I sorprendenti effetti del vudù
Feb. 17th, 2018 08:47 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: I sorprendenti effetti del vudù
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall, Vol'jin
Wordcount: 8561 (wordcounter)
Prompt: Tra coperte di seta per la Settimana 5 del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante Vanilla!WoW.
Note: Body swap, Het, Lemon
«Ecco... non ti ho raccontato proprio tutta la verità riguardo a stasera...» ammise a disagio «Ti sei dimenticato dell'appuntamento per via dei tuoi impegni... e lo capisco...».
«Mi spiace, davvero...» si scusò ancora l'Orco, abbassando gli occhi con fare mesto.
«Io sono arrivata all'ora che avevamo convenuto... un bel po' prima del tuo arrivo» Jaina fece una breve pausa e Thrall si sentì ancor più mortificato per il suo comportamento. Avrebbe dovuto prestare più attenzione all'impegno preso con lei invece che alla miriade di cose che si era ritrovato a dover seguire durante la giornata in qualità di Capoguerra.
Tacque, incapace di trovare le giuste parole per scusarsi per la sua mancanza di rispetto, e rimase in attesa del resto del suo discorso.
«Ho trovato qualcuno nella tua stanza... e a quanto pare mi stava aspettando» riprese a narrare Jaina in tono più criptico, come se stesse raccontando una storia carica di suspense.
Era appena metà pomeriggio quando Jaina si teletrasportò ad Orgrimmar, più precisamente nella camera da letto del Capoguerra Thrall, nell'angolo in cui ormai era diventata sua abitudine apparire e scomparire ogni volta che andava a trovarlo. Sorrideva apertamente, emozionata all'idea di poter trascorrere insieme a lui la sera e tutta la notte in un posto che non fosse la camera dell'Orco. Non aveva niente in contrario all'arredo scarno ed essenziale né tantomeno al clima della capitale dell'Orda, torrido rispetto a quello cui era abituata. In realtà il letto di Thrall era molto più grande del suo - pur essendo a due piazze - e anche infinitamente più comodo e caldo in virtù delle pellicce che facevano da coperta; tuttavia, era piacevole ogni tanto cambiare un po' la consuetudine per cui era lei a farsi ospitare fino al mattino.
Quella volta avrebbero dormito nella sua stanza. Non era la prima volta che succedeva, però erano occasioni così sporadiche che ogni volta era un po' come se fosse la prima.
La maga si lisciò la gonna del vestito con le mani e sistemò il cappuccio sulle sue spalle, mettendo i capelli - che aveva lasciato sciolti, esattamente come piacevano a Thrall - all'interno di esso in maniera ordinata. Sperava di fare bella figura con l'Orco nonostante avesse deciso di non sfoggiare alcun abito particolare. In fin dei conti, era soltanto andata a prenderlo per poi teletrasportarlo nella sua torre.
Una volta che si fu sistemata, si mosse silenziosa verso il centro della stanza.
«Thrall?» chiamò a mezza voce, sperando che le rispondesse. La camera era dotata di bagno annesso e la porta era chiusa, per cui sperava che fosse là dentro visto che non c'era alcuna traccia di lui nel resto della stanza.
«Thrall nun sta accà, mi spiace».
L'Umana sobbalzò per lo spavento nel sentire una voce maschile e familiare parlarle in pesante accento Zandali dall'angolo opposto della stanza. Si volse di scatto, sgranando gli occhi: nella penombra creata dal forte sole di Durotar che entrava dalla finestra si trovava una grossa figura acquattata sulle gambe. Era più alta di un Orco e anche molto più snella, anche se aveva le spalle e la schiena molto ingobbite. Sulla testa cresceva indomita una cresta di capelli che all'ombra pareva blu scuro - simili a quelle di alcuni Elfi della Notte che aveva incrociato a Roccavento - anche se Jaina sapeva bene che i Troll avevano solitamente i capelli di colorazioni molto più vivaci.
«Vol'jin...?» domandò in tono incuriosito, avvicinandosi piano al Troll. Aveva ancora difficoltà a distinguere le voci dei Troll a causa del loro forte accento, per cui sperava di non essersi rivelata a qualche altro membro dell'Orda che avrebbe sfruttato il suo segreto legame con Thrall per ricattare uno di loro due.
«Ue, cumpà!» la figura si raddrizzò e fece stretching con le spalle, evidentemente indolenzite dalla prolungata stazione curva. La sua altezza era impressionante, specialmente se rapportata con quella decisamente modesta di Jaina.
Il Troll fece qualche passo avanti, entrando nel fascio di luce proiettato dal sole. Era indubbiamente Vol'jin: la cresta di capelli di un bel rosso acceso e le grandi zanne sporgenti impreziosite da un paio di anelli, unite ai teschi impalati sui pali di legno che spuntavano dalla sacca sulla sua schiena lo rendevano inconfondibile.
La maga Umana si rilassò visibilmente: sapeva che Vol'jin era un caro e fedele amico di Thrall e che si fidava di lei così come il suo Capoguerra.
«È da un po' che non ci vediamo...» ammise lei, accennando un timido sorriso «Che... ci fai qui? Thrall non c'è...?».
Non appena ebbe formulato la domanda cominciò a preoccuparsi: se non si trovava lì all'ora che avevano convenuto, poteva significare che gli fosse successo qualcosa.
Vol'jin agitò una mano come per rassicurarla.
«Nun t'angosciare... Thrall sta bene» le disse «Oggi teneva nu sacco d'impegni e continuerà fino a tardi. Sono venuto accà per avvertirti» spiegò in tono semplice.
Da una parte Jaina fu sollevata dalla sua risposta. Sapere che Thrall non stava male e non aveva avuto alcun tipo di incidente era una buona cosa, anche se era dispiaciuta di apprendere che aveva avuto una giornata pessima e che il loro appuntamento era rimandato.
«Oh... be', grazie dell'avviso...» mormorò Jaina, dispiaciuta.
«Penso che potresti tornare cchiù tardi, verso il tramonto... e intanto mangiare nu pochetto... Thrall tiene ragione, sei davvero mingherlina...» aggiunse Vol'jin, ridacchiando appena.
La donna sorrise, arrossendo imbarazzata. Non immaginava che Thrall badasse a certe frivolezze né tantomeno che ne parlasse con qualcuno. Era in un certo senso lusingata, anche se visto il pulpito da cui veniva il commento non era del tutto certa che si trattasse di un complimento.
«Ehm… grazie per il suggerimento» replicò, non sapendo che altro dire. Avrebbe voluto cenare insieme a Thrall, ma evidentemente non avrebbe terminato i suoi impegni in tempo perché ciò fosse possibile.
La maga fece per lanciare di nuovo il suo incantesimo di teletrasporto per tornare alla sua torre quando Vol’jin la interruppe: «Aspetta nu pochetto! Tengo na cosa per te...».
Così dicendo allungò un braccio a frugare nella sacca che portava sulla schiena con assoluta nonchalance e dopo poco ne estrasse quella che a tutti gli effetti pareva un’ampolla di vetro. All’interno conteneva un liquido colorato d’azzurro.
Jaina guardò il flacone come se si aspettasse che succedesse qualcosa, anche se di fatto non accadde niente.
«Uhm... a cosa dovrebbe servire...?» chiese, sperando di non sembrare offensiva, poiché non era quella la sua intenzione. Era solamente curiosa circa il suo utilizzo, da brava studiosa quale era.
«È na sorpresa. È per te e Thrall» rispose Vol'jin, senza di fatto rispondere alla domanda che gli era stata posta. Porse la bottiglia all'Umana.
«Oh... grazie» disse lei, accettando il regalo con un sorriso un po' spaesato. Continuò a fissare il contenuto per qualche secondo, da vicino, notando solo allora che la mistura aveva dei brillantini dispersi all'interno. Il suo scetticismo riguardo alla funzione di quel miscuglio crebbe improvvisamente dopo aver notato quel dettaglio.
Vol'jin rimase a fissarla in silenzio per qualche istante. Nonostante la postura gobba, era comunque più alto di lei.
«Dovete berlo insieme, ma nun finitelo tutto subito, intesi? Altrimenti dopo 'a situazione diventa complicata...» aggiunse a mo' di istruzioni, rimanendo molto vago.
La maga annuì, quindi infilò il flacone in una tasca magica interna del suo mantello, nella quale l'oggetto svanì come se non avesse avuto alcuna forma né peso.
«Mo' tengo cose da fare, devo aiutare Thrall con i nuovi progetti per ingrandire Orgrimmar» spiegò il Troll «Statt' accort' col vudù, Jaina» esclamò, prima di dirigersi verso la porta.
La diretta interessata lo guardò superarla sul fianco e lo salutò con la mano; tuttavia, quando si girò era già sparito. La porta non aveva emesso nemmeno un lievissimo cigolio, fatto che la fece sospettare circa l'eventualità che si fosse davvero dissolto invece di essere uscito come le persone normali. Forse il famoso "vudù" da cui i Troll si guardavano e che in certe occasioni invece ricercavano non era poi così lontano dalla magia vera e propria che lei maneggiava.
Un brivido le corse lungo la schiena nonostante nella stanza la temperatura fosse piuttosto alta. Subito distolse lo sguardo dal punto in cui Vol'jin non si trovava più.
Sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che la delusione per l'appuntamento sfumato - almeno per come l'aveva pensato lei inizialmente - prendesse possesso di lei.
«Non mi resta che tornare indietro e bloccare la preparazione della cena... che peccato» rifletté tra sé e sé «Thrall mi deve una cena non appena sarà disponibile».
«Oh, be'... almeno sono in tempo per il tè pomeridiano» ammise a se stessa a mezza voce.
Formulò l'incantesimo di teletrasporto, increspando leggermente le labbra in una parvenza di sorriso prima di scomparire. Sarebbe tornata poco prima del tramonto, come le aveva suggerito Vol'jin, sperando che per allora il Capoguerra fosse riuscito a liberarsi.
Il sole calava oltre l’orizzonte, tingendo il cielo di arancione e di rosso. L’arido deserto di Durotar sembrava ancor più ardente che durante il resto del giorno e l’aria secca e afosa rimaneva ferma a formare una specie di soffocante cappa a livello del suolo.
Il Capoguerra Thrall si stava ritirando finalmente nella sua stanza privata, stanco per l’ennesima giornata piena di impegni. Sperava di potersi riposare a lungo quella notte, andando a dormire prima del solito. In virtù della sua decisione, aveva scelto di cenare in anticipo rispetto al suo solito orario.
Aprì con uno sbuffo esausto la porta della sua stanza e la varcò con passo pesante, la schiena leggermente incurvata per la stanchezza. Era strano vederlo ingobbito, poiché di solito esibiva con orgoglio la sua stazione completamente eretta.
Andò lentamente verso il suo letto slacciandosi le piastre nere e puntute dell’armatura di Orgrim Doomhammer che gli coprivano le ampie spalle. Fece appena in tempo a togliersene una che una voce lo colse alla sprovvista: «Una spia nemica poteva ucciderti e tu nemmeno ti saresti accorto della sua presenza...».
L’Orco sobbalzò di scatto, lasciando cadere la placca di ferro sul pavimento con un tonfo, quindi si volse verso l’angolo da cui era pervenuta la voce. Assisa sul bordo della sua scrivania personale di trovava un’esile Umana di bassa statura che vestiva una lunga tunica bianca e indossava un mantello blu. La luce del tramonto che entrava dalla finestra alle sue spalle faceva sì che i suoi capelli biondi rilucessero di una sfumatura particolarmente intensa.
«Jaina?» chiamò Thrall, guardandola con espressione perplessa. Era pur sempre un piacere vederla, anche se le visite a sorpresa non erano molto di suo gradimento, dato che ad Orgrimmar nessuno ad eccezione di Eitrigg e Vol’jin sapeva della loro relazione. Se qualcuno l’avesse vista per sbaglio sarebbe stato un dramma.
«Cosa ci fai qui?» chiese subito dopo, per evitare di rimanere a fissarla imbambolato come un idiota per la notevole somiglianza che aveva con Taretha.
La maga scese dalla scrivania e si avvicinò a lui, sorridendo allegra. Sembrava che nella sua reazione trovasse qualcosa di divertente che a lui sfuggiva.
«Non ti ricordi? Dovevamo incontrarci stasera…» fece presente l’Umana in tono candido.
L’Orco inarcò entrambe le sopracciglia ed aprì la bocca come per articolare una qualche risposta che morì prima di essere espressa. Ci riprovò un paio di volte prima di riuscire ad ottenere un risultato apprezzabile.
«… mi ero dimenticato. Scusami, Jaina...» riuscì a dire, grattandosi la nuca con fare mortificato.
La bionda gli accarezzò la linea dura della mandibola, fermandosi sul mento barbuto.
«Non è ancora detto che non possiamo stare insieme. Ti va ancora bene se andiamo alla mia torre, come avevamo programmato all’inizio…?» chiese, grattando Thrall appena sotto il mento.
L’Orco emise un debole gemito di piacere, appoggiando leggermente la testa sul palmo della mano dell’Umana. Gli piacevano le carezze, specialmente quelle piene di sincero affetto di Jaina.
«Sì… va bene...» mormorò con voce leggermente roca. Pur essendo sfinito, non se la sentiva di negare a Jaina il loro appuntamento, soprattutto visto che era stato lui per primo a dimenticarsene.
La maga gli sottrasse prontamente la mano da sotto il mento - rischiando di farlo capitolare a terra per l’inatteso sbilanciamento - e andò a stringergli l'indice. Era quasi inquietante la differenza di misure tra la sua manina, esile e pallida, con quella enorme e verde del Capoguerra in carica.
Quest'ultimo piantò entrambi i grossi piedi calzati in pesanti stivali di metallo sul pavimento, rimanendo saldamente dritto, quindi strinse delicatamente la mano piegando la falange.
«Quando vuoi...» disse, rivolgendo alla maga un cenno di sorriso piuttosto timido. Sembrava quasi a disagio in sua presenza, anche se entrambi ormai erano più abituati alla reciproca compagnia che a quella degli altri della loro razza.
Jaina sorrise più apertamente e con dolcezza, quindi sollevò la mano libera e cominciò a tracciare mistici simboli a mezz'aria, mormorando qualcosa in lingua comune. La voce era talmente bassa che Thrall non colse le parole esatte, anche se conosceva il linguaggio degli Umani quasi meglio di molti di loro.
L'aria si illuminò attorno a loro di una delicata tonalità di violetto e l'Orco chiuse gli occhi di scatto: non gli piaceva l'atto del teletrasporto. Una volta per curiosità aveva tenuto gli occhi aperti e lo sguardo vigile e se ne era pentito: il turbinio di energie arcane che si scatenò attorno a loro mentre passavano alla loro meta era stato tale da accecarlo e fargli esplodere un'atroce emicrania. Nel momento stesso in cui aveva sentito di nuovo il solido terreno sotto i suoi piedi, le gambe gli avevano ceduto e aveva vergognosamente vomitato tutto il suo ultimo pasto sotto lo sguardo preoccupato di Jaina.
Dopo l'incidente non aveva mai più osato sfidare la sorte.
La giovane Umana completò la formula magica e Thrall avvertì la familiare e terribile sensazione di avere un cappio stretto attorno al collo che lo strattonava attraverso lo spazio verso la sua meta. Strinse forte gli occhi quando in pochi secondi sentì una forza tirarlo per le braccia e per i piedi. Fu una sollecitazione che durò pochissimo, per fortuna. Dopo di essa, finalmente sentì il terreno ritornare a farsi sentire sotto di lui, assieme alla forza di gravità che lo premeva contro di esso.
Fletté leggermente le ginocchia per evitare di cadere e lentamente riaprì gli occhi, senza alcuna conseguenza imbarazzante. Si ritrovò a guardare l'interno di una camera da letto decisamente piccola se paragonata con la sua, ma dotata di tutti i comfort: c'era un bel letto ampio a due piazze con lenzuola rosa di seta e circondato da una tenda semitrasparente dello stesso colore; poco distante si trovava una scrivania in legno scuro piena di libri accatastati a caso e accompagnata da una poltroncina imbottita in cui Thrall con la sua mole orchesca non sarebbe mai riuscito ad entrare. Un tavolinetto circondato da alcuni sgabelli dai lineamenti eleganti si trovava vicino al caminetto acceso, situato al lato opposto della stanza rispetto al letto. Un po' ovunque c'erano pile di libri e tomi aperti, persino sul pavimento, tanto che camminare liberamente là dentro sembrava un'impresa tutt'altro che semplice.
Non era la prima volta che vedeva la camera privata di Jaina, anche se ogni volta aveva l'impressione che il caos che regnava là dentro continuasse ad aumentare in maniera quasi esponenziale.
La padrona di casa si slacciò il mantello e lo posò sullo schienale della sua poltroncina, avvicinandosi al letto senza calpestare nemmeno un libro. Evidentemente era allenata a farlo, oltre ad essere fisicamente più adatta di un Orco.
«Ehm... la tua collezione di libri è aumentata ancora... mi pare» commentò a mezza voce quest'ultimo, sforzandosi di non distruggere niente mentre a lunghe falcate guadagnava il letto. Si sedette sul bordo, riuscendo a trovare un punto in cui appoggiare le punte degli stivali per mantenersi seduto senza sbilanciarsi.
«Ho trovato qualche altra lettura interessante... non hai idea di quante cose si trovino in alcuni mercati se sai cercare...» replicò la donna, lanciando un'occhiata compiaciuta alla sua stanza «Ma di certo non ti ho invitato qui per parlare dei miei libri» aggiunse ridacchiando.
Il Capoguerra avvampò in viso e cercò di sembrare più spavaldo di quanto non si sentisse in realtà.
«No, immagino… tu voglia scaldarti a letto...» esclamò Thrall, anche se si pentì subito di quello che aveva detto.
Jaina gli accarezzò il dorso della mano con tocco leggero.
«Non pensavo l’avresti davvero detto» commentò, e dal suo tono era palese che fosse sorpresa, anche se sembrava una cosa che l’aveva positivamente impressionata.
Si sporse verso l’Orco, fissandolo intensamente negli occhi. Schiuse leggermente le labbra e Thrall rimase quasi ipnotizzato dalla profondità delle sue iridi azzurre. Era come perdersi nelle profondità di un mare limpido e cristallino, talmente meraviglioso da fargli desiderare di non uscirne mai più.
Spontaneamente si abbassò per andare incontro al suo viso, leccandosi le labbra nervosamente. Appena fu a portata, Jaina colmò la distanza tra di loro e lo baciò con passione. La sua bocca era grande appena quanto era spesso il suo labbro inferiore; ciononostante, non si perse d’animo e utilizzò la lingua per solleticargli il labbro. Non sarebbe stato il massimo del romanticismo per un Orco qualsiasi, ma per Thrall era una manifestazione più che sufficiente.
Gentilmente la cinse con le possenti braccia ricoperte dall’armatura di piastre nere di Orgrim e la attirò a sé, abbassando ancora il viso per andarle completamente incontro.
Jaina si mosse tra le sue braccia, scivolando verso di lui fino ad appoggiarsi contro i suoi immensi pettorali rinforzati.
L’Orco faceva fatica a trattenere i suoi impulsi. La sua partner era così dolce e bella, come un fiore delicato nella sua presa rude. Il contrasto era evidente ai suoi occhi ed era proprio quello a bloccarlo: temeva che se si fosse lasciato andare le avrebbe fatto del male, anche solo per sbaglio. Non si sarebbe mai perdonato un simile errore.
Il protrarsi del loro bacio infiammò gli animi di entrambi e fu Jaina la prima a cedere, spezzando il contatto. Respirava affannosamente e sembrava piuttosto ansiosa di approfondire il contatto tra di loro.
«Thrall… puoi togliere quest’armatura ingombrante?» chiese in un soffio. Aveva le guance paonazze e non riusciva a guardarlo direttamente negli occhi, atteggiamento che adottava quando si sentiva più o meno a disagio.
L’Orco era in un certo senso sollevato nel constatare che non fosse l’unico a non essere propriamente a suo agio, anche se la sua richiesta di certo non gli giungeva sgradita.
«Speravo tu me lo chiedessi…» commentò il Capoguerra in tono appena tremante, alzandosi per slacciare le cinghie che fermavano le placche e depositandole sul pavimento piano, anche sopra ai libri. Jaina non ebbe niente da ridire; anzi, si spogliò a sua volta, anche se molto più velocemente.
Thrall si sentì seccare la bocca vedendola denudarsi vicino a lui senza alcuna vergogna. Il suo corpo minuto e roseo era così attraente e proporzionato, mentre lui si sentiva impacciato anche senza l’armatura. Probabilmente era l’ambiente fuori misura rispetto a lui a dargli quell’impressione.
La maga tolse le lenzuola da sotto il cuscino e scivolò sotto, posizionandosi nella metà opposta a quella su cui stavano seduti fino a poco prima. Utilizzò il lenzuolo per coprirsi il torso nudo fino ai seni, sorridendo con espressione birichina. Era evidente che lo facesse col preciso intento di stuzzicare il suo compagno.
Quest’ultimo salì carponi sul materasso, facendo cigolare rumorosamente l’intelaiatura in legno, stendendosi assieme a lei sotto le lenzuola, rivolto nella sua direzione.
Il contatto con la seta con cui le lenzuola erano state cucite era qualcosa di inusuale per Thrall, abituato a dormire sotto coperte di pelliccia. Erano così lisce sulla sua pelle e scorrevoli che era come essere accarezzati da esse piuttosto che protetti dal gelo notturno. Eleganti e delicate, proprio come la proprietaria.
Nelle sue condizioni, forse sdraiarsi non era stata la migliore delle scelte per Thrall, poiché sentì le membra cedere alla stanchezza accumulata nella giornata. Resistette all’impulso di coricarsi, anche se con molto sforzo, e si sporse come per baciare di nuovo la sua partner.
Una volta superato l’impaccio iniziale, non era poi così complicato arrivare al sodo, e di questo Thrall era immensamente grato.
Jaina però lo bloccò con entrambe le mani, poggiandogliele sui pettorali.
«Cosa c’è?» chiese piano l’Orco, perplesso per la resistenza opposta dall’Umana «Non era mia intenzione metterti fretta… davvero» aggiunse, immaginando che avesse paura di essere aggredita. Un po’ era dispiaciuto del fatto che avesse ancora certe riserve nei suoi confronti, specialmente dopo che le aveva dimostrato in innumerevoli occasioni di essere perfettamente in grado di resistere ai più bassi istinti della sua razza.
«No, non c’entra niente quello» lo rassicurò immediatamente la maga «Sai bene che mi fido di te e che non ho paura della nostra relazione né del tuo tatto...».
«E allora perché mi hai fermato...?» indagò ulteriormente Thrall, guardandola con le sopracciglia aggrottate.
Jaina in un primo momento abbassò lo sguardo, come per evitare di incrociare i suoi occhi per timore di essere giudicata, poi tornò a guardarlo con aria un po' imbarazzata.
«Ecco... non ti ho raccontato proprio tutta la verità riguardo a stasera...» ammise a disagio «Ti sei dimenticato dell'appuntamento per via dei tuoi impegni... e lo capisco...».
«Mi spiace, davvero...» si scusò ancora l'Orco, abbassando gli occhi con fare mesto.
«Io sono arrivata all'ora che avevamo convenuto... un bel po' prima del tuo arrivo» Jaina fece una breve pausa e Thrall si sentì ancor più mortificato per il suo comportamento. Avrebbe dovuto prestare più attenzione all'impegno preso con lei invece che alla miriade di cose che si era ritrovato a dover seguire durante la giornata in qualità di Capoguerra.
Tacque, incapace di trovare le giuste parole per scusarsi per la sua mancanza di rispetto, e rimase in attesa del resto del suo discorso.
«Ho trovato qualcuno nella tua stanza... e a quanto pare mi stava aspettando» riprese a narrare Jaina in tono più criptico, come se stesse raccontando una storia carica di suspense.
«Cosa?» l'Orco la fissò attonito, dimenticandosi per un momento del suo profondo rammarico «C'era qualcuno nella mia stanza privata?».
Nessuno dacché aveva memoria aveva mai osato violare la sua privacy. Tutti rispettavano il suo ruolo ed era proprio questo su cui contava Thrall per non trovare spiacevoli sorprese ogni volta che si ritirava per stare un po' in pace da solo.
Un fiume in piena di rabbia lo travolse, strappandogli un ringhio e trasformando la sua espressione mite in una maschera d'ira quasi bestiale.
«Chi ha osato entrare nella mia camera da letto?!» esclamò di getto.
L'Umana si ritrasse leggermente dinanzi ad una simile reazione; tuttavia, era consapevole del grande autocontrollo che Thrall era in grado di esercitare sui suoi istinti più violenti e non osò fuggire da lui. Tornò verso l'Orco e si appoggiò contro la sua spalla enorme, accarezzandogli il lato del collo con tocco leggero nel tentativo di calmarlo.
«C'era Vol'jin» disse semplicemente. Il suo tono di voce era pacato ed era voluto: sperava di riuscire a far recuperare la calma anche al suo partner.
L'informazione lo colse alla sprovvista e riuscì a far placare l'attacco d'ira di Thrall, il quale sapeva bene che Vol'jin non rappresentava una minaccia né per lui né per le sue faccende private. Il Troll era un amico e sicuramente se era entrato nella sua stanza una ragione c'era.
«E cosa voleva? Ti ha chiesto qualcosa...?» indagò il Capoguerra, accarezzando i capelli della femmina con il dorso di un dito, portando alcuni ciuffi dietro un orecchio per poter vedere il suo viso senza intralci.
«Non era proprio una richiesta... bensì un regalo...» e così dicendo Jaina agitò leggermente le dita in aria verso il suo mantello. Qualcosa dall'interno si mosse e sgusciò fuori da solo, oscillando a mezz'aria mentre si avvicinava alla mano che la stava richiamando per mezzo della magia.
Thrall non riuscì ad identificare l'oggetto in un primo momento. Sembrava quasi una bottiglia di vino, anche se era molto più panciuta e con il collo molto più lungo e sottile rispetto alle bottiglie che aveva avuto occasione di vedere. Non era un gran consumatore di vino, preferiva di gran lunga altri tipi di alcolici, ed era certo che anche Vol'jin fosse del suo stesso avviso; per questo escludeva l'ipotesi che si trattasse davvero di vino.
Jaina afferrò il flacone per il collo e lo scosse leggermente sotto gli occhi dell'Orco. A quel punto la vicinanza era tale da consentire a quest'ultimo di vedere che il contenitore era di vetro perfettamente trasparente e che il fatto che da lontano sembrasse invece più spesso era dovuto alla colorazione del liquido all'interno, che era di un bell'azzurro intenso. A guardare con più attenzione si riuscivano anche a scorgere dei brillantini.
«Che cosa dovrebbe essere questo?» domandò il Capoguerra, confuso.
«Non ne ho idea... però a quanto pare è un regalo di Vol'jin per noi...» spiegò l'Umana, prima di iniziare a raccontare del suo incontro con il Troll.
Non appena ebbe terminato di spiegare ciò che era avvenuto nel pomeriggio, Thrall guardò con rinnovata curiosità e di consapevolezza il flacone che aveva davanti. Non era completamente sicuro riguardo alle intenzioni dietro il regalo del suo amico, anche se aveva un'idea riguardo a cosa fosse.
«Credo sia quello che i Troll chiamano "mojo"...» disse, grattandosi la testa. Sperava di averlo pronunciato correttamente, visto che non si era mai prodigato molto per approfondire il modo di parlare tipico di Vol'jin e della sua gente.
«E a cosa servono questi... mojo?».
Il tono di Jaina manifestava a pieno tutta la sua innata e innocente curiosità. Thrall percepiva chiaramente anche la sua eccitazione. Era chiaro che volesse avere più informazioni riguardo a quello che aveva ricevuto da Vol'jin e l'Orco era dispiaciuto di non poter soddisfare la sua fame di sapere.
«Non lo so di preciso. Ne esistono di tanti tipi, almeno per quello che ho potuto sentire qua e là ad Orgrimmar... ma non ho idea di cosa facciano effettivamente. Non ne ho mai usati...» rispose lui.
Jaina fece oscillare il mojo nell'ampolla, agitandolo blandamente con la mano.
«Non penso che Vol'jin possa cercare di avvelenarci...» ammise, cercando con lo sguardo l'approvazione del suo compagno.
«Anch'io lo escludo» si disse d'accordo quest'ultimo «Magari... insomma... è qualcosa che potrebbe rendere più... piacevole... la serata» soggiunse e le sue guance improvvisamente divennero di un bel verde intenso.
Jaina colse senza alcuna difficoltà l'allusione e non poté evitare di arrossire a sua volta per l'imbarazzo. Sperava vivamente che Vol'jin non avesse insistito tanto nel non rivelarle l'utilizzo del mojo perché riguardava il sesso, anche se a ben pensarci i Troll non erano poi così "raffinati" da evitare tanto candidamente l'argomento. Pur non conoscendo la razza e le loro usanze bene come avrebbe dovuto Thrall, era certa che in qualche modo Vol'jin glielo avrebbe fatto capire se si fosse trattato di una cosa del genere.
«Be', se non è niente di velenoso... immagino che per scoprirne l'effetto ci sia solo un modo...» esclamò l'Umana, togliendo il tappo all'ampolla.
«V-vuoi berlo davvero?» le chiese Thrall.
«Di Vol'jin mi fido come ti fidi tu. Se dici che sei sicuro che non vuole ucciderci, non c'è niente di male nel provarlo... no?» cercò di farlo ragionare lei.
L'Orco rimase un momento in silenzio, fissando il flacone con fare pensieroso; infine si strinse nelle immense spalle nude con fare rassegnato.
«Immagino tu abbia ragione... in fondo è un regalo per entrambi» rispose.
Jaina agitò di nuovo la mano libera a mezz'aria e un paio di calici di vetro appoggiati sulla mensola sopra il camino si alzarono e attraversarono oscillando la stanza fino a fermarsi dinanzi a loro.
Thrall ne prese uno, stringendo lo stelo sottile tra indice e pollice con presa morbida. Non voleva romperlo, anche se era un po' piccolo per la sua stazza. Se avesse dovuto fare un paragone, quel calice era grosso appena quanto uno di quei bicchierini che a volte utilizzava la locandiera della Zanna Spezzata a Orgrimmar per servire le bevande alcoliche più forti.
Non si lamentò della cosa, poiché non era nel suo carattere farlo. Ai tempi in cui faceva lo schiavo-gladiatore per Blackmoore aveva dovuto accontentarsi di spade troppo piccole per le sue mani con cui allenarsi, abiti rappezzati malamente unendone diversi della servitù e dormendo in un giaciglio e in una cella minuscoli.
Pur senza che lui dicesse niente, Jaina pensò bene di utilizzare la magia per rendere il suo bicchiere più grande, un vero calice da Orco. La sua premura strappò un sorrisetto al diretto interessato che non passò inosservato.
La padrona di casa a quel punto versò un poco del contenuto del mojo in ambedue i calici, lasciandone circa metà nell'ampolla. Ovviamente a Thrall ne diede un po' di più, mentre per lei ne versò meno in proporzione alla grandezza dei loro bicchieri.
Al di fuori del suo contenitore, il liquido appariva di una tonalità di azzurro molto più vivace e con ancor più brillantini. Thrall lo trovò ancor più scoraggiante di quanto non fosse stato a prima vista e guardò la sua compagna come sperando che cambiasse idea in merito al trangugiare quella roba.
Finito di spartire il mojo, Jaina sollevò il suo calice come se volesse fare un brindisi. Thrall la imitò senza perdere tempo, prima che scemasse il suo coraggio. Non riusciva a credere di aver paura di quello che poteva accadere quando la sua partner era invece così tranquilla.
«Brindiamo a noi due?» chiese lei.
«Perché no?» rispose lui.
Si sorrisero a vicenda e picchiettarono leggermente la pancia dei due calici, quindi tracannarono il contenuto nel medesimo istante, d'un fiato. Il liquido era molto fluido, per cui non ci volle molto perché sparisse giù per la gola dei due.
Subito dopo aver ingoiato il miscuglio, entrambi si esibirono in una smorfia di disgusto.
«Bleah!» gemette l'Umana, allontanando svelta il bicchiere e poggiandolo sul comodino da suo lato del letto.
«Che schifo...» mugugnò l'Orco, reprimendo un conato mentre si sbarazzava a sua volta del calice vuoto.
Entrambi si stesero supini sotto le coperte, fissando il baldacchino in attesa di qualcosa che non arrivò.
«Non sta succedendo niente...» commentò Thrall, un po' imbarazzato. Sperava di non essere prontamente smentito dagli eventi, giusto per non peggiorare ulteriormente la situazione.
«Hai ragione...» ammise Jaina con uno sbuffo «Forse Vol'jin voleva solo farci un regalo simbolico...».
Il Capoguerra le rivolse un'occhiata di sbieco.
«Avrebbe almeno potuto scegliere qualcosa che avesse un sapore migliore...» fece presente.
L'Umana rise, girandosi su un fianco e appoggiandosi col capo sulla spalla dell'altro.
«Hai perfettamente ragione» esclamò, mentre allungava un braccio per andare a stuzzicare con le dita il capezzolo di Thrall a lei più vicino «Quindi potremmo... cominciare a fare qualcosa di più interessante e... piacevole...».
L'Orco si irrigidì leggermente ed emise un lieve sospiro con voce roca. Era una stimolazione molto gradevole.
«Immagino... di sì...» disse con voce fremente, sollevando il braccio per cingere il corpo della sua partner.
Jaina non aspettò di essere avvolta dal suo massiccio bicipite e stretta a lui: si issò sul suo corpo con i gomiti, aiutandosi a salirgli sull'addome con le gambe, quindi si lasciò scivolare verso il suo viso per baciarlo. Thrall la afferrò gentilmente e la guidò nel movimento, tendendo il collo per andarle incontro.
Si baciarono ancora, con amore e passione. I loro corpi caldi a contatto si muovevano leggermente e respiri spezzati si levavano da ambo le parti. In sottofondo si udiva il leggero rumore della seta che si spostava insieme alle loro membra in risposta ai loro movimenti.
Lentamente il ritmo del bacio andò affievolendosi, non tanto per mancanza di trasporto dei due quanto piuttosto per un'improvvisa sensazione di stanchezza che travolse entrambi in egual maniera.
Thrall sentì le palpebre farsi pesanti, così come ogni altro muscolo del suo corpo. I pensieri si fecero nebulosi e incoerenti e la sua mente si rifiutò di concentrarsi su ciò che stava facendo.
Diede la colpa alla giornata pesante che aveva avuto e si sentì mortificato dal fatto che si stesse addormentando proprio mentre stava amoreggiando con Jaina. Sperò che potesse farsi perdonare in qualche maniera una volta che si fosse riposato, e fu l'ultimo pensiero che ebbe prima che il sonno avesse la meglio su di lui, trascinandolo nell'oblio.
Percepì solo lontanamente il corpo di Jaina che si abbandonava contro il suo e il capo che scivolava verso la grossa zanna destra che gli sporgeva dall'estremità del labbro inferiore.
Quando si risvegliò, Jaina sentì il materasso sotto la sua schiena nuda. Doveva essere rotolata giù dalla pancia di Thrall mentre dormiva e l'Orco l'aveva sistemata al suo fianco.
Come sempre, uscì lentamente dal torpore del sonno, riprendendo pian piano possesso del suo corpo. La prima cosa che la colpì fu la sensazione di avere qualcosa appoggiato sopra di sé, sul ventre, ma era così piccolo che non riusciva a capire di cosa si trattasse. Forse Thrall le aveva messo qualcosa addosso per non farle prendere freddo, visto che delle lenzuola di seta, pur essendo adatte ad una serata romantica, non lo erano altrettanto come coperte effettive. Avrebbe dovuto ringraziarlo per la premura.
Man mano che riprendeva conoscenza si accorse che c'era qualcosa che non andava: aveva la strana sensazione che il cuscino fosse troppo piccolo e sottile e che ci fosse qualcosa di ingombrante tra le sue cosce che non avrebbe dovuto esserci.
Come se ciò non bastasse, udì distintamente il respiro pesante di qualcuno che stava russando. Non era una cosa tanto inusuale: Thrall spesso russava mentre dormiva. Quello che rendeva la cosa davvero strana era il fatto che il rumore proveniva da ciò che aveva steso sopra l'addome e che quella che stava udendo non era il respiro di Thrall, bensì quello molto più “delicato” di se stessa.
Spaventata e confusa, Jaina si tirò su di scatto, aprendo gli occhi. Così facendo fece rotolare giù dal letto ciò che aveva addosso, avvolto nelle lenzuola di seta.
Da oltre il bordo del letto udì un gemito femminile di dolore. Abbassando lo sguardo, vide che al posto delle sue gambe e del suo corpo c'erano quelli di Thrall.
La sua prima reazione fu quella di lanciare un grido di paura, sobbalzando e muovendosi come per scappare. Il letto cigolò sotto di lei e al posto della sua voce uscì quella virile e poderosa del suo compagno.
Da oltre il materasso gli giunse un flebile: «Dannazione... mi sono addormentato davvero...».
La voce era la sua e persino il corpo: vide se stessa sollevarsi e appoggiarsi con entrambi i gomiti sul bordo del letto.
Aveva il segno rosso di una zanna su un lato del viso, cosa coerente con l'ultimo ricordo che aveva, quello di lei che si assopiva appoggiandosi contro la faccia del suo compagno.
«N-non è possibile!» esclamò Jaina, attirando l'attenzione dell'altro. Vide il suo corpo alzare lo sguardo e rimanere a fissarla ad occhi sbarrati.
«Che stregoneria è questa?!» urlò Thrall, scattando in piedi alla velocità della luce, chiaramente spaventato.
Non riusciva a credere ai suoi occhi: il suo corpo era sul letto e lo guardava dall'alto in basso. Era... davvero così enorme visto da fuori?
«Thrall?» si sentì chiamare da se stesso con voce titubante. Fu un'esperienza a dir poco inquietante.
«Jaina...?» chiese lui di rimando.
Tacquero entrambi, fissandosi reciprocamente con un certo orrore, prima che lei esclamasse: «Forse... abbiamo trovato lo scopo del mojo...».
Thrall chiuse gli occhi e borbottò: «Non posso credere... che abbia davvero fatto una cosa del genere...».
Quando li riaprì vide che la sua partner stava esaminando le sue mani con aria assorta.
«Non... credevo fossi così sproporzionato rispetto alla mia stanza... e al mio letto...» ammise Jaina in tono perplesso.
Thrall si sentì avvampare per l'imbarazzo.
«E-e a me non sembrava... che tu fossi così minuscola...» commentò di rimando.
Vide se stesso fulminarlo con un'occhiataccia.
«Sono bassa anche tra gli Umani, Thrall... non serve sottolinearlo ulteriormente» gli ricordò lei. Sentire la sua voce così bassa e minacciosa lo fece rabbrividire.
«Uhm... scusa...» fu tutto ciò che riuscì a dire lui per contro, prima di tornare a letto. Fu strano infilarsi sotto le coperte e percepire tutto così proporzionato rispetto al suo corpo.
«Che fai?» gli domandò Jaina.
«... ho freddo» spiegò a disagio l'altro, nascondendosi per bene sotto le coperte - cosa che per una volta gli riuscì incredibilmente facile.
«D'accordo...» mormorò l'altra, stendendosi goffamente vicino a lui e mettendosi su un fianco, rischiando di schiacciarlo. Per fortuna Thrall fu svelto a togliersi dalla traiettoria.
«Non immaginavo fosse così difficile muoversi con cautela per te...» disse Jaina.
«Dopo un po' cominci a farci l'abitudine... e diventa automatico» le fece notare Thrall «Comunque non sei costretta a provarci. Basta bere di nuovo quell'intruglio disgustoso e dovremmo tornare normali, no? Forza, prendi l'ampolla...» aggiunse, muovendosi per raggiungere il calice appoggiato sul comodino dal suo lato.
«A-aspetta Thrall» lo fermò lei.
«Cosa c'è?» chiese lui, girandosi nella sua direzione nuovamente. Notò che sul suo viso c'era un'espressione strana, un misto tra timore ed eccitazione.
Si chiese se quella fosse la sua faccia quando cercava di parlare di sesso con lei e in cuor suo sperava che non lo fosse, perché era quasi ridicola - o almeno a lui dava quell'impressione.
«Ecco... non siamo costretti a scambiarci di nuovo subito...» ammise Jaina in tono impacciato.
Era la situazione più imbarazzante in cui Thrall si fosse mai trovato in vita sua e la consapevolezza che la sua voce suonasse realmente così quando si sentiva a disagio non lo faceva sentire meglio.
«Vuoi rimanere così?!» chiese, scettico.
«S-sì be'... non è così male se ci pensi, no? Comunque... siamo una coppia...» cercò di farlo ragionare Jaina «E poi... confesso di essere curiosa...».
«Curiosa... riguardo a cosa?» volle sapere Thrall, perplesso. Non era certamente una novità che lei fosse una persona cui piaceva indagare riguardo svariati argomenti. Quello che lui non capiva era cosa avesse acceso il suo interesse.
«A come sarebbe se avessimo i ruoli invertiti...» la femmina fece una breve pausa prima di aggiungere in tono molto più sicuro «Sto ovviamente parlando del sesso».
Il maschio aprì la bocca e poi la richiuse, senza pronunciare nessuna parola. Si rese solo conto del fatto che la sua faccia stava nuovamente surriscaldandosi: era davvero surreale sentire tanta sicurezza trapelare dalla sua voce mentre parlava apertamente di sesso.
«Non serve reagire così male… la tu-cioè la mia faccia sta prendendo fuoco…!» esclamò Jaina preoccupata.
«Non sto reagendo male! Sono solo stupito… tutto qui» ribatté Thrall.
«E imbarazzato» puntualizzò l’altra «Si vede molto meglio con il mio incarnato quando arrossisci».
Thrall serrò le labbra e abbassò lo sguardo prima di domandare: «Davvero… vorresti farlo… così?».
«Per provare» Jaina si strinse nelle sue nuove ed immense spalle «Insomma… quando mai potrebbe capitarmi di nuovo l’occasione di sperimentare in prima persona la reazione fisiologica di un Orco maschio al sesso?».
«Oh, andiamo! Sei davvero così insensibile?!» esclamò in tono esasperato Thrall, nascondendo la faccia tra le mani. Erano così piccole e morbide rispetto alle sue.
Sentì le grosse dita delle sue mani orchesche spostare le sue manine dal viso. Thrall alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, azzurri e pieni d’affetto. Era ridicolo, eppure li trovava molto belli. Il suo sorriso - quello che Jaina gli stava mostrando - era dolce in maniera incredibile.
«Allora… vogliamo provare… insieme?» chiese a bassa voce Jaina.
Thrall era all’oscuro dell’incredibile magnetismo che possedeva la sua voce. Era come se stesse scoprendo un lato di lui del quale non aveva mai nemmeno sospettato l’esistenza.
Annuì con un debole cenno del capo.
«Va bene…» esclamò in un soffio.
Jaina si mise seduta, facendo cigolare il materasso, quindi allungò una mano e gliela porse. Thrall strinse il suo dito e si tirò su, mettendosi a sua volta seduto. La sua partner non si accontentò di questo: con la mano lo aiutò a spostarsi a cavalcioni della sua coscia.
Continuarono a guardarsi affettuosamente, poi Jaina si piegò verso Thrall per baciarlo. La cosa si rivelò più difficile del previsto, essendo abituata ad essere quella che doveva sforzarsi solo per baciare il labbro inferiore dell’Orco. Thrall per contro non era abituato a doversi sforzare per baciare la sua metà. Con un po' di difficoltà si protese verso la sua bocca e aprì la propria per cercare un contatto, anche se tutto ciò che riuscì a raggiungere fu solo il suo labbro inferiore.
Ci si attaccò mordendolo appena, come se temesse che potesse sfuggirgli, quindi iniziò a leccarlo timidamente, sperando che anche a lei piacesse come piaceva a lui.
Jaina ridacchiò piano, estromettendo la lingua per toccare la punta del naso del suo stesso corpo.
«Difficile, mh?» chiese, muovendo a malapena le labbra affinché la domanda fosse comprensibile.
«Un po'...» confessò Thrall, staccandosi solo per i secondi strettamente necessari a formulare la risposta.
A dispetto della difficoltà oggettiva dovuta alla differenza sostanziale tra la stazza di entrambi, il bacio fu comunque piacevole. Jaina cominciò a sentire l'ingombro tra le sue gambe farsi un po' più grosso e rigido, nonché sempre più fastidioso da ignorare. Thrall per contro iniziò a percepire il desiderio carnale di unirsi all'altra che sbocciava nei suoi lombi. Da lì al sentire distintamente qualcosa di viscido e bagnato tra la vagina e la coscia del suo corpo da Orco, la distanza fu brevissima.
«Ti stai eccitando» mormorò Jaina, accarezzando con la mano il suo fianco. Non era ancora abituata a dosare la forza del suo nuovo corpo, poiché invece di una carezza Thrall si sentì dare una specie di schiaffo che rischiò di sbilanciarlo e farlo cadere di nuovo giù dal letto.
«Fai più piano…!» esclamò in tono infastidito, al che Jaina lo prese e lo sollevò senza alcuna fatica per metterlo seduto a cavalcioni sull’inguine. La sua erezione da Orco premeva leggermente tra le natiche di Thrall, arrivando a pungolarlo nella schiena con la cima. Era notevole per dimensioni, non c’era che dire - almeno dal suo attuale punto di vista.
«È davvero così fastidioso quando hai un’erezione che cerchi di ignorare?» chiese titubante Jaina, le spesse e folte sopracciglia nere aggrottate in un’espressione corrucciata.
Thrall era piuttosto a disagio nell’affrontare un argomento del genere a voce alta e direttamente, però era pur sempre meglio farlo con lei che con degli estranei.
«Abbastanza… dipende da quanto sono… ehm… eccitato» replicò lui, abbassando sempre di più il tono di voce.
«Va bene… adesso vediamo di far eccitare un po’ anche te» così dicendo, Jaina spinse l’indice sotto il pube del suo corpo, arrivando col polpastrello fino al suo clitoride. Al primo contatto, Thrall sobbalzò cacciando un mugolio osceno: non si era aspettato che quel punto in particolare fosse così sensibile alle sollecitazioni, anche se quando era lui a toccarlo alla sua partner aveva sempre suscitato reazioni molto positive in lei.
«P-piano…!» gemette con voce stridula, irrigidendo e raddrizzando la schiena «N-non riesco... ah! Ah!».
Era terribilmente imbarazzante non essere in grado di tacere il proprio piacere sessuale in maniera tanto palese. Non gli era mai successa una cosa del genere e non immaginava che avrebbe mai dovuto sperimentarla.
«Thrall... per favore potresti contenerti un pochino?» gli chiese Jaina a bassa voce.
Il suo compagno per contro le rivolse un'occhiata di rimprovero mentre mugolava ancora. Si piegò in avanti, appoggiandosi con entrambe le mani sul suo petto e cercò di respirare profondamente e con più compostezza. Il suo polpastrello che sfregava sulle sue carni morbide e umide era la cosa più insopportabilmente bella che avesse mai sperimentato in tutta la sua vita.
Jaina lo vide tremare sopra di sé nel tentativo di mettere a tacere i gemiti per cui lo aveva appena ripreso.
«M-mi... ahw...! Mi dispiace...» mormorò in tono contrito lui, accasciandosi sull'enorme torace verde sotto di sé «Non... non ci riesco... ah... come fai...?».
«Sì, be'... fino ad oggi non avevo molta scelta...» ammise Jaina, senza smettere di sfregare dolcemente il suo clitoride - ormai ricoperto di un denso strato di fluidi corporei lubrificanti - «È una bella sensazione, vero?».
Thrall si morse il labbro inferiore e si abbandonò definitivamente sul braccio del suo corpo orchesco.
«È... bellissimo...» sospirò, socchiudendo le palpebre in un'espressione completamente ebete e compiaciuta. Jaina era certa di non aver mai avuto una smorfia così ridicola sul viso mentre facevano l'amore; tuttavia, a parte una iniziale sensazione di disagio, la cosa le diede piacere. Era felice di essere riuscita a far sì che anche Thrall sperimentasse la sua buona parte di godimento carnale. Aveva sempre la sensazione di non essere abbastanza perché l'Orco si divertisse davvero e l'inatteso effetto del mojo di Vol'jin le stava regalando la rara possibilità di rimediare a quella mancanza.
Il suo pene pulsava leggermente, turgido e pronto per il passo successivo, per il quale tuttavia Jaina ancora non si sentiva pronta. Ricordandosi la difficoltà che aveva avuto a farsi penetrare da lui durante i primi amplessi, era certa che se fosse entrata allo stato attuale, nessuna produzione di umori lubrificanti da parte della sua vagina - per quanto abbondante potesse essere - avrebbe impedito a Thrall di svenire per l'eccessivo piacere.
Non aveva idea di quanto potesse essere intenso il piacere dell'Orco durante un amplesso; ciononostante, vedendo la reazione che stava avendo ai semplici preliminari immaginava che non fosse nemmeno lontanamente paragonabile a quello che provava lei in quei momenti.
Thrall protese leggermente le braccia, andando ad aggrapparsi con entrambe le sue manine alle sue massicce spalle. Tremava ancora in maniera piuttosto intensa, al che Jaina decise di coprirlo con le lenzuola per evitare che prendesse freddo.
Il suo compagno continuò a gemere sommessamente per qualche momento, quindi si spostò, lasciandosi scivolare sul materasso al fianco di Jaina, sfuggendo alle sue dita. Sospirò profondamente, sollevato per la tregua momentanea.
Vide il suo corpo ruotarsi su un fianco, sovrastandolo con la sua mole enorme e gettando un'ombra su di lui mentre si piegava a raggiungere il suo viso.
«Prima di andare avanti... credo sia meglio se facciamo una prova prima...» gli disse Jaina in tono ragionevole.
«U-una prova?» chiese esitante l'altro, guardandola con aria perplessa. Ansimava leggermente e si vergognava terribilmente di essere già tanto provato senza che avessero nemmeno cominciato.
La sua partner sollevò una mano per mostrargliela, quindi la spostò verso il basso, accarezzandogli - stavolta per davvero - il ventre piatto e poi il pube, andando ad infilarsi tra le sue cosce.
«Apri un pochino...» lo esortò con fare sensuale, al che Thrall non riuscì a rifiutarsi. Schiuse le gambe, lentamente, puntellando i piedi minuti sul materasso per poterle allargare meglio.
Percepì il suo grosso indice scendere senza soffermarsi sul clitoride, andando più in basso. Lo sentì premere contro l'apertura della sua vagina, muovendosi un poco per raccogliere gli umori dalla carne e lubrificarsi; infine lo avvertì mentre si faceva strada dentro il suo corpo.
La prima falange sgusciò all'interno in maniera abbastanza veloce e indolore, strappandogli un ennesimo verso di piacere. Stava quasi iniziando a farci l'abitudine a tutte quelle manifestazioni di godimento, anche se continuava a vergognarsi un po' per esse.
Jaina sentì i suoi muscoli interni contrarsi attorno al dito.
«Rilassati... altrimenti sarà più doloroso...» mormorò, poggiando il naso contro la sua fronte sudata.
Thrall inspirò a fondo, fremendo appena.
«Non... è affatto doloroso... ah!» sospirò, allargando ulteriormente le gambe «Entra ancora, per favore...!».
Era incredibile quanto fosse intenso il suo desiderio di sentire il suo "nuovo buco" pieno fino all'inverosimile. Era tutta un'altra cosa rispetto a quando, nel suo corpo, sentiva la pulsione sessuale nei confronti della sua compagna. In confronto a quel morboso bisogno che vibrava nelle sue viscere in quel momento, la sua libido orchesca era insignificante.
Jaina sbatté perplessa le palpebre, stupita dalle sue parole: non riusciva a credere che fosse davvero così forte il suo bisogno di essere sessualmente appagato come una femmina.
Dopo il suo iniziale sgomento, non perse tempo a dare ascolto al desiderio del suo partner e spinse il dito ancor più a fondo, muovendolo leggermente.
Thrall si aggrappò con entrambe le mani al copri-materasso e spinse un poco il bacino verso il basso, andando incontro alla mano di Jaina.
«Sembra che questo esperimento stia piacendo ancora più che a me...» commentò quest’ultima con un sorrisetto, approfondendo ulteriormente la sua intrusione.
Thrall socchiuse gli occhi e aprì la bocca, gemendo ancora con più intensità. Era fantastico, non capiva nemmeno come potesse essere così bello. Non riusciva a pensare ad altro che non fosse la smania di avere un ingombro ancor più grosso dentro di sé, tanto che Jaina iniziò a premere con un po’ più di forza il dito dentro la sua vagina, aiutata anche dall’insolita abbondanza di umori che non si era per niente aspettata da parte sua.
Thrall cominciò ben presto ad ansimare forte e ad avere dei piccoli scatti con la schiena. In sé percepiva l’avvicinarsi inesorabile dell’orgasmo, anche se quando arrivò fu improvviso e travolgente in una maniera che lui non aveva minimamente previsto. Rimase a boccheggiare ad occhi sgranati mentre veniva copiosamente attorno alla falange del suo corpo originale.
Jaina sentì distintamente i muscoli del suo orifizio contrarsi ritmicamente e sorrise, contenta di essere riuscita a fargli provare un tale piacere.
«I-incredibile...» sospirò a mezza voce Thrall.
«Adesso... credo che tocchi a me» ridacchiò Jaina per contro, estraendo dal suo corpo il dito e alzandosi.
Thrall scivolò al centro del materasso e Jaina si mise carponi sopra di lui. Le ci volle un po’ a causa della mole non indifferente del corpo da Orco, ma riuscì a farcela senza incidenti e soprattutto senza schiacciare il suo corpicino da Umana.
Con la mano strinse l’erezione per la sua lunghezza e la guidò verso la vagina ancora bagnata e larga sotto di lei.
«Entra… piano, per favore...» boccheggiò il suo compagno, ancora provato dal primo orgasmo.
«Ci provo, non assicuro niente...» esclamò lei, avvicinandosi lentamente.
All’ingresso nel suo corpo, fu proprio lei a gemere più forte. Era una sensazione splendida quella che stava provando nel sentire il suo pene venire stretto dai muscoli vaginali del suo partner.
Si spinse piano dentro di lui, arrivando fino a metà prima che la resistenza opposta dalla sua controparte fosse tale da far male a Thrall. A quel punto si fermò un momento, godendosi a pieno ciò che stava percependo, e poi uscì leggermente e tornò ad affondare con un colpetto di bacino.
Grugnì nello sforzo di non cedere all’impulso di affondare ulteriormente e rimase concentrata per non forzare troppo il suo corpo durante tutto l’amplesso.
Thrall gemette ancora, sollevando le gambe e stringendole attorno ai grossi fianchi del suo corpo da Orco, andando incontro con un certo ritmo alle spinte di Jaina.
Mugolii e sospiro da ambo le parti si levarono a riempire la stanza, accompagnati dal costante cigolio del letto a causa dei movimenti di Jaina.
Thrall venne di nuovo e fu il primo tra i due. Per la sua compagna ci volle un poco di più, ma quando arrivò all’orgasmo si sentì: Thrall fremette nel percepire il suo seme riversarsi dentro di lui. Fu come se un fiume in piena straripasse e lo travolgesse, riempiendolo.
Alla fine Jaina sbuffò e oscillò leggermente, evidentemente provata dall’esperienza. Sul momento parve riuscire a mantenere un certo equilibrio ma dopo pochi secondi si stese su un fianco, accanto all’altro.
«È così stancante anche per te…?» sospirò.
«Anche per te… mica è meglio…» replicò Thrall, accennando un debole sorriso.
La sua compagna sbadigliò vistosamente.
«Eri parecchio sfinito se è bastato un solo orgasmo per stancarti così...» ponderò a voce alta Jaina.
«Già… lo so» concordò mestamente il diretto interessato «Credo sia meglio se ci scambiamo di nuovo e dormiamo...».
«Sì, penso anche io» così dicendo, i due si allungarono a prendere i rispettivi bicchieri e l’ampolla con il rimanente del mojo.
Si divisero il contenuto e brindarono.
«Dovremmo ringraziare Vol’jin per questa piccola… sorpresa… e magari rifarlo quando sarai un po’ meno stanco...» esclamò Jaina prima di bere.
«Penso che non sia un’idea poi così brutta… sai?» ammise Thrall prima di emularla «Però la prossima volta niente lenzuola di seta. Sono belle ma non scaldano affatto...».
Jaina rise e annuì: «D’accordo, mi sembra giusto… anche se tu sei caldo abbastanza per sopperire a questa mancanza...».
Thrall scosse leggermente il capo, mormorando un semplice: «Esagerata».
Una volta svuotati i calici - stavolta il saporaccio della mistura fu percepito in misura molto minore da entrambi - i due si sistemarono al centro del letto, avvinghiati l’una all’altro con affetto, lasciandosi sopraffare un’altra volta dall’oblio della pozione di Vol’jin.
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Jaina Proudmoore, Thrall, Vol'jin
Wordcount: 8561 (wordcounter)
Prompt: Tra coperte di seta per la Settimana 5 del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante Vanilla!WoW.
Note: Body swap, Het, Lemon
«Ecco... non ti ho raccontato proprio tutta la verità riguardo a stasera...» ammise a disagio «Ti sei dimenticato dell'appuntamento per via dei tuoi impegni... e lo capisco...».
«Mi spiace, davvero...» si scusò ancora l'Orco, abbassando gli occhi con fare mesto.
«Io sono arrivata all'ora che avevamo convenuto... un bel po' prima del tuo arrivo» Jaina fece una breve pausa e Thrall si sentì ancor più mortificato per il suo comportamento. Avrebbe dovuto prestare più attenzione all'impegno preso con lei invece che alla miriade di cose che si era ritrovato a dover seguire durante la giornata in qualità di Capoguerra.
Tacque, incapace di trovare le giuste parole per scusarsi per la sua mancanza di rispetto, e rimase in attesa del resto del suo discorso.
«Ho trovato qualcuno nella tua stanza... e a quanto pare mi stava aspettando» riprese a narrare Jaina in tono più criptico, come se stesse raccontando una storia carica di suspense.
Era appena metà pomeriggio quando Jaina si teletrasportò ad Orgrimmar, più precisamente nella camera da letto del Capoguerra Thrall, nell'angolo in cui ormai era diventata sua abitudine apparire e scomparire ogni volta che andava a trovarlo. Sorrideva apertamente, emozionata all'idea di poter trascorrere insieme a lui la sera e tutta la notte in un posto che non fosse la camera dell'Orco. Non aveva niente in contrario all'arredo scarno ed essenziale né tantomeno al clima della capitale dell'Orda, torrido rispetto a quello cui era abituata. In realtà il letto di Thrall era molto più grande del suo - pur essendo a due piazze - e anche infinitamente più comodo e caldo in virtù delle pellicce che facevano da coperta; tuttavia, era piacevole ogni tanto cambiare un po' la consuetudine per cui era lei a farsi ospitare fino al mattino.
Quella volta avrebbero dormito nella sua stanza. Non era la prima volta che succedeva, però erano occasioni così sporadiche che ogni volta era un po' come se fosse la prima.
La maga si lisciò la gonna del vestito con le mani e sistemò il cappuccio sulle sue spalle, mettendo i capelli - che aveva lasciato sciolti, esattamente come piacevano a Thrall - all'interno di esso in maniera ordinata. Sperava di fare bella figura con l'Orco nonostante avesse deciso di non sfoggiare alcun abito particolare. In fin dei conti, era soltanto andata a prenderlo per poi teletrasportarlo nella sua torre.
Una volta che si fu sistemata, si mosse silenziosa verso il centro della stanza.
«Thrall?» chiamò a mezza voce, sperando che le rispondesse. La camera era dotata di bagno annesso e la porta era chiusa, per cui sperava che fosse là dentro visto che non c'era alcuna traccia di lui nel resto della stanza.
«Thrall nun sta accà, mi spiace».
L'Umana sobbalzò per lo spavento nel sentire una voce maschile e familiare parlarle in pesante accento Zandali dall'angolo opposto della stanza. Si volse di scatto, sgranando gli occhi: nella penombra creata dal forte sole di Durotar che entrava dalla finestra si trovava una grossa figura acquattata sulle gambe. Era più alta di un Orco e anche molto più snella, anche se aveva le spalle e la schiena molto ingobbite. Sulla testa cresceva indomita una cresta di capelli che all'ombra pareva blu scuro - simili a quelle di alcuni Elfi della Notte che aveva incrociato a Roccavento - anche se Jaina sapeva bene che i Troll avevano solitamente i capelli di colorazioni molto più vivaci.
«Vol'jin...?» domandò in tono incuriosito, avvicinandosi piano al Troll. Aveva ancora difficoltà a distinguere le voci dei Troll a causa del loro forte accento, per cui sperava di non essersi rivelata a qualche altro membro dell'Orda che avrebbe sfruttato il suo segreto legame con Thrall per ricattare uno di loro due.
«Ue, cumpà!» la figura si raddrizzò e fece stretching con le spalle, evidentemente indolenzite dalla prolungata stazione curva. La sua altezza era impressionante, specialmente se rapportata con quella decisamente modesta di Jaina.
Il Troll fece qualche passo avanti, entrando nel fascio di luce proiettato dal sole. Era indubbiamente Vol'jin: la cresta di capelli di un bel rosso acceso e le grandi zanne sporgenti impreziosite da un paio di anelli, unite ai teschi impalati sui pali di legno che spuntavano dalla sacca sulla sua schiena lo rendevano inconfondibile.
La maga Umana si rilassò visibilmente: sapeva che Vol'jin era un caro e fedele amico di Thrall e che si fidava di lei così come il suo Capoguerra.
«È da un po' che non ci vediamo...» ammise lei, accennando un timido sorriso «Che... ci fai qui? Thrall non c'è...?».
Non appena ebbe formulato la domanda cominciò a preoccuparsi: se non si trovava lì all'ora che avevano convenuto, poteva significare che gli fosse successo qualcosa.
Vol'jin agitò una mano come per rassicurarla.
«Nun t'angosciare... Thrall sta bene» le disse «Oggi teneva nu sacco d'impegni e continuerà fino a tardi. Sono venuto accà per avvertirti» spiegò in tono semplice.
Da una parte Jaina fu sollevata dalla sua risposta. Sapere che Thrall non stava male e non aveva avuto alcun tipo di incidente era una buona cosa, anche se era dispiaciuta di apprendere che aveva avuto una giornata pessima e che il loro appuntamento era rimandato.
«Oh... be', grazie dell'avviso...» mormorò Jaina, dispiaciuta.
«Penso che potresti tornare cchiù tardi, verso il tramonto... e intanto mangiare nu pochetto... Thrall tiene ragione, sei davvero mingherlina...» aggiunse Vol'jin, ridacchiando appena.
La donna sorrise, arrossendo imbarazzata. Non immaginava che Thrall badasse a certe frivolezze né tantomeno che ne parlasse con qualcuno. Era in un certo senso lusingata, anche se visto il pulpito da cui veniva il commento non era del tutto certa che si trattasse di un complimento.
«Ehm… grazie per il suggerimento» replicò, non sapendo che altro dire. Avrebbe voluto cenare insieme a Thrall, ma evidentemente non avrebbe terminato i suoi impegni in tempo perché ciò fosse possibile.
La maga fece per lanciare di nuovo il suo incantesimo di teletrasporto per tornare alla sua torre quando Vol’jin la interruppe: «Aspetta nu pochetto! Tengo na cosa per te...».
Così dicendo allungò un braccio a frugare nella sacca che portava sulla schiena con assoluta nonchalance e dopo poco ne estrasse quella che a tutti gli effetti pareva un’ampolla di vetro. All’interno conteneva un liquido colorato d’azzurro.
Jaina guardò il flacone come se si aspettasse che succedesse qualcosa, anche se di fatto non accadde niente.
«Uhm... a cosa dovrebbe servire...?» chiese, sperando di non sembrare offensiva, poiché non era quella la sua intenzione. Era solamente curiosa circa il suo utilizzo, da brava studiosa quale era.
«È na sorpresa. È per te e Thrall» rispose Vol'jin, senza di fatto rispondere alla domanda che gli era stata posta. Porse la bottiglia all'Umana.
«Oh... grazie» disse lei, accettando il regalo con un sorriso un po' spaesato. Continuò a fissare il contenuto per qualche secondo, da vicino, notando solo allora che la mistura aveva dei brillantini dispersi all'interno. Il suo scetticismo riguardo alla funzione di quel miscuglio crebbe improvvisamente dopo aver notato quel dettaglio.
Vol'jin rimase a fissarla in silenzio per qualche istante. Nonostante la postura gobba, era comunque più alto di lei.
«Dovete berlo insieme, ma nun finitelo tutto subito, intesi? Altrimenti dopo 'a situazione diventa complicata...» aggiunse a mo' di istruzioni, rimanendo molto vago.
La maga annuì, quindi infilò il flacone in una tasca magica interna del suo mantello, nella quale l'oggetto svanì come se non avesse avuto alcuna forma né peso.
«Mo' tengo cose da fare, devo aiutare Thrall con i nuovi progetti per ingrandire Orgrimmar» spiegò il Troll «Statt' accort' col vudù, Jaina» esclamò, prima di dirigersi verso la porta.
La diretta interessata lo guardò superarla sul fianco e lo salutò con la mano; tuttavia, quando si girò era già sparito. La porta non aveva emesso nemmeno un lievissimo cigolio, fatto che la fece sospettare circa l'eventualità che si fosse davvero dissolto invece di essere uscito come le persone normali. Forse il famoso "vudù" da cui i Troll si guardavano e che in certe occasioni invece ricercavano non era poi così lontano dalla magia vera e propria che lei maneggiava.
Un brivido le corse lungo la schiena nonostante nella stanza la temperatura fosse piuttosto alta. Subito distolse lo sguardo dal punto in cui Vol'jin non si trovava più.
Sospirò e chiuse gli occhi, lasciando che la delusione per l'appuntamento sfumato - almeno per come l'aveva pensato lei inizialmente - prendesse possesso di lei.
«Non mi resta che tornare indietro e bloccare la preparazione della cena... che peccato» rifletté tra sé e sé «Thrall mi deve una cena non appena sarà disponibile».
«Oh, be'... almeno sono in tempo per il tè pomeridiano» ammise a se stessa a mezza voce.
Formulò l'incantesimo di teletrasporto, increspando leggermente le labbra in una parvenza di sorriso prima di scomparire. Sarebbe tornata poco prima del tramonto, come le aveva suggerito Vol'jin, sperando che per allora il Capoguerra fosse riuscito a liberarsi.
Il sole calava oltre l’orizzonte, tingendo il cielo di arancione e di rosso. L’arido deserto di Durotar sembrava ancor più ardente che durante il resto del giorno e l’aria secca e afosa rimaneva ferma a formare una specie di soffocante cappa a livello del suolo.
Il Capoguerra Thrall si stava ritirando finalmente nella sua stanza privata, stanco per l’ennesima giornata piena di impegni. Sperava di potersi riposare a lungo quella notte, andando a dormire prima del solito. In virtù della sua decisione, aveva scelto di cenare in anticipo rispetto al suo solito orario.
Aprì con uno sbuffo esausto la porta della sua stanza e la varcò con passo pesante, la schiena leggermente incurvata per la stanchezza. Era strano vederlo ingobbito, poiché di solito esibiva con orgoglio la sua stazione completamente eretta.
Andò lentamente verso il suo letto slacciandosi le piastre nere e puntute dell’armatura di Orgrim Doomhammer che gli coprivano le ampie spalle. Fece appena in tempo a togliersene una che una voce lo colse alla sprovvista: «Una spia nemica poteva ucciderti e tu nemmeno ti saresti accorto della sua presenza...».
L’Orco sobbalzò di scatto, lasciando cadere la placca di ferro sul pavimento con un tonfo, quindi si volse verso l’angolo da cui era pervenuta la voce. Assisa sul bordo della sua scrivania personale di trovava un’esile Umana di bassa statura che vestiva una lunga tunica bianca e indossava un mantello blu. La luce del tramonto che entrava dalla finestra alle sue spalle faceva sì che i suoi capelli biondi rilucessero di una sfumatura particolarmente intensa.
«Jaina?» chiamò Thrall, guardandola con espressione perplessa. Era pur sempre un piacere vederla, anche se le visite a sorpresa non erano molto di suo gradimento, dato che ad Orgrimmar nessuno ad eccezione di Eitrigg e Vol’jin sapeva della loro relazione. Se qualcuno l’avesse vista per sbaglio sarebbe stato un dramma.
«Cosa ci fai qui?» chiese subito dopo, per evitare di rimanere a fissarla imbambolato come un idiota per la notevole somiglianza che aveva con Taretha.
La maga scese dalla scrivania e si avvicinò a lui, sorridendo allegra. Sembrava che nella sua reazione trovasse qualcosa di divertente che a lui sfuggiva.
«Non ti ricordi? Dovevamo incontrarci stasera…» fece presente l’Umana in tono candido.
L’Orco inarcò entrambe le sopracciglia ed aprì la bocca come per articolare una qualche risposta che morì prima di essere espressa. Ci riprovò un paio di volte prima di riuscire ad ottenere un risultato apprezzabile.
«… mi ero dimenticato. Scusami, Jaina...» riuscì a dire, grattandosi la nuca con fare mortificato.
La bionda gli accarezzò la linea dura della mandibola, fermandosi sul mento barbuto.
«Non è ancora detto che non possiamo stare insieme. Ti va ancora bene se andiamo alla mia torre, come avevamo programmato all’inizio…?» chiese, grattando Thrall appena sotto il mento.
L’Orco emise un debole gemito di piacere, appoggiando leggermente la testa sul palmo della mano dell’Umana. Gli piacevano le carezze, specialmente quelle piene di sincero affetto di Jaina.
«Sì… va bene...» mormorò con voce leggermente roca. Pur essendo sfinito, non se la sentiva di negare a Jaina il loro appuntamento, soprattutto visto che era stato lui per primo a dimenticarsene.
La maga gli sottrasse prontamente la mano da sotto il mento - rischiando di farlo capitolare a terra per l’inatteso sbilanciamento - e andò a stringergli l'indice. Era quasi inquietante la differenza di misure tra la sua manina, esile e pallida, con quella enorme e verde del Capoguerra in carica.
Quest'ultimo piantò entrambi i grossi piedi calzati in pesanti stivali di metallo sul pavimento, rimanendo saldamente dritto, quindi strinse delicatamente la mano piegando la falange.
«Quando vuoi...» disse, rivolgendo alla maga un cenno di sorriso piuttosto timido. Sembrava quasi a disagio in sua presenza, anche se entrambi ormai erano più abituati alla reciproca compagnia che a quella degli altri della loro razza.
Jaina sorrise più apertamente e con dolcezza, quindi sollevò la mano libera e cominciò a tracciare mistici simboli a mezz'aria, mormorando qualcosa in lingua comune. La voce era talmente bassa che Thrall non colse le parole esatte, anche se conosceva il linguaggio degli Umani quasi meglio di molti di loro.
L'aria si illuminò attorno a loro di una delicata tonalità di violetto e l'Orco chiuse gli occhi di scatto: non gli piaceva l'atto del teletrasporto. Una volta per curiosità aveva tenuto gli occhi aperti e lo sguardo vigile e se ne era pentito: il turbinio di energie arcane che si scatenò attorno a loro mentre passavano alla loro meta era stato tale da accecarlo e fargli esplodere un'atroce emicrania. Nel momento stesso in cui aveva sentito di nuovo il solido terreno sotto i suoi piedi, le gambe gli avevano ceduto e aveva vergognosamente vomitato tutto il suo ultimo pasto sotto lo sguardo preoccupato di Jaina.
Dopo l'incidente non aveva mai più osato sfidare la sorte.
La giovane Umana completò la formula magica e Thrall avvertì la familiare e terribile sensazione di avere un cappio stretto attorno al collo che lo strattonava attraverso lo spazio verso la sua meta. Strinse forte gli occhi quando in pochi secondi sentì una forza tirarlo per le braccia e per i piedi. Fu una sollecitazione che durò pochissimo, per fortuna. Dopo di essa, finalmente sentì il terreno ritornare a farsi sentire sotto di lui, assieme alla forza di gravità che lo premeva contro di esso.
Fletté leggermente le ginocchia per evitare di cadere e lentamente riaprì gli occhi, senza alcuna conseguenza imbarazzante. Si ritrovò a guardare l'interno di una camera da letto decisamente piccola se paragonata con la sua, ma dotata di tutti i comfort: c'era un bel letto ampio a due piazze con lenzuola rosa di seta e circondato da una tenda semitrasparente dello stesso colore; poco distante si trovava una scrivania in legno scuro piena di libri accatastati a caso e accompagnata da una poltroncina imbottita in cui Thrall con la sua mole orchesca non sarebbe mai riuscito ad entrare. Un tavolinetto circondato da alcuni sgabelli dai lineamenti eleganti si trovava vicino al caminetto acceso, situato al lato opposto della stanza rispetto al letto. Un po' ovunque c'erano pile di libri e tomi aperti, persino sul pavimento, tanto che camminare liberamente là dentro sembrava un'impresa tutt'altro che semplice.
Non era la prima volta che vedeva la camera privata di Jaina, anche se ogni volta aveva l'impressione che il caos che regnava là dentro continuasse ad aumentare in maniera quasi esponenziale.
La padrona di casa si slacciò il mantello e lo posò sullo schienale della sua poltroncina, avvicinandosi al letto senza calpestare nemmeno un libro. Evidentemente era allenata a farlo, oltre ad essere fisicamente più adatta di un Orco.
«Ehm... la tua collezione di libri è aumentata ancora... mi pare» commentò a mezza voce quest'ultimo, sforzandosi di non distruggere niente mentre a lunghe falcate guadagnava il letto. Si sedette sul bordo, riuscendo a trovare un punto in cui appoggiare le punte degli stivali per mantenersi seduto senza sbilanciarsi.
«Ho trovato qualche altra lettura interessante... non hai idea di quante cose si trovino in alcuni mercati se sai cercare...» replicò la donna, lanciando un'occhiata compiaciuta alla sua stanza «Ma di certo non ti ho invitato qui per parlare dei miei libri» aggiunse ridacchiando.
Il Capoguerra avvampò in viso e cercò di sembrare più spavaldo di quanto non si sentisse in realtà.
«No, immagino… tu voglia scaldarti a letto...» esclamò Thrall, anche se si pentì subito di quello che aveva detto.
Jaina gli accarezzò il dorso della mano con tocco leggero.
«Non pensavo l’avresti davvero detto» commentò, e dal suo tono era palese che fosse sorpresa, anche se sembrava una cosa che l’aveva positivamente impressionata.
Si sporse verso l’Orco, fissandolo intensamente negli occhi. Schiuse leggermente le labbra e Thrall rimase quasi ipnotizzato dalla profondità delle sue iridi azzurre. Era come perdersi nelle profondità di un mare limpido e cristallino, talmente meraviglioso da fargli desiderare di non uscirne mai più.
Spontaneamente si abbassò per andare incontro al suo viso, leccandosi le labbra nervosamente. Appena fu a portata, Jaina colmò la distanza tra di loro e lo baciò con passione. La sua bocca era grande appena quanto era spesso il suo labbro inferiore; ciononostante, non si perse d’animo e utilizzò la lingua per solleticargli il labbro. Non sarebbe stato il massimo del romanticismo per un Orco qualsiasi, ma per Thrall era una manifestazione più che sufficiente.
Gentilmente la cinse con le possenti braccia ricoperte dall’armatura di piastre nere di Orgrim e la attirò a sé, abbassando ancora il viso per andarle completamente incontro.
Jaina si mosse tra le sue braccia, scivolando verso di lui fino ad appoggiarsi contro i suoi immensi pettorali rinforzati.
L’Orco faceva fatica a trattenere i suoi impulsi. La sua partner era così dolce e bella, come un fiore delicato nella sua presa rude. Il contrasto era evidente ai suoi occhi ed era proprio quello a bloccarlo: temeva che se si fosse lasciato andare le avrebbe fatto del male, anche solo per sbaglio. Non si sarebbe mai perdonato un simile errore.
Il protrarsi del loro bacio infiammò gli animi di entrambi e fu Jaina la prima a cedere, spezzando il contatto. Respirava affannosamente e sembrava piuttosto ansiosa di approfondire il contatto tra di loro.
«Thrall… puoi togliere quest’armatura ingombrante?» chiese in un soffio. Aveva le guance paonazze e non riusciva a guardarlo direttamente negli occhi, atteggiamento che adottava quando si sentiva più o meno a disagio.
L’Orco era in un certo senso sollevato nel constatare che non fosse l’unico a non essere propriamente a suo agio, anche se la sua richiesta di certo non gli giungeva sgradita.
«Speravo tu me lo chiedessi…» commentò il Capoguerra in tono appena tremante, alzandosi per slacciare le cinghie che fermavano le placche e depositandole sul pavimento piano, anche sopra ai libri. Jaina non ebbe niente da ridire; anzi, si spogliò a sua volta, anche se molto più velocemente.
Thrall si sentì seccare la bocca vedendola denudarsi vicino a lui senza alcuna vergogna. Il suo corpo minuto e roseo era così attraente e proporzionato, mentre lui si sentiva impacciato anche senza l’armatura. Probabilmente era l’ambiente fuori misura rispetto a lui a dargli quell’impressione.
La maga tolse le lenzuola da sotto il cuscino e scivolò sotto, posizionandosi nella metà opposta a quella su cui stavano seduti fino a poco prima. Utilizzò il lenzuolo per coprirsi il torso nudo fino ai seni, sorridendo con espressione birichina. Era evidente che lo facesse col preciso intento di stuzzicare il suo compagno.
Quest’ultimo salì carponi sul materasso, facendo cigolare rumorosamente l’intelaiatura in legno, stendendosi assieme a lei sotto le lenzuola, rivolto nella sua direzione.
Il contatto con la seta con cui le lenzuola erano state cucite era qualcosa di inusuale per Thrall, abituato a dormire sotto coperte di pelliccia. Erano così lisce sulla sua pelle e scorrevoli che era come essere accarezzati da esse piuttosto che protetti dal gelo notturno. Eleganti e delicate, proprio come la proprietaria.
Nelle sue condizioni, forse sdraiarsi non era stata la migliore delle scelte per Thrall, poiché sentì le membra cedere alla stanchezza accumulata nella giornata. Resistette all’impulso di coricarsi, anche se con molto sforzo, e si sporse come per baciare di nuovo la sua partner.
Una volta superato l’impaccio iniziale, non era poi così complicato arrivare al sodo, e di questo Thrall era immensamente grato.
Jaina però lo bloccò con entrambe le mani, poggiandogliele sui pettorali.
«Cosa c’è?» chiese piano l’Orco, perplesso per la resistenza opposta dall’Umana «Non era mia intenzione metterti fretta… davvero» aggiunse, immaginando che avesse paura di essere aggredita. Un po’ era dispiaciuto del fatto che avesse ancora certe riserve nei suoi confronti, specialmente dopo che le aveva dimostrato in innumerevoli occasioni di essere perfettamente in grado di resistere ai più bassi istinti della sua razza.
«No, non c’entra niente quello» lo rassicurò immediatamente la maga «Sai bene che mi fido di te e che non ho paura della nostra relazione né del tuo tatto...».
«E allora perché mi hai fermato...?» indagò ulteriormente Thrall, guardandola con le sopracciglia aggrottate.
Jaina in un primo momento abbassò lo sguardo, come per evitare di incrociare i suoi occhi per timore di essere giudicata, poi tornò a guardarlo con aria un po' imbarazzata.
«Ecco... non ti ho raccontato proprio tutta la verità riguardo a stasera...» ammise a disagio «Ti sei dimenticato dell'appuntamento per via dei tuoi impegni... e lo capisco...».
«Mi spiace, davvero...» si scusò ancora l'Orco, abbassando gli occhi con fare mesto.
«Io sono arrivata all'ora che avevamo convenuto... un bel po' prima del tuo arrivo» Jaina fece una breve pausa e Thrall si sentì ancor più mortificato per il suo comportamento. Avrebbe dovuto prestare più attenzione all'impegno preso con lei invece che alla miriade di cose che si era ritrovato a dover seguire durante la giornata in qualità di Capoguerra.
Tacque, incapace di trovare le giuste parole per scusarsi per la sua mancanza di rispetto, e rimase in attesa del resto del suo discorso.
«Ho trovato qualcuno nella tua stanza... e a quanto pare mi stava aspettando» riprese a narrare Jaina in tono più criptico, come se stesse raccontando una storia carica di suspense.
«Cosa?» l'Orco la fissò attonito, dimenticandosi per un momento del suo profondo rammarico «C'era qualcuno nella mia stanza privata?».
Nessuno dacché aveva memoria aveva mai osato violare la sua privacy. Tutti rispettavano il suo ruolo ed era proprio questo su cui contava Thrall per non trovare spiacevoli sorprese ogni volta che si ritirava per stare un po' in pace da solo.
Un fiume in piena di rabbia lo travolse, strappandogli un ringhio e trasformando la sua espressione mite in una maschera d'ira quasi bestiale.
«Chi ha osato entrare nella mia camera da letto?!» esclamò di getto.
L'Umana si ritrasse leggermente dinanzi ad una simile reazione; tuttavia, era consapevole del grande autocontrollo che Thrall era in grado di esercitare sui suoi istinti più violenti e non osò fuggire da lui. Tornò verso l'Orco e si appoggiò contro la sua spalla enorme, accarezzandogli il lato del collo con tocco leggero nel tentativo di calmarlo.
«C'era Vol'jin» disse semplicemente. Il suo tono di voce era pacato ed era voluto: sperava di riuscire a far recuperare la calma anche al suo partner.
L'informazione lo colse alla sprovvista e riuscì a far placare l'attacco d'ira di Thrall, il quale sapeva bene che Vol'jin non rappresentava una minaccia né per lui né per le sue faccende private. Il Troll era un amico e sicuramente se era entrato nella sua stanza una ragione c'era.
«E cosa voleva? Ti ha chiesto qualcosa...?» indagò il Capoguerra, accarezzando i capelli della femmina con il dorso di un dito, portando alcuni ciuffi dietro un orecchio per poter vedere il suo viso senza intralci.
«Non era proprio una richiesta... bensì un regalo...» e così dicendo Jaina agitò leggermente le dita in aria verso il suo mantello. Qualcosa dall'interno si mosse e sgusciò fuori da solo, oscillando a mezz'aria mentre si avvicinava alla mano che la stava richiamando per mezzo della magia.
Thrall non riuscì ad identificare l'oggetto in un primo momento. Sembrava quasi una bottiglia di vino, anche se era molto più panciuta e con il collo molto più lungo e sottile rispetto alle bottiglie che aveva avuto occasione di vedere. Non era un gran consumatore di vino, preferiva di gran lunga altri tipi di alcolici, ed era certo che anche Vol'jin fosse del suo stesso avviso; per questo escludeva l'ipotesi che si trattasse davvero di vino.
Jaina afferrò il flacone per il collo e lo scosse leggermente sotto gli occhi dell'Orco. A quel punto la vicinanza era tale da consentire a quest'ultimo di vedere che il contenitore era di vetro perfettamente trasparente e che il fatto che da lontano sembrasse invece più spesso era dovuto alla colorazione del liquido all'interno, che era di un bell'azzurro intenso. A guardare con più attenzione si riuscivano anche a scorgere dei brillantini.
«Che cosa dovrebbe essere questo?» domandò il Capoguerra, confuso.
«Non ne ho idea... però a quanto pare è un regalo di Vol'jin per noi...» spiegò l'Umana, prima di iniziare a raccontare del suo incontro con il Troll.
Non appena ebbe terminato di spiegare ciò che era avvenuto nel pomeriggio, Thrall guardò con rinnovata curiosità e di consapevolezza il flacone che aveva davanti. Non era completamente sicuro riguardo alle intenzioni dietro il regalo del suo amico, anche se aveva un'idea riguardo a cosa fosse.
«Credo sia quello che i Troll chiamano "mojo"...» disse, grattandosi la testa. Sperava di averlo pronunciato correttamente, visto che non si era mai prodigato molto per approfondire il modo di parlare tipico di Vol'jin e della sua gente.
«E a cosa servono questi... mojo?».
Il tono di Jaina manifestava a pieno tutta la sua innata e innocente curiosità. Thrall percepiva chiaramente anche la sua eccitazione. Era chiaro che volesse avere più informazioni riguardo a quello che aveva ricevuto da Vol'jin e l'Orco era dispiaciuto di non poter soddisfare la sua fame di sapere.
«Non lo so di preciso. Ne esistono di tanti tipi, almeno per quello che ho potuto sentire qua e là ad Orgrimmar... ma non ho idea di cosa facciano effettivamente. Non ne ho mai usati...» rispose lui.
Jaina fece oscillare il mojo nell'ampolla, agitandolo blandamente con la mano.
«Non penso che Vol'jin possa cercare di avvelenarci...» ammise, cercando con lo sguardo l'approvazione del suo compagno.
«Anch'io lo escludo» si disse d'accordo quest'ultimo «Magari... insomma... è qualcosa che potrebbe rendere più... piacevole... la serata» soggiunse e le sue guance improvvisamente divennero di un bel verde intenso.
Jaina colse senza alcuna difficoltà l'allusione e non poté evitare di arrossire a sua volta per l'imbarazzo. Sperava vivamente che Vol'jin non avesse insistito tanto nel non rivelarle l'utilizzo del mojo perché riguardava il sesso, anche se a ben pensarci i Troll non erano poi così "raffinati" da evitare tanto candidamente l'argomento. Pur non conoscendo la razza e le loro usanze bene come avrebbe dovuto Thrall, era certa che in qualche modo Vol'jin glielo avrebbe fatto capire se si fosse trattato di una cosa del genere.
«Be', se non è niente di velenoso... immagino che per scoprirne l'effetto ci sia solo un modo...» esclamò l'Umana, togliendo il tappo all'ampolla.
«V-vuoi berlo davvero?» le chiese Thrall.
«Di Vol'jin mi fido come ti fidi tu. Se dici che sei sicuro che non vuole ucciderci, non c'è niente di male nel provarlo... no?» cercò di farlo ragionare lei.
L'Orco rimase un momento in silenzio, fissando il flacone con fare pensieroso; infine si strinse nelle immense spalle nude con fare rassegnato.
«Immagino tu abbia ragione... in fondo è un regalo per entrambi» rispose.
Jaina agitò di nuovo la mano libera a mezz'aria e un paio di calici di vetro appoggiati sulla mensola sopra il camino si alzarono e attraversarono oscillando la stanza fino a fermarsi dinanzi a loro.
Thrall ne prese uno, stringendo lo stelo sottile tra indice e pollice con presa morbida. Non voleva romperlo, anche se era un po' piccolo per la sua stazza. Se avesse dovuto fare un paragone, quel calice era grosso appena quanto uno di quei bicchierini che a volte utilizzava la locandiera della Zanna Spezzata a Orgrimmar per servire le bevande alcoliche più forti.
Non si lamentò della cosa, poiché non era nel suo carattere farlo. Ai tempi in cui faceva lo schiavo-gladiatore per Blackmoore aveva dovuto accontentarsi di spade troppo piccole per le sue mani con cui allenarsi, abiti rappezzati malamente unendone diversi della servitù e dormendo in un giaciglio e in una cella minuscoli.
Pur senza che lui dicesse niente, Jaina pensò bene di utilizzare la magia per rendere il suo bicchiere più grande, un vero calice da Orco. La sua premura strappò un sorrisetto al diretto interessato che non passò inosservato.
La padrona di casa a quel punto versò un poco del contenuto del mojo in ambedue i calici, lasciandone circa metà nell'ampolla. Ovviamente a Thrall ne diede un po' di più, mentre per lei ne versò meno in proporzione alla grandezza dei loro bicchieri.
Al di fuori del suo contenitore, il liquido appariva di una tonalità di azzurro molto più vivace e con ancor più brillantini. Thrall lo trovò ancor più scoraggiante di quanto non fosse stato a prima vista e guardò la sua compagna come sperando che cambiasse idea in merito al trangugiare quella roba.
Finito di spartire il mojo, Jaina sollevò il suo calice come se volesse fare un brindisi. Thrall la imitò senza perdere tempo, prima che scemasse il suo coraggio. Non riusciva a credere di aver paura di quello che poteva accadere quando la sua partner era invece così tranquilla.
«Brindiamo a noi due?» chiese lei.
«Perché no?» rispose lui.
Si sorrisero a vicenda e picchiettarono leggermente la pancia dei due calici, quindi tracannarono il contenuto nel medesimo istante, d'un fiato. Il liquido era molto fluido, per cui non ci volle molto perché sparisse giù per la gola dei due.
Subito dopo aver ingoiato il miscuglio, entrambi si esibirono in una smorfia di disgusto.
«Bleah!» gemette l'Umana, allontanando svelta il bicchiere e poggiandolo sul comodino da suo lato del letto.
«Che schifo...» mugugnò l'Orco, reprimendo un conato mentre si sbarazzava a sua volta del calice vuoto.
Entrambi si stesero supini sotto le coperte, fissando il baldacchino in attesa di qualcosa che non arrivò.
«Non sta succedendo niente...» commentò Thrall, un po' imbarazzato. Sperava di non essere prontamente smentito dagli eventi, giusto per non peggiorare ulteriormente la situazione.
«Hai ragione...» ammise Jaina con uno sbuffo «Forse Vol'jin voleva solo farci un regalo simbolico...».
Il Capoguerra le rivolse un'occhiata di sbieco.
«Avrebbe almeno potuto scegliere qualcosa che avesse un sapore migliore...» fece presente.
L'Umana rise, girandosi su un fianco e appoggiandosi col capo sulla spalla dell'altro.
«Hai perfettamente ragione» esclamò, mentre allungava un braccio per andare a stuzzicare con le dita il capezzolo di Thrall a lei più vicino «Quindi potremmo... cominciare a fare qualcosa di più interessante e... piacevole...».
L'Orco si irrigidì leggermente ed emise un lieve sospiro con voce roca. Era una stimolazione molto gradevole.
«Immagino... di sì...» disse con voce fremente, sollevando il braccio per cingere il corpo della sua partner.
Jaina non aspettò di essere avvolta dal suo massiccio bicipite e stretta a lui: si issò sul suo corpo con i gomiti, aiutandosi a salirgli sull'addome con le gambe, quindi si lasciò scivolare verso il suo viso per baciarlo. Thrall la afferrò gentilmente e la guidò nel movimento, tendendo il collo per andarle incontro.
Si baciarono ancora, con amore e passione. I loro corpi caldi a contatto si muovevano leggermente e respiri spezzati si levavano da ambo le parti. In sottofondo si udiva il leggero rumore della seta che si spostava insieme alle loro membra in risposta ai loro movimenti.
Lentamente il ritmo del bacio andò affievolendosi, non tanto per mancanza di trasporto dei due quanto piuttosto per un'improvvisa sensazione di stanchezza che travolse entrambi in egual maniera.
Thrall sentì le palpebre farsi pesanti, così come ogni altro muscolo del suo corpo. I pensieri si fecero nebulosi e incoerenti e la sua mente si rifiutò di concentrarsi su ciò che stava facendo.
Diede la colpa alla giornata pesante che aveva avuto e si sentì mortificato dal fatto che si stesse addormentando proprio mentre stava amoreggiando con Jaina. Sperò che potesse farsi perdonare in qualche maniera una volta che si fosse riposato, e fu l'ultimo pensiero che ebbe prima che il sonno avesse la meglio su di lui, trascinandolo nell'oblio.
Percepì solo lontanamente il corpo di Jaina che si abbandonava contro il suo e il capo che scivolava verso la grossa zanna destra che gli sporgeva dall'estremità del labbro inferiore.
Quando si risvegliò, Jaina sentì il materasso sotto la sua schiena nuda. Doveva essere rotolata giù dalla pancia di Thrall mentre dormiva e l'Orco l'aveva sistemata al suo fianco.
Come sempre, uscì lentamente dal torpore del sonno, riprendendo pian piano possesso del suo corpo. La prima cosa che la colpì fu la sensazione di avere qualcosa appoggiato sopra di sé, sul ventre, ma era così piccolo che non riusciva a capire di cosa si trattasse. Forse Thrall le aveva messo qualcosa addosso per non farle prendere freddo, visto che delle lenzuola di seta, pur essendo adatte ad una serata romantica, non lo erano altrettanto come coperte effettive. Avrebbe dovuto ringraziarlo per la premura.
Man mano che riprendeva conoscenza si accorse che c'era qualcosa che non andava: aveva la strana sensazione che il cuscino fosse troppo piccolo e sottile e che ci fosse qualcosa di ingombrante tra le sue cosce che non avrebbe dovuto esserci.
Come se ciò non bastasse, udì distintamente il respiro pesante di qualcuno che stava russando. Non era una cosa tanto inusuale: Thrall spesso russava mentre dormiva. Quello che rendeva la cosa davvero strana era il fatto che il rumore proveniva da ciò che aveva steso sopra l'addome e che quella che stava udendo non era il respiro di Thrall, bensì quello molto più “delicato” di se stessa.
Spaventata e confusa, Jaina si tirò su di scatto, aprendo gli occhi. Così facendo fece rotolare giù dal letto ciò che aveva addosso, avvolto nelle lenzuola di seta.
Da oltre il bordo del letto udì un gemito femminile di dolore. Abbassando lo sguardo, vide che al posto delle sue gambe e del suo corpo c'erano quelli di Thrall.
La sua prima reazione fu quella di lanciare un grido di paura, sobbalzando e muovendosi come per scappare. Il letto cigolò sotto di lei e al posto della sua voce uscì quella virile e poderosa del suo compagno.
Da oltre il materasso gli giunse un flebile: «Dannazione... mi sono addormentato davvero...».
La voce era la sua e persino il corpo: vide se stessa sollevarsi e appoggiarsi con entrambi i gomiti sul bordo del letto.
Aveva il segno rosso di una zanna su un lato del viso, cosa coerente con l'ultimo ricordo che aveva, quello di lei che si assopiva appoggiandosi contro la faccia del suo compagno.
«N-non è possibile!» esclamò Jaina, attirando l'attenzione dell'altro. Vide il suo corpo alzare lo sguardo e rimanere a fissarla ad occhi sbarrati.
«Che stregoneria è questa?!» urlò Thrall, scattando in piedi alla velocità della luce, chiaramente spaventato.
Non riusciva a credere ai suoi occhi: il suo corpo era sul letto e lo guardava dall'alto in basso. Era... davvero così enorme visto da fuori?
«Thrall?» si sentì chiamare da se stesso con voce titubante. Fu un'esperienza a dir poco inquietante.
«Jaina...?» chiese lui di rimando.
Tacquero entrambi, fissandosi reciprocamente con un certo orrore, prima che lei esclamasse: «Forse... abbiamo trovato lo scopo del mojo...».
Thrall chiuse gli occhi e borbottò: «Non posso credere... che abbia davvero fatto una cosa del genere...».
Quando li riaprì vide che la sua partner stava esaminando le sue mani con aria assorta.
«Non... credevo fossi così sproporzionato rispetto alla mia stanza... e al mio letto...» ammise Jaina in tono perplesso.
Thrall si sentì avvampare per l'imbarazzo.
«E-e a me non sembrava... che tu fossi così minuscola...» commentò di rimando.
Vide se stesso fulminarlo con un'occhiataccia.
«Sono bassa anche tra gli Umani, Thrall... non serve sottolinearlo ulteriormente» gli ricordò lei. Sentire la sua voce così bassa e minacciosa lo fece rabbrividire.
«Uhm... scusa...» fu tutto ciò che riuscì a dire lui per contro, prima di tornare a letto. Fu strano infilarsi sotto le coperte e percepire tutto così proporzionato rispetto al suo corpo.
«Che fai?» gli domandò Jaina.
«... ho freddo» spiegò a disagio l'altro, nascondendosi per bene sotto le coperte - cosa che per una volta gli riuscì incredibilmente facile.
«D'accordo...» mormorò l'altra, stendendosi goffamente vicino a lui e mettendosi su un fianco, rischiando di schiacciarlo. Per fortuna Thrall fu svelto a togliersi dalla traiettoria.
«Non immaginavo fosse così difficile muoversi con cautela per te...» disse Jaina.
«Dopo un po' cominci a farci l'abitudine... e diventa automatico» le fece notare Thrall «Comunque non sei costretta a provarci. Basta bere di nuovo quell'intruglio disgustoso e dovremmo tornare normali, no? Forza, prendi l'ampolla...» aggiunse, muovendosi per raggiungere il calice appoggiato sul comodino dal suo lato.
«A-aspetta Thrall» lo fermò lei.
«Cosa c'è?» chiese lui, girandosi nella sua direzione nuovamente. Notò che sul suo viso c'era un'espressione strana, un misto tra timore ed eccitazione.
Si chiese se quella fosse la sua faccia quando cercava di parlare di sesso con lei e in cuor suo sperava che non lo fosse, perché era quasi ridicola - o almeno a lui dava quell'impressione.
«Ecco... non siamo costretti a scambiarci di nuovo subito...» ammise Jaina in tono impacciato.
Era la situazione più imbarazzante in cui Thrall si fosse mai trovato in vita sua e la consapevolezza che la sua voce suonasse realmente così quando si sentiva a disagio non lo faceva sentire meglio.
«Vuoi rimanere così?!» chiese, scettico.
«S-sì be'... non è così male se ci pensi, no? Comunque... siamo una coppia...» cercò di farlo ragionare Jaina «E poi... confesso di essere curiosa...».
«Curiosa... riguardo a cosa?» volle sapere Thrall, perplesso. Non era certamente una novità che lei fosse una persona cui piaceva indagare riguardo svariati argomenti. Quello che lui non capiva era cosa avesse acceso il suo interesse.
«A come sarebbe se avessimo i ruoli invertiti...» la femmina fece una breve pausa prima di aggiungere in tono molto più sicuro «Sto ovviamente parlando del sesso».
Il maschio aprì la bocca e poi la richiuse, senza pronunciare nessuna parola. Si rese solo conto del fatto che la sua faccia stava nuovamente surriscaldandosi: era davvero surreale sentire tanta sicurezza trapelare dalla sua voce mentre parlava apertamente di sesso.
«Non serve reagire così male… la tu-cioè la mia faccia sta prendendo fuoco…!» esclamò Jaina preoccupata.
«Non sto reagendo male! Sono solo stupito… tutto qui» ribatté Thrall.
«E imbarazzato» puntualizzò l’altra «Si vede molto meglio con il mio incarnato quando arrossisci».
Thrall serrò le labbra e abbassò lo sguardo prima di domandare: «Davvero… vorresti farlo… così?».
«Per provare» Jaina si strinse nelle sue nuove ed immense spalle «Insomma… quando mai potrebbe capitarmi di nuovo l’occasione di sperimentare in prima persona la reazione fisiologica di un Orco maschio al sesso?».
«Oh, andiamo! Sei davvero così insensibile?!» esclamò in tono esasperato Thrall, nascondendo la faccia tra le mani. Erano così piccole e morbide rispetto alle sue.
Sentì le grosse dita delle sue mani orchesche spostare le sue manine dal viso. Thrall alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi, azzurri e pieni d’affetto. Era ridicolo, eppure li trovava molto belli. Il suo sorriso - quello che Jaina gli stava mostrando - era dolce in maniera incredibile.
«Allora… vogliamo provare… insieme?» chiese a bassa voce Jaina.
Thrall era all’oscuro dell’incredibile magnetismo che possedeva la sua voce. Era come se stesse scoprendo un lato di lui del quale non aveva mai nemmeno sospettato l’esistenza.
Annuì con un debole cenno del capo.
«Va bene…» esclamò in un soffio.
Jaina si mise seduta, facendo cigolare il materasso, quindi allungò una mano e gliela porse. Thrall strinse il suo dito e si tirò su, mettendosi a sua volta seduto. La sua partner non si accontentò di questo: con la mano lo aiutò a spostarsi a cavalcioni della sua coscia.
Continuarono a guardarsi affettuosamente, poi Jaina si piegò verso Thrall per baciarlo. La cosa si rivelò più difficile del previsto, essendo abituata ad essere quella che doveva sforzarsi solo per baciare il labbro inferiore dell’Orco. Thrall per contro non era abituato a doversi sforzare per baciare la sua metà. Con un po' di difficoltà si protese verso la sua bocca e aprì la propria per cercare un contatto, anche se tutto ciò che riuscì a raggiungere fu solo il suo labbro inferiore.
Ci si attaccò mordendolo appena, come se temesse che potesse sfuggirgli, quindi iniziò a leccarlo timidamente, sperando che anche a lei piacesse come piaceva a lui.
Jaina ridacchiò piano, estromettendo la lingua per toccare la punta del naso del suo stesso corpo.
«Difficile, mh?» chiese, muovendo a malapena le labbra affinché la domanda fosse comprensibile.
«Un po'...» confessò Thrall, staccandosi solo per i secondi strettamente necessari a formulare la risposta.
A dispetto della difficoltà oggettiva dovuta alla differenza sostanziale tra la stazza di entrambi, il bacio fu comunque piacevole. Jaina cominciò a sentire l'ingombro tra le sue gambe farsi un po' più grosso e rigido, nonché sempre più fastidioso da ignorare. Thrall per contro iniziò a percepire il desiderio carnale di unirsi all'altra che sbocciava nei suoi lombi. Da lì al sentire distintamente qualcosa di viscido e bagnato tra la vagina e la coscia del suo corpo da Orco, la distanza fu brevissima.
«Ti stai eccitando» mormorò Jaina, accarezzando con la mano il suo fianco. Non era ancora abituata a dosare la forza del suo nuovo corpo, poiché invece di una carezza Thrall si sentì dare una specie di schiaffo che rischiò di sbilanciarlo e farlo cadere di nuovo giù dal letto.
«Fai più piano…!» esclamò in tono infastidito, al che Jaina lo prese e lo sollevò senza alcuna fatica per metterlo seduto a cavalcioni sull’inguine. La sua erezione da Orco premeva leggermente tra le natiche di Thrall, arrivando a pungolarlo nella schiena con la cima. Era notevole per dimensioni, non c’era che dire - almeno dal suo attuale punto di vista.
«È davvero così fastidioso quando hai un’erezione che cerchi di ignorare?» chiese titubante Jaina, le spesse e folte sopracciglia nere aggrottate in un’espressione corrucciata.
Thrall era piuttosto a disagio nell’affrontare un argomento del genere a voce alta e direttamente, però era pur sempre meglio farlo con lei che con degli estranei.
«Abbastanza… dipende da quanto sono… ehm… eccitato» replicò lui, abbassando sempre di più il tono di voce.
«Va bene… adesso vediamo di far eccitare un po’ anche te» così dicendo, Jaina spinse l’indice sotto il pube del suo corpo, arrivando col polpastrello fino al suo clitoride. Al primo contatto, Thrall sobbalzò cacciando un mugolio osceno: non si era aspettato che quel punto in particolare fosse così sensibile alle sollecitazioni, anche se quando era lui a toccarlo alla sua partner aveva sempre suscitato reazioni molto positive in lei.
«P-piano…!» gemette con voce stridula, irrigidendo e raddrizzando la schiena «N-non riesco... ah! Ah!».
Era terribilmente imbarazzante non essere in grado di tacere il proprio piacere sessuale in maniera tanto palese. Non gli era mai successa una cosa del genere e non immaginava che avrebbe mai dovuto sperimentarla.
«Thrall... per favore potresti contenerti un pochino?» gli chiese Jaina a bassa voce.
Il suo compagno per contro le rivolse un'occhiata di rimprovero mentre mugolava ancora. Si piegò in avanti, appoggiandosi con entrambe le mani sul suo petto e cercò di respirare profondamente e con più compostezza. Il suo polpastrello che sfregava sulle sue carni morbide e umide era la cosa più insopportabilmente bella che avesse mai sperimentato in tutta la sua vita.
Jaina lo vide tremare sopra di sé nel tentativo di mettere a tacere i gemiti per cui lo aveva appena ripreso.
«M-mi... ahw...! Mi dispiace...» mormorò in tono contrito lui, accasciandosi sull'enorme torace verde sotto di sé «Non... non ci riesco... ah... come fai...?».
«Sì, be'... fino ad oggi non avevo molta scelta...» ammise Jaina, senza smettere di sfregare dolcemente il suo clitoride - ormai ricoperto di un denso strato di fluidi corporei lubrificanti - «È una bella sensazione, vero?».
Thrall si morse il labbro inferiore e si abbandonò definitivamente sul braccio del suo corpo orchesco.
«È... bellissimo...» sospirò, socchiudendo le palpebre in un'espressione completamente ebete e compiaciuta. Jaina era certa di non aver mai avuto una smorfia così ridicola sul viso mentre facevano l'amore; tuttavia, a parte una iniziale sensazione di disagio, la cosa le diede piacere. Era felice di essere riuscita a far sì che anche Thrall sperimentasse la sua buona parte di godimento carnale. Aveva sempre la sensazione di non essere abbastanza perché l'Orco si divertisse davvero e l'inatteso effetto del mojo di Vol'jin le stava regalando la rara possibilità di rimediare a quella mancanza.
Il suo pene pulsava leggermente, turgido e pronto per il passo successivo, per il quale tuttavia Jaina ancora non si sentiva pronta. Ricordandosi la difficoltà che aveva avuto a farsi penetrare da lui durante i primi amplessi, era certa che se fosse entrata allo stato attuale, nessuna produzione di umori lubrificanti da parte della sua vagina - per quanto abbondante potesse essere - avrebbe impedito a Thrall di svenire per l'eccessivo piacere.
Non aveva idea di quanto potesse essere intenso il piacere dell'Orco durante un amplesso; ciononostante, vedendo la reazione che stava avendo ai semplici preliminari immaginava che non fosse nemmeno lontanamente paragonabile a quello che provava lei in quei momenti.
Thrall protese leggermente le braccia, andando ad aggrapparsi con entrambe le sue manine alle sue massicce spalle. Tremava ancora in maniera piuttosto intensa, al che Jaina decise di coprirlo con le lenzuola per evitare che prendesse freddo.
Il suo compagno continuò a gemere sommessamente per qualche momento, quindi si spostò, lasciandosi scivolare sul materasso al fianco di Jaina, sfuggendo alle sue dita. Sospirò profondamente, sollevato per la tregua momentanea.
Vide il suo corpo ruotarsi su un fianco, sovrastandolo con la sua mole enorme e gettando un'ombra su di lui mentre si piegava a raggiungere il suo viso.
«Prima di andare avanti... credo sia meglio se facciamo una prova prima...» gli disse Jaina in tono ragionevole.
«U-una prova?» chiese esitante l'altro, guardandola con aria perplessa. Ansimava leggermente e si vergognava terribilmente di essere già tanto provato senza che avessero nemmeno cominciato.
La sua partner sollevò una mano per mostrargliela, quindi la spostò verso il basso, accarezzandogli - stavolta per davvero - il ventre piatto e poi il pube, andando ad infilarsi tra le sue cosce.
«Apri un pochino...» lo esortò con fare sensuale, al che Thrall non riuscì a rifiutarsi. Schiuse le gambe, lentamente, puntellando i piedi minuti sul materasso per poterle allargare meglio.
Percepì il suo grosso indice scendere senza soffermarsi sul clitoride, andando più in basso. Lo sentì premere contro l'apertura della sua vagina, muovendosi un poco per raccogliere gli umori dalla carne e lubrificarsi; infine lo avvertì mentre si faceva strada dentro il suo corpo.
La prima falange sgusciò all'interno in maniera abbastanza veloce e indolore, strappandogli un ennesimo verso di piacere. Stava quasi iniziando a farci l'abitudine a tutte quelle manifestazioni di godimento, anche se continuava a vergognarsi un po' per esse.
Jaina sentì i suoi muscoli interni contrarsi attorno al dito.
«Rilassati... altrimenti sarà più doloroso...» mormorò, poggiando il naso contro la sua fronte sudata.
Thrall inspirò a fondo, fremendo appena.
«Non... è affatto doloroso... ah!» sospirò, allargando ulteriormente le gambe «Entra ancora, per favore...!».
Era incredibile quanto fosse intenso il suo desiderio di sentire il suo "nuovo buco" pieno fino all'inverosimile. Era tutta un'altra cosa rispetto a quando, nel suo corpo, sentiva la pulsione sessuale nei confronti della sua compagna. In confronto a quel morboso bisogno che vibrava nelle sue viscere in quel momento, la sua libido orchesca era insignificante.
Jaina sbatté perplessa le palpebre, stupita dalle sue parole: non riusciva a credere che fosse davvero così forte il suo bisogno di essere sessualmente appagato come una femmina.
Dopo il suo iniziale sgomento, non perse tempo a dare ascolto al desiderio del suo partner e spinse il dito ancor più a fondo, muovendolo leggermente.
Thrall si aggrappò con entrambe le mani al copri-materasso e spinse un poco il bacino verso il basso, andando incontro alla mano di Jaina.
«Sembra che questo esperimento stia piacendo ancora più che a me...» commentò quest’ultima con un sorrisetto, approfondendo ulteriormente la sua intrusione.
Thrall socchiuse gli occhi e aprì la bocca, gemendo ancora con più intensità. Era fantastico, non capiva nemmeno come potesse essere così bello. Non riusciva a pensare ad altro che non fosse la smania di avere un ingombro ancor più grosso dentro di sé, tanto che Jaina iniziò a premere con un po’ più di forza il dito dentro la sua vagina, aiutata anche dall’insolita abbondanza di umori che non si era per niente aspettata da parte sua.
Thrall cominciò ben presto ad ansimare forte e ad avere dei piccoli scatti con la schiena. In sé percepiva l’avvicinarsi inesorabile dell’orgasmo, anche se quando arrivò fu improvviso e travolgente in una maniera che lui non aveva minimamente previsto. Rimase a boccheggiare ad occhi sgranati mentre veniva copiosamente attorno alla falange del suo corpo originale.
Jaina sentì distintamente i muscoli del suo orifizio contrarsi ritmicamente e sorrise, contenta di essere riuscita a fargli provare un tale piacere.
«I-incredibile...» sospirò a mezza voce Thrall.
«Adesso... credo che tocchi a me» ridacchiò Jaina per contro, estraendo dal suo corpo il dito e alzandosi.
Thrall scivolò al centro del materasso e Jaina si mise carponi sopra di lui. Le ci volle un po’ a causa della mole non indifferente del corpo da Orco, ma riuscì a farcela senza incidenti e soprattutto senza schiacciare il suo corpicino da Umana.
Con la mano strinse l’erezione per la sua lunghezza e la guidò verso la vagina ancora bagnata e larga sotto di lei.
«Entra… piano, per favore...» boccheggiò il suo compagno, ancora provato dal primo orgasmo.
«Ci provo, non assicuro niente...» esclamò lei, avvicinandosi lentamente.
All’ingresso nel suo corpo, fu proprio lei a gemere più forte. Era una sensazione splendida quella che stava provando nel sentire il suo pene venire stretto dai muscoli vaginali del suo partner.
Si spinse piano dentro di lui, arrivando fino a metà prima che la resistenza opposta dalla sua controparte fosse tale da far male a Thrall. A quel punto si fermò un momento, godendosi a pieno ciò che stava percependo, e poi uscì leggermente e tornò ad affondare con un colpetto di bacino.
Grugnì nello sforzo di non cedere all’impulso di affondare ulteriormente e rimase concentrata per non forzare troppo il suo corpo durante tutto l’amplesso.
Thrall gemette ancora, sollevando le gambe e stringendole attorno ai grossi fianchi del suo corpo da Orco, andando incontro con un certo ritmo alle spinte di Jaina.
Mugolii e sospiro da ambo le parti si levarono a riempire la stanza, accompagnati dal costante cigolio del letto a causa dei movimenti di Jaina.
Thrall venne di nuovo e fu il primo tra i due. Per la sua compagna ci volle un poco di più, ma quando arrivò all’orgasmo si sentì: Thrall fremette nel percepire il suo seme riversarsi dentro di lui. Fu come se un fiume in piena straripasse e lo travolgesse, riempiendolo.
Alla fine Jaina sbuffò e oscillò leggermente, evidentemente provata dall’esperienza. Sul momento parve riuscire a mantenere un certo equilibrio ma dopo pochi secondi si stese su un fianco, accanto all’altro.
«È così stancante anche per te…?» sospirò.
«Anche per te… mica è meglio…» replicò Thrall, accennando un debole sorriso.
La sua compagna sbadigliò vistosamente.
«Eri parecchio sfinito se è bastato un solo orgasmo per stancarti così...» ponderò a voce alta Jaina.
«Già… lo so» concordò mestamente il diretto interessato «Credo sia meglio se ci scambiamo di nuovo e dormiamo...».
«Sì, penso anche io» così dicendo, i due si allungarono a prendere i rispettivi bicchieri e l’ampolla con il rimanente del mojo.
Si divisero il contenuto e brindarono.
«Dovremmo ringraziare Vol’jin per questa piccola… sorpresa… e magari rifarlo quando sarai un po’ meno stanco...» esclamò Jaina prima di bere.
«Penso che non sia un’idea poi così brutta… sai?» ammise Thrall prima di emularla «Però la prossima volta niente lenzuola di seta. Sono belle ma non scaldano affatto...».
Jaina rise e annuì: «D’accordo, mi sembra giusto… anche se tu sei caldo abbastanza per sopperire a questa mancanza...».
Thrall scosse leggermente il capo, mormorando un semplice: «Esagerata».
Una volta svuotati i calici - stavolta il saporaccio della mistura fu percepito in misura molto minore da entrambi - i due si sistemarono al centro del letto, avvinghiati l’una all’altro con affetto, lasciandosi sopraffare un’altra volta dall’oblio della pozione di Vol’jin.