Sperimentazione totemica
Feb. 5th, 2018 01:57 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Sperimentazione totemica
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Aggra, Thrall (Go'el)
Wordcount: 3741 (wordcounter)
Prompt: Usi alternativi dei totem per il P0rn Fest #11 e Una vittoria nella sconfitta per la Settimana 4 (fazione Langley) del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Cataclysm".
Note: Anal insertion, Het, Lemon
D’istinto prese il totem e lo capovolse, continuando a fissarlo con attenzione: adesso che il manico era in alto, c’era abbastanza distanza dalle due punte di pietra per permetterle di utilizzarlo come oggetto inseribile.
Un sorriso le incurvò le labbra attorno alle piccole zanne che sporgevano dal labbro inferiore. Avrebbe potuto fare pratica con il totem per quando Go’el sarebbe tornato da lei, in modo che quegli sporadici momenti di intimità potessero durare più di pochi e dolorosi istanti.
Al Circolo della Terra era un’altra giornata come tante altre, con gli sciamani impegnati a guarire gli elementi e placare il pianeta in rivolta.
Thrall era in viaggio con alcuni draghi per sistemare le spaccature che il ritorno di Deathwing aveva creato tra gli Aspetti dei Draghi e Aggra era rimasta al Maelstrom con il resto del Circolo della Terra a lavorare. Le dispiaceva per il litigio con cui si erano separati, ma Go’el continuava a comportarsi come quando era Capoguerra dell’Orda e lei non lo accettava. Doveva cambiare atteggiamento se voleva diventare un ottimo sciamano ed essere utile non solo al Circolo ma anche ad Azeroth.
Sperava che la sua missione con gli Aspetti potesse aiutarlo laddove evidentemente le sue parole non erano riuscite a sortire alcun effetto. Questo non le impediva però di sentire la mancanza dell’Orco e sperare di poterlo riavere al suo fianco al più presto.
Dopo molte ore di comunione con gli elementi, il gruppo di sciamani decise di fermarsi per rifocillarsi e riposare. Nobundo e Muln, insieme con altri sciamani, si occuparono di allestire il falò per preparare la cena. Aggra e Mylra andarono invece a prendere da bere dalle casse dei rifornimenti, accompagnate da alcuni altri Nani e Orchi per poter portare più casse in un viaggio solo.
La cena non era niente di eclatante, un po’ di carne cotta e verdure bollite, giusto per recuperare le forze. A rallegrare gli spiriti ci pensarono le bevande, alcoliche quanto bastava a far uscire un po’ di buonumore dal gruppo.
Aggra mangiava al suo solito posto, seduta su un masso particolarmente grosso che solitamente condivideva con Go’el. Le mancava l’ingombrante presenza dello sciamano al suo fianco, specialmente adesso che aveva cominciato a fare meno il timido ed essere più espansivo con tutti, soprattutto con lei. Ciononostante, cercava di non darlo a vedere: non erano lì in visita di piacere, avevano un lavoro da svolgere e lei non poteva distrarsi dal loro obiettivo per stare dietro ai suoi sentimenti per Go’el.
Stava finendo di mangiare la sua verdura - più perché desiderava riempirsi lo stomaco che per effettivo piacere di mangiarla - quando Rehgar Earthfury, seduto poco distante dal punto in cui l’Orchessa si trovava, cominciò a sbraitare con voce leggermente strascicata: «Era una Draenei così gnocca che ero già pronto appena l’ho vista! E poi lei si dimentica il lubrificante! Tch!».
Stava parlando con Muln ed era evidente che fosse già sbronzo abbastanza da non essere in grado di mantenere un minimo di decoro.
«Nessuno vuol sapere delle tue avventure amorose, Rehgar...» lo riprese Nobundo con un sospiro, ma il diretto interessato emise un verso di stizza con le labbra e si appoggiò all’enorme braccio peloso di Muln. Aprì le labbra in un ghigno perverso e scoppiò volgarmente a ridere.
«… e a quel punto ho dovuto usare il mio totem» proseguì Rehgar senza dare ascolto all’anziano Krokul, agitando leggermente il bacino «Il totem dell’acqua era grosso abbastanza da entrarle nel culo… oh sì… e poi quand’era bella bagnata ho...».
L’osceno racconto di Rehgar venne bruscamente interrotto da un leggero colpo del boccale vuoto di Muln sulla testa del diretto interessato. Nonostante il copricapo a forma di testa di lupo, imbottito e spesso, il contenitore in peltro riuscì a fare il suo dovere e lo sciamano cadde svenuto sulla gamba del Tauren che l’aveva colpito esalando un lieve grugnito. Dopo poco cominciò a russare sodo.
«Grazie Muln» sospirò Nobundo in tono profondamente grato, mentre al suo fianco l’Invocatrice della Tempesta Mylra rideva a bassa voce.
Aggra accennò un sorriso a sua volta: Rehgar non era in grado di darsi una misura nemmeno nel bere. Poco male, se non altro c’era qualcuno che riusciva a dare un po’ di intrattenimento alle noiose e infinite serate passate al Maelstrom.
«Lo porto nella sua capanna, Chiaroveggente Nobundo?» domandò Muln con la sua voce virile e profonda, da vero Tauren. Aveva già messo da parte il boccale e stava preparandosi a sollevare il corpo inerte del compagno.
«Sì, ti prego… mettilo a dormire, domani servirà anche lui» chiese gentilmente Nobundo, esalando un altro sospiro, stavolta d’esasperazione.
Muln eseguì la richiesta, alzandosi e andandosene in silenzio con Rehgar tra le enormi braccia nude e pelose. Dopo “l’incidente” con Rehgar, la congrega di sciamani si sciolse in fretta e ciascuno prese la via che portava alla propria capanna. Nonostante il pasto, buona parte era visibilmente provata dagli sforzi per guarire gli elementi e anche Aggra non vedeva l’ora di potersi addormentare nel giaciglio nella sua capanna… peccato che fosse quella che divideva con Go’el e che dalla sua partenza era diventata improvvisamente troppo grande per i suoi gusti.
Nel mentre che faceva ritorno alla capanna, Aggra non riuscì a togliersi dalla testa la patetica scenetta di Rehgar. Soprattutto, non riusciva a dimenticarsi l’aneddoto sui totem. C’era qualcosa di indefinito che la attraeva in maniera morbosa nell’idea che i totem con cui invocava l’assistenza degli elementi potessero essere utilizzati anche per fini molto meno nobili.
Non aveva mai notato che i totem avessero una vaga forma fallica… almeno fino ad allora.
Arrivata alla sua capanna, Aggra entrò alla svelta e passò subito nella stanza da letto, che altro non era che una porzione separata da una tenda dell’unica stanza che costituiva l’alloggio.
Sentiva dentro uno strano tumulto di sensazioni che non aveva mai percepito prima. Era eccitata in una certa misura da ciò che Rehgar aveva detto ed era anche emozionata ed impaziente perché una qualche parte di lei non vedeva l’ora di provare. A ciò si aggiungeva anche una buona dose di senso di colpa per il fatto che stesse pensando di fare una cosa simile mentre Go’el era via.
Lui non era il suo compagno di vita, ufficialmente parlando, eppure il sentimento che la univa a lui era tale che da quando se ne era andato aveva smesso di prendersi anche solo un briciolo di tempo per se stessa e per i suoi bisogni sessuali. Il suo corpo era come morto da quel punto di vista ed era sorprendente che fosse stato proprio Rehgar con i suoi discorsi da vecchio ubriaco pervertito a risvegliarlo.
Si sentiva come se fosse stata sconfitta dal suo inconsapevole bisogno di sesso, che fosse con il suo amato o meno. Sperava di riuscire a resistere fino a che Go’el non avesse terminato la sua missione e fosse tornato da lei, ma evidentemente il suo corpo era di un parere diverso dal suo.
«Be’... immagino che possa… provarci, suppongo...» commentò a mezza voce tra sé e sé.
Si spogliò della sua tunica. Sotto non portava biancheria, per cui fu subito accessibile ed in bella mostra ogni bene di cui gli Antenati l’aveva dotata. Si sedette sul giaciglio, ben più grande di quanto le servisse, ed evocò il totem d’acqua di fronte a sé.
Era fatto a forma di ascia, con il simbolo dell’Orda al centro della testa e il manico era in legno. Dalla cima e dal fondo sgorgavano fiotti d’acqua.
Aggra rimase a fissarlo per qualche momento, studiandolo con una punta d’imbarazzo: non sapeva come una cosa del genere potesse essere impiegata nella maniera descritta vagamente da Rehgar. La parte superiore del totem era inutilizzabile con quelle due metà di ascia che - pur non essendo affilate come un’arma vera e propria - sarebbero state comunque dolorose da inserire da qualche parte.
Sicuramente non l’avrebbe inserito nella vagina: voleva rimanere vergine fino a che Go’el non si fosse deciso a diventare suo per sempre. Tanto era così timido e composto che non osava nemmeno affrontare l’argomento “sesso” direttamente. Quando erano insieme si limitavano a far sì che il compagno arrivasse all’orgasmo. A lei piaceva da impazzire tormentarlo quando al mattino si trovava con la sua erezione premuta contro il corpo involontariamente.
Lui per contro - quando riusciva a vincere l’imbarazzo - era discreto nel regalarle piacere solleticandole il clitoride con le dita. Con la lingua era ancora più bravo, anche se lui stesso cercava di negarlo per pudore. Una volta ogni tanto riusciva a convincerlo a fare qualcosa di un po’ più serio e a farsi penetrare il posteriore; tuttavia, accadeva così di rado che il culo dell’Orchessa non riusciva a sopportare a lungo l’intrusione.
Una scintilla d’entusiasmo le accese lo sguardo mentre collegava quel pensiero con ciò che aveva intenzione di sperimentare. D’istinto prese il totem e lo capovolse, continuando a fissarlo con attenzione: adesso che il manico era in alto, c’era abbastanza distanza dalle due punte di pietra per permetterle di utilizzarlo come oggetto inseribile.
Un sorriso le incurvò le labbra attorno alle piccole zanne che sporgevano dal labbro inferiore. Avrebbe potuto fare pratica con il totem per quando Go’el sarebbe tornato da lei, in modo che quegli sporadici momenti di intimità potessero durare più di pochi e dolorosi istanti.
«Coraggio, Aggra! C’è riuscita una Draenei con un totem uguale a questo, puoi farlo anche tu!» si incoraggiò tra sé e sé, annuendo con un gesto secco del capo «Pensa all’espressione sorpresa che farà Go’el quando si accorgerà che hai fatto pratica per lui!».
Cercò così di scacciare la brutta sensazione inerente alle sue intenzioni. Non era stata sconfitta dalla sua necessità di appagare il suo corpo; piuttosto era una tregua momentanea che si concedeva per poter fare una sorpresa a Go’el quando fosse tornato. Non doveva vedere la questione in senso negativo.
Pensandola così, riuscì a quietare la sua coscienza, almeno per il momento.
Si mise sdraiata supina al centro del giaciglio, le gambe piegate e divaricate in maniera che potesse vedere il monte del pube. Fare tutto da sola oltre le sue cosce senza avere una chiara visuale di dove stava per mettere le mani un po’ la intimoriva, ma ormai si era decisa a provare e niente avrebbe potuto dissuaderla dal suo intento.
Con una mano sorreggeva il totem e con l’altra stava cercando l’ingresso al suo posteriore. Non era un’impresa facile e le occorse un po’ di tempo, ma riuscì comunque a trovarlo.
A quel punto invocò l’aiuto di uno spirito dell’acqua perché la lubrificasse. Formulò l’invocazione nel pensiero, e pregò che la richiesta non fosse talmente volgare e inutile da insultare gli elementi e far sì che gli elementali d’acqua si chiudessero alla comunicazione con lei. Sarebbe stato mortificante perdere in quel modo una parte di quel prezioso legame con gli elementi con il quale era cresciuta sin da bambina.
Rimase in attesa per alcuni interminabili secondi carichi di tensione. Stava per chiedere scusa agli elementi per la sua impudenza quando sentì qualcosa di liquido e fresco solleticarle l’ingresso al posteriore. Sobbalzò cacciando un gridolino per la sorpresa, inarcandosi con la schiena per un attimo. La stimolazione terminò bruscamente, insieme ad un curioso rumore simile ad uno sciabordio.
Aggra tornò a distendersi e allungò curiosa il collo per vedere oltre il suo stesso corpo e controllare cosa fosse stato. Vide spuntare tra le sue gambe quella che doveva essere la testa di un piccolo elementale dell’acqua - o ciò che di più simile esisteva per esso.
Sorrise grata al piccolo elementale, il quale per tutta risposta riprese a bagnarle il posteriore, infilandole dentro piccole quantità d’acqua. L’Orchessa mugolò in risposta e si allargò le chiappe con una mano, per invitare tacitamente l’elementale a continuare.
Quest’ultimo recepì il messaggio, ma non si limitò a continuare come prima: Aggra sentì distintamente una piccola massa d’acqua compatta sgusciare agilmente all’interno del suo sedere. L’intrusione le strappò un lieve gemito di piacere, tanto più che l’elementale nel suo corpo si stava muovendo leggermente, tendendole i muscoli interni.
Era molto più piacevole di qualsiasi tentativo fatto con Go’el e di ciò era dispiaciuta moltissimo: non voleva di certo rimpiazzarlo con un elementale d’acqua!
Con un notevole sforzo di volontà riuscì ad avvicinarsi il totem al fondoschiena, appoggiando l’estremità inferiore sul suo orifizio. Non dovette fare altro: l’elementale che si era inserito nel suo posteriore si occupò del resto. Aggra lo sentì protendersi fuori dal suo corpo per afferrare il totem con propaggini acquose simili a tentacoli e attirarlo dentro, lubrificandone la superficie.
La sciamana sentì il fondo cilindrico premere contro il suo orifizio bagnato, opportunamente allargato dal flusso d’acqua diretto dall’elementale. Nonostante tutto l’ingresso non fu così piacevole come aveva sperato. Le dimensioni del totem erano chiaramente oltre la sua portata, però l’elementale stava facendo un gran bel lavoro nel farlo entrare.
Aggra si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo mentre il totem entrava e riprese a respirare lentamente, come se temesse qualche tipo di ripercussione.
Ansimando leggermente, mormorò: «Ti prego… per favore muovilo».
Si stava rivolgendo allo spirito dell’acqua, ovviamente, il quale esaudì di nuovo la sua richiesta.
L’Orchessa socchiuse gli occhi mentre la spessa asta di legno si muoveva piano dentro e fuori di lei, causandole alternativamente dolore e piacere. Se riusciva a sopportare quello, sicuramente farsi penetrare da Go’el sarebbe stato facile.
Dopo la prima fase di adattamento, Aggra iniziò a masturbarsi per avere un ulteriore incentivo di piacere che la spingesse verso l’orgasmo. Mugolava e ansimava a mezza voce, fissando il basso soffitto a cupola della capanna e pensando a Go’el. Le mancava moltissimo, in quel momento più che mai.
L’elementale lavorava di buona lena con il totem, utilizzandolo come tramite per spruzzare acqua in abbondanza nel retto dell’Orchessa, riempiendola ad un ritmo lento ma costante.
La percezione di gonfiore e pienezza, simile a quella che sentiva quando mangiava fino a saziarsi, era molto gradevole e spinse Aggra al primo e tanto atteso orgasmo dopo molto tempo di totale astinenza dal sesso. Sentì le contrazioni dei muscoli della sua vagina e i suoi umori bagnarle l’esterno.
Ruotò verso l’alto gli occhi e contrasse i muscoli delle gambe, rimanendo rigida e in apnea fino a che il piacere dell’orgasmo non si affievolì.
A quel punto si accasciò sul giaciglio sospirando. L’elementale continuò a muovere il totem senza fermarsi, aggiungendo altra acqua a quella che già la riempiva, rallentando i movimenti dell’Orchessa e rendendoli più faticosi. Ad Aggra tutto ciò piaceva e dopo un poco riprese a masturbarsi.
La sciamana era talmente presa dal suo piacere che non si rese conto dell’ingresso di qualcuno all’interno della capanna. L’ospite entrò silenzioso e si fermò subito oltre l’ingresso nel sentire i versi osceni dell’Orchessa. Anziché bloccarsi e tornare indietro, corse avanti e tirò la tenda da parte con violenza per rivelare la “camera da letto”.
«Aggra?!».
L’Orchessa ebbe uno spasmo e grugnì di sorpresa nel sentirsi chiamare da una familiare voce maschile che non sentiva ormai da tempo.
L’elementale dell’acqua aveva ormai arrotondato leggermente il suo ventre, tendendolo e facendo sì che i suoi movimenti risultassero molto più lenti e faticosi. Come se ciò non bastasse, il recente orgasmo l’aveva lasciata piuttosto stanca.
«Go’el…? Sei tornato…!» gemette con voce leggermente arrochita per il piacere, puntellandosi sui gomiti per guardarlo.
Nella penombra della capanna, l’Orco si ergeva nella sua caratteristica postura con schiena e spalle dritte. Aveva il cappuccio della tunica abbassato e i lunghi capelli erano sciolti anziché raccolti come al solito in una lunghissima coda di cavallo. La barba che gli copriva tutto il mento era scompigliata e sembrava cresciuta parecchio da quando si erano visti l’ultima volta. Le trecce che gli pendevano dalle basette erano mezze disfatte.
I suoi occhi azzurri brillavano di sorpresa e sconcerto, incapaci di distogliersi da lei. Attorno ad essi erano chiaramente visibili i segni tipici di chi non era riuscito a dormire molto di recente.
Sotto quell’espressione così candida e confusa, Aggra improvvisamente si sentì in colpa come se fosse stata colta in flagrante mentre lo tradiva con un altro. Percepì la medesima sensazione di sconfitta che l’aveva attanagliata all’inizio, prima di convincersi a sperimentare ciò che aveva raccontato Rehgar, ma con maggiore forza. Ad essa seguì quella disperazione estrema che le fece ardentemente desiderare di sparire sotto terra pur di non farsi vedere Go’el in quel momento.
Go’el fece qualche passo avanti, verso di lei, poi si inginocchiò sul bordo del giaciglio senza spostare lo sguardo.
«Cosa… stai facendo con quel totem…?» domandò a bassa voce, come se temesse di risultare inopportuno con la sua curiosità «Ti farai male...».
Aggra accennò un sorriso imbarazzato e teso.
«Speravo… fosse una sorpresa» ammise, riuscendo a guardarlo dritto negli occhi mentre proseguiva: «… mi stavo allenando per poterti far entrare meglio… quando fossi tornato».
Lui la guardò con rinnovato stupore: di tutte le possibili spiegazioni per l’assurda ed erotica scena che si era trovato inaspettatamente davanti, quella era sicuramente una di quelle che non si sarebbe mai aspettato di sentire.
«Non mi aspettavi così presto...» fu tutto ciò che lo sciamano fu in grado di dire. Era confuso dalla piacevole sensazione che percepiva nel basso ventre mentre studiava la posizione di Aggra, il suo ventre così morbidamente rotondo e il grosso totem che aveva piantato nel culo e che pareva muoversi per magia. Insieme ad essa sentiva anche qualcosa che gli dava immensamente fastidio.
«Non sapevo quando saresti tornato» replicò l’Orchessa «Mi sei mancato» aggiunse, accennando un dolce sorriso.
«Spero i totem non ti abbiano tenuto troppa compagnia» esclamò lui con una punta di stizza nella voce. Non era sua intenzione suonare rude, ma era finalmente riuscito ad identificare quella sensazione negativa. Si sentiva strappato al suo “ruolo” dal totem che Aggra teneva ancora dentro, anche se effettivamente non c’era nessuno ruolo predefinito tra loro.
L’Orchessa gli rivolse un’espressione ferita. Le sue parole avevano evidentemente colpito ben più in profondità di quanto fosse sua intenzione.
«Pensi davvero che… possa averti sostituito con un oggetto?» domandò, e c’era della rabbia latente nella sua voce.
Go’el si sentì in colpa per averla aggredita bruscamente e chinò il capo.
«Scusami… non dovevo risponderti così» ammise imbarazzato «Però… ora che sono qui… non potremmo vedere se il totem è servito al suo scopo...?».
La domanda gli sembrava opportuna, eppure si sentiva come se avesse chiesto qualcosa di orribile. Avrebbe dovuto superare il suo terrore di entrare in certi argomenti, almeno con Aggra.
Quest’ultima gli rivolse un sorriso luminoso e disse: «Speravo tu me lo chiedessi...».
Allargò meglio le gambe e mosse il bacino in una goffa onda verso di lui, come ad invitarlo ad estrarre il totem. Go’el non aspettava altro che un invito a farlo. Prese l’oggetto per le due estremità della testa dell’ascia e tirò con delicatezza. Il fondo del totem si smosse leggermente, al che l’Orchessa emise un verso di dolore.
«S-scusa!» si affrettò a dire l’Orco «Come hai fatto a spingerlo così a fondo da sola…?».
«N-non è per te...» gemette lei «È… l’elementale dell’acqua che è dentro… se lo togli non riuscirò più a trattenerlo...» ammise imbarazzata.
Go’el la fissò attonito.
«U-un elementale…?» ripeté, spostando lo sguardo dal viso di lei al totem nel suo deretano «Che ci fa un elementale lì dentro?».
«… mi serviva del lubrificante...» spiegò la sciamana, paonazza in viso.
Go’el si tolse svelto la tunica e i sandali, rimanendo completamente nudo ad eccezione dei pesanti bracciali sugli avambracci. Il suo pene era già mezzo eretto, senza che l’avesse toccato neanche per sbaglio. Aggra era sorpresa di ciò, ma non indagò: la sua attenzione era tutta concentrata sull’estrazione forzata del totem dal suo posteriore.
«F-fai piano!» esclamò lei con voce stridula per il dolore. Percepiva l’elementale opporsi a Go’el e il totem che sfregava contro i suoi muscoli anali in quel bizzarro tira-e-molla non era esattamente la cosa più piacevole del mondo nelle sue condizioni: sentiva che era questione di poco perché l’acqua al suo interno schizzasse fuori.
Go’el cominciò a stufarsi della cosa piuttosto in fretta, tanto che per un momento smise di pensare che stava armeggiando con il culo della sua futura moglie e diede uno strattone particolarmente forte al totem.
Aggra sobbalzò e ruggì di dolore mentre l’oggetto finalmente sgusciava fuori ed insieme ad esso anche l’elementale dispettoso, ancora saldamente appeso all’estremità inferiore.
«Go’el…!» gemette l’Orchessa con voce supplichevole «Smettila con quello… e sbrigati a tappare il buco!» aggiunse in tono rabbioso.
Il suo compagno parve ricordarsi solo in quel momento della spiacevole situazione in cui si trovava lei. Si affrettò ad abbandonare il totem e l’elementale per accostarsi al suo corpo e strusciare la cima del suo pene tra le sue labbra ancora fradice di umori.
«M-muoviti…!» sbuffò irritata la sciamana, incitando il suo partner a penetrarle il deretano senza ulteriori indugi, benché il suo pene non fosse ancora completamente eretto.
Aggra gemette di sollievo, rilassandosi di colpo con la schiena. Go’el si agitò leggermente in lei, poi mormorò: «È… molto più spazioso… mi pare».
Emise un verso di piacere inatteso sentendo la muscolatura dell’orifizio contrarsi leggermente attorno al suo pene.
«Allora… puoi anche scusarti con l’elementale, visto che è anche merito suo...» gli fece presente la sciamana.
L’Orco abbassò lo sguardo in segno di resa e si voltò verso il punto in cui aveva poggiato il totem, scoprendo che dello spirito d’acqua non v’era più traccia.
«È sparito» comunicò Go’el alla sua metà.
«Oh, be’... dovrai scusarti in un’altra occasione immagino...» Aggra allungò una mano verso l’addome nudo dell’Orco e con l’indice seguì la linea centrale degli addominali sino all’inguine «Adesso… possiamo recuperare un poco del tempo perduto?».
Go’el incurvò teneramente le labbra attorno alle grosse zanne. Si protese col busto a sovrastare la sua compagna, arrivando sino al suo viso. La baciò con passione, senza esagerare. Il suo amore nei suoi confronti era palpabile in quell’intimo contatto.
Aggra chiuse gli occhi e sospirò felice mentre la fronte calda di Go’el premeva piano contro la sua ed una mano, grande e forte, le carezzava affettuosamente una guancia.
«… non vedevo l’ora di poter tornare da te, Aggra» le sussurrò il suo partner a fior di labbra, cominciando a muoversi dentro di lei con quella dolcezza infinita di cui solo lui era capace.
Le sue parole riempirono l’Orchessa di gioia. Si sentiva come se avesse improvvisamente vinto una guerra lunga e difficile contro un nemico temibile che nemmeno lei sapeva identificare con certezza. Probabilmente era il fatto che finalmente fosse riuscita a resistere ad un’incursione dell’Orco nel suo deretano o forse era l’innata timidezza che Go’el manifestava con maggior forza ogni volta che si trovavano in situazioni così romantiche e intime, ma in fondo non le importava molto saperlo.
L’unica cosa importante adesso era che quella che a primo sguardo le era parsa una sconfitta subita in un momento di debolezza e solitudine si era rivelata essere la chiave per ottenere una dolce e graditissima vittoria.
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Aggra, Thrall (Go'el)
Wordcount: 3741 (wordcounter)
Prompt: Usi alternativi dei totem per il P0rn Fest #11 e Una vittoria nella sconfitta per la Settimana 4 (fazione Langley) del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Cataclysm".
Note: Anal insertion, Het, Lemon
D’istinto prese il totem e lo capovolse, continuando a fissarlo con attenzione: adesso che il manico era in alto, c’era abbastanza distanza dalle due punte di pietra per permetterle di utilizzarlo come oggetto inseribile.
Un sorriso le incurvò le labbra attorno alle piccole zanne che sporgevano dal labbro inferiore. Avrebbe potuto fare pratica con il totem per quando Go’el sarebbe tornato da lei, in modo che quegli sporadici momenti di intimità potessero durare più di pochi e dolorosi istanti.
Al Circolo della Terra era un’altra giornata come tante altre, con gli sciamani impegnati a guarire gli elementi e placare il pianeta in rivolta.
Thrall era in viaggio con alcuni draghi per sistemare le spaccature che il ritorno di Deathwing aveva creato tra gli Aspetti dei Draghi e Aggra era rimasta al Maelstrom con il resto del Circolo della Terra a lavorare. Le dispiaceva per il litigio con cui si erano separati, ma Go’el continuava a comportarsi come quando era Capoguerra dell’Orda e lei non lo accettava. Doveva cambiare atteggiamento se voleva diventare un ottimo sciamano ed essere utile non solo al Circolo ma anche ad Azeroth.
Sperava che la sua missione con gli Aspetti potesse aiutarlo laddove evidentemente le sue parole non erano riuscite a sortire alcun effetto. Questo non le impediva però di sentire la mancanza dell’Orco e sperare di poterlo riavere al suo fianco al più presto.
Dopo molte ore di comunione con gli elementi, il gruppo di sciamani decise di fermarsi per rifocillarsi e riposare. Nobundo e Muln, insieme con altri sciamani, si occuparono di allestire il falò per preparare la cena. Aggra e Mylra andarono invece a prendere da bere dalle casse dei rifornimenti, accompagnate da alcuni altri Nani e Orchi per poter portare più casse in un viaggio solo.
La cena non era niente di eclatante, un po’ di carne cotta e verdure bollite, giusto per recuperare le forze. A rallegrare gli spiriti ci pensarono le bevande, alcoliche quanto bastava a far uscire un po’ di buonumore dal gruppo.
Aggra mangiava al suo solito posto, seduta su un masso particolarmente grosso che solitamente condivideva con Go’el. Le mancava l’ingombrante presenza dello sciamano al suo fianco, specialmente adesso che aveva cominciato a fare meno il timido ed essere più espansivo con tutti, soprattutto con lei. Ciononostante, cercava di non darlo a vedere: non erano lì in visita di piacere, avevano un lavoro da svolgere e lei non poteva distrarsi dal loro obiettivo per stare dietro ai suoi sentimenti per Go’el.
Stava finendo di mangiare la sua verdura - più perché desiderava riempirsi lo stomaco che per effettivo piacere di mangiarla - quando Rehgar Earthfury, seduto poco distante dal punto in cui l’Orchessa si trovava, cominciò a sbraitare con voce leggermente strascicata: «Era una Draenei così gnocca che ero già pronto appena l’ho vista! E poi lei si dimentica il lubrificante! Tch!».
Stava parlando con Muln ed era evidente che fosse già sbronzo abbastanza da non essere in grado di mantenere un minimo di decoro.
«Nessuno vuol sapere delle tue avventure amorose, Rehgar...» lo riprese Nobundo con un sospiro, ma il diretto interessato emise un verso di stizza con le labbra e si appoggiò all’enorme braccio peloso di Muln. Aprì le labbra in un ghigno perverso e scoppiò volgarmente a ridere.
«… e a quel punto ho dovuto usare il mio totem» proseguì Rehgar senza dare ascolto all’anziano Krokul, agitando leggermente il bacino «Il totem dell’acqua era grosso abbastanza da entrarle nel culo… oh sì… e poi quand’era bella bagnata ho...».
L’osceno racconto di Rehgar venne bruscamente interrotto da un leggero colpo del boccale vuoto di Muln sulla testa del diretto interessato. Nonostante il copricapo a forma di testa di lupo, imbottito e spesso, il contenitore in peltro riuscì a fare il suo dovere e lo sciamano cadde svenuto sulla gamba del Tauren che l’aveva colpito esalando un lieve grugnito. Dopo poco cominciò a russare sodo.
«Grazie Muln» sospirò Nobundo in tono profondamente grato, mentre al suo fianco l’Invocatrice della Tempesta Mylra rideva a bassa voce.
Aggra accennò un sorriso a sua volta: Rehgar non era in grado di darsi una misura nemmeno nel bere. Poco male, se non altro c’era qualcuno che riusciva a dare un po’ di intrattenimento alle noiose e infinite serate passate al Maelstrom.
«Lo porto nella sua capanna, Chiaroveggente Nobundo?» domandò Muln con la sua voce virile e profonda, da vero Tauren. Aveva già messo da parte il boccale e stava preparandosi a sollevare il corpo inerte del compagno.
«Sì, ti prego… mettilo a dormire, domani servirà anche lui» chiese gentilmente Nobundo, esalando un altro sospiro, stavolta d’esasperazione.
Muln eseguì la richiesta, alzandosi e andandosene in silenzio con Rehgar tra le enormi braccia nude e pelose. Dopo “l’incidente” con Rehgar, la congrega di sciamani si sciolse in fretta e ciascuno prese la via che portava alla propria capanna. Nonostante il pasto, buona parte era visibilmente provata dagli sforzi per guarire gli elementi e anche Aggra non vedeva l’ora di potersi addormentare nel giaciglio nella sua capanna… peccato che fosse quella che divideva con Go’el e che dalla sua partenza era diventata improvvisamente troppo grande per i suoi gusti.
Nel mentre che faceva ritorno alla capanna, Aggra non riuscì a togliersi dalla testa la patetica scenetta di Rehgar. Soprattutto, non riusciva a dimenticarsi l’aneddoto sui totem. C’era qualcosa di indefinito che la attraeva in maniera morbosa nell’idea che i totem con cui invocava l’assistenza degli elementi potessero essere utilizzati anche per fini molto meno nobili.
Non aveva mai notato che i totem avessero una vaga forma fallica… almeno fino ad allora.
Arrivata alla sua capanna, Aggra entrò alla svelta e passò subito nella stanza da letto, che altro non era che una porzione separata da una tenda dell’unica stanza che costituiva l’alloggio.
Sentiva dentro uno strano tumulto di sensazioni che non aveva mai percepito prima. Era eccitata in una certa misura da ciò che Rehgar aveva detto ed era anche emozionata ed impaziente perché una qualche parte di lei non vedeva l’ora di provare. A ciò si aggiungeva anche una buona dose di senso di colpa per il fatto che stesse pensando di fare una cosa simile mentre Go’el era via.
Lui non era il suo compagno di vita, ufficialmente parlando, eppure il sentimento che la univa a lui era tale che da quando se ne era andato aveva smesso di prendersi anche solo un briciolo di tempo per se stessa e per i suoi bisogni sessuali. Il suo corpo era come morto da quel punto di vista ed era sorprendente che fosse stato proprio Rehgar con i suoi discorsi da vecchio ubriaco pervertito a risvegliarlo.
Si sentiva come se fosse stata sconfitta dal suo inconsapevole bisogno di sesso, che fosse con il suo amato o meno. Sperava di riuscire a resistere fino a che Go’el non avesse terminato la sua missione e fosse tornato da lei, ma evidentemente il suo corpo era di un parere diverso dal suo.
«Be’... immagino che possa… provarci, suppongo...» commentò a mezza voce tra sé e sé.
Si spogliò della sua tunica. Sotto non portava biancheria, per cui fu subito accessibile ed in bella mostra ogni bene di cui gli Antenati l’aveva dotata. Si sedette sul giaciglio, ben più grande di quanto le servisse, ed evocò il totem d’acqua di fronte a sé.
Era fatto a forma di ascia, con il simbolo dell’Orda al centro della testa e il manico era in legno. Dalla cima e dal fondo sgorgavano fiotti d’acqua.
Aggra rimase a fissarlo per qualche momento, studiandolo con una punta d’imbarazzo: non sapeva come una cosa del genere potesse essere impiegata nella maniera descritta vagamente da Rehgar. La parte superiore del totem era inutilizzabile con quelle due metà di ascia che - pur non essendo affilate come un’arma vera e propria - sarebbero state comunque dolorose da inserire da qualche parte.
Sicuramente non l’avrebbe inserito nella vagina: voleva rimanere vergine fino a che Go’el non si fosse deciso a diventare suo per sempre. Tanto era così timido e composto che non osava nemmeno affrontare l’argomento “sesso” direttamente. Quando erano insieme si limitavano a far sì che il compagno arrivasse all’orgasmo. A lei piaceva da impazzire tormentarlo quando al mattino si trovava con la sua erezione premuta contro il corpo involontariamente.
Lui per contro - quando riusciva a vincere l’imbarazzo - era discreto nel regalarle piacere solleticandole il clitoride con le dita. Con la lingua era ancora più bravo, anche se lui stesso cercava di negarlo per pudore. Una volta ogni tanto riusciva a convincerlo a fare qualcosa di un po’ più serio e a farsi penetrare il posteriore; tuttavia, accadeva così di rado che il culo dell’Orchessa non riusciva a sopportare a lungo l’intrusione.
Una scintilla d’entusiasmo le accese lo sguardo mentre collegava quel pensiero con ciò che aveva intenzione di sperimentare. D’istinto prese il totem e lo capovolse, continuando a fissarlo con attenzione: adesso che il manico era in alto, c’era abbastanza distanza dalle due punte di pietra per permetterle di utilizzarlo come oggetto inseribile.
Un sorriso le incurvò le labbra attorno alle piccole zanne che sporgevano dal labbro inferiore. Avrebbe potuto fare pratica con il totem per quando Go’el sarebbe tornato da lei, in modo che quegli sporadici momenti di intimità potessero durare più di pochi e dolorosi istanti.
«Coraggio, Aggra! C’è riuscita una Draenei con un totem uguale a questo, puoi farlo anche tu!» si incoraggiò tra sé e sé, annuendo con un gesto secco del capo «Pensa all’espressione sorpresa che farà Go’el quando si accorgerà che hai fatto pratica per lui!».
Cercò così di scacciare la brutta sensazione inerente alle sue intenzioni. Non era stata sconfitta dalla sua necessità di appagare il suo corpo; piuttosto era una tregua momentanea che si concedeva per poter fare una sorpresa a Go’el quando fosse tornato. Non doveva vedere la questione in senso negativo.
Pensandola così, riuscì a quietare la sua coscienza, almeno per il momento.
Si mise sdraiata supina al centro del giaciglio, le gambe piegate e divaricate in maniera che potesse vedere il monte del pube. Fare tutto da sola oltre le sue cosce senza avere una chiara visuale di dove stava per mettere le mani un po’ la intimoriva, ma ormai si era decisa a provare e niente avrebbe potuto dissuaderla dal suo intento.
Con una mano sorreggeva il totem e con l’altra stava cercando l’ingresso al suo posteriore. Non era un’impresa facile e le occorse un po’ di tempo, ma riuscì comunque a trovarlo.
A quel punto invocò l’aiuto di uno spirito dell’acqua perché la lubrificasse. Formulò l’invocazione nel pensiero, e pregò che la richiesta non fosse talmente volgare e inutile da insultare gli elementi e far sì che gli elementali d’acqua si chiudessero alla comunicazione con lei. Sarebbe stato mortificante perdere in quel modo una parte di quel prezioso legame con gli elementi con il quale era cresciuta sin da bambina.
Rimase in attesa per alcuni interminabili secondi carichi di tensione. Stava per chiedere scusa agli elementi per la sua impudenza quando sentì qualcosa di liquido e fresco solleticarle l’ingresso al posteriore. Sobbalzò cacciando un gridolino per la sorpresa, inarcandosi con la schiena per un attimo. La stimolazione terminò bruscamente, insieme ad un curioso rumore simile ad uno sciabordio.
Aggra tornò a distendersi e allungò curiosa il collo per vedere oltre il suo stesso corpo e controllare cosa fosse stato. Vide spuntare tra le sue gambe quella che doveva essere la testa di un piccolo elementale dell’acqua - o ciò che di più simile esisteva per esso.
Sorrise grata al piccolo elementale, il quale per tutta risposta riprese a bagnarle il posteriore, infilandole dentro piccole quantità d’acqua. L’Orchessa mugolò in risposta e si allargò le chiappe con una mano, per invitare tacitamente l’elementale a continuare.
Quest’ultimo recepì il messaggio, ma non si limitò a continuare come prima: Aggra sentì distintamente una piccola massa d’acqua compatta sgusciare agilmente all’interno del suo sedere. L’intrusione le strappò un lieve gemito di piacere, tanto più che l’elementale nel suo corpo si stava muovendo leggermente, tendendole i muscoli interni.
Era molto più piacevole di qualsiasi tentativo fatto con Go’el e di ciò era dispiaciuta moltissimo: non voleva di certo rimpiazzarlo con un elementale d’acqua!
Con un notevole sforzo di volontà riuscì ad avvicinarsi il totem al fondoschiena, appoggiando l’estremità inferiore sul suo orifizio. Non dovette fare altro: l’elementale che si era inserito nel suo posteriore si occupò del resto. Aggra lo sentì protendersi fuori dal suo corpo per afferrare il totem con propaggini acquose simili a tentacoli e attirarlo dentro, lubrificandone la superficie.
La sciamana sentì il fondo cilindrico premere contro il suo orifizio bagnato, opportunamente allargato dal flusso d’acqua diretto dall’elementale. Nonostante tutto l’ingresso non fu così piacevole come aveva sperato. Le dimensioni del totem erano chiaramente oltre la sua portata, però l’elementale stava facendo un gran bel lavoro nel farlo entrare.
Aggra si accorse di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo mentre il totem entrava e riprese a respirare lentamente, come se temesse qualche tipo di ripercussione.
Ansimando leggermente, mormorò: «Ti prego… per favore muovilo».
Si stava rivolgendo allo spirito dell’acqua, ovviamente, il quale esaudì di nuovo la sua richiesta.
L’Orchessa socchiuse gli occhi mentre la spessa asta di legno si muoveva piano dentro e fuori di lei, causandole alternativamente dolore e piacere. Se riusciva a sopportare quello, sicuramente farsi penetrare da Go’el sarebbe stato facile.
Dopo la prima fase di adattamento, Aggra iniziò a masturbarsi per avere un ulteriore incentivo di piacere che la spingesse verso l’orgasmo. Mugolava e ansimava a mezza voce, fissando il basso soffitto a cupola della capanna e pensando a Go’el. Le mancava moltissimo, in quel momento più che mai.
L’elementale lavorava di buona lena con il totem, utilizzandolo come tramite per spruzzare acqua in abbondanza nel retto dell’Orchessa, riempiendola ad un ritmo lento ma costante.
La percezione di gonfiore e pienezza, simile a quella che sentiva quando mangiava fino a saziarsi, era molto gradevole e spinse Aggra al primo e tanto atteso orgasmo dopo molto tempo di totale astinenza dal sesso. Sentì le contrazioni dei muscoli della sua vagina e i suoi umori bagnarle l’esterno.
Ruotò verso l’alto gli occhi e contrasse i muscoli delle gambe, rimanendo rigida e in apnea fino a che il piacere dell’orgasmo non si affievolì.
A quel punto si accasciò sul giaciglio sospirando. L’elementale continuò a muovere il totem senza fermarsi, aggiungendo altra acqua a quella che già la riempiva, rallentando i movimenti dell’Orchessa e rendendoli più faticosi. Ad Aggra tutto ciò piaceva e dopo un poco riprese a masturbarsi.
La sciamana era talmente presa dal suo piacere che non si rese conto dell’ingresso di qualcuno all’interno della capanna. L’ospite entrò silenzioso e si fermò subito oltre l’ingresso nel sentire i versi osceni dell’Orchessa. Anziché bloccarsi e tornare indietro, corse avanti e tirò la tenda da parte con violenza per rivelare la “camera da letto”.
«Aggra?!».
L’Orchessa ebbe uno spasmo e grugnì di sorpresa nel sentirsi chiamare da una familiare voce maschile che non sentiva ormai da tempo.
L’elementale dell’acqua aveva ormai arrotondato leggermente il suo ventre, tendendolo e facendo sì che i suoi movimenti risultassero molto più lenti e faticosi. Come se ciò non bastasse, il recente orgasmo l’aveva lasciata piuttosto stanca.
«Go’el…? Sei tornato…!» gemette con voce leggermente arrochita per il piacere, puntellandosi sui gomiti per guardarlo.
Nella penombra della capanna, l’Orco si ergeva nella sua caratteristica postura con schiena e spalle dritte. Aveva il cappuccio della tunica abbassato e i lunghi capelli erano sciolti anziché raccolti come al solito in una lunghissima coda di cavallo. La barba che gli copriva tutto il mento era scompigliata e sembrava cresciuta parecchio da quando si erano visti l’ultima volta. Le trecce che gli pendevano dalle basette erano mezze disfatte.
I suoi occhi azzurri brillavano di sorpresa e sconcerto, incapaci di distogliersi da lei. Attorno ad essi erano chiaramente visibili i segni tipici di chi non era riuscito a dormire molto di recente.
Sotto quell’espressione così candida e confusa, Aggra improvvisamente si sentì in colpa come se fosse stata colta in flagrante mentre lo tradiva con un altro. Percepì la medesima sensazione di sconfitta che l’aveva attanagliata all’inizio, prima di convincersi a sperimentare ciò che aveva raccontato Rehgar, ma con maggiore forza. Ad essa seguì quella disperazione estrema che le fece ardentemente desiderare di sparire sotto terra pur di non farsi vedere Go’el in quel momento.
Go’el fece qualche passo avanti, verso di lei, poi si inginocchiò sul bordo del giaciglio senza spostare lo sguardo.
«Cosa… stai facendo con quel totem…?» domandò a bassa voce, come se temesse di risultare inopportuno con la sua curiosità «Ti farai male...».
Aggra accennò un sorriso imbarazzato e teso.
«Speravo… fosse una sorpresa» ammise, riuscendo a guardarlo dritto negli occhi mentre proseguiva: «… mi stavo allenando per poterti far entrare meglio… quando fossi tornato».
Lui la guardò con rinnovato stupore: di tutte le possibili spiegazioni per l’assurda ed erotica scena che si era trovato inaspettatamente davanti, quella era sicuramente una di quelle che non si sarebbe mai aspettato di sentire.
«Non mi aspettavi così presto...» fu tutto ciò che lo sciamano fu in grado di dire. Era confuso dalla piacevole sensazione che percepiva nel basso ventre mentre studiava la posizione di Aggra, il suo ventre così morbidamente rotondo e il grosso totem che aveva piantato nel culo e che pareva muoversi per magia. Insieme ad essa sentiva anche qualcosa che gli dava immensamente fastidio.
«Non sapevo quando saresti tornato» replicò l’Orchessa «Mi sei mancato» aggiunse, accennando un dolce sorriso.
«Spero i totem non ti abbiano tenuto troppa compagnia» esclamò lui con una punta di stizza nella voce. Non era sua intenzione suonare rude, ma era finalmente riuscito ad identificare quella sensazione negativa. Si sentiva strappato al suo “ruolo” dal totem che Aggra teneva ancora dentro, anche se effettivamente non c’era nessuno ruolo predefinito tra loro.
L’Orchessa gli rivolse un’espressione ferita. Le sue parole avevano evidentemente colpito ben più in profondità di quanto fosse sua intenzione.
«Pensi davvero che… possa averti sostituito con un oggetto?» domandò, e c’era della rabbia latente nella sua voce.
Go’el si sentì in colpa per averla aggredita bruscamente e chinò il capo.
«Scusami… non dovevo risponderti così» ammise imbarazzato «Però… ora che sono qui… non potremmo vedere se il totem è servito al suo scopo...?».
La domanda gli sembrava opportuna, eppure si sentiva come se avesse chiesto qualcosa di orribile. Avrebbe dovuto superare il suo terrore di entrare in certi argomenti, almeno con Aggra.
Quest’ultima gli rivolse un sorriso luminoso e disse: «Speravo tu me lo chiedessi...».
Allargò meglio le gambe e mosse il bacino in una goffa onda verso di lui, come ad invitarlo ad estrarre il totem. Go’el non aspettava altro che un invito a farlo. Prese l’oggetto per le due estremità della testa dell’ascia e tirò con delicatezza. Il fondo del totem si smosse leggermente, al che l’Orchessa emise un verso di dolore.
«S-scusa!» si affrettò a dire l’Orco «Come hai fatto a spingerlo così a fondo da sola…?».
«N-non è per te...» gemette lei «È… l’elementale dell’acqua che è dentro… se lo togli non riuscirò più a trattenerlo...» ammise imbarazzata.
Go’el la fissò attonito.
«U-un elementale…?» ripeté, spostando lo sguardo dal viso di lei al totem nel suo deretano «Che ci fa un elementale lì dentro?».
«… mi serviva del lubrificante...» spiegò la sciamana, paonazza in viso.
Go’el si tolse svelto la tunica e i sandali, rimanendo completamente nudo ad eccezione dei pesanti bracciali sugli avambracci. Il suo pene era già mezzo eretto, senza che l’avesse toccato neanche per sbaglio. Aggra era sorpresa di ciò, ma non indagò: la sua attenzione era tutta concentrata sull’estrazione forzata del totem dal suo posteriore.
«F-fai piano!» esclamò lei con voce stridula per il dolore. Percepiva l’elementale opporsi a Go’el e il totem che sfregava contro i suoi muscoli anali in quel bizzarro tira-e-molla non era esattamente la cosa più piacevole del mondo nelle sue condizioni: sentiva che era questione di poco perché l’acqua al suo interno schizzasse fuori.
Go’el cominciò a stufarsi della cosa piuttosto in fretta, tanto che per un momento smise di pensare che stava armeggiando con il culo della sua futura moglie e diede uno strattone particolarmente forte al totem.
Aggra sobbalzò e ruggì di dolore mentre l’oggetto finalmente sgusciava fuori ed insieme ad esso anche l’elementale dispettoso, ancora saldamente appeso all’estremità inferiore.
«Go’el…!» gemette l’Orchessa con voce supplichevole «Smettila con quello… e sbrigati a tappare il buco!» aggiunse in tono rabbioso.
Il suo compagno parve ricordarsi solo in quel momento della spiacevole situazione in cui si trovava lei. Si affrettò ad abbandonare il totem e l’elementale per accostarsi al suo corpo e strusciare la cima del suo pene tra le sue labbra ancora fradice di umori.
«M-muoviti…!» sbuffò irritata la sciamana, incitando il suo partner a penetrarle il deretano senza ulteriori indugi, benché il suo pene non fosse ancora completamente eretto.
Aggra gemette di sollievo, rilassandosi di colpo con la schiena. Go’el si agitò leggermente in lei, poi mormorò: «È… molto più spazioso… mi pare».
Emise un verso di piacere inatteso sentendo la muscolatura dell’orifizio contrarsi leggermente attorno al suo pene.
«Allora… puoi anche scusarti con l’elementale, visto che è anche merito suo...» gli fece presente la sciamana.
L’Orco abbassò lo sguardo in segno di resa e si voltò verso il punto in cui aveva poggiato il totem, scoprendo che dello spirito d’acqua non v’era più traccia.
«È sparito» comunicò Go’el alla sua metà.
«Oh, be’... dovrai scusarti in un’altra occasione immagino...» Aggra allungò una mano verso l’addome nudo dell’Orco e con l’indice seguì la linea centrale degli addominali sino all’inguine «Adesso… possiamo recuperare un poco del tempo perduto?».
Go’el incurvò teneramente le labbra attorno alle grosse zanne. Si protese col busto a sovrastare la sua compagna, arrivando sino al suo viso. La baciò con passione, senza esagerare. Il suo amore nei suoi confronti era palpabile in quell’intimo contatto.
Aggra chiuse gli occhi e sospirò felice mentre la fronte calda di Go’el premeva piano contro la sua ed una mano, grande e forte, le carezzava affettuosamente una guancia.
«… non vedevo l’ora di poter tornare da te, Aggra» le sussurrò il suo partner a fior di labbra, cominciando a muoversi dentro di lei con quella dolcezza infinita di cui solo lui era capace.
Le sue parole riempirono l’Orchessa di gioia. Si sentiva come se avesse improvvisamente vinto una guerra lunga e difficile contro un nemico temibile che nemmeno lei sapeva identificare con certezza. Probabilmente era il fatto che finalmente fosse riuscita a resistere ad un’incursione dell’Orco nel suo deretano o forse era l’innata timidezza che Go’el manifestava con maggior forza ogni volta che si trovavano in situazioni così romantiche e intime, ma in fondo non le importava molto saperlo.
L’unica cosa importante adesso era che quella che a primo sguardo le era parsa una sconfitta subita in un momento di debolezza e solitudine si era rivelata essere la chiave per ottenere una dolce e graditissima vittoria.