testa non glielo permettevano, e anche se avesse avuto la possibilità di farlo dubitava che la forza dei suoi muscoli sarebbe stata anche solo sufficiente a poterle dare uno schiaffo.
«Oh, hai già smesso di lamentarti? Bene… adesso vediamo quanti danni ha fatto Baine, mh?».
Senza alcun preavviso l’ex Capoguerra sentì la mano della Dama Oscura che si infilava nella sua vagina bruscamente. A differenza dello sgraziato ingresso del Tauren, quello di Sylvanas fu stranamente indolore, molto probabilmente perché la larghezza dell’erezione dell’altro aveva già aperto la strada.
Garrosh emise un gemito di paura nel percepire le falangi di Sylvanas tastargli la carne interna senza che il suo corpo protestasse: era bastata una volta per lasciarlo così devastato persino dentro?
Con un orribile rumore appiccicoso e un risucchio Garrosh sentì il resto del braccio della Dama Oscura che si avventurava nel suo corpo senza nessun ostacolo ad impedirgli di avanzare strisciando in profondità.
«Accidenti, è arrivato davvero in profondità…!» esclamò la Regina Banshee con una punta di stupore nella voce.
Garrosh sobbalzò quando sentì la sua mano premere dall’interno contro la sua pancia e tentò di scalciare per allontanarla con la gamba ancora sana. Solo in quel momento alzò il viso ed incrociò le braci ardenti che brillavano negli occhi di Sylvanas persino attraverso il buio. Erano raccapriccianti.
La perquisizione interna terminò bruscamente come era iniziata, con immenso sollievo della vittima. La Regina Banshee mormorò qualcosa in una lingua che Garrosh non capiva - elfico molto probabilmente - e poi la sentì toccare la sua gamba rotta e la mandibola.
Un dolore accecante esplose nel suo corpo mentre sentiva Sylvanas premergli la mandibola al suo posto e l’articolazione che si risaldava per magia. Fece la stessa cosa con la gamba, dopo avergliela raddrizzata.
Al termine dell’operazione, Garrosh si ritrovò ad ansimare come se avesse appena corso per chilometri. Vide gli occhi di Sylvanas spostarsi più in alto, segno che si era alzata in piedi.
«Per qualche tempo Baine non potrà venire a prendersi cura di te, ma non preoccuparti. Ti manterrò io in allenamento per il suo ritorno» la beffarda risata della Regina Banshee riecheggiò nella cripta, colpendo in profondità la coscienza già segnata di Hellscream «Le mie Abominazioni saranno ben liete di divertirsi con il tuo bel corpicino».
Quella promessa e minaccia di Sylvanas si rivelò veritiera fin troppo presto. Baine non si fece vedere per un bel po’ di tempo e nel mentre svariate Abominazioni vennero inviate a mantenere larga ed allenata la sua vagina, nonché riempirgli di seme l’addome - anche se neanche più Abominazioni insieme non sarebbero mai riuscite ad arrivare al livello di Baine.
L’orgoglio e la voglia di protestare di Garrosh vennero rapidamente annichilite nonostante lui cercasse di mostrarsi ribelle e di manifestare disgusto per quello che subiva ormai quotidianamente. Il suo ventre veniva riempito e svuotato regolarmente e Sylvanas si curava di andarlo a ricomporre almeno una volta al giorno. Ad intervalli piuttosto lunghi venivano persino mandati da lui dei Reietti che si occupavano di ripulirgli il corpo - anche se non era una condizione che rimaneva tale molto a lungo.
Il continuo via vai di cazzi dentro di lui iniziava a far breccia nella sua ostinazione a conservare un po' del suo orgoglio personale. Più passava il tempo e più Garrosh provava piacere nell’essere violato e riempito dalle Abominazioni.
Un giorno, nel buio della cripta, qualche ora dopo aver avuto un prolungato rapporto con ben due Abominazioni - una ad occuparsi della sua vagina e l’altra col pene infilato in profondità nella sua gola - Garrosh udì dei rumori provenire dal punto in cui ormai aveva capito trovarsi le scale. Sollevò il capo e sogghignò anche se era al buio.
«Siete tornati per un altro round? Posso prendervi anche tutti e due insieme… se riuscite a convincermi».
C’era una nota di perverso divertimento nel suo tono di voce e il volume era un po' altalenante. Sembrava quasi che Garrosh fosse ubriaco.
Il nuovo venuto rimase in silenzio al contrario delle Abominazioni, che emettevano delle parole o anche dei versi incomprensibili mentre scendevano. Ascoltando più attentamente, Garrosh percepì un rumore di zoccoli che picchiavano sul duro pavimento di pietra.
«… Baine?» chiamò con una lieve esitazione nella voce.
Uno sbuffo provenne dal nuovo venuto, poi quest’ultimo rispose: «Vedo che Sylvanas ha fatto il suo dovere».
«Pensavo che fossi scappato!» esclamò Garrosh, poi scoppiò a ridere «Non te la prendi se ti dico che sono un po' usato, vero? È passato così tanto tempo dalla prima volta che quelle Abominazioni hanno dovuto sostituirti».
La luce si accese e Garrosh emise un grido di sofferenza, serrando gli occhi e voltando il capo. Udì il rumore degli zoccoli avvicinarsi e poi la mano di Baine stringersi forte attorno alla sua faccia e sollevarlo leggermente, forzandolo a guardarlo.
«Scommetto che non vedevi l’ora che tornassi, vero?».
Era stato via per più di un mese. Era stato un lungo ed intenso periodo durante il quale aveva dovuto “prendersi cura” dell’Orda che aveva sottratto alla guida di Garrosh. Era stato costretto a rimanere a Orgrimmar e lo stress che aveva accumulato era tale che in più di un’occasione aveva desiderato di poter tornare alla cripta a sfogarsi sul suo nemico ormai distrutto. Doveva ammettere che neanche nella più rosea delle sue previsioni aveva immaginato di ritrovarlo così ben disposto e quasi felice di vederlo.
Garrosh sorrise e cercò di allacciargli le gambe intorno alle sue, ma le catene erano troppo forte per permetterglielo.
«Le Abominazioni hanno fatto il tuo lavoro egregiamente» gli rispose Hellscream.
«Non credo… ti sei solo dimenticato come è stato scopare con me» replicò con arroganza il Tauren.
Ciò detto si premurò di svincolare le caviglie del suo prigioniero e di rimediare al lungo periodo di astinenza dell’ex Capoguerra, fatto che a quest’ultimo non dispiacque per niente. Contrariamente al loro primo rapporto, stavolta Garrosh parve apprezzare e addirittura godersi la sensazione di pienezza datagli dall’erezione di Baine e non solo: quando cominciò a sentire l’addome gonfio e pesante lo spinse leggermente in fuori per farlo vedere bene al suo partner, sorridendo in maniera perversa.
Baine non pensava che un cambiamento così radicale potesse avvenire senza che lui avesse fatto praticamente niente. Era dispiaciuto di essersi perso il momento esatto in cui Garrosh aveva cominciato ad essere collaborativo, abbandonando di fatto tutto ciò che era stato fino al loro Mak’gora. Voleva essere lui a spezzare la sua volontà e non essere rimpiazzato da un ammasso di carne putrida ricucita alla bell’e meglio insieme.
Decise che sarebbe tornato più spesso da lui per ricordargli che era una sua proprietà e non un semplice giocattolo per i tirapiedi di Sylvanas. Del resto, non aveva esplicitamente chiesto per caso che il suo nuovo corpo fosse così simile a quello di Jaina Proudmoore.
Nei giorni seguenti Baine mantenne il suo impegno e Garrosh arrivò ai limiti del suo gracile fisico pur di sopportare le intense e appaganti sessioni in compagnia del Tauren. Era diventato così accondiscendente che nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quello fosse stato Garrosh Hellscream, l’impetuoso eroe della campagna a Nordania.
Una settimana esatta dopo il ritorno di Baine, quest’ultimo scese nella cripta accompagnato da una riluttante Sylvanas Windrunner. Com’era ormai consuetudine ogni volta che c’era il Tauren le luci vennero accese. Subito Garrosh intuì chi fosse tornato a trovarlo e si raddrizzò nel suo angolino, lo sguardo carico di una malsana eccitazione che lo faceva sembrare quasi posseduto da un qualche spirito.
Gli enormi occhi azzurri si posarono sulle due figure che si trovavano all’ingresso e il suo entusiasmo si smorzò un po’.
«Perché hai portato anche lei?» brontolò stizzito il prigioniero «Non ho niente di rotto… non ancora» e sorrise mostrando i denti leggermente anneriti ma ancora integri e regolari. Ultimamente aveva cominciato addirittura a trovare piacevoli le fratture che Baine immancabilmente gli causava in virtù della sua massiccia stazza.
«Non vorrai che si unisca a noi?» chiese poco dopo con aria scettica.
«Non c’è nessun pericolo che lo faccia» intervenne la Regina Banshee prontamente, guardandolo con aria disgustata.
«Visto? Ti ho detto che ormai è la mia puttana» commentò Baine, rivolgendosi alla Dama Oscura.
«È davvero ripugnante...» brontolò quest’ultima «Ma ancora non ho capito perché sono qui...».
Bloodhoof si prese qualche momento prima di formulare la sua risposta: «Voglio liberarlo».
«Che cosa?! Sei impazzito?» sbottò Sylvanas arrabbiata «Questo non è uno scherzo. Se lo liberi potrebbe scappare e cercare aiuto da qualche parte… potrebbero venire a sapere altri di questa storia».
«La Dama Oscura ha paura?» domandò Baine, inarcando le sopracciglia.
«Non ho paura» la Regina Banshee azzerò la distanza che ancora la separava dal Tauren con pochi fluidi movimenti «Non mi sono mai tirata indietro contro i nemici più temibili e non l’ho fatto neanche quando mi hai chiesto di tradire il Capoguerra in carica» disse in tono lento e minaccioso, inchiodando sul posto Baine con i tizzoni ardenti che erano i suoi occhi «… inoltre sono l’unica in grado di ricomporre la tua bambola dopo che ti sei divertito».
Baine si allontanò leggermente da lei per tornare vicino a Garrosh.
«È completamente sottomesso. Non farà niente se non glielo ordino io» sogghignò «E te lo mostro subito».
Ciò detto, si piegò ad aprire le manette e le cavigliere che trattenevano Garrosh alla parete. Una volta libero, rimase lì seduto a fissare Baine come se aspettasse qualcosa. Sylvanas prudentemente si spostò a coprire l’imboccatura della scala per evitare che scappasse.
Hellscream allargò le cosce e si appoggiò al muro, pronto ad essere usato, ma Baine scosse la testa.
«Sei libero, puoi andartene» gli disse.
Incredibilmente, Garrosh emise un verso di protesta.
«Io non voglio andarmene. Voglio essere riempita» disse. Entrambi i suoi carcerieri percepirono distintamente il riferimento al femminile che aveva usato per se stesso. Qualsiasi cosa lo avesse cambiato così radicalmente doveva essere stata davvero potente per rimuovere persino la sua identità di genere.
Bloodhoof lanciò un’occhiata a Sylvanas che equivaleva ad un tacito “te l’avevo detto”, per poi tornare ad occuparsi della sua schiava.
«D’accordo… prima però dovrai farmi diventare duro» le fece notare il Tauren. Pareva ben felice di tenere con sé Garrosh, nonostante fosse stato lo strumento che aveva ucciso suo padre. Forse vederlo così adorante verso di lui e completamente sottomesso era ciò che desiderava come atto finale della sua vendetta, ancora più che vederlo morto. Sylvanas non riusciva a capire come ciò lo soddisfacesse, ma quelli non erano affari suoi.
Garrosh diligentemente strisciò sul pavimento fino a lui, si aggrappò con mani appena tremanti ai suoi calzoni e cominciò a spogliarlo. Nella sua espressione si leggeva chiaramente quanto fosse impaziente di oltrepassare i preliminari.
L’Elfa Non Morta emise un verso di disgusto mentre il suo sguardo si posava sul trofeo appeso poco distante da lei. Il cadavere Orco di Garrosh stava marcendo. La carne era in decomposizione e qualche vermetto strisciava sulla pelle marrone. Il processo sembrava essere andato di pari passo con la follia progressiva che aveva consumato il carattere originario del padrone del corpo. Il tanfo che emanava cominciava ad essere davvero insopportabile, ma Baine e la sua puttana non sembravano farci particolarmente caso.
«Questo dovremo sistemarlo altrove…» fece presente la Regina Banshee a voce piuttosto alta, anche se il Tauren ormai non la stava ascoltando più «… oppure bruciarlo».
Ciò detto girò sui tacchi e se ne andò alla svelta proprio mentre gli osceni gemiti di Baine si levarono più intensi che mai a riempire la cripta. Non poteva rimanere ad assistere: quello spettacolo era troppo persino per lei.
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Baine Bloodhoof, Garrosh Hellscream, Sylvanas Windrunner
Wordcount: 10'152 (
![[community profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/community.png)
Timeline: Ambientata subito prima dell'espansione "Cataclism".
Note: Dub-con, Het, Lemon, Non-con, Throat fucking, Violence, What if?
«Dovrei ringraziarti, sai? Se non avessi rifiutato di aiutarmi a riconquistare Picco del Tuono non avrei mai conosciuto Jaina… quel suo bel corpicino è davvero eccitante. Adesso capisco perché Thrall se la tiene in così stretti rapporti...».
Il tono di Baine adesso era diverso: non c’era più traccia di rabbia o rancore, solamente bieca cupidigia e trepidazione.
«È stata così gentile con me che non potevo di certo costringerla a scopare» Baine si interruppe e si produsse in una lugubre risata «Ma con te è diverso, vero Garrosh? Tu hai ucciso mio padre e mi hai abbandonato quando Magatha ha reclamato per sé la carica di Gran Capotribù!».
I pochi guerrieri che avevano aiutato Baine Bloodhoof a riconquistare Picco del Tuono erano alle sue spalle ed esultavano mentre Baine si ergeva trionfante davanti a una Magatha Grimtotem ormai sconfitta. Lei e i suoi seguaci si trovavano nella piazza principale della città. Erano tutti in ginocchio e tenuti sotto tiro dai guerrieri di Baine, tranne Magatha. La Tauren era in piedi e fronteggiava a testa alta il suo nemico.
Baine la fissava in silenzio con espressione truce, la mano stretta intorno alla sua lancia. Più la guardava e più ripensava a suo padre, a tutte le buone cose che aveva fatto per il loro popolo, per garantire loro un prospero futuro all’interno dell’Orda e di come le sue buone intenzioni fossero state sfruttate per infliggergli la più ignobile delle morti.
E l’artefice era proprio dinanzi a lui, colei che gli aveva strappato per sempre l’affetto e la compagnia dell’unico genitore che gli era rimasto a guidarlo. Cairne non aveva fatto niente di male per meritarsi un tradimento del genere.
Il Tauren gonfiò il petto e strinse la sua arma con maggiore forza.
«Magatha… i tuoi Totem Truce non sono più ben accetti a Picco del Tuono. La tua tribù sarà esiliata a Millepicchi e dovrà cavarsela da sola» decretò Baine in tono fermo e autoritario «E per quanto riguarda te, Magatha...».
L’anziana sciamana non fece in tempo a dire o fare niente che Baine levò la lancia e gliela conficcò con un gesto brusco nello stomaco, spingendola poi a fondo. Scavò con la punta fino a che non uscì dalla sua schiena, graffiando e spezzando qualche osso a ridosso della spina dorsale.
Magatha si accasciò emettendo un gemito strozzato contro la spalla enorme di Baine, stringendo con una mano il suo braccio nel vano tentativo di fermarlo.
Baine continuò a premere l’arma dentro la sua pancia. Voleva sentire la sua vita che l’abbandonava, godersi la sensazione di aver vendicato l’ideatrice del complotto che aveva portato alla morte del suo amato padre.
«Questo è per mio padre» ringhiò a mezza voce, sputandole contro tutto il suo odio e il suo rancore «Che il tuo spirito possa vagare lontano dalla pace della Madre Terra per tutto il male che hai fatto».
Magatha cercò di parlare, ma Baine torse la lancia e lo schiocco netto delle ossa spezzate si accompagnò all’ultimo, roco sospiro della Matriarca dei Totem Truce.
Il suo corpo si abbandonò completamente contro Baine, il quale lo sollevò e senza alcuna cerimonia lo gettò nella polvere, in mezzo agli altri Totem Truce.
Si voltò verso i suoi seguaci ed esclamò: «Io, Baine Bloodhoof, succederò a mio padre in qualità di Gran Capotribù!».
Un coro di grida entusiaste si levò dai guerrieri.
«Portate via questi traditori e disfatevi del cadavere di Magatha. Non ci sarà nessuna pira funeraria per lei, solo il sole e gli avvoltoi che si ciberanno della sua carne».
Tra i Totem Truce serpeggiò l’orrore e lo sdegno per le sue parole: i Tauren avevano sempre onorato i loro morti bruciandone i resti su una pira perché potessero riunirsi con la Madre Terra che li aveva generati. Non rispettare quella sacra tradizione era il massimo del disprezzo che si potesse riservare ad uno della loro razza.
Nonostante ciò, i membri della tribù di Magatha furono costretti a ritirarsi senza potersi riappropriare del corpo della loro venerata Matriarca, trattenuto dalla guardia del nuovo Gran Capotribù.
«Non dovremmo disonorare Magatha in questo modo...» Hamuul Runetotem si staccò lentamente dal gruppo di Tauren alle spalle del giovane Bloodhoof, avvicinandosi a quest’ultimo. Sapeva che in quel momento Baine era accecato dalla rabbia e dalla voglia di vendicarsi, e in qualità di amico e consigliere dell’ormai ex Gran Capotribù si sentiva in dovere di dire qualcosa.
Baine era un bravo ragazzo ed era certo che dietro la nebbia rossa che gli offuscava la vista si nascondesse un Tauren di buon cuore, esattamente come lo era stato suo padre.
«Nonostante le sue azioni disonorevoli, è una Tauren come noi. Merita almeno una cerimonia funebre come il più misero di noi» disse, sperando di riuscire a toccare le corde più profonde del suo animo.
Ciò che non si aspettava quando Baine si girò verso di lui fu lo sguardo colmo di odio e di risentimento che gli fu rivolto. I suoi occhi erano cerchiati di nero e leggermente infossati, molto probabilmente per la lunga mancanza di sonno; tuttavia, l’inquietante cipiglio cupo faceva accapponare la pelle.
«Non voglio sentire le tue prediche sull’onore ai morti per Magatha. Era una traditrice e come tale sarà trattata, fino in fondo» disse, e il suo tono lasciava presupporre che la sua dovesse essere l’ultima parola in merito all’argomento.
Si guardò intorno e alzò la sua lancia ancora sporca di sangue in fase di coagulazione.
«E adesso toccherà al nostro cosiddetto “Capoguerra”, colui che si è macchiato le mani del sangue di Cairne Bloodhoof!» gridò.
Le sue parole furono accolte da altre ovazioni mentre Hamuul lentamente si ritirava tra la folla, sconvolto dal cambiamento radicale che la perdita del padre aveva causato in Baine. Il buono e giovane Tauren che aveva conosciuto era morto con Cairne, lasciando il posto ad una macchina da guerra assetata di sangue e di vendetta.
Garrosh Hellscream, il nuovo Capoguerra dell’Orda, sedeva nel Mastio Grommash, al posto che solitamente occupava Thrall. Si sentiva a disagio e non era di certo perché sentiva di non meritarsi la sua carica. Dopotutto, lui era l’eroe di Nordania!
No, il suo era un problema unicamente… fisico. Si spostò lentamente sul trono di legno, mettendosi di traverso con le gambe appoggiate sul bracciolo e la schiena adagiata contro l’angolo tra il bracciolo opposto e lo schienale. Si agitò leggermente per sistemarsi meglio, ma scoprì che anche così quella enorme sedia di legno era terribile per la schiena e le terga.
«Dovrei farla imbottire...» brontolò a mezza voce, tornando seduto dritto con uno sbuffo «Come faceva Thrall a starci seduto tutto il giorno…?» aggiunse a mezza voce, provando a sdraiarcisi letteralmente sopra per traverso.
«Garrosh!».
Il figlio di Grommash sobbalzò all’udire l’autoritaria voce di Eitrigg mentre l’anziano Orco Roccianera entrava nella sala principale del Mastio Grommash senza essere annunciato. Per la sorpresa il nuovo Capoguerra rotolò giù dallo scranno, finendo di faccia a terra. Si affrettò a rialzarsi.
«Cosa c’è?» chiese l’Orco Mag’har con un lieve ringhio, irritato dalla figuraccia che aveva appena fatto con uno dei consiglieri più fidati del suo predecessore.
«È arrivata una delegazione da Pic...»
«Non c’è bisogno che mi annunci, Eitrigg!».
L’Orco Roccianera tacque irrigidendo la mascella e si fece da parte mentre Garrosh allungava il collo oltre la sua spalla per vedere chi avesse avuto l’ardire di presentarsi a Orgrimmar senza neanche farsi annunciare in anticipo, nonostante dalla voce avesse già capito di chi si trattava.
Baine Bloodhoof si stagliava nel vano della porta, coprendo la luce che filtrava dall’esterno. Sulla schiena aveva un enorme totem biforcuto, le cui braccia si affacciavano ciascuna da oltre una delle sue immense spalle. Portava l’armatura tipica del suo popolo, eppure in qualche maniera sembrava più ricca, anche se Garrosh non riuscì a capire da cosa dipendesse quella sua sensazione.
«Ah, Baine. Pensavo Picco del Tuono avesse bisogno di te in questo momento» esclamò l’Orco Mag’har.
Bloodhoof avanzò nella stanza a passo pesante, fermandosi al centro. La sua espressione era carica di rabbia e arroganza.
«Immagino che ti sia giunta voce circa la fine che ha fatto Magatha e la sua tribù» Baine abbassò leggermente il viso e sogghignò mentre un luccichio perverso gli brillava negli occhi.
Era la prima volta che Garrosh vedeva uno sguardo così cupo e sinistro sulla faccia di un Tauren.
«Io… sì, ho saputo» rispose Hellscream «Quello che Magatha ha fatto è stato un atto codardo e disonorevole».
Ciò che sentì Garrosh subito dopo quelle parole fu un intenso dolore alla mandibola e poi un’esplosione di dolore - ancora più forte - dietro la testa mentre si accasciava contro il trono di Thrall, sbattendo la testa contro il bordo del sedile.
Baine abbassò il pugno con cui l’aveva colpito e dichiarò: «Anche le tue mani sono sporche del sangue di mio padre!».
Ciò detto, gli puntò contro un dito e disse: «Io ti sfido al Mak’gora, Garrosh! Reclamerò la tua vita per quello che hai fatto a mio padre!».
«Baine… no!» esclamò Eitrigg, colpito dalla rabbia delle sue parole «Il tuo popolo ha già sofferto un lutto, non puoi...».
«La mia sfida è stata lanciata e non la ritirerò!» Baine scoccò un’occhiata di fuoco a Eitrigg «Avrò la mia vendetta su questo vile codardo incapace di uccidere un avversario in un duello leale».
Le ultime parole del Tauren surriscaldarono l’animo guerriero di Garrosh, spingendolo a ribattere per le rime.
Si alzò e tornò verso Baine e stavolta fu lui a prenderlo a pugni in faccia. La stazza massiccia del Tauren impedì a quest’ultimo di finire steso a terra per il colpo, però arretrò di un paio di passi.
«Accetto la tua sfida, Baine! Io non sono un codardo e sono stato sfruttato da Magatha per i suoi scopi. Io sono Garrosh Hellscream e sono un guerriero onorevole! Che Mak’gora sia!» declamò il nuovo Capoguerra, risoluto.
L’arena fu preparata alla svelta, secondo il volere di Garrosh, e vennero convocati sia gli sciamani per le benedizioni rituali delle armi sia il pubblico. La voce di quel nuovo Mak'gora si diffuse a macchia d’olio in città, per cui nel giro di pochissimo tutta Orgrimmar era a conoscenza dell’imminente duello. I cittadini sembravano impazienti di assistere alla rivincita di Baine per la morte di suo padre, per cui si affrettarono a riunirsi sugli spalti dell’arena di Orgrimmar.
Garrosh aveva con sé Urloatroce ed era di nuovo con indosso un semplice e microscopico perizoma che serviva solo a coprirgli le parti intime. Gli sembrava che non fossero passate che poche ore dall’ultima volta che aveva duellato in quell’arena. Stavolta però non c’era Magatha a benedirgli l’ascia, bensì uno sciamano Orco.
Era eccitato: l’adrenalina gli pulsava nelle vene, rendendolo impaziente di dimostrare al suo sfidante che non aveva bisogno di sotterfugi per vincere.
Dal lato opposto dell’arena, Baine si stava preparando allo stesso modo. Il suo sciamano stava benedicendo la sua arma, una lunga lancia dalla lama affusolata.
«Perché i Tauren credono che una stupida lancia possa competere con Urloatroce?» si chiese tra sé, gongolando silenziosamente per la superiorità inequivocabile che la sua arma aveva su quella del suo avversario.
I preparativi terminarono rapidamente e Garrosh e Baine avanzarono nell’arena, ponendosi alla stessa distanza da Eitrigg, che avrebbe dato il via alla sfida.
L’Orco Roccianera sembrava particolarmente stanco e si prese qualche momento per scambiare un’occhiata con entrambi, poi declamò: «Conoscete entrambi le regole del Mak’gora. Vincerà lo sfidante che riuscirà a rimanere in vita. Combattete al meglio delle vostre capacità e che vinca il più forte! Lok’tar ogar!».
Alle ultime parole di Eitrigg il combattimento iniziò e fu Baine il primo a farsi sotto: con la sua lancia alzata corse incontro a Garrosh, gridando rabbiosamente.
L’Orco allargò leggermente le gambe per stabilizzare la sua posizione e poi momento giusto levò Urloatroce per parare il primo affondo, cercando di affondare con la lama fino alla spalla destra di Baine per mettergliela fuori uso.
Il Tauren sfruttò lo slancio dell’Orco e ruotò la lancia per allontanare l’ascia da sé. L’arma ruotò violentemente ma Garrosh non lasciò la presa.
Si guardarono intensamente per qualche istante, poi si liberarono l’uno dall’altro con un agile balzo. Fu Hellscream a contrattaccare per primo stavolta: alzò Urloatroce con entrambe le mani e saltò addosso a Baine.
Quest’ultimo rotolò di lato e si rialzò rapidamente, molto di più di quanto si sarebbe potuto immaginare vista la stazza. Impugnando la lancia con forza si lanciò a capo chino verso il fianco scoperto di Garrosh, il quale si affrettò a togliersi dalla portata della lancia.
Erano entrambi capaci e forti. Il combattimento proseguì per diverso tempo, logorando i nervi e la resistenza di entrambi. La polvere ricopriva pelle e pelliccia e tutti e due stavano cominciando a dare i primi segni d’impazienza.
Garrosh scattò per l’ennesima volta verso il suo avversario, stavolta cercando di affondargli Urloatroce in un fianco. Non riusciva a trovare una falla nella sua guardia nonostante Baine stesse chiaramente agendo in preda ad emozioni forti, molto più delle sue. Era così lucido nelle sue contromosse da essere quasi inquietante.
Di nuovo la lama di Urloatroce fischiò, ma stavolta al rumore non seguì quello del metallo che cozza violentemente con altro metallo: l’enorme ascia ululante fu intercettata dall’asta di legno dell’arma di Bloodhoof, che per il violento contraccolpo si incrinò.
Garrosh sogghignò di fronte a quello stupido errore: come aveva potuto sperare che una fragile lancia di legno potesse competere con la leggendaria arma di suo padre?!
«Lo stesso patetico errore di Cairne...» pensò tra sé e sé mentre imprimeva maggiore forza al suo affondo.
La lancia si spezzò a metà e lo sguardo di Garrosh lampeggiò di puro trionfo mentre finalmente riusciva ad aprirsi una via attraverso le difese di Baine. Avrebbe vinto anche allora.
Era così certo di stare per dare il colpo di grazia al Tauren che la mossa di quest’ultimo lo colse completamente alla sprovvista: Baine gli andò incontro, praticamente abbracciandolo per traverso, uscendo dalla traiettoria di Urloatroce e conficcandogli la lama della lancia nel fianco con violenza, dal basso verso l’alto.
Il respiro si spezzò in gola al figlio di Grommash nel sentire il metallo che si faceva strada nelle sue carni, attraverso le costole, spingendosi in profondità grazie all’impeto del movimento del Tauren.
Hellscream sentì l’ascia riuscire a colpire la schiena di Baine, ma solo di striscio e non con la violenza necessaria a lasciargli più di un taglietto superficiale. Fu l’ultima cosa che percepì prima che un freddo pungente cominciasse a diffondersi nel suo corpo.
Tremò violentemente tra le braccia di Baine - che ancora lo stava stringendo, per assicurarsi che il moncone di lancia andasse bene a fondo - e per gli spasmi lasciò cadere Urloatroce.
Non pensava che sarebbe morto così, ucciso in un Mak’gora, infilzato da una stupida lancia rotta. Non era stato abbastanza veloce, aveva dato per scontata la sua vittoria prima di aver assestato il colpo finale. Stava morendo per colpa di un suo errore di valutazione.
Scosso da violenti spasmi e sempre più debole, tutto ciò che riuscì a mormorare fu: «Almeno… sono morto combattendo con onore...».
«Non preoccuparti, Garrosh… con te non ho ancora finito...».
L’Orco sgranò gli occhi sentendo la voce di Baine sussurrargli all’orecchio quelle parole, calda e pacata, rassicurante in una maniera contorta e perversa. Alla luce di quell’affermazione un dubbio atroce si insinuò nella sua mente: quei tremori così violenti, non aveva mai visto nessuno morire in quella maniera.
«Tra… di-t...» cercò di dire, ma le scosse terminarono bruscamente in quel preciso momento e con esse perse anche l’ultimo labile e doloroso appiglio con la realtà.
Garrosh Hellscream si immaginava che oltre la morte esistesse una specie di giardino idilliaco simile alla Nagrand di quando era giovane in cui gli Orchi si riunivano ai loro Antenati per trascorrere l’eternità a cacciare e combattere. Pensava che fosse come ritornare alle loro origini, prima della corruzione demoniaca portata da Gul’dan e della schiavitù.
Di certo non si immaginava che dopo il trapasso si sarebbe ritrovato in una sala cupa e angusta simile ad una cripta che puzzava di intrugli alchemici e cadaveri - ossia l’odore tipico dei Reietti.
Garrosh sbatté confuso le palpebre, ancora pesanti, e cercò di guardarsi attorno per capire dove si trovava.
Quello non poteva essere il luogo del suo eterno riposo. Era troppo buio, troppo… concreto.
La testa gli faceva male e la mente era annebbiata, come se fosse stato drogato. Improvvisamente, simile ad un fulmine a ciel sereno, i ricordi degli ultimi avvenimenti gli si riversarono addosso: lo scontro con Baine, la ferita mortale, i fremiti… la sinistra promessa del Tauren.
Non era ancora morto. Era dolorante e incatenato da qualche parte - sentiva le catene che gli trattenevano le braccia sollevate e le gambe a terra - ma era ancora vivo.
Cercò di divincolarsi, ma era troppo debole e le catene erano ovviamente oltre la sua portata. Le fece semplicemente tintinnare contro i blocchi di pietra che costituivano la parete alle sue spalle e il pavimento sotto i suoi piedi. Un panno infilato nella sua bocca gli impediva di parlare, per cui dovette limitarsi ad emettere degli acuti mugolii per cercare di richiamare l’attenzione.
Pretendeva di sapere dove si trovava e di avere dall’artefice di tutto ciò una valida scusa: dopo averlo accusato di essere un codardo senza onore per aver ucciso Cairne con la lama di Urloatroce intrisa di veleno, Baine aveva fatto la stessa identica cosa ma con una tossina che non lo aveva ucciso. Voleva sapere che intenzioni aveva, era un suo pieno diritto!
«Ma guarda un po' chi si è risvegliata!».
La voce di Baine era carica di sarcasmo e ilarità, ma Garrosh non riusciva a vedere il Tauren nella penombra della cripta.
Era ancora fiacco e stordito, ma la rabbia per l’affronto subito ardeva forte nel suo corpo e doveva darle sfogo.
Mugolò contro il cencio che aveva ficcato in bocca, cercando di farsi capire, ma urlare gli faceva venire mal di testa e dopo poco fu costretto a smettere.
«Hai ancora tutte queste energie… il trasferimento è andato davvero bene» commentò Baine.
Hellscream aggrottò le sopracciglia, non capendo di cosa stesse parlando. Udì gli zoccoli del Tauren sbattere sul pavimento, sempre più vicini. La penombra si fece più fitta che mai e Garrosh sentì il calore di un corpo enorme vicino al suo. Baine doveva essergli praticamente addosso.
L’Orco alzò lo sguardo alla ricerca del viso del suo aguzzino e tentò di liberarsi ancora, invano.
«Sarà così divertente spezzarti» rise cupamente il Tauren, allontanandosi.
Garrosh non capiva fino in fondo che intenzioni avesse. Poteva intuire che volesse vendicarsi in maniere poco convenzionali e disonorevoli, ma se sperava di piegarlo con le torture stava sbagliando persona. Lui non gli avrebbe dato alcuna soddisfazione in tal senso: era un Orco, il figlio di Grommash Hellscream, e come tale avrebbe sopportato il dolore senza protestare, fino alla fine.
Sentì il rumore dei suoi passi, pochi e lenti, poi con uno sgradevole rumore cigolante un’esplosione di luce inondò il sotterraneo.
Garrosh chiuse gli occhi di scatto, ma rimase momentaneamente accecato. Piccole luci gli lampeggiarono davanti agli occhi, impedendogli per qualche momento di vedere oltre, poi lentamente il mondo intorno a lui cominciò a delinearsi di nuovo.
Con orrore si trovò a guardare Baine, in piedi di fianco al suo corpo, il corpo di Garrosh. Penzolava dal soffitto, appeso per le braccia, e aveva ancora indosso lo striminzito perizoma rituale del Mak’gora. Il suo fianco trafitto era stato curato ma si vedevano ancora le tracce della ferita inferta da Baine.
Garrosh doveva ammettere di avere davvero un fisico niente male da quella prospettiva. Il fatto era che lui non avrebbe dovuto potersi vedere dall’esterno.
Si sentiva smarrito e soprattutto inorridito e spaventato: cosa gli era successo? Perché non si trovava nel suo corpo?
Istintivamente guardò verso il basso e un brivido gli serpeggiò dentro: era in un corpo diverso, un corpo minuto e pallido, con curve morbide sui fianchi e sul petto. Era un corpo femminile ed era ciò che più odiava in assoluto: un’Umana. Non c’erano più le sue enormi zanne, l’incarnato bruno, la sua corporatura imponente e la muscolatura massiccia di un vero Orco guerriero. C’erano solo le flaccide e deboli membra di quel fragile corpo femminile, completamente inadatto alla guerra. Non sarebbe stata in grado di sollevare Urloatroce neanche se fosse stata aiutata.
«Aaaah, sì. Era esattamente questa l’espressione che volevo» Baine sorrise soddisfatto dinanzi allo sguardo di Garrosh «Paura e confusione… è strano, vero?».
Il Tauren lambì il torace nudo dell’Orco, aggirando uno dei suoi larghi e sodi pettorali con la stessa cura che avrebbe riservato ad un trofeo.
Garrosh si sentiva derubato del suo onore e di ciò che aveva faticato tutta la vita per conquistare: la sua impareggiabile forza e l’orgoglio di essere un Hellscream. L’eredità di suo padre, il suo corpo forte e il fisico così simile al suo, non c’era più.
Baine lo guardò, crogiolandosi nel piacere di vedere colui che gli aveva strappato suo padre prima del tempo soffrire per la perdita della cosa che aveva di più cara e importante in tutta Azeroth: se stesso. Garrosh era così facile da leggere, al pari del più insignificante e grezzo Grunt di Orgrimmar.
«Sylvanas è stata così gentile da aiutarmi nella mia impresa. Spero che il cadavere che ha scelto ti piaccia, perché sarà il tuo nuovo corpo finché deciderò di tenerti in vita...» lo sfotté con arroganza Baine, prendendo qualcosa da un tavolo ingombro di alambicchi e altri attrezzi mentre tornava verso il suo prigioniero.
Garrosh era così annichilito dalla sua nuova condizione che non reagì minimamente alla notizia della complicità della Regina Banshee in quel piano perverso. Lasciò cadere il capo e perse ogni interesse nel manifestare dissenso. Si sentiva così debole e vuoto in quel momento…
«Andiamo, sei così disperato? Pensavo che ti saresti opposto un po’ di più. Così non c’è nessun gusto...» sospirò Bloodhoof con aria delusa.
Garrosh voleva solo morire, fingendo che quell’orrore non fosse mai accaduto, pensando di essere semplicemente caduto in battaglia contro il figlio di Cairne. Era un pensiero molto consolante se paragonato alla scissione tra il suo corpo e la sua anima e alla condanna di quest’ultima alla Non Morte. Forse era così che si era sentita Sylvanas quando Arthas l’aveva costretta a diventare una Banshee.
Garrosh sentì la mano del Tauren ghermirgli i capelli - piuttosto lunghi, troppo per i suoi gusti - e sollevargli la testa in maniera che guardasse dritto di fronte a sé, nello specchio che gli fu prontamente messo dinanzi.
«Sylvanas è stata davvero brava… ha trovato un corpo perfetto» commentò soddisfatto Bloodhoof «È il cadavere più simile a lei che abbia mai visto».
Hellscream rimase a fissare la sua nuova faccia per qualche momento, attonito: la forte illuminazione della cripta non lasciava posto a dubbi. Il suo viso era quasi identico a quello di Jaina Proudmoore, eccetto per il pallore cadaverico, le labbra tumefatte ed un bel paio di occhiaie nere a coronare i suoi nuovissimi occhi azzurri. Per un istante a Garrosh parvero addirittura luccicare come diamanti carichi di energia, ma forse era stato solamente un gioco di luci riflesse sulla superficie dello specchio. Sulle guance c’era qualche ammaccatura e in alcuni punti la pelle era scorticata e lasciava intravedere i muscoli sottostanti, ma per il resto era un cadavere davvero ben conservato. Il collo presentava un taglio netto alla base che la diceva lunga sulla causa della morte della disgraziata Umana; tuttavia, la ferita era stata ricucita con numerosi punti di sutura. Lo spesso filo nero che era stato utilizzato per ricucire la gola spiccava in netto contrasto sulla sua pelle diafana.
Persino i capelli erano uguali a quelli di Jaina, lunghi fino alle spalle e biondi - anche se sembrava che il colore fosse un po’ troppo smorto per essere naturale.
La forte somiglianza con la giovane diplomatica di Theramore diede un’ulteriore sferzata all’ego già a pezzi di Garrosh, che considerava codardi vili e indegni della gloriosa morte sul campo di battaglia tutti coloro che si appellavano alla magia per difendersi. La guerra era fatta per essere vissuta e combattuta in prima linea, non dietro il sicuro riparo delle barricate mentre il fuoco pioveva dal cielo sui loro nemici.
Baine tirò con più forza i capelli di Garrosh, raddrizzandolo abbastanza da potersi piegare a raggiungere il suo orecchio.
«Dovrei ringraziarti, sai? Se non avessi rifiutato di aiutarmi a riconquistare Picco del Tuono non avrei mai conosciuto Jaina… quel suo bel corpicino è davvero eccitante. Adesso capisco perché Thrall se la tiene in così stretti rapporti...».
Il tono di Baine adesso era diverso: non c’era più traccia di rabbia o rancore, solamente bieca cupidigia e trepidazione.
«È stata così gentile con me che non potevo di certo costringerla a scopare» Baine si interruppe e si produsse in una lugubre risata «Ma con te è diverso, vero Garrosh? Tu hai ucciso mio padre e mi hai abbandonato quando Magatha ha reclamato per sé la carica di Gran Capotribù!».
Lasciò andare i capelli di Garrosh e gli afferrò il viso, sollevandolo perché incontrasse il suo sguardo carico di lussuria.
«Con te posso fare tutto ciò che voglio…».
Nonostante le pesanti umiliazioni che gli erano state inflitte, da qualche parte dentro di sé Garrosh sentì riaccendersi il fuoco della rabbia. Il suo sguardo si animò della sua furia all’idea di essere abusato e tentò con rinnovato vigore di liberarsi.
«Eccolo! Quel fuoco di rabbia che ti arde negli occhi… quel fuoco che voglio spegnere per sempre!» Baine esultò mentre lasciava andare la sua vittima con uno scatto, sbattendola contro la parete cui erano incatenati i suoi piedi.
Garrosh sbatté la testa, rimanendo momentaneamente stordito; cosicché Baine poté senza problemi avvicinargli una mano alla bocca e togliere il fazzoletto che gli impediva di parlare.
Avere la bocca libera era una piacevole novità per la condizione di Hellscream, che ne approfittò subito per minacciare: «L’Orda ti schiaccerà per quello che mi hai fatto!».
Le novità di quella sua aberrante trasformazione erano così tante che il fatto che la sua voce fosse quella di una femmina - molto probabilmente della donna Umana nel cui corpo era stato “trapiantato” - non lo colpì più di tanto. Il suo tono suonava aggressivo ma il timbro vocale era talmente delicato che di fatto la sua esclamazione non sortì l’effetto sperato.
Bloodhoof scoppiò a ridere sguaiatamente: «L’Orda? La tua Orda?! E come potrebbe visto che adesso è la mia Orda?».
La notizia colse completamente alla sprovvista Garrosh, spingendolo a dibattersi con ancora maggiore foga, urlando: «Usurpatore! Tu non sei un Capoguerra!».
«Eppure è esattamente il titolo che mi ha conferito Thrall quando ha saputo della tua morte».
Se avesse davvero avuto i poteri di Jaina, molto probabilmente Garrosh avrebbe potuto incenerire Baine con lo sguardo tant’era l’odio che bruciava nei suoi occhi.
«Tu… maledetto…!» Garrosh fu zittito da un ceffone a mano aperta che gli sbatté la testa nuovamente contro il muro.
«Mi piace sentirti protestare con tanto ardore, sai? Oh, sì...» Baine sovrastò la sua vittima con la sua imponente stazza, sbattendogli in faccia il suo inguine.
Garrosh si ritrovò a premere il naso contro qualcosa di enorme e duro attraverso i calzoni del Tauren e non gli ci volle un eccessivo volo di fantasia per intuire di cosa si trattasse. Capì in un istante di essere stato raggirato: Baine lo aveva stuzzicato per indurlo a reagire e potersi eccitare e lui come un idiota aveva fatto il suo gioco.
«Adesso è arrivata l’ora di usare la bocca per qualcosa di… costruttivo».
Nel dire ciò il Tauren si slacciò la cintura e calò le braghe, rivelando un’erezione di tutto rispetto per uno della sua stazza. Era il cazzo più grosso che Garrosh avesse mai visto in tutta la sua vita. Era certo che persino se fosse stato nel suo corpo avrebbe avuto delle difficoltà a farselo entrare in bocca.
Serrò forte la mandibola e cercò di ritrarsi, addossandosi contro il muro, ma Baine era in una posizione di netto vantaggio e lui non aveva nessuna via di fuga.
«Avanti, apri quella bocca… hai già finito con le lamentele? Vuoi che ti racconti della mia nomina a Capoguerra? Oh, è stata una festa splendida… pensa che tutti sembravano così sollevati di non averti più tra i piedi!» il Tauren si afferrò l’erezione e premette il glande completamente glabro e scoperto contro le labbra chiuse della sua vittima «Soprattutto Eitrigg. Forse si era già stancato di farti da balia mentre ti pavoneggiavi sul trono di Thrall come se ti fossi meritato in qualche modo quel posto!».
Quell’ultima spudorata provocazione fece cedere la stoica resistenza di Garrosh: «Io ho affrontato il Re dei Lich a Nordania, poppante! Sono un eroe per l’O-onghf!».
Baine gli cacciò in bocca la cima della sua erezione. Grossa com’era, Garrosh fu costretto a spalancare la bocca al massimo delle sue possibilità per accogliere tutto il glande; tuttavia, il pene di Baine era decisamente più lungo e più grosso di quella prima parte e il Tauren pareva intenzionato ad ottenere molto di più da lui.
Il nuovo Capoguerra dell’Orda si appoggiò contro la parete con il torace mentre con le mani costringeva la sua vittima a sollevare il capo verso l’alto e gli spingeva allo stesso tempo il cazzo dentro la bocca.
Garrosh iniziò a sentirsi soffocare per l’eccessivo ingombro in gola. Cercò di tossire e dimenarsi ma non riusciva a fare niente e la forza di Baine era soverchiante. Mentre la cima della sua erezione gli arrivava in gola, nella cripta riecheggiò un sinistro schiocco d’ossa.
Hellscream lanciò un grugnito disarticolato di dolore che voleva essere un grido misto di sofferenza e terrore mentre la mandibola del suo nuovo corpo cedeva bruscamente per fare spazio al Tauren. Il lato sinistro dell’osso adesso penzolava, disarticolato, trattenuto attaccato al resto della faccia unicamente dal complesso di carne semi-decomposta, tendini e muscoli che in cui era imbrigliato. Era una fortuna che il corpo fosse stato così fresco - o così ben conservato - altrimenti sarebbe finito come certi Reietti che non avevano più la metà inferiore della bocca.
Baine scoppiò a ridere, sovrastando in parte i versi della sua vittima. Non si peritò affatto a continuare a spingere, nonostante gli evidenti danni alla mandibola che stava causando.
Nonostante l’iniziale sensazione di stare soffocando, di fatto Garrosh si rese conto con una certa paura del fatto che i suoi polmoni morti non avevano più bisogno di incamerare aria perché lui potesse “vivere”. La sua condizione era ancora nuova per lui e sicuramente non sarebbe stato semplice abituarsi.
Smise di dibattersi per cercare di respirare e fece come se stesse semplicemente trattenendo il fiato. Non accadde assolutamente niente, fatto che da una parte lo rassicurò un poco - e dall’altra gli diede ancora più cupa e orribile consapevolezza di non essere più vincolato al suo corpo vivo e pulsante ma ad un cadavere.
A dispetto della mancanza di quelle funzioni corporali semplici ed essenziali di un essere ancora in vita, Garrosh ebbe un attacco di nausea nel sentire il pene di Baine con la cima conficcata piuttosto in profodità nella sua gola. A quel nuovo stimolo il suo corpo reagì rapidamente: i conati arrivarono violentemente e improvvisamente. I muscoli della gola di Garrosh si contrassero bruscamente e con forza intorno alla base del glande di Baine, che emise un roco e indecente verso di piacere.
«Era esattamente quello che mi serviva...» esclamò con soddisfazione, muovendo il bacino come per fottersi la sua gola.
Garrosh chiuse gli occhi cercando di distrarsi dall’orribile situazione. La mandibola gli doleva ad ogni affondo, minacciando di cadergli del tutto. Come se ciò non bastasse, l’articolazione che ancora manteneva saldato l’osso al resto del cranio cigolava in maniera decisamente preoccupante. In cuor suo pregava che non cedesse pure quella: sarebbe stato orribile rimanere con la mandibola mollemente appesa alla faccia. Sentiva il sapore dell’erezione di Baine - tutt’altro che gradevole - e la sua puzza di sudore e di qualche altra cosa, qualcosa di più bestiale ed elusivo. I suoi sensi di cadavere funzionavano persino troppo bene per i suoi gusti e ciò che sentiva gli dava il voltastomaco.
I conati non accennavano a cessare e Baine non pareva intenzionato a smettere a giudicare dagli osceni mugolii che produceva.
«La tua gola mi stringe proprio nel punto migliore…!» commentò compiaciuto il Tauren.
Arrivò al culmine del processo nel giro di pochi minuti, quando si inarcò schiacciando il petto peloso contro il muro e si spinse con buona parte del suo peso dentro la gola di Garrosh, che temette che il suo fragile corpo Umano si spezzasse a metà come un ramoscello insignificante sotto tutto quel peso. Eiaculò con vergognosa abbondanza e Hellscream fu costretto a ingoiare il copioso frutto del suo godimento, troppo in profondità per riuscire a sputarlo. Era davvero tantissimo sperma per una persona sola. Non pensava che i Tauren potessero produrne così tanto.
Ingerì tutto il seme di Baine e solo una volta che quest’ultimo ebbe terminato decise che aveva giocato abbastanza con la sua bocca.
«Un inizio niente male» commentò mentre estraeva l’erezione leggermente flaccida dalla bocca della sua vittima «Spero che tu sia altrettanto eccitante anche da altre parti».
La rimozione dell’enorme pene di Baine fu un sollievo immenso per la sua mandibola slogata, nonostante la quale riuscì comunque ad articolare un discorso coerente e comprensibile: «Maledetto bastardo! Te la farò pagare per questo!».
Immaginò che fosse la stessa perversa magia nera che permetteva ai Reietti sprovvisti di mandibola di parlare e a quelli con le orbite cave di vedere. Non gliene importava molto, purché fosse in grado di manifestare il suo dissenso e la sua rabbia in qualche modo.
«Ah, non penso proprio!» replicò Bloodhoof con arroganza, chinandosi ad aprire i ceppi che tenevano le smilze gambe umane di Garrosh ancorate alla parete. Una volta libere, Baine le strinse per le caviglie e le sollevò.
L’ormai ex Capoguerra tentò allora di divincolarsi dalla sua stoica stretta, scalciando e dimenandosi come se stesse tentando di sfuggire alla morte in persona. Purtroppo per lui i suoi calci non erano abbastanza forti per costituire un ostacolo alla forza notevole del suo carceriere.
«Patetico…!» rise di lui quest’ultimo, ghermendogli le cosce con ambedue le mani e aprendole con malagrazia mentre tratteneva Garrosh sospeso in posizione parallela rispetto al pavimento «Davvero credi di poter avere la forza di opporti? È davvero… divertente vederti affannare così tanto».
Hellscream gemette sentendo le gambe che venivano aperte con la forza fino quasi a formare un angolo piatto. Evidentemente la femmina di cui aveva preso il corpo non era allenata ad un simile sforzo, perché i suoi muscoli bruciarono di dolore con tale forza da spingere Garrosh a gridare e agitarsi con anche più foga nel tentativo di tornare ad un’apertura degli arti inferiori accettabile.
Baine lo tenne saldamente fermo e premette il suo pene ancora turgido contro la stretta apertura tra le sue cosce. Le labbra della vagina si aprirono all’ingresso dell’erezione e la carne morbida e asciutta sfregò dolorosamente contro quella dell’intruso mentre entrava senza alcun garbo, spingendosi a fondo nonostante chiaramente non fosse nelle condizioni di farlo: senza lubrificante era impossibile che tutto il suo sesso riuscisse a sgusciare all’interno della vagina di quel minuto corpicino pallido.
Garrosh si inarcò con violenza, serrando i pugni e sputando imprecazioni decisamente colorite. Era la cosa più dolorosa che avesse mai sperimentato. Era come se il suo corpo si stesse spezzando in due. Il bruciore interno dovuto al forzato sfregamento era atroce e l’inerme vittima non riusciva a mettere abbastanza forza nel suo corpo per poterla spuntare contro Baine. Quell’Umana era così vergognosamente debole…
«Sì, mi piace vederti opporre resistenza» commentò sghignazzando il Tauren, continuando a spingersi con forza dentro Garrosh «Ti potrò anche spezzare in due, ma non perderò l’occasione di scoparti per niente al mondo».
L’ex Capoguerra non desiderava altro che di annichilire completamente i sensi del suo nuovo corpo: era tutto così doloroso e strano per lui, non avendo mai posseduto per natura una vagina.
Baine riuscì ad entrare solo per metà prima di incontrare una maggiore resistenza da parte dell’anatomia del corpo di Garrosh, qualcosa di più duro di semplici orifizi troppo stretti perché potesse violarli senza causare danni.
Hellscream gridò con più forza mentre Baine cominciava a muovere avanti e indietro il bacino per sfondare l’ulteriore resistenza. Agitò le braccia facendo tintinnare le catene e scosse la testa, tremando di rabbia e per il desiderio di ribellarsi a tutto ciò. Se fosse stato vivo i suoi polmoni sarebbero andati a fuoco per la potenza delle sue grida.
Baine pareva compiaciuto dalle sue vuote proteste. Ogni tanto mugolava mentre spingeva con foga, forzando ogni volta un poco di più l’ostacolo.
Il tanfo di Tauren sudato saturava l’aria intorno a loro e come se non bastasse Garrosh aveva ancora il suo terribile sapore in bocca. Anche lui stava cominciando a sudare nello sforzo di opporsi, anche se il suo corpo non riusciva ad emanare un fetore forte come quello della sua nemesi.
Con un colpo secco e un altro orribile rumore di ossa che cedevano, anche la gamba sinistra di Garrosh finì con lo slogarsi, proprio all’altezza della testa del femore. Lui emise una specie di ululato selvaggio di dolore mentre la gamba ruotava di un angolo innaturale nella presa forte di Baine.
Quest’ultimo allora diede un altro colpo e la resistenza cedette definitivamente, facendogli un po' di posto.
Garrosh sentì qualcosa di ignoto nel suo corpo che si apriva di schianto al barbaro assalto del Tauren con uno schiocco umido che pur essendo doloroso era anche stranamente piacevole. Al successivo affondo Bloodhoof riuscì ad entrare ancora di più, arrivando ad inserire nella vagina di Garrosh poco più di metà della sua erezione, causando assieme al dolore dell’attrito tra le loro carni anche un gradevole senso di pienezza.
Garrosh era stordito dalla gran quantità di dolore subito tutto insieme e non riusciva ad apprezzare niente che non fosse intenso tanto quanto la sofferenza già sperimentata fino ad allora. Rimase a penzolare inerte dalla parete, emettendo dei bassi versi di agonia, ma solo per riflesso, mentre Baine riprendeva a fotterlo con enfasi ora che l’ostacolo interno era abbattuto.
La cosa si rivelò meno inebriante ed eccitante rispetto alla scopata nella sua gola, pur essendo la sua vagina abbastanza stretta - anche se non allo stesso livello della sua gola. La mancanza di lubrificante rendeva la cosa decisamente dolorosa anche per lui.
Per fortuna che il cadavere che aveva usato per l’anima di Garrosh era femminile, e quindi estremamente facile per lui da controllare. Forse sarebbe riuscito anche a far sì che la sua vittima tornasse a reagire con più intensità.
«Ora riaccendiamo un po' l’ardore di poco prima, mh? Voglio sentirti urlare ancora» esclamò Baine.
Si leccò la punta dell’indice della mano destra e andò a premerla contro un punto specifico appena sotto la cima del Monte di Venere di Garrosh.
Quest’ultimo fremette, colto alla sprovvista dallo strano piacere che si diffuse rapidamente in tutto il suo corpo. Era come se avesse premuto un tasto magico per accendere all’istante ogni genere di piacevole stimolo da parte del suo corpo.
Garrosh iniziò ad inarcarsi ritmicamente e agitare l’unica gamba che ancora gli rispondeva, contraendo e rilasciando i muscoli. Era ancora più bello di quando si masturbava per soddisfare la sua consueta erezione mattutina.
Il suo corpo reagì alla sua eccitazione in una maniera che per lui era del tutto sconosciuta: sentì qualcosa di viscido e ovviamente bagnato uscire dalla sua vagina e dopo poco l’enorme erezione di Baine cominciò a non fare più così male come all'inizio. L’attrito stava diminuendo molto rapidamente e addirittura le penetrazioni del Tauren stavano cominciando a piacergli. Non riusciva a credere di stare cedendo alle sue vessazioni.
L’apatia causata dall’eccesso di dolore cedette il passo a mugolii, gemiti e grida di incontenibile piacere mentre veniva penetrato con violenza. Si faceva schifo da solo per come stava reagendo.
«Ah… ora capisco perché sei un “Hellscream”» commentò sarcastico Baine mentre dava una spinta più forte per poi rimanere conficcato in profondità in Garrosh. Alcuni secondi dopo l’ex Capoguerra lo sentì venire copiosamente e la sensazione di pienezza che aveva già avvertito in precedenza si ripresentò con ancora più forza.
Baine si svuotò dentro il suo corpo e poi riprese a scoparselo abbandonando la stimolazione del suo “tasto magico” mentre Garrosh ansimava pietosamente e gemeva.
Dopo poco Hellscream sentì il piacere impennarsi e poi riversarsi in lui con violenza. Sentì la vagina contrarsi forte e il liquido che aveva reso quella tortura più sopportabile aumentare di molto. Tirò le manette e si schiacciò contro la parete dietro la sua testa emettendo un’incoerente e ridicola serie di versi.
«Che… stai cercando di scappare? Non abbiamo ancora finito» esclamò Bloodhoof mentre gli andava dietro, comprimendo la sua vittima tra il muro e il suo corpo enorme.
Il collo di Garrosh si piegò sotto le spinte del Tauren, ma fortunatamente non così tanto da rompersi.
L’amplesso durò ancora per molto e per Garrosh divenne pian piano sempre più piacevole, anche se le incursioni di Baine gli causavano anche una notevole quantità di dolore all’articolazione della gamba slogata.
Baine venne molte altre volte e persino Garrosh stesso trovò appagamento sessuale, arrivando all’orgasmo diverse volte; tuttavia, a differenza del suo carceriere, lui schizzava all’esterno i suoi liquami viscidi. Bloodhoof invece riversò tutto quanto il suo sperma all’interno del ventre di Garrosh, gonfiandolo fino a farlo divenire tondo e pesante.
«Urgh… esci da lì dentro!» protestò Garrosh dopo l’ennesimo orgasmo di Baine, cercando di sottrarsi senza successo.
Tutto lo sperma che gli aveva sparato in corpo senza alcun pudore gli dava adesso una sensazione di pesantezza e di pienezza che non aveva mai provato nemmeno durante i lauti pasti che consumava a Nordania durante la campagna contro il Flagello per tenersi caldo e in forze; inoltre, quel fardello era più che altro fastidioso e gli causava sonnolenza.
«Decido io quando smettere!» brontolò Baine, stantuffando la sua erezione nella vagina della sua vittima in un’ultima dimostrazione di supremazia prima di estrarla definitivamente.
Si prese un momento per osservare la sua preda e crogiolarsi nell’autocompiacimento: il suo corpicino magro e fragile aveva adesso il ventre pesantemente deformato e ingrossato e la vagina era talmente slargata che Garrosh non sarebbe riuscito neanche a sentire i muscoli del suo nuovo orifizio per un bel po' di tempo. Dalle labbra gocciolava fuori il suo seme, scivolando poco per volta - almeno per ora - tra le sue chiappe per andare a raccogliersi in una pozzanghera sul pavimento sotto di lui. Baine era certo che non appena lo avesse rimesso seduto quella ridicola pozza avrebbe assunto le dimensioni di un lago.
Garrosh ansimava rumorosamente tenendo gli occhi socchiusi. Aveva l’espressione esausta e anche un po’ soddisfatta tipica di chi è reduce da un ricco banchetto; tuttavia, non essendo la sua vera faccia ma quella di un’Umana molto simile a Jaina, Baine la trovava molto volgare e sexy e solo la Madre Terra sapeva quanto fosse eccitato dal suo sguardo. Avrebbe desiderato fottersi di nuovo la sua gola, stavolta fino a staccargli completamente la parte inferiore del cranio, ma il cadavere era in condizioni pessime per poter reggere un altro round e persino lui stesso aveva bisogno di prendersi una pausa per ricaricarsi. Aveva finito le “munizioni” e non c’era alcun divertimento a scopare a secco.
Lasciò andare le gambe di Garrosh, che ricaddero sul pavimento di peso. Non fu per niente piacevole, specialmente per l’arto slogato, tanto che Hellscream grugnì all’impatto.
«È stato divertente, no?» rise Baine, piegandosi a prendere con una mano il viso del suo prigioniero, sollevandolo per guardarlo da vicino «Scommetto che ti è piaciuto un sacco farti scopare così forte».
Per tutta risposta l’interpellato trovò la forza di sputargli in faccia, guadagnandosi un ceffone così forte da sbattere il cranio contro il muro e quasi svenire.
Bloodhoof si rialzò e gli scoccò un’occhiataccia di sbieco, pulendosi la faccia col dorso della mano. La sua espressione - che si era quasi addolcita per un momento - tornò dura, rabbiosa e colma di arroganza e superiorità.
«Sono sicuro che comincerai ad apprezzare presto… non hai nessuna via di scampo e io ho intenzione di godermi la mia vendetta lentamente».
Ciò detto, il Tauren diede le spalle alla sua vittima e si diresse verso l’uscita dalla cripta.
«Non mi piegherò mai a…!» Garrosh fu interrotto da un rutto che gli ripresentò in bocca l’orribile sapore del cazzo di Baine. La sua successiva smorfia di disgusto vanificò il suo tentativo di apparire forte e inflessibile agli occhi del suo carnefice.
Il nuovo Capoguerra esplose in una risata fatta col cuore dinanzi a quel ridicolo spettacolo e Garrosh abbassò il capo, vergognandosi della sua stessa debolezza.
Bloodhoof spense la luce, lasciando Hellscream nel buio impenetrabile della cripta. Mentre si inerpicava su per le scale, l’altro lo sentì parlare con qualcuno e dire: «Chiama Sylvanas, dille che l’ho rotto e deve sistemarlo… e che se vuole può divertirsi».
L’inflessione sull’ultima parola lasciava ben poco spazio a dubbi o fraintendimenti; tuttavia, Garrosh al momento aveva ben altri problemi che non preoccuparsi delle intenzioni della Regina Banshee. La gamba rotta giaceva scomposta vicino al suo fianco e gli faceva dannatamente male adesso che non c’era più la piacevole distrazione dell’erezione di Baine conficcata nella sua vagina. La mandibola slogata sembrava più pesante e rendeva ancora più ebete la sua espressione rimanendo a penzolare, obliqua e inerte.
Come se il dolore fisico per le sue fratture non fosse sufficiente, c’era anche il problema della sua pancia gonfia. Garrosh sospirò guardando il suo addome e cercò di rilassarsi contro la parete a cui era incatenato. Era troppo pieno, pesante e si sentiva sfinito nonostante non sentisse affatto il bisogno di dormire. Probabilmente quello del sonno era uno dei problemi che la Non Morte risolveva in maniera definitiva, come quello del cibo, del respiro e di altre funzioni corporali basilari. Arrivò addirittura a chiedersi se un Non Morto potesse ancora avere un’erezione.
Appoggiò il capo all’indietro e rimase a fissare il buio per qualche tempo, completamente immobile e in silenzio. Dopo poco percepì una consistente perdita dalla sua vagina accompagnata da rumori per niente gradevoli. Sembrava che insieme ai liquami di Baine stesse riemettendo anche dell’aria che non capiva come potesse essere entrata.
Mentre lentamente si svuotava la realtà delle vessazioni subite gli si rovesciò addosso in tutta la sua crudezza e il coraggioso eroe dell’Orda, Garrosh Hellscream, si ritrovò succube delle più terribili allucinazioni nel vano tentativo di negare a se stesso per l’ennesima volta che tutto ciò che stava subendo era reale. Iniziò a gridare improvvisamente e dibattersi, chiamando Baine e insultandolo.
Il suo delirio e la sua frustrazione consumarono le poche energie rimaste nel suo corpo e in breve ricadde inerte contro la parete, privo di sensi. Neanche si accorse della differenza: l’oblio dell’incoscienza era buio quasi quanto lo era la cripta.
Solo dopo un po’ le allucinazioni riuscirono ad avere la meglio anche su quel limbo vuoto. Udì le risate di scherno di Baine e di Sylvanas e poi li vide seviziare e tormentare il suo corpo di Orco, ormai ridotto ad un involucro vuoto appeso al muro come un macabro trofeo. Cercò di urlare e minacciarli ma la mandibola era inutilizzabile e non riusciva ad emettere niente più che grida incoerenti. Era un tormento che non riusciva a sopportare. Voleva tornare nel suo corpo.
All’improvviso Baine si voltò verso di lui e Garrosh vide che aveva un’erezione enorme, così grossa da essere sproporzionata rispetto al suo corpo, che pure era massiccio. Marciò verso di lui e ricominciò a violentarlo usando il suo gigantesco cazzo.
Garrosh riprese conoscenza dopo un lasso di tempo che non riuscì a quantificare e nel torpore del risveglio percepì un paio di mani che gli stringevano la cima dei capezzoli con non molto garbo. Emise un grido, temendo che fosse quell’orribile Baine deforme che aveva animato la sua follia nonostante fossero palesemente delle dita snelle quelle che si stavano occupando di lui. Cercò di ribellarsi, ma prima che potesse farlo la tortura cessò di colpo e le mani andarono a premergli l’addome. Questo non era più gonfio come lo era subito dopo la violenza di Baine: era ancora un po' arrotondato e pieno, ma la deformazione era molto più contenuta. Anche la pressione che esercitava era molto minore e finalmente non si sentiva più come se avesse mangiato un Mammuceronte intero da solo.
La mandibola e la gamba purtroppo erano ancora nelle disastrate condizioni in cui le aveva lasciate prima di addormentarsi. Anche se Baine aveva chiesto che Sylvanas si occupasse di lui non poteva sapere quando sarebbe arrivata a farlo.
«C’è ancora dello sperma di quello stupido Tauren… è disgustoso».
La morbida e lenta voce di Sylvanas Windrunner riecheggiò nella cripta, talmente vicina che Garrosh non ebbe alcun dubbio: era lei che si stava “divertendo” con le sue tette prima e con il suo ventre poi.
Garrosh ringhiò, al che la Regina Banshee scoppiò a ridere.
«Ah, ti sei svegliato… non posso credere che un Orco grande e grosso come te sia svenuto per un po' di sesso interspecie...» lo perculò con estrema calma la Dama Oscura, continuando a premere sulla sua pancia «Ah, no aspetta… adesso non sei più davvero un Orco… sei solo una patetica Umana» si corresse con voce beffarda, per poi ridere ancora.
«Che tu sia dannata, strega! Ridammi il mio corpo!» esclamò Hellscream.
«E perché dovrei? Il tuo cadavere è il miglior arredo di questa cripta… rende così piacevole l’atmosfera» replicò Sylvanas. Il suo sorriso era quasi palpabile attraverso le tenebre.
Garrosh sentì le sue dita carezzargli il volto, soffermandosi in particolare sulla metà di mandibola che pendeva slegata dal resto. Le diede qualche colpetto con il polpastrello, facendola oscillare leggermente.
«Trovo che questo corpo sia molto più adatto a te» ponderò a voce alta.
Garrosh avrebbe voluto strangolarla sul posto, ma le braccia legate sopra la sua testa non glielo permettevano, e anche se avesse avuto la possibilità di farlo dubitava che la forza dei suoi muscoli sarebbe stata anche solo sufficiente a poterle dare uno schiaffo.
«Oh, hai già smesso di lamentarti? Bene… adesso vediamo quanti danni ha fatto Baine, mh?».
Senza alcun preavviso l’ex Capoguerra sentì la mano della Dama Oscura che si infilava nella sua vagina bruscamente. A differenza dello sgraziato ingresso del Tauren, quello di Sylvanas fu stranamente indolore, molto probabilmente perché la larghezza dell’erezione dell’altro aveva già aperto la strada.
Garrosh emise un gemito di paura nel percepire le falangi di Sylvanas tastargli la carne interna senza che il suo corpo protestasse: era bastata una volta per lasciarlo così devastato persino dentro?
Con un orribile rumore appiccicoso e un risucchio Garrosh sentì il resto del braccio della Dama Oscura che si avventurava nel suo corpo senza nessun ostacolo ad impedirgli di avanzare strisciando in profondità.
«Accidenti, è arrivato davvero in profondità…!» esclamò la Regina Banshee con una punta di stupore nella voce.
Garrosh sobbalzò quando sentì la sua mano premere dall’interno contro la sua pancia e tentò di scalciare per allontanarla con la gamba ancora sana. Solo in quel momento alzò il viso ed incrociò le braci ardenti che brillavano negli occhi di Sylvanas persino attraverso il buio. Erano raccapriccianti.
La perquisizione interna terminò bruscamente come era iniziata, con immenso sollievo della vittima. La Regina Banshee mormorò qualcosa in una lingua che Garrosh non capiva - elfico molto probabilmente - e poi la sentì toccare la sua gamba rotta e la mandibola.
Un dolore accecante esplose nel suo corpo mentre sentiva Sylvanas premergli la mandibola al suo posto e l’articolazione che si risaldava per magia. Fece la stessa cosa con la gamba, dopo avergliela raddrizzata.
Al termine dell’operazione, Garrosh si ritrovò ad ansimare come se avesse appena corso per chilometri. Vide gli occhi di Sylvanas spostarsi più in alto, segno che si era alzata in piedi.
«Per qualche tempo Baine non potrà venire a prendersi cura di te, ma non preoccuparti. Ti manterrò io in allenamento per il suo ritorno» la beffarda risata della Regina Banshee riecheggiò nella cripta, colpendo in profondità la coscienza già segnata di Hellscream «Le mie Abominazioni saranno ben liete di divertirsi con il tuo bel corpicino».
Quella promessa e minaccia di Sylvanas si rivelò veritiera fin troppo presto. Baine non si fece vedere per un bel po’ di tempo e nel mentre svariate Abominazioni vennero inviate a mantenere larga ed allenata la sua vagina, nonché riempirgli di seme l’addome - anche se neanche più Abominazioni insieme non sarebbero mai riuscite ad arrivare al livello di Baine.
L’orgoglio e la voglia di protestare di Garrosh vennero rapidamente annichilite nonostante lui cercasse di mostrarsi ribelle e di manifestare disgusto per quello che subiva ormai quotidianamente. Il suo ventre veniva riempito e svuotato regolarmente e Sylvanas si curava di andarlo a ricomporre almeno una volta al giorno. Ad intervalli piuttosto lunghi venivano persino mandati da lui dei Reietti che si occupavano di ripulirgli il corpo - anche se non era una condizione che rimaneva tale molto a lungo.
Il continuo via vai di cazzi dentro di lui iniziava a far breccia nella sua ostinazione a conservare un po' del suo orgoglio personale. Più passava il tempo e più Garrosh provava piacere nell’essere violato e riempito dalle Abominazioni.
Un giorno, nel buio della cripta, qualche ora dopo aver avuto un prolungato rapporto con ben due Abominazioni - una ad occuparsi della sua vagina e l’altra col pene infilato in profondità nella sua gola - Garrosh udì dei rumori provenire dal punto in cui ormai aveva capito trovarsi le scale. Sollevò il capo e sogghignò anche se era al buio.
«Siete tornati per un altro round? Posso prendervi anche tutti e due insieme… se riuscite a convincermi».
C’era una nota di perverso divertimento nel suo tono di voce e il volume era un po' altalenante. Sembrava quasi che Garrosh fosse ubriaco.
Il nuovo venuto rimase in silenzio al contrario delle Abominazioni, che emettevano delle parole o anche dei versi incomprensibili mentre scendevano. Ascoltando più attentamente, Garrosh percepì un rumore di zoccoli che picchiavano sul duro pavimento di pietra.
«… Baine?» chiamò con una lieve esitazione nella voce.
Uno sbuffo provenne dal nuovo venuto, poi quest’ultimo rispose: «Vedo che Sylvanas ha fatto il suo dovere».
«Pensavo che fossi scappato!» esclamò Garrosh, poi scoppiò a ridere «Non te la prendi se ti dico che sono un po' usato, vero? È passato così tanto tempo dalla prima volta che quelle Abominazioni hanno dovuto sostituirti».
La luce si accese e Garrosh emise un grido di sofferenza, serrando gli occhi e voltando il capo. Udì il rumore degli zoccoli avvicinarsi e poi la mano di Baine stringersi forte attorno alla sua faccia e sollevarlo leggermente, forzandolo a guardarlo.
«Scommetto che non vedevi l’ora che tornassi, vero?».
Era stato via per più di un mese. Era stato un lungo ed intenso periodo durante il quale aveva dovuto “prendersi cura” dell’Orda che aveva sottratto alla guida di Garrosh. Era stato costretto a rimanere a Orgrimmar e lo stress che aveva accumulato era tale che in più di un’occasione aveva desiderato di poter tornare alla cripta a sfogarsi sul suo nemico ormai distrutto. Doveva ammettere che neanche nella più rosea delle sue previsioni aveva immaginato di ritrovarlo così ben disposto e quasi felice di vederlo.
Garrosh sorrise e cercò di allacciargli le gambe intorno alle sue, ma le catene erano troppo forte per permetterglielo.
«Le Abominazioni hanno fatto il tuo lavoro egregiamente» gli rispose Hellscream.
«Non credo… ti sei solo dimenticato come è stato scopare con me» replicò con arroganza il Tauren.
Ciò detto si premurò di svincolare le caviglie del suo prigioniero e di rimediare al lungo periodo di astinenza dell’ex Capoguerra, fatto che a quest’ultimo non dispiacque per niente. Contrariamente al loro primo rapporto, stavolta Garrosh parve apprezzare e addirittura godersi la sensazione di pienezza datagli dall’erezione di Baine e non solo: quando cominciò a sentire l’addome gonfio e pesante lo spinse leggermente in fuori per farlo vedere bene al suo partner, sorridendo in maniera perversa.
Baine non pensava che un cambiamento così radicale potesse avvenire senza che lui avesse fatto praticamente niente. Era dispiaciuto di essersi perso il momento esatto in cui Garrosh aveva cominciato ad essere collaborativo, abbandonando di fatto tutto ciò che era stato fino al loro Mak’gora. Voleva essere lui a spezzare la sua volontà e non essere rimpiazzato da un ammasso di carne putrida ricucita alla bell’e meglio insieme.
Decise che sarebbe tornato più spesso da lui per ricordargli che era una sua proprietà e non un semplice giocattolo per i tirapiedi di Sylvanas. Del resto, non aveva esplicitamente chiesto per caso che il suo nuovo corpo fosse così simile a quello di Jaina Proudmoore.
Nei giorni seguenti Baine mantenne il suo impegno e Garrosh arrivò ai limiti del suo gracile fisico pur di sopportare le intense e appaganti sessioni in compagnia del Tauren. Era diventato così accondiscendente che nessuno avrebbe mai potuto immaginare che quello fosse stato Garrosh Hellscream, l’impetuoso eroe della campagna a Nordania.
Una settimana esatta dopo il ritorno di Baine, quest’ultimo scese nella cripta accompagnato da una riluttante Sylvanas Windrunner. Com’era ormai consuetudine ogni volta che c’era il Tauren le luci vennero accese. Subito Garrosh intuì chi fosse tornato a trovarlo e si raddrizzò nel suo angolino, lo sguardo carico di una malsana eccitazione che lo faceva sembrare quasi posseduto da un qualche spirito.
Gli enormi occhi azzurri si posarono sulle due figure che si trovavano all’ingresso e il suo entusiasmo si smorzò un po’.
«Perché hai portato anche lei?» brontolò stizzito il prigioniero «Non ho niente di rotto… non ancora» e sorrise mostrando i denti leggermente anneriti ma ancora integri e regolari. Ultimamente aveva cominciato addirittura a trovare piacevoli le fratture che Baine immancabilmente gli causava in virtù della sua massiccia stazza.
«Non vorrai che si unisca a noi?» chiese poco dopo con aria scettica.
«Non c’è nessun pericolo che lo faccia» intervenne la Regina Banshee prontamente, guardandolo con aria disgustata.
«Visto? Ti ho detto che ormai è la mia puttana» commentò Baine, rivolgendosi alla Dama Oscura.
«È davvero ripugnante...» brontolò quest’ultima «Ma ancora non ho capito perché sono qui...».
Bloodhoof si prese qualche momento prima di formulare la sua risposta: «Voglio liberarlo».
«Che cosa?! Sei impazzito?» sbottò Sylvanas arrabbiata «Questo non è uno scherzo. Se lo liberi potrebbe scappare e cercare aiuto da qualche parte… potrebbero venire a sapere altri di questa storia».
«La Dama Oscura ha paura?» domandò Baine, inarcando le sopracciglia.
«Non ho paura» la Regina Banshee azzerò la distanza che ancora la separava dal Tauren con pochi fluidi movimenti «Non mi sono mai tirata indietro contro i nemici più temibili e non l’ho fatto neanche quando mi hai chiesto di tradire il Capoguerra in carica» disse in tono lento e minaccioso, inchiodando sul posto Baine con i tizzoni ardenti che erano i suoi occhi «… inoltre sono l’unica in grado di ricomporre la tua bambola dopo che ti sei divertito».
Baine si allontanò leggermente da lei per tornare vicino a Garrosh.
«È completamente sottomesso. Non farà niente se non glielo ordino io» sogghignò «E te lo mostro subito».
Ciò detto, si piegò ad aprire le manette e le cavigliere che trattenevano Garrosh alla parete. Una volta libero, rimase lì seduto a fissare Baine come se aspettasse qualcosa. Sylvanas prudentemente si spostò a coprire l’imboccatura della scala per evitare che scappasse.
Hellscream allargò le cosce e si appoggiò al muro, pronto ad essere usato, ma Baine scosse la testa.
«Sei libero, puoi andartene» gli disse.
Incredibilmente, Garrosh emise un verso di protesta.
«Io non voglio andarmene. Voglio essere riempita» disse. Entrambi i suoi carcerieri percepirono distintamente il riferimento al femminile che aveva usato per se stesso. Qualsiasi cosa lo avesse cambiato così radicalmente doveva essere stata davvero potente per rimuovere persino la sua identità di genere.
Bloodhoof lanciò un’occhiata a Sylvanas che equivaleva ad un tacito “te l’avevo detto”, per poi tornare ad occuparsi della sua schiava.
«D’accordo… prima però dovrai farmi diventare duro» le fece notare il Tauren. Pareva ben felice di tenere con sé Garrosh, nonostante fosse stato lo strumento che aveva ucciso suo padre. Forse vederlo così adorante verso di lui e completamente sottomesso era ciò che desiderava come atto finale della sua vendetta, ancora più che vederlo morto. Sylvanas non riusciva a capire come ciò lo soddisfacesse, ma quelli non erano affari suoi.
Garrosh diligentemente strisciò sul pavimento fino a lui, si aggrappò con mani appena tremanti ai suoi calzoni e cominciò a spogliarlo. Nella sua espressione si leggeva chiaramente quanto fosse impaziente di oltrepassare i preliminari.
L’Elfa Non Morta emise un verso di disgusto mentre il suo sguardo si posava sul trofeo appeso poco distante da lei. Il cadavere Orco di Garrosh stava marcendo. La carne era in decomposizione e qualche vermetto strisciava sulla pelle marrone. Il processo sembrava essere andato di pari passo con la follia progressiva che aveva consumato il carattere originario del padrone del corpo. Il tanfo che emanava cominciava ad essere davvero insopportabile, ma Baine e la sua puttana non sembravano farci particolarmente caso.
«Questo dovremo sistemarlo altrove…» fece presente la Regina Banshee a voce piuttosto alta, anche se il Tauren ormai non la stava ascoltando più «… oppure bruciarlo».
Ciò detto girò sui tacchi e se ne andò alla svelta proprio mentre gli osceni gemiti di Baine si levarono più intensi che mai a riempire la cripta. Non poteva rimanere ad assistere: quello spettacolo era troppo persino per lei.