La sottile linea tra odio e amore
Dec. 29th, 2017 06:02 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: La sottile linea tra odio e amore
Rating: Rosso
Genere: Demenziale, Erotico
Personaggi: Illidan Stormrage, Khadgar, Maiev Shadowsong, Velen
Wordcount: 5231 (
fiumidiparole)
Prompt: Incontro combinato per il P0rn Fest #11 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Het, Lemon
«Lo hai sorvegliato per diecimila anni e hai conservato con cura il suo corpo negli ultimi dieci» Velen la interruppe prima che potesse terminare la frase, rimanendo ostinatamente attaccato alla questione “Illidan”.
La Custode emise un gemito di frustrazione.
«Messa in questi termini sembra quasi una perversione…!» protestò l’Elfa della Notte.
«… in tutti quei millenni in cui sei stato imprigionato… possibile che tu non l’abbia mai vista senza quell’ingombrante armatura?».
Le domande di Khadgar ad Illidan erano diventate sempre più intime e il Cacciatore di Demoni era diventato letteralmente un fascio di nervi a fior di pelle e di rabbia repressa.
Il Presidio della Liberazione, nella parte meridionale della Riva Dispersa, aveva una posizione privilegiata sulla piccola isola nota come Approdo di Legnomorto e soprattutto sulla minuscola Spiaggia dei Pinnapietra, dove viveva la piccola comunità di Murloc omonimi che era stata corrotta dalla Legione Infuocata.
Sul ciglio della scogliera che si affacciava su quell’esile striscia di sabbia, vicino al Disgregatore Fatuo del Presidio, Illidan e Khadgar osservavano i campioni di Azeroth cimentarsi nell’eradicazione sistematica di quei Vil Murloc, che nonostante tutti i loro sforzi sembravano non finire mai.
L’espressione di Illidan era di disgusto misto a trionfo mentre fissava quel massacro con i suoi occhi apparentemente ciechi. Al contrario, Khadgar sembrava decisamente contrariato e quasi sofferente dinanzi a quell’inquietante spettacolo.
«Mi dispiace per quei poveri Murloc...» sospirò a voce alta.
«Sono creature patetiche e inutili. Non capisco nemmeno perché la Legione Infuocata li abbia trasformati...» sputò in tono irritato Illidan.
«In molti possono essere una forza temibile» fece presente Khadgar, cercando per l’ennesima volta di mitigare l’odio immotivato del suo interlocutore per i Murloc.
«Muoiono così facilmente che non costituiscono neanche lontanamente una minaccia. Noi abbiamo una missione qui, entrare nella Tomba di Sargeras e fermare l’invasione dei demoni. Perché i nostri campioni devono perdere tempo in questioni di così poco conto?» esclamò il Cacciatore di Demoni in tono frustrato. Le ampie ali da pipistrello che gli fuoriuscivano dalle scapole, molli e ripiegate sulla schiena, si aprirono leggermente e vibrarono in risposta alla rabbia del loro proprietario.
«Dobbiamo prepararci come si deve all’ingresso nella base della Tomba di Sargeras. Hai sentito cosa ha detto Aegwynn» l’Arcimago scrollò le spalle, alzando lo sguardo mentre un Orco guerriero si lanciava in mezzo ad un capannello di Vil Murloc mulinando il suo spadone a due mani come una trottola «A proposito di prepararsi all’incursione...».
Illidan si girò a guardare l’Umano, incuriosito dalle sue ultime parole. Quest’ultimo estrasse dalla piccola borsa di pelle che portava a tracolla un rotolo di pergamena e lo aprì davanti a sé per leggerne il contenuto.
«Cosa sarebbe quella?» domandò il Cacciatore di Demoni. Una remota parte del suo cervello gli gridò che porre quella domanda era stato il più grosso errore della sua vita, ma gli sovvenne troppo tardi perché potesse fermarsi dal manifestare il quesito ad alta voce.
«Appunti» rispose Khadgar, una malsana scintilla di entusiasmo negli occhi «Vorrei che mi aiutassi a trovare delle nuove battute per le Missioni Mondiali da dare ai campioni in giro per la Riva Dispersa» fece una brevissima pausa, consultando i suoi appunti «Per esempio… nuove battute sugli Imp! Le battute sugli Imp non possono mancare!» aggiunse.
Illidan rimase a fissarlo per qualche istante in assoluto silenzio, preso del tutto alla sprovvista da ciò che stava dicendo. Fu solo una questione di pochi istanti, ma furono sufficienti a dare a Khadgar l’impressione che il Cacciatore di Demoni fosse più che disposto a dargli una mano. A quel punto iniziò ad elencare una lista di battute così pessime da far desiderare ad Illidan che diecimila anni prima Sargeras gli avesse amputato entrambe le orecchie anziché bruciato gli occhi.
Da qualche parte dentro di lui sentì una voce urlargli in tono a metà tra il disperato e il perentorio: «Fallo stare zitto! Piantagli una Lama da Guerra nella pancia!».
«Non posso ammazzarlo così a sangue freddo, la sua abilità con i teletrasporti di massa è unica. Potrei pentirmene nel futuro…!» rifletté Illidan, anche se non poteva fare a meno di pensare quanto la voce della sua coscienza - perché di quella non poteva che trattarsi - avesse effettivamente ragione. Se Khadgar non avesse smesso di torturarlo con quelle battute orribili per missioni idiote l’avrebbe strangolato con le sue stesse mani. Non poteva di certo privarsi del piacere di far cessare quel fiume in piena di freddure tremende di persona.
«E allora fa’ qualcosa, “Sire Illidan”! Cambia argomento!» la sua coscienza aveva utilizzato un tono decisamente sarcastico e pungente nel menzionare il suo appellativo tra gli Illidari «Qualsiasi cosa andrà bene basta che non sia questo!».
Un suggerimento intelligente, non c’era dubbio; peccato che il povero Illidan non avesse la benché minima idea di che tipo di discorso alternativo imbastire con l’Arcimago. Non lo conosceva affatto, l’unica cosa che sapeva era che a lui piacevano i Murloc; tuttavia, non era per niente certo di volerlo sentire piagnucolare sui disgustosi Vil Murloc che stavano ancora venendo sterminati senza pietà pochi metri sotto di loro. No, doveva trovare qualche altra cosa, qualcosa di completamente diverso.
«Pensa, Illidan… pensa…!» si disse, ma la sua disperazione era a tali livelli che non riuscì a farlo, purtroppo per lui. Parlò spontaneamente, senza premurarsi di mettere in moto il cervello, cosa che per lui era più unica che rara: «Tu hai qualcuno da cui tornare quando avremo sconfitto la Legione?».
Le parole gli scivolarono fuori di bocca così rapidamente che a Khadgar occorsero alcuni secondi per realizzare il senso della domanda.
«Che argomento di conversazione è?!» urlò la coscienza di Illidan nella sua testa, ma la protesta finì nel vuoto: il Cacciatore di Demoni era troppo sollevato di essere riuscito a zittire l’Arcimago, distogliendolo dai suoi malsani propositi.
Dopo l’iniziale stupore, Khadgar si decise a rispondere: «Ehm… sì, be’ qualcuno c’è in realtà. Si tratta di uno tra i più capaci maghi che abbia mai incontrato tra gli Elfi… è davvero un esperto e un genio».
Illidan lo guardò inarcando entrambe le sopracciglia: l’espressione di Khadgar era diventata improvvisamente così pensierosa e quasi stupida mentre continuava a fissarlo. Illidan si sentì tirato in causa da quello sguardo e non riuscì a non pensare che la descrizione che aveva appena fatto calzava molto bene con quella di lui stesso.
Era scioccante e il solo pensiero che Khadgar potesse provare qualche sentimento per lui lo disgustava.
«Non starai parlando di m…?»
«Oculeth è un telemante veramente sensazionale! Lui sì che mi capisce!» lo prevenne Khadgar, al che Illidan si abbandonò ad un lungo sospiro di sollievo.
Aveva sentito parlare dell’Esule Oscuro in questione, anche se non lo aveva mai visto di persona. Sapeva che aveva dato un indispensabile contributo alla ribellione degli Esuli Oscuri contro Elisande e quindi alla liberazione del suo corpo dalle grinfie di Gul’dan.
Khadgar era un tipo così fuori dagli schemi che non lo sorprendeva affatto la sua preferenza in fatto di partner di sesso maschile.
«Oh» fu tutto ciò che Illidan riuscì a replicare alla sua risposta.
Khadgar invece aveva ancora parecchio da dire in merito all’argomento: «E tu, invece? Scommetto che si tratta di Maiev… insomma, quando litigate sembrate una vecchia coppia di sposi...».
Sulla faccia dell’albino comparve un sorrisetto malizioso mentre dava una lieve gomitata nel fianco nudo, asciutto e muscoloso di Illidan.
«Che cazzo sta succedendo?! Come siamo arrivati a questo delirio?!» il tono della voce interiore del Cacciatore di Demoni era ben oltre l’arrabbiato e l’esasperato «Sta davvero pensando che tu e Maiev…? Uccidilo, UCCIDILO! Tagliagli la testa!».
«Non possiamo ucciderlo, te l’ho già detto! Le sue capacità sono troppo preziose...» obiettò Illidan tra sé e sé «Che cosa?! Maiev mi ha tenuto imprigionato per diecimila anni! Io la odio!» sbottò a voce alta. Il solo pensiero della Custode gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Khadgar sollevò le mani a mo’ di scudo tra se stesso e il suo rabbioso interlocutore.
«D’accordo, d’accordo… hai ragione… però quando non ti insulta… insomma, è anche piuttosto simpatica...» cercò di contrattaccare.
«Ci hai portato tu in questo pantano, fa’ qualcosa!» la coscienza di Illidan continuava a mandargli impulsi di puro allarmismo. Erano andati a finire in un terreno così disastrato e pericoloso che se il Cacciatore di Demoni non fosse stato attento avrebbe potuto strangolare quel piccolo Umano quasi senza accorgersene, mandando in fumo tutte le loro chance di sopravvivenza una volta che fossero riusciti a penetrare nella Tomba di Sargeras.
«… quanto una spada conficcata nell’inguine...» ringhiò il diretto interessato, dando così modo a Khadgar di continuare il filo del discorso.
Parallelamente più in alto all’interno del Presidio della Liberazione - più precisamente appena fuori il Centro di Comando in costruzione - Maiev e Velen stavano discutendo delle dinamiche della strategia da impiegare per fermare i continui rinforzi che la Legione Infuocata mandava alla Riva Dispersa.
«Dovremmo fare più pressione dai Campi Distorti e le Rupi Ululanti. Potremmo ricacciare i demoni oltre il fronte, circoscriverli nel perimetro della tomba» propose la Custode.
«Sarebbero una forza insormontabile una volta dato inizio all’assalto» le fece presente Velen «Dovremmo lasciare che si disperdano nelle altre zone dell’isola e far sì che possano occuparsene i campioni dei vari ordini».
«Con tutto il rispetto, tu non hai mai guidato un esercito in battaglia contro i demoni, Profeta» replicò Maiev «E almeno intorno alla Tomba di Sargeras i pipistrelli ammaestrati dei Cacciatori di Demoni possono rendersi utili per un assalto aereo concentrato» insistette.
«Ci sono diversi Vilcannoni pronti ad abbattere le minacce aeree, i pipistrelli non riuscirebbero neppure ad avvicinarsi» obiettò pacatamente Velen.
Maiev emise un sospiro di esasperazione. Stava cominciando ad avere mal di testa.
«Di questo passo non arriveremo a niente» esclamò in tono quasi rassegnato.
Velen stava pensando alla battaglia che avrebbero combattuto tra non molto nei sotterranei della Tomba di Sargeras. Sicuramente Kil’jaeden lo stava aspettando, pronto a cercare nuovamente di ucciderlo come aveva già tentato di fare innumerevoli volte negli ultimi millenni.
Velen si sentiva molto solo da quando Kil’jaeden e Archimonde avevano voltato le spalle al loro popolo per il potere offerto loro da Sargeras. Gli sarebbe piaciuto che fosse andata diversamente e che almeno Kil’jaeden - col quale aveva avuto i rapporti più stretti e spesso e volentieri anche intimi - fosse stato dalla sua parte, avesse scelto di proteggere il suo popolo come aveva fatto lui. Gli mancava il Kil’jaeden che era in origine.
«È così… lunga una vita da trascorrere da soli...» gli uscì detto all’improvviso, a voce alta.
«Cosa c’entra questo adesso?» domandò Maiev, infastidita e perplessa.
L’anziano Draenei la guardò in viso e nonostante l’elmo che le proteggeva la faccia, la Custode si sentì come se stesse sondando gli angoli più bui e lontani della sua anima. Si sentì profondamente vulnerabile a quegli occhi luminosi.
«Profeta?» chiese, cercando di spezzare il silenzio che si era venuto a creare «Possiamo tornare al discorso di poco fa? Era piuttosto importante...».
«Tu e Illidan… il vostro legame è forte, profondo…» Velen pronunciò quelle parole quasi in tono solenne, come se stesse officiando una specie di cerimonia.
«Cosa stai dicendo, Profeta? Illidan è quasi un demone» disse Maiev, sputando quelle parole con odio e rabbia «Gli ho dato la caccia per anni… io sono il cacciatore e lui la mia preda. Non c’è niente di profondo in questo. Ora, tornando alla strat...».
«Lo hai sorvegliato per diecimila anni e hai conservato con cura il suo corpo negli ultimi dieci» Velen la interruppe prima che potesse terminare la frase, rimanendo ostinatamente attaccato alla questione “Illidan”.
La Custode emise un gemito di frustrazione.
«Messa in questi termini sembra quasi una perversione…!» protestò l’Elfa della Notte.
«… in tutti quei millenni in cui sei stato imprigionato… possibile che tu non l’abbia mai vista senza quell’ingombrante armatura?».
Le domande di Khadgar ad Illidan erano diventate sempre più intime e il Cacciatore di Demoni era diventato letteralmente un fascio di nervi a fior di pelle e di rabbia repressa.
La voce della sua coscienza non mancava di svolgere il suo dovere e farlo stare meglio: «È colpa tua! Proprio di famiglie e fidanzati dovevi andare a parlare?!».
«No! Maiev era la mia carceriera, non stava certamente lì per allietarmi la prigionia!» sbottò Illidan in risposta, rendendosi conto solo troppo tardi del madornale errore che aveva appena commesso «No, aspet…!».
«Ah-ah! Allora lo ammetti!» Khadgar sorrise trionfante «Maiev ti piace!».
Illidan stavolta non riuscì a trattenersi e lo ghermì per il collo, sollevandolo da terra. L’Arcimago si aggrappò ai suoi polsi con entrambe le mani, agitando i piedi nell’aria e annaspando per respirare.
«Se ti lasciassi cadere da qui… probabilmente ti schianteresti su qualcuno di quei patetici Murloc corrotti e moriresti… chiudendo finalmente quella tua boccaccia» ringhiò minacciosamente Illidan.
«Quando lo propongo io di ammazzarlo non va bene, ma quando lo decidi tu arbitrariamente sì, eh? D’accordo, fallo pure… così quando moriremo tutti perché lui sarà una poltiglia mangiucchiata dai Murloc mi premurerò di farti presente che sarà stata tutta colpa tua!» esclamò con stizza la sua coscienza.
Illidan dovette suo malgrado riconoscere che la sua voce interiore aveva ragione e che Khadgar doveva continuare a vivere, purtroppo per lui. Digrignando i denti per lo sforzo si costrinse a muovere il braccio per riportare Khadgar sulla solida terra e ad allentare progressivamente la presa, per poi lasciarlo andare.
L’Arcimago cadde in piedi ma le gambe gli cedettero senza fare alcuno sforzo per resistere e finì in ginocchio immediatamente, ansimando rumorosamente e tossendo per riprendere ad inalare la preziosa aria.
Forse si era spinto un tantino in là. Ringraziò tacitamente la sua buona stella per non essere stato strangolato da Illidan.
«Hai una presa davvero forte… accidenti...» esclamò con voce leggermente strozzata, massaggiandosi il collo.
Il Cacciatore di Demoni non rispose: si levò in volo con pochi movimenti delle grandi ali da pipistrello e si allontanò senza aggiungere altro.
Contemporaneamente più in là Maiev stava combattendo la sua privata guerra verbale con Velen.
«Per l’ennesima volta, Profeta, possiamo smettere di parlare di Illidan in questi termini?!» gemette la Custode «Ho imprigionato il suo cadavere per evitare che potesse tornare, non per...».
«Non c’è niente di sbagliato nel non riuscire a liberarsi dall’ossessione per un uomo che hai inseguito per anni...» la interruppe l’anziano Draenei, fissandola con i suoi occhi luminosi e sereni. La sua voce era serena come se stesse intrattenendo un’amabile conversazione da salotto.
«Non ho nessuna ossessione per Illidan, Profeta! … non nel senso che intendi tu, almeno…» Maiev scosse la testa, scacciando il momentaneo imbarazzo «Sono solo obiettiva riguardo alla sua natura: “Traditore” non è un soprannome dato senza alcun fondamento, ormai è più demone che Elfo della Notte e...».
«Dovete solamente riuscire ad appianare i vostri dissapori e tutto andrà per il meglio» continuò ad interromperla Velen con ostinazione.
«Non possiamo “appianare i nostri dissapori”! Illidan è un demone e ho giurato che l’avrei sorvegliato per il resto della mia vita… e ucciso se necessario!» la Custode stava rapidamente perdendo la pazienza «Non avrò pace finché non l’avrò rimesso in cella, protetto e controllato a vista!».
Stavolta fu l’Elfa della Notte ad anticipare qualsiasi domanda o risposta da parte del Profeta: con un fluido movimento si allontanò da Velen, sbuffando rumorosamente. Senza esitazione attraversò il Presidio della Liberazione e ne uscì in direzione della costa sud-orientale. Passò davanti a numerosi soldati dell’Armata Spezzalegione - che la guardarono marciare via con espressioni curiose ed anche un po' allarmate ma senza cercare di fermarla in alcuna maniera - e scese verso la spiaggia, deviando dal sentiero solo all’ultimo momento. Si ritrovò sulla riva rocciosa che dava sulla Baia Scheggiata, un piccolo tratto di costa con l’acqua che copriva di pochi centimetri un’ampia zona rocciosa. Massi più grandi affioravano qua e là. Uno in particolare era molto largo e piatto, perfetto per sedersi.
La Custode avanzò nell’acqua bassa fino ad esso e fece per sedercisi quando notò un movimento all’estremità destra del suo campo visivo. Istintivamente estrasse la sua arma e la sollevò, pronta a scagliarla. I lunghi millenni da Custode avevano affinato il suo istinto di sopravvivenza e di autoconservazione.
Riuscì a fermarsi solo con uno sforzo di volontà dal lanciare la sua lama circolare verso il responsabile del movimento che aveva percepito, che era nientemeno che Illidan Stormrage in persona.
Quest’ultimo era appena planato a diversi metri da lei, su uno sperone di roccia più scosceso, fissando il mare. Non sembrava essersi avveduto della sua presenza.
Maiev rimase a fissarlo mentre gonfiava il torace, inalando a fondo l’aria. Le membra nude e muscolose si tesero, rivelando i solchi sui fianchi dovuti alla sua ineccepibile forma fisica. Le ali membranose alle sue spalle si distesero, formando una cupola d’ombra momentanea su di lui prima di tornare a pendere molli sulla sua schiena.
Il Cacciatore di Demoni si sedette sulla roccia, le gambe raccolte al petto. Per quanto Maiev potesse condannarlo per essersi concesso ai demoni e fosse quindi un pericolo per tutti, in quel momento appariva decisamente innocuo.
La sua necessità di tenerlo sempre d’occhio in qualunque momento spinse l’Elfa della Notte a muoversi nella sua direzione. Camminò verso di lui con passo morbido e silenzioso, cercando di fare meno rumore possibile. Era più forte di lei, non riusciva ad avvicinarglisi palesando la sua presenza in maniera eclatante.
Arrivata a due metri circa da lui, Illidan esclamò a voce alta: «È inutile che cerchi di nascondere la tua presenza, Maiev. So che sei lì».
Come se le sue parole non fossero sufficienti a convincerla della veridicità della sua consapevolezza, voltò il capo verso la diretta interessata.
Gli occhi di Maiev e le luminose cavità oculari di Illidan si incontrarono e per un istante i due rimasero incatenati da quel contatto, bloccati ed incapaci di muoversi.
Fu un attimo in cui percepirono entrambi un legame molto profondo che li univa e che per quanto si fossero impegnati non avrebbero mai potuto recidere completamente, neanche in virtù del loro reciproco odio.
«Vuoi continuare a fissarla come uno scemo per tutta la giornata?!» urlò la voce interiore di Illidan, riuscendo a farlo tornare in sé.
«Che ci fai qui?» chiese in tono brusco, tornando a fissare il mare.
«Non azzardarti a dirgli delle insinuazioni del Profeta!» si svegliò improvvisamente la coscienza di Maiev, la quale non esitò a darle ascolto: «Avevo bisogno di prendermi una pausa».
Mentì con disinvoltura, nonostante interiormente riecheggiasse un indispettito: «Andiamo, Maiev! Puoi inventarti bugie più verosimili di questa!».
Dopo qualche istante di riflessione, Maiev si rese conto che in effetti come scusa, nel suo caso, era decisamente debole: era stata lei a sorvegliarlo diligentemente per diecimila anni e - quando era stato liberato da Tyrande - l’aveva inseguito fino nelle Terre Esterne, senza darsi pace giorno e notte, fino a che non l’aveva raggiunto e ucciso.
«Tu? Una pausa?» il tono di Illidan esprimeva chiaramente sarcasmo e scetticismo.
«Sì… be’, anche tu che ci faresti qui?» la Custode si affrettò a spostare il centro della conversazione su di lui «La Riva Dispersa pullula di demoni, perché non sei in giro a divertirti con quelle tue lame infuocate?».
«Questi sono demoni minori» la voce di Illidan uscì come un ringhio stizzito «Non perdo il mio tempo con queste insulse pedine».
«Eppure sei qui che perdi tempo con lei» commentò la sua voce interiore «Sono sicuro che il più grande Cacciatore di Demoni di Azeroth sia in grado di fare meglio di così...».
Illidan aprì nervosamente le ali membranose e poi le richiuse sulle sue spalle. Istintivamente, si fece un poco da parte sulla sua roccia, e Maiev si mosse spontaneamente per andare a sedersi di fianco a lui. Ovviamente era un invito a raggiungerlo.
«Sei un pessimo cacciatore...» borbottò la Custode, scuotendo leggermente il capo «Dovresti sapere che qualsiasi obiettivo ti possa portare anche solo un passo più vicino alla tua preda finale è degno di essere abbattuto».
«È per questo che hai dato una mano a Khadgar? Per ritrovare me?» chiese Illidan a mezza voce, continuando a non guardarla «Per questo… sei qui?».
Erano diecimila anni che non si trovava così vicino ad una femmina senza che ci fosse un muro di sbarre a separarli. Non era più in grado di esprimere i propri sentimenti - c’erano davvero dei sentimenti da esprimere verso Maiev eccetto l’odio? - in maniera chiara e diretta. A suo tempo non c’era riuscito nemmeno con Tyrande, e all’epoca era ancora un vero Elfo della Notte e persino giovane.
«Sei la mia preda. Non potevo permettere a Gul’dan di impossessarsi del tuo corpo» esclamò l’Elfa della Notte in tono risoluto, al che il suo interlocutore sobbalzò leggermente e distese un’ala a coprirle la schiena.
«Lo so, è sexy quando fa così...» commentò la coscienza di Illidan, causando in quest’ultimo un brusco e insolito scurimento delle guance «Avanti, fai qualcosa! Svelto!».
E Illidan qualcosa effettivamente fece. Si sporse verso di lei e le sussurrò nell’orecchio: «Puoi anche dirlo che sei contenta di essere di nuovo insieme a me».
Maiev si ritrasse di scatto e gli tirò un ceffone. Quel gesto accese nel Cacciatore di Demoni molto più di quanto quest’ultimo avrebbe mai potuto immaginare.
Era come se qualcosa fosse scattato, liberandolo da ogni freno inibitore. Fu un po’ come ritornare ai millenni di prigionia, quando la sua unica compagnia erano Maiev, il suo odio e le sue torture.
«Sei il Traditore! Come osi anc-» la Custode si interruppe sentendo la mano del Cacciatore di Demoni serrarsi attorno al suo esile polso, trattenendogli il braccio sospeso a mezz’aria per poi utilizzarlo per trarla a sé.
«Vuoi dirmi che in questi ultimi dieci anni, con il mio cadavere così perfettamente conservato sempre con te… tu non hai fatto niente?» indagò lui con voce bassa e volutamente sensuale.
«Vai così! Era anche l’ora!» lo incitò in pieno tono d’approvazione la sua coscienza.
«Non lo allontanare! Forza è il tuo momento!» la esortò la coscienza di Maiev.
La voce di Illidan era quasi piacevole e la Custode si ritrovò a desiderare ardentemente di sentirlo parlare ancora.
«Non ho fatto niente» rispose decisa «… senza la tua anima all’interno non c’era nessun divertimento».
«Mi immagino...» Stormrage ghignò mostrando una doppia fila di denti aguzzi «E ora… non vorresti rimediare a questi dieci anni perduti?».
Maiev sentì un brivido di impazienza e di piacere correrle lungo la schiena. Si sporse verso l’altro e lo fissò negli occhi intensamente. Illidan per tutta risposta afferrò il suo elmo per le due corna laterali e glielo tolse.
Il suo viso dai tratti delicati apparve come per magia. Lo sguardo era quasi dolce, una cosa cui Illidan era tutt’altro che abituato.
Maiev cercò di divincolarsi blandamente. Era chiaro che lo facesse più per riflesso che per vero e proprio desiderio di ribellarsi alla sua stretta e alla sua vicinanza.
«E tu come vorresti rimediare?» chiese di rimando.
Illidan sbatté nervosamente le ali e le chiuse attorno a loro a formare una specie di tenda, poi si sporse a baciarla mentre le sue mani munite di artigli si intrufolavano sotto il suo ingombrante mantello per slacciarle l’armatura. Trovò senza alcun problema i laccetti di cuoio che le tenevano insieme le varie placche di metallo lungo i fianchi e li tagliò grazie agli artigli ricurvi e affilati che aveva al posto delle unghie. Le due metà d’armatura le caddero di dosso come fossero bucce da gettare e Maiev emise un verso di stizza sentendosi denudata dell’unico tipo di indumento che indossava da millenni a quella parte.
Subito dopo la mano di lei scese rapidamente lungo i muscoli nudi e tonici del torace del Cacciatore di Demoni, fino ad arrivare ai pantaloni. Non le ci volle molto a percepire il rigido profilo che premeva attraverso la stoffa e con un’audacia che non pensava di possedere andò a stringergli lo scroto. Illidan sobbalzò per l’irruenza del gesto, poi schiuse le labbra in un ghigno sensuale e provocante.
«Ti assicuri che sia tutto al suo posto?» la perculò spudoratamente.
«Controllo che Gul’dan non abbia fatto danni tirandoti fuori dalla tua prigione...» Maiev diede un’ulteriore strizzata «Ma pare sia tutto nella norma».
Per quanto fosse poco professionale da parte sua - e lo sapeva perfettamente, per questo aveva sempre fatto finta di niente - durante i millenni in cui lo aveva sorvegliato non aveva potuto fare a meno di notare quanto fosse ben dotato per essere un maschio. La sua trasformazione in demone pareva aver reso ancora più evidente la generosità di Elune nei suoi confronti, e Maiev si scoprì impaziente di verificare di persona le dimensioni effettive dei suoi attributi.
Illidan le sfilò le cosciere e gli stivali di metallo, quindi lei si tolse le ingombranti spalline e lasciò cadere di lato il pesante mantello tipico del suo ordine, rimanendo completamente nuda sotto il sovrannaturale sguardo del Cacciatore di Demoni. Le sue orbite cave ardevano di vilfuoco attraverso la sua benda nera e la Custode si sentì studiata da esse un centimetro dopo l’altro.
Istintivamente allungò entrambe le mani ad accarezzarle i seni morbidi e modesti, tracciandone delicatamente il contorno con l’artiglio dell’indice. Il contatto le causò il solletico, ma lei non rise, per non mostrarsi debole. Lasciò che si divertisse così ancora per qualche secondo, poi si spostò in maniera tale che la cima acuminata andasse a solleticarle i capezzoli turgidi.
«Oh… ti piace che faccia così…?» chiese mentre con gli artigli le titillava il capezzolino, spingendolo verso l’interno e ruotandolo leggermente.
La femmina ebbe un fremito e gemette con voce leggermente stridula, colta alla sprovvista dallo strano piacere datole da quella stimolazione.
«Mmh… è piacevole» replicò, al che Stormrage cominciò a giocherellare con più enfasi con le sue piccole cime irrigidite, causandole altri piccoli gemiti.
La cosa durò per alcuni minuti, fino a che Maiev non si stancò di ricevere attenzioni così lontano dalle zone più interessanti. Afferrò per i polsi il suo partner e strinse ferocemente la presa, mormorando: «Basta. Vai più giù con questi aggeggi».
A Illidan piaceva sentirle utilizzare quel tono autoritario con lui. Soprattutto, gli piaceva farla arrabbiare fingendo di non capire le sue intenzioni.
Era un gioco che aveva cominciato a fare durante la prigionia sotto la sua sorveglianza e che aveva allietato le infinite e noiose giornate che avrebbe altrimenti trascorso girando in cerchio nella sua minuscola cella.
«Ah… e dove dovrei metterli?» il Cacciatore di Demoni le accarezzò il centro dell’addome con l’indice della mano destra, andando ad infilare la cima sottile dell’artiglio nel suo ombelico «Qui…?».
Maiev lasciò la presa sul suo polso per andare a stringere una delle sue enormi corna ricurve. La strattonò con tale forza da strappare un verso di dolore al proprietario.
«Non fare questi giochetti del cazzo, Illidan» ringhiò lei, ansimando leggermente per la lussuria che minacciava di soverchiarla «Sai benissimo dove devi metterli».
Ciò detto afferrò i semplici pantaloni del Cacciatore di Demoni per un’estremità con la mano libera e li abbassò con violenza, rischiando di strapparli. La mezza erezione di lui comparve completamente nuda ai suoi occhi e Maiev dovette trattenersi dal protendere una mano a verificare che fosse davvero
«Impetuosa come sempre...» esclamò Illidan, stendendo le gambe munite di zoccoli per permetterle di salirgli a cavalcioni sul bacino - cosa che Maiev fece con estremo piacere.
«Avanti, non sento ancora niente!» protestò l’Elfa della Notte, tirandogli ancora il corno.
A quel punto Illidan non poté fare altro che accontentarla, più che altro per non vedersi strappare via una delle sue preziose corna, delle quali andava tanto fiero.
Scese con la mano destra tra le sue gambe e iniziò a stuzzicarle con la punta dell’artiglio il clitoride. La reazione di Maiev fu pressocché immediata: la femmina si esibì in una sequela di osceni versi di piacere mentre ondeggiava sul suo dito con il bacino, facendo scivolare lentamente l’estremità tra le sue grandi labbra. Nel farlo si aggrappò saldamente con ambedue le mani alle sue corna, utilizzandole per mantenersi in equilibrio sopra di lui.
«Così… finalmente fai qualcosa di… buono...» esalò la Custode, boccheggiando appena.
«Sono contento di sentirti… pronta» replicò lui, digrignando i denti per il dolore «Ma potresti anche smetterla di stringere così forte le corna...».
«Non distrarti» Maiev gli assestò un calcio nel fianco, e a Illidan piacque suo malgrado.
«Va bene… se proprio insisti» sbuffò il Cacciatore di Demoni, spazientito, decidendo di fare un ulteriore passo avanti: senza il minimo preavviso, spinse il dito poco più avanti e poi lo affondò tra le pieghe della sua carne, trovando senza alcuna fatica l’orifizio della sua vagina. Ad esso affiancò il dito medio, trovando un riscontro del tutto positivo nelle reazioni di Maiev.
Quest’ultima era divisa tra il piacere di sentire le sue falangi grosse e ruvide riempirla e il dolore dei due artigli che le premevano all’interno del corpo. Le due contrastanti sensazioni la portarono rapidamente al culmine del piacere, facendola venire sulla mano di Illidan, il quale si ritrovò con il palmo inondato dai suoi umori.
Istintivamente si leccò le labbra, reputandola pronta a prendere qualcosa di un po’ più grosso e meno appuntito delle sue dita.
Estrasse le sue estremità lentamente, causando nella sua partner una delusione che venne sfogata ancora una volta sulle sue povere corna.
«Puoi lasciar perdere quelle per favore?!» sbottò stufo il Cacciatore di Demoni «Ho tolto le dita perché insieme al mio cazzo non entrano!».
Contro ogni più rosea delle previsioni, la Custode non cercò di strappargli di nuovo le corna per manifestargli rabbia o stizza; piuttosto si abbassò su di lui per agevolargli l’ingresso nel suo corpo.
«Sarò io a giudicare quanto è grosso il tuo cazzo, visto quanto ti piace vantarti di qualsiasi cosa tu faccia o abbia» rispose la femmina in tono di scherno, allargando leggermente le gambe.
L’invito era chiaro e Illidan non si fece di certo pregare: con una mano guidò la sua erezione - ora decisamente più dura rispetto a prima - all’interno dell’apertura della sua partner.
Maiev si irrigidì e serrò di nuovo la presa sulle corna mentre veniva penetrata dall’erezione di Illidan.
Un verso strozzato le sfuggì dalle labbra senza che potesse impedirlo.
«È grosso abbastanza?» chiese lui, sogghignando con la sua migliore espressione arrogante.
«Soddisfacente» esclamò con voce roca e desiderosa, schiacciandosi col corpo sul bacino di Illidan.
Lui iniziò a muoversi sotto di lei e lei prese a cavalcarlo con enfasi, mugolando spesso e volentieri.
La sua erezione era davvero grossa e muovendosi dentro e fuori dal suo corpo strofinava contro punti particolarmente sensibili che le davano moltissimo piacere.
Anche a Illidan piaceva moltissimo: la sua vagina si contraeva ritmicamente attorno al suo pene ed era caldissima e accogliente. Iniziò a mugolare a sua volta, unendo i suoi versi a quelli di Maiev.
«Finalmente hanno capito che sono destinati a stare insieme!».
Dal Presidio della Liberazione, due persone osservavano la scena, che dalla loro prospettiva non era niente di eclatante: si vedevano gli zoccoli di Illidan che si muovevano sulla roccia e le sue ali enormi chiuse a mo’ di tenda circolare a coprire tutto quanto.
Khadgar osservava con cipiglio palesemente soddisfatto, le braccia intrecciate sul petto. Vicino a lui c’era anche Velen.
«Forse avremmo dovuto farli parlare...» commentò il Profeta, lanciando un’occhiata dubbiosa alla scena che si stava consumando sulla riva più in basso.
«Ma no… così è tutto più immediato, sicuramente avranno appianato tutti i loro problemi» Khadgar annuì «Siamo stati bravi, senza di noi sono sicuro che non si sarebbero mai nemmeno guardati» aggiunse, e batté una pacca soddisfatta sulla spalla di Velen.
«Ottimo lavoro» esclamò.
Il Draenei fissò accigliato dapprima l’Arcimago e poi la coppietta di sotto. Aveva accettato di aiutarlo a far sì che Maiev e Illidan chiarissero le loro divergenze per il bene della comune missione: sconfiggere le forze della Legione sulla Riva Dispersa. Di certo non immaginava che così facendo avrebbe indotto quei due a fare l’amore ed era un fine ben lungi dal suo.
«Se ne sei convinto...» disse in tono un po’ scettico.
«Vedrai, saranno più uniti che mai» Khadgar era assolutamente sicuro di ciò.
Rating: Rosso
Genere: Demenziale, Erotico
Personaggi: Illidan Stormrage, Khadgar, Maiev Shadowsong, Velen
Wordcount: 5231 (
![[community profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/community.png)
Prompt: Incontro combinato per il P0rn Fest #11 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Het, Lemon
«Lo hai sorvegliato per diecimila anni e hai conservato con cura il suo corpo negli ultimi dieci» Velen la interruppe prima che potesse terminare la frase, rimanendo ostinatamente attaccato alla questione “Illidan”.
La Custode emise un gemito di frustrazione.
«Messa in questi termini sembra quasi una perversione…!» protestò l’Elfa della Notte.
«… in tutti quei millenni in cui sei stato imprigionato… possibile che tu non l’abbia mai vista senza quell’ingombrante armatura?».
Le domande di Khadgar ad Illidan erano diventate sempre più intime e il Cacciatore di Demoni era diventato letteralmente un fascio di nervi a fior di pelle e di rabbia repressa.
Il Presidio della Liberazione, nella parte meridionale della Riva Dispersa, aveva una posizione privilegiata sulla piccola isola nota come Approdo di Legnomorto e soprattutto sulla minuscola Spiaggia dei Pinnapietra, dove viveva la piccola comunità di Murloc omonimi che era stata corrotta dalla Legione Infuocata.
Sul ciglio della scogliera che si affacciava su quell’esile striscia di sabbia, vicino al Disgregatore Fatuo del Presidio, Illidan e Khadgar osservavano i campioni di Azeroth cimentarsi nell’eradicazione sistematica di quei Vil Murloc, che nonostante tutti i loro sforzi sembravano non finire mai.
L’espressione di Illidan era di disgusto misto a trionfo mentre fissava quel massacro con i suoi occhi apparentemente ciechi. Al contrario, Khadgar sembrava decisamente contrariato e quasi sofferente dinanzi a quell’inquietante spettacolo.
«Mi dispiace per quei poveri Murloc...» sospirò a voce alta.
«Sono creature patetiche e inutili. Non capisco nemmeno perché la Legione Infuocata li abbia trasformati...» sputò in tono irritato Illidan.
«In molti possono essere una forza temibile» fece presente Khadgar, cercando per l’ennesima volta di mitigare l’odio immotivato del suo interlocutore per i Murloc.
«Muoiono così facilmente che non costituiscono neanche lontanamente una minaccia. Noi abbiamo una missione qui, entrare nella Tomba di Sargeras e fermare l’invasione dei demoni. Perché i nostri campioni devono perdere tempo in questioni di così poco conto?» esclamò il Cacciatore di Demoni in tono frustrato. Le ampie ali da pipistrello che gli fuoriuscivano dalle scapole, molli e ripiegate sulla schiena, si aprirono leggermente e vibrarono in risposta alla rabbia del loro proprietario.
«Dobbiamo prepararci come si deve all’ingresso nella base della Tomba di Sargeras. Hai sentito cosa ha detto Aegwynn» l’Arcimago scrollò le spalle, alzando lo sguardo mentre un Orco guerriero si lanciava in mezzo ad un capannello di Vil Murloc mulinando il suo spadone a due mani come una trottola «A proposito di prepararsi all’incursione...».
Illidan si girò a guardare l’Umano, incuriosito dalle sue ultime parole. Quest’ultimo estrasse dalla piccola borsa di pelle che portava a tracolla un rotolo di pergamena e lo aprì davanti a sé per leggerne il contenuto.
«Cosa sarebbe quella?» domandò il Cacciatore di Demoni. Una remota parte del suo cervello gli gridò che porre quella domanda era stato il più grosso errore della sua vita, ma gli sovvenne troppo tardi perché potesse fermarsi dal manifestare il quesito ad alta voce.
«Appunti» rispose Khadgar, una malsana scintilla di entusiasmo negli occhi «Vorrei che mi aiutassi a trovare delle nuove battute per le Missioni Mondiali da dare ai campioni in giro per la Riva Dispersa» fece una brevissima pausa, consultando i suoi appunti «Per esempio… nuove battute sugli Imp! Le battute sugli Imp non possono mancare!» aggiunse.
Illidan rimase a fissarlo per qualche istante in assoluto silenzio, preso del tutto alla sprovvista da ciò che stava dicendo. Fu solo una questione di pochi istanti, ma furono sufficienti a dare a Khadgar l’impressione che il Cacciatore di Demoni fosse più che disposto a dargli una mano. A quel punto iniziò ad elencare una lista di battute così pessime da far desiderare ad Illidan che diecimila anni prima Sargeras gli avesse amputato entrambe le orecchie anziché bruciato gli occhi.
Da qualche parte dentro di lui sentì una voce urlargli in tono a metà tra il disperato e il perentorio: «Fallo stare zitto! Piantagli una Lama da Guerra nella pancia!».
«Non posso ammazzarlo così a sangue freddo, la sua abilità con i teletrasporti di massa è unica. Potrei pentirmene nel futuro…!» rifletté Illidan, anche se non poteva fare a meno di pensare quanto la voce della sua coscienza - perché di quella non poteva che trattarsi - avesse effettivamente ragione. Se Khadgar non avesse smesso di torturarlo con quelle battute orribili per missioni idiote l’avrebbe strangolato con le sue stesse mani. Non poteva di certo privarsi del piacere di far cessare quel fiume in piena di freddure tremende di persona.
«E allora fa’ qualcosa, “Sire Illidan”! Cambia argomento!» la sua coscienza aveva utilizzato un tono decisamente sarcastico e pungente nel menzionare il suo appellativo tra gli Illidari «Qualsiasi cosa andrà bene basta che non sia questo!».
Un suggerimento intelligente, non c’era dubbio; peccato che il povero Illidan non avesse la benché minima idea di che tipo di discorso alternativo imbastire con l’Arcimago. Non lo conosceva affatto, l’unica cosa che sapeva era che a lui piacevano i Murloc; tuttavia, non era per niente certo di volerlo sentire piagnucolare sui disgustosi Vil Murloc che stavano ancora venendo sterminati senza pietà pochi metri sotto di loro. No, doveva trovare qualche altra cosa, qualcosa di completamente diverso.
«Pensa, Illidan… pensa…!» si disse, ma la sua disperazione era a tali livelli che non riuscì a farlo, purtroppo per lui. Parlò spontaneamente, senza premurarsi di mettere in moto il cervello, cosa che per lui era più unica che rara: «Tu hai qualcuno da cui tornare quando avremo sconfitto la Legione?».
Le parole gli scivolarono fuori di bocca così rapidamente che a Khadgar occorsero alcuni secondi per realizzare il senso della domanda.
«Che argomento di conversazione è?!» urlò la coscienza di Illidan nella sua testa, ma la protesta finì nel vuoto: il Cacciatore di Demoni era troppo sollevato di essere riuscito a zittire l’Arcimago, distogliendolo dai suoi malsani propositi.
Dopo l’iniziale stupore, Khadgar si decise a rispondere: «Ehm… sì, be’ qualcuno c’è in realtà. Si tratta di uno tra i più capaci maghi che abbia mai incontrato tra gli Elfi… è davvero un esperto e un genio».
Illidan lo guardò inarcando entrambe le sopracciglia: l’espressione di Khadgar era diventata improvvisamente così pensierosa e quasi stupida mentre continuava a fissarlo. Illidan si sentì tirato in causa da quello sguardo e non riuscì a non pensare che la descrizione che aveva appena fatto calzava molto bene con quella di lui stesso.
Era scioccante e il solo pensiero che Khadgar potesse provare qualche sentimento per lui lo disgustava.
«Non starai parlando di m…?»
«Oculeth è un telemante veramente sensazionale! Lui sì che mi capisce!» lo prevenne Khadgar, al che Illidan si abbandonò ad un lungo sospiro di sollievo.
Aveva sentito parlare dell’Esule Oscuro in questione, anche se non lo aveva mai visto di persona. Sapeva che aveva dato un indispensabile contributo alla ribellione degli Esuli Oscuri contro Elisande e quindi alla liberazione del suo corpo dalle grinfie di Gul’dan.
Khadgar era un tipo così fuori dagli schemi che non lo sorprendeva affatto la sua preferenza in fatto di partner di sesso maschile.
«Oh» fu tutto ciò che Illidan riuscì a replicare alla sua risposta.
Khadgar invece aveva ancora parecchio da dire in merito all’argomento: «E tu, invece? Scommetto che si tratta di Maiev… insomma, quando litigate sembrate una vecchia coppia di sposi...».
Sulla faccia dell’albino comparve un sorrisetto malizioso mentre dava una lieve gomitata nel fianco nudo, asciutto e muscoloso di Illidan.
«Che cazzo sta succedendo?! Come siamo arrivati a questo delirio?!» il tono della voce interiore del Cacciatore di Demoni era ben oltre l’arrabbiato e l’esasperato «Sta davvero pensando che tu e Maiev…? Uccidilo, UCCIDILO! Tagliagli la testa!».
«Non possiamo ucciderlo, te l’ho già detto! Le sue capacità sono troppo preziose...» obiettò Illidan tra sé e sé «Che cosa?! Maiev mi ha tenuto imprigionato per diecimila anni! Io la odio!» sbottò a voce alta. Il solo pensiero della Custode gli fece ribollire il sangue nelle vene.
Khadgar sollevò le mani a mo’ di scudo tra se stesso e il suo rabbioso interlocutore.
«D’accordo, d’accordo… hai ragione… però quando non ti insulta… insomma, è anche piuttosto simpatica...» cercò di contrattaccare.
«Ci hai portato tu in questo pantano, fa’ qualcosa!» la coscienza di Illidan continuava a mandargli impulsi di puro allarmismo. Erano andati a finire in un terreno così disastrato e pericoloso che se il Cacciatore di Demoni non fosse stato attento avrebbe potuto strangolare quel piccolo Umano quasi senza accorgersene, mandando in fumo tutte le loro chance di sopravvivenza una volta che fossero riusciti a penetrare nella Tomba di Sargeras.
«… quanto una spada conficcata nell’inguine...» ringhiò il diretto interessato, dando così modo a Khadgar di continuare il filo del discorso.
Parallelamente più in alto all’interno del Presidio della Liberazione - più precisamente appena fuori il Centro di Comando in costruzione - Maiev e Velen stavano discutendo delle dinamiche della strategia da impiegare per fermare i continui rinforzi che la Legione Infuocata mandava alla Riva Dispersa.
«Dovremmo fare più pressione dai Campi Distorti e le Rupi Ululanti. Potremmo ricacciare i demoni oltre il fronte, circoscriverli nel perimetro della tomba» propose la Custode.
«Sarebbero una forza insormontabile una volta dato inizio all’assalto» le fece presente Velen «Dovremmo lasciare che si disperdano nelle altre zone dell’isola e far sì che possano occuparsene i campioni dei vari ordini».
«Con tutto il rispetto, tu non hai mai guidato un esercito in battaglia contro i demoni, Profeta» replicò Maiev «E almeno intorno alla Tomba di Sargeras i pipistrelli ammaestrati dei Cacciatori di Demoni possono rendersi utili per un assalto aereo concentrato» insistette.
«Ci sono diversi Vilcannoni pronti ad abbattere le minacce aeree, i pipistrelli non riuscirebbero neppure ad avvicinarsi» obiettò pacatamente Velen.
Maiev emise un sospiro di esasperazione. Stava cominciando ad avere mal di testa.
«Di questo passo non arriveremo a niente» esclamò in tono quasi rassegnato.
Velen stava pensando alla battaglia che avrebbero combattuto tra non molto nei sotterranei della Tomba di Sargeras. Sicuramente Kil’jaeden lo stava aspettando, pronto a cercare nuovamente di ucciderlo come aveva già tentato di fare innumerevoli volte negli ultimi millenni.
Velen si sentiva molto solo da quando Kil’jaeden e Archimonde avevano voltato le spalle al loro popolo per il potere offerto loro da Sargeras. Gli sarebbe piaciuto che fosse andata diversamente e che almeno Kil’jaeden - col quale aveva avuto i rapporti più stretti e spesso e volentieri anche intimi - fosse stato dalla sua parte, avesse scelto di proteggere il suo popolo come aveva fatto lui. Gli mancava il Kil’jaeden che era in origine.
«È così… lunga una vita da trascorrere da soli...» gli uscì detto all’improvviso, a voce alta.
«Cosa c’entra questo adesso?» domandò Maiev, infastidita e perplessa.
L’anziano Draenei la guardò in viso e nonostante l’elmo che le proteggeva la faccia, la Custode si sentì come se stesse sondando gli angoli più bui e lontani della sua anima. Si sentì profondamente vulnerabile a quegli occhi luminosi.
«Profeta?» chiese, cercando di spezzare il silenzio che si era venuto a creare «Possiamo tornare al discorso di poco fa? Era piuttosto importante...».
«Tu e Illidan… il vostro legame è forte, profondo…» Velen pronunciò quelle parole quasi in tono solenne, come se stesse officiando una specie di cerimonia.
«Cosa stai dicendo, Profeta? Illidan è quasi un demone» disse Maiev, sputando quelle parole con odio e rabbia «Gli ho dato la caccia per anni… io sono il cacciatore e lui la mia preda. Non c’è niente di profondo in questo. Ora, tornando alla strat...».
«Lo hai sorvegliato per diecimila anni e hai conservato con cura il suo corpo negli ultimi dieci» Velen la interruppe prima che potesse terminare la frase, rimanendo ostinatamente attaccato alla questione “Illidan”.
La Custode emise un gemito di frustrazione.
«Messa in questi termini sembra quasi una perversione…!» protestò l’Elfa della Notte.
«… in tutti quei millenni in cui sei stato imprigionato… possibile che tu non l’abbia mai vista senza quell’ingombrante armatura?».
Le domande di Khadgar ad Illidan erano diventate sempre più intime e il Cacciatore di Demoni era diventato letteralmente un fascio di nervi a fior di pelle e di rabbia repressa.
La voce della sua coscienza non mancava di svolgere il suo dovere e farlo stare meglio: «È colpa tua! Proprio di famiglie e fidanzati dovevi andare a parlare?!».
«No! Maiev era la mia carceriera, non stava certamente lì per allietarmi la prigionia!» sbottò Illidan in risposta, rendendosi conto solo troppo tardi del madornale errore che aveva appena commesso «No, aspet…!».
«Ah-ah! Allora lo ammetti!» Khadgar sorrise trionfante «Maiev ti piace!».
Illidan stavolta non riuscì a trattenersi e lo ghermì per il collo, sollevandolo da terra. L’Arcimago si aggrappò ai suoi polsi con entrambe le mani, agitando i piedi nell’aria e annaspando per respirare.
«Se ti lasciassi cadere da qui… probabilmente ti schianteresti su qualcuno di quei patetici Murloc corrotti e moriresti… chiudendo finalmente quella tua boccaccia» ringhiò minacciosamente Illidan.
«Quando lo propongo io di ammazzarlo non va bene, ma quando lo decidi tu arbitrariamente sì, eh? D’accordo, fallo pure… così quando moriremo tutti perché lui sarà una poltiglia mangiucchiata dai Murloc mi premurerò di farti presente che sarà stata tutta colpa tua!» esclamò con stizza la sua coscienza.
Illidan dovette suo malgrado riconoscere che la sua voce interiore aveva ragione e che Khadgar doveva continuare a vivere, purtroppo per lui. Digrignando i denti per lo sforzo si costrinse a muovere il braccio per riportare Khadgar sulla solida terra e ad allentare progressivamente la presa, per poi lasciarlo andare.
L’Arcimago cadde in piedi ma le gambe gli cedettero senza fare alcuno sforzo per resistere e finì in ginocchio immediatamente, ansimando rumorosamente e tossendo per riprendere ad inalare la preziosa aria.
Forse si era spinto un tantino in là. Ringraziò tacitamente la sua buona stella per non essere stato strangolato da Illidan.
«Hai una presa davvero forte… accidenti...» esclamò con voce leggermente strozzata, massaggiandosi il collo.
Il Cacciatore di Demoni non rispose: si levò in volo con pochi movimenti delle grandi ali da pipistrello e si allontanò senza aggiungere altro.
Contemporaneamente più in là Maiev stava combattendo la sua privata guerra verbale con Velen.
«Per l’ennesima volta, Profeta, possiamo smettere di parlare di Illidan in questi termini?!» gemette la Custode «Ho imprigionato il suo cadavere per evitare che potesse tornare, non per...».
«Non c’è niente di sbagliato nel non riuscire a liberarsi dall’ossessione per un uomo che hai inseguito per anni...» la interruppe l’anziano Draenei, fissandola con i suoi occhi luminosi e sereni. La sua voce era serena come se stesse intrattenendo un’amabile conversazione da salotto.
«Non ho nessuna ossessione per Illidan, Profeta! … non nel senso che intendi tu, almeno…» Maiev scosse la testa, scacciando il momentaneo imbarazzo «Sono solo obiettiva riguardo alla sua natura: “Traditore” non è un soprannome dato senza alcun fondamento, ormai è più demone che Elfo della Notte e...».
«Dovete solamente riuscire ad appianare i vostri dissapori e tutto andrà per il meglio» continuò ad interromperla Velen con ostinazione.
«Non possiamo “appianare i nostri dissapori”! Illidan è un demone e ho giurato che l’avrei sorvegliato per il resto della mia vita… e ucciso se necessario!» la Custode stava rapidamente perdendo la pazienza «Non avrò pace finché non l’avrò rimesso in cella, protetto e controllato a vista!».
Stavolta fu l’Elfa della Notte ad anticipare qualsiasi domanda o risposta da parte del Profeta: con un fluido movimento si allontanò da Velen, sbuffando rumorosamente. Senza esitazione attraversò il Presidio della Liberazione e ne uscì in direzione della costa sud-orientale. Passò davanti a numerosi soldati dell’Armata Spezzalegione - che la guardarono marciare via con espressioni curiose ed anche un po' allarmate ma senza cercare di fermarla in alcuna maniera - e scese verso la spiaggia, deviando dal sentiero solo all’ultimo momento. Si ritrovò sulla riva rocciosa che dava sulla Baia Scheggiata, un piccolo tratto di costa con l’acqua che copriva di pochi centimetri un’ampia zona rocciosa. Massi più grandi affioravano qua e là. Uno in particolare era molto largo e piatto, perfetto per sedersi.
La Custode avanzò nell’acqua bassa fino ad esso e fece per sedercisi quando notò un movimento all’estremità destra del suo campo visivo. Istintivamente estrasse la sua arma e la sollevò, pronta a scagliarla. I lunghi millenni da Custode avevano affinato il suo istinto di sopravvivenza e di autoconservazione.
Riuscì a fermarsi solo con uno sforzo di volontà dal lanciare la sua lama circolare verso il responsabile del movimento che aveva percepito, che era nientemeno che Illidan Stormrage in persona.
Quest’ultimo era appena planato a diversi metri da lei, su uno sperone di roccia più scosceso, fissando il mare. Non sembrava essersi avveduto della sua presenza.
Maiev rimase a fissarlo mentre gonfiava il torace, inalando a fondo l’aria. Le membra nude e muscolose si tesero, rivelando i solchi sui fianchi dovuti alla sua ineccepibile forma fisica. Le ali membranose alle sue spalle si distesero, formando una cupola d’ombra momentanea su di lui prima di tornare a pendere molli sulla sua schiena.
Il Cacciatore di Demoni si sedette sulla roccia, le gambe raccolte al petto. Per quanto Maiev potesse condannarlo per essersi concesso ai demoni e fosse quindi un pericolo per tutti, in quel momento appariva decisamente innocuo.
La sua necessità di tenerlo sempre d’occhio in qualunque momento spinse l’Elfa della Notte a muoversi nella sua direzione. Camminò verso di lui con passo morbido e silenzioso, cercando di fare meno rumore possibile. Era più forte di lei, non riusciva ad avvicinarglisi palesando la sua presenza in maniera eclatante.
Arrivata a due metri circa da lui, Illidan esclamò a voce alta: «È inutile che cerchi di nascondere la tua presenza, Maiev. So che sei lì».
Come se le sue parole non fossero sufficienti a convincerla della veridicità della sua consapevolezza, voltò il capo verso la diretta interessata.
Gli occhi di Maiev e le luminose cavità oculari di Illidan si incontrarono e per un istante i due rimasero incatenati da quel contatto, bloccati ed incapaci di muoversi.
Fu un attimo in cui percepirono entrambi un legame molto profondo che li univa e che per quanto si fossero impegnati non avrebbero mai potuto recidere completamente, neanche in virtù del loro reciproco odio.
«Vuoi continuare a fissarla come uno scemo per tutta la giornata?!» urlò la voce interiore di Illidan, riuscendo a farlo tornare in sé.
«Che ci fai qui?» chiese in tono brusco, tornando a fissare il mare.
«Non azzardarti a dirgli delle insinuazioni del Profeta!» si svegliò improvvisamente la coscienza di Maiev, la quale non esitò a darle ascolto: «Avevo bisogno di prendermi una pausa».
Mentì con disinvoltura, nonostante interiormente riecheggiasse un indispettito: «Andiamo, Maiev! Puoi inventarti bugie più verosimili di questa!».
Dopo qualche istante di riflessione, Maiev si rese conto che in effetti come scusa, nel suo caso, era decisamente debole: era stata lei a sorvegliarlo diligentemente per diecimila anni e - quando era stato liberato da Tyrande - l’aveva inseguito fino nelle Terre Esterne, senza darsi pace giorno e notte, fino a che non l’aveva raggiunto e ucciso.
«Tu? Una pausa?» il tono di Illidan esprimeva chiaramente sarcasmo e scetticismo.
«Sì… be’, anche tu che ci faresti qui?» la Custode si affrettò a spostare il centro della conversazione su di lui «La Riva Dispersa pullula di demoni, perché non sei in giro a divertirti con quelle tue lame infuocate?».
«Questi sono demoni minori» la voce di Illidan uscì come un ringhio stizzito «Non perdo il mio tempo con queste insulse pedine».
«Eppure sei qui che perdi tempo con lei» commentò la sua voce interiore «Sono sicuro che il più grande Cacciatore di Demoni di Azeroth sia in grado di fare meglio di così...».
Illidan aprì nervosamente le ali membranose e poi le richiuse sulle sue spalle. Istintivamente, si fece un poco da parte sulla sua roccia, e Maiev si mosse spontaneamente per andare a sedersi di fianco a lui. Ovviamente era un invito a raggiungerlo.
«Sei un pessimo cacciatore...» borbottò la Custode, scuotendo leggermente il capo «Dovresti sapere che qualsiasi obiettivo ti possa portare anche solo un passo più vicino alla tua preda finale è degno di essere abbattuto».
«È per questo che hai dato una mano a Khadgar? Per ritrovare me?» chiese Illidan a mezza voce, continuando a non guardarla «Per questo… sei qui?».
Erano diecimila anni che non si trovava così vicino ad una femmina senza che ci fosse un muro di sbarre a separarli. Non era più in grado di esprimere i propri sentimenti - c’erano davvero dei sentimenti da esprimere verso Maiev eccetto l’odio? - in maniera chiara e diretta. A suo tempo non c’era riuscito nemmeno con Tyrande, e all’epoca era ancora un vero Elfo della Notte e persino giovane.
«Sei la mia preda. Non potevo permettere a Gul’dan di impossessarsi del tuo corpo» esclamò l’Elfa della Notte in tono risoluto, al che il suo interlocutore sobbalzò leggermente e distese un’ala a coprirle la schiena.
«Lo so, è sexy quando fa così...» commentò la coscienza di Illidan, causando in quest’ultimo un brusco e insolito scurimento delle guance «Avanti, fai qualcosa! Svelto!».
E Illidan qualcosa effettivamente fece. Si sporse verso di lei e le sussurrò nell’orecchio: «Puoi anche dirlo che sei contenta di essere di nuovo insieme a me».
Maiev si ritrasse di scatto e gli tirò un ceffone. Quel gesto accese nel Cacciatore di Demoni molto più di quanto quest’ultimo avrebbe mai potuto immaginare.
Era come se qualcosa fosse scattato, liberandolo da ogni freno inibitore. Fu un po’ come ritornare ai millenni di prigionia, quando la sua unica compagnia erano Maiev, il suo odio e le sue torture.
«Sei il Traditore! Come osi anc-» la Custode si interruppe sentendo la mano del Cacciatore di Demoni serrarsi attorno al suo esile polso, trattenendogli il braccio sospeso a mezz’aria per poi utilizzarlo per trarla a sé.
«Vuoi dirmi che in questi ultimi dieci anni, con il mio cadavere così perfettamente conservato sempre con te… tu non hai fatto niente?» indagò lui con voce bassa e volutamente sensuale.
«Vai così! Era anche l’ora!» lo incitò in pieno tono d’approvazione la sua coscienza.
«Non lo allontanare! Forza è il tuo momento!» la esortò la coscienza di Maiev.
La voce di Illidan era quasi piacevole e la Custode si ritrovò a desiderare ardentemente di sentirlo parlare ancora.
«Non ho fatto niente» rispose decisa «… senza la tua anima all’interno non c’era nessun divertimento».
«Mi immagino...» Stormrage ghignò mostrando una doppia fila di denti aguzzi «E ora… non vorresti rimediare a questi dieci anni perduti?».
Maiev sentì un brivido di impazienza e di piacere correrle lungo la schiena. Si sporse verso l’altro e lo fissò negli occhi intensamente. Illidan per tutta risposta afferrò il suo elmo per le due corna laterali e glielo tolse.
Il suo viso dai tratti delicati apparve come per magia. Lo sguardo era quasi dolce, una cosa cui Illidan era tutt’altro che abituato.
Maiev cercò di divincolarsi blandamente. Era chiaro che lo facesse più per riflesso che per vero e proprio desiderio di ribellarsi alla sua stretta e alla sua vicinanza.
«E tu come vorresti rimediare?» chiese di rimando.
Illidan sbatté nervosamente le ali e le chiuse attorno a loro a formare una specie di tenda, poi si sporse a baciarla mentre le sue mani munite di artigli si intrufolavano sotto il suo ingombrante mantello per slacciarle l’armatura. Trovò senza alcun problema i laccetti di cuoio che le tenevano insieme le varie placche di metallo lungo i fianchi e li tagliò grazie agli artigli ricurvi e affilati che aveva al posto delle unghie. Le due metà d’armatura le caddero di dosso come fossero bucce da gettare e Maiev emise un verso di stizza sentendosi denudata dell’unico tipo di indumento che indossava da millenni a quella parte.
Subito dopo la mano di lei scese rapidamente lungo i muscoli nudi e tonici del torace del Cacciatore di Demoni, fino ad arrivare ai pantaloni. Non le ci volle molto a percepire il rigido profilo che premeva attraverso la stoffa e con un’audacia che non pensava di possedere andò a stringergli lo scroto. Illidan sobbalzò per l’irruenza del gesto, poi schiuse le labbra in un ghigno sensuale e provocante.
«Ti assicuri che sia tutto al suo posto?» la perculò spudoratamente.
«Controllo che Gul’dan non abbia fatto danni tirandoti fuori dalla tua prigione...» Maiev diede un’ulteriore strizzata «Ma pare sia tutto nella norma».
Per quanto fosse poco professionale da parte sua - e lo sapeva perfettamente, per questo aveva sempre fatto finta di niente - durante i millenni in cui lo aveva sorvegliato non aveva potuto fare a meno di notare quanto fosse ben dotato per essere un maschio. La sua trasformazione in demone pareva aver reso ancora più evidente la generosità di Elune nei suoi confronti, e Maiev si scoprì impaziente di verificare di persona le dimensioni effettive dei suoi attributi.
Illidan le sfilò le cosciere e gli stivali di metallo, quindi lei si tolse le ingombranti spalline e lasciò cadere di lato il pesante mantello tipico del suo ordine, rimanendo completamente nuda sotto il sovrannaturale sguardo del Cacciatore di Demoni. Le sue orbite cave ardevano di vilfuoco attraverso la sua benda nera e la Custode si sentì studiata da esse un centimetro dopo l’altro.
Istintivamente allungò entrambe le mani ad accarezzarle i seni morbidi e modesti, tracciandone delicatamente il contorno con l’artiglio dell’indice. Il contatto le causò il solletico, ma lei non rise, per non mostrarsi debole. Lasciò che si divertisse così ancora per qualche secondo, poi si spostò in maniera tale che la cima acuminata andasse a solleticarle i capezzoli turgidi.
«Oh… ti piace che faccia così…?» chiese mentre con gli artigli le titillava il capezzolino, spingendolo verso l’interno e ruotandolo leggermente.
La femmina ebbe un fremito e gemette con voce leggermente stridula, colta alla sprovvista dallo strano piacere datole da quella stimolazione.
«Mmh… è piacevole» replicò, al che Stormrage cominciò a giocherellare con più enfasi con le sue piccole cime irrigidite, causandole altri piccoli gemiti.
La cosa durò per alcuni minuti, fino a che Maiev non si stancò di ricevere attenzioni così lontano dalle zone più interessanti. Afferrò per i polsi il suo partner e strinse ferocemente la presa, mormorando: «Basta. Vai più giù con questi aggeggi».
A Illidan piaceva sentirle utilizzare quel tono autoritario con lui. Soprattutto, gli piaceva farla arrabbiare fingendo di non capire le sue intenzioni.
Era un gioco che aveva cominciato a fare durante la prigionia sotto la sua sorveglianza e che aveva allietato le infinite e noiose giornate che avrebbe altrimenti trascorso girando in cerchio nella sua minuscola cella.
«Ah… e dove dovrei metterli?» il Cacciatore di Demoni le accarezzò il centro dell’addome con l’indice della mano destra, andando ad infilare la cima sottile dell’artiglio nel suo ombelico «Qui…?».
Maiev lasciò la presa sul suo polso per andare a stringere una delle sue enormi corna ricurve. La strattonò con tale forza da strappare un verso di dolore al proprietario.
«Non fare questi giochetti del cazzo, Illidan» ringhiò lei, ansimando leggermente per la lussuria che minacciava di soverchiarla «Sai benissimo dove devi metterli».
Ciò detto afferrò i semplici pantaloni del Cacciatore di Demoni per un’estremità con la mano libera e li abbassò con violenza, rischiando di strapparli. La mezza erezione di lui comparve completamente nuda ai suoi occhi e Maiev dovette trattenersi dal protendere una mano a verificare che fosse davvero
«Impetuosa come sempre...» esclamò Illidan, stendendo le gambe munite di zoccoli per permetterle di salirgli a cavalcioni sul bacino - cosa che Maiev fece con estremo piacere.
«Avanti, non sento ancora niente!» protestò l’Elfa della Notte, tirandogli ancora il corno.
A quel punto Illidan non poté fare altro che accontentarla, più che altro per non vedersi strappare via una delle sue preziose corna, delle quali andava tanto fiero.
Scese con la mano destra tra le sue gambe e iniziò a stuzzicarle con la punta dell’artiglio il clitoride. La reazione di Maiev fu pressocché immediata: la femmina si esibì in una sequela di osceni versi di piacere mentre ondeggiava sul suo dito con il bacino, facendo scivolare lentamente l’estremità tra le sue grandi labbra. Nel farlo si aggrappò saldamente con ambedue le mani alle sue corna, utilizzandole per mantenersi in equilibrio sopra di lui.
«Così… finalmente fai qualcosa di… buono...» esalò la Custode, boccheggiando appena.
«Sono contento di sentirti… pronta» replicò lui, digrignando i denti per il dolore «Ma potresti anche smetterla di stringere così forte le corna...».
«Non distrarti» Maiev gli assestò un calcio nel fianco, e a Illidan piacque suo malgrado.
«Va bene… se proprio insisti» sbuffò il Cacciatore di Demoni, spazientito, decidendo di fare un ulteriore passo avanti: senza il minimo preavviso, spinse il dito poco più avanti e poi lo affondò tra le pieghe della sua carne, trovando senza alcuna fatica l’orifizio della sua vagina. Ad esso affiancò il dito medio, trovando un riscontro del tutto positivo nelle reazioni di Maiev.
Quest’ultima era divisa tra il piacere di sentire le sue falangi grosse e ruvide riempirla e il dolore dei due artigli che le premevano all’interno del corpo. Le due contrastanti sensazioni la portarono rapidamente al culmine del piacere, facendola venire sulla mano di Illidan, il quale si ritrovò con il palmo inondato dai suoi umori.
Istintivamente si leccò le labbra, reputandola pronta a prendere qualcosa di un po’ più grosso e meno appuntito delle sue dita.
Estrasse le sue estremità lentamente, causando nella sua partner una delusione che venne sfogata ancora una volta sulle sue povere corna.
«Puoi lasciar perdere quelle per favore?!» sbottò stufo il Cacciatore di Demoni «Ho tolto le dita perché insieme al mio cazzo non entrano!».
Contro ogni più rosea delle previsioni, la Custode non cercò di strappargli di nuovo le corna per manifestargli rabbia o stizza; piuttosto si abbassò su di lui per agevolargli l’ingresso nel suo corpo.
«Sarò io a giudicare quanto è grosso il tuo cazzo, visto quanto ti piace vantarti di qualsiasi cosa tu faccia o abbia» rispose la femmina in tono di scherno, allargando leggermente le gambe.
L’invito era chiaro e Illidan non si fece di certo pregare: con una mano guidò la sua erezione - ora decisamente più dura rispetto a prima - all’interno dell’apertura della sua partner.
Maiev si irrigidì e serrò di nuovo la presa sulle corna mentre veniva penetrata dall’erezione di Illidan.
Un verso strozzato le sfuggì dalle labbra senza che potesse impedirlo.
«È grosso abbastanza?» chiese lui, sogghignando con la sua migliore espressione arrogante.
«Soddisfacente» esclamò con voce roca e desiderosa, schiacciandosi col corpo sul bacino di Illidan.
Lui iniziò a muoversi sotto di lei e lei prese a cavalcarlo con enfasi, mugolando spesso e volentieri.
La sua erezione era davvero grossa e muovendosi dentro e fuori dal suo corpo strofinava contro punti particolarmente sensibili che le davano moltissimo piacere.
Anche a Illidan piaceva moltissimo: la sua vagina si contraeva ritmicamente attorno al suo pene ed era caldissima e accogliente. Iniziò a mugolare a sua volta, unendo i suoi versi a quelli di Maiev.
«Finalmente hanno capito che sono destinati a stare insieme!».
Dal Presidio della Liberazione, due persone osservavano la scena, che dalla loro prospettiva non era niente di eclatante: si vedevano gli zoccoli di Illidan che si muovevano sulla roccia e le sue ali enormi chiuse a mo’ di tenda circolare a coprire tutto quanto.
Khadgar osservava con cipiglio palesemente soddisfatto, le braccia intrecciate sul petto. Vicino a lui c’era anche Velen.
«Forse avremmo dovuto farli parlare...» commentò il Profeta, lanciando un’occhiata dubbiosa alla scena che si stava consumando sulla riva più in basso.
«Ma no… così è tutto più immediato, sicuramente avranno appianato tutti i loro problemi» Khadgar annuì «Siamo stati bravi, senza di noi sono sicuro che non si sarebbero mai nemmeno guardati» aggiunse, e batté una pacca soddisfatta sulla spalla di Velen.
«Ottimo lavoro» esclamò.
Il Draenei fissò accigliato dapprima l’Arcimago e poi la coppietta di sotto. Aveva accettato di aiutarlo a far sì che Maiev e Illidan chiarissero le loro divergenze per il bene della comune missione: sconfiggere le forze della Legione sulla Riva Dispersa. Di certo non immaginava che così facendo avrebbe indotto quei due a fare l’amore ed era un fine ben lungi dal suo.
«Se ne sei convinto...» disse in tono un po’ scettico.
«Vedrai, saranno più uniti che mai» Khadgar era assolutamente sicuro di ciò.