fiamma_drakon: (Default)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Oltraggio al buon costume
Rating: Giallo
Genere: Demenziale, Generale
Personaggi: Emrak (OC!Druido), Firanas (OC!Guerriera), Kedrana (OC!Cacciatrice), Rusalka (OC!Maga), Zingib (OC!Druido)
Wordcount: 5914 (wordcounter)
Prompt: Giustizia per la Settimana 8 (Missione 6) del Team Opal per il COW-T 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion".
Note: Het, Shonen-ai
Zingib si sedette sul prato e sollevò il muso con aria piccata e risoluta, sbuffando rumorosamente dalle narici. Pareva intenzionato a non muoversi da lì nemmeno sotto tortura ed Emrak lo conosceva abbastanza bene da sapere che quando arrivavano a quel punto non gli avrebbe dato ascolto fino a che non avesse ottenuto ciò che voleva.
Sbuffò e scosse il capo, quindi si alzò in piedi e disse: «Vabbuo' come vuoi. Tieni bene nella capa che 'a Capogilda tiene assai alla puntualità...».
«Sì, sì... lo so» Zingib iniziò a scodinzolare «Tu nun vieni?».
«Tengo altre cose da fare prima della riunione» esclamò Emrak «Ricordatela».


L’Arcimaga Rusalka si risvegliò nel letto della sua stanza presso l’Abracadabar sentendo il profumo di tè che aleggiava nella sua stanza. Si girò nelle coperte ed aprì gli occhi lentamente, sbattendo più volte le palpebre per focalizzare il baldacchino sopra la sua testa. I suoi occhi verdi come il Vile brillavano a malapena.
Si sentiva debole e affamata di magia e dopo pochi secondi iniziò a tremare convulsamente. Aveva bisogno di consumare Mana.
Il rumore di una porta che si chiudeva poco lontano da lei attirò la sua attenzione. Nessun’altra persona avrebbe avuto il coraggio di intrufolarsi nella sua camera se non lei. Così si appellò al poco autocontrollo che le rimaneva e con voce stridula chiamò: «K-Ke-Kedrana…!».
Anche balbettare faceva parte dei “disturbi” di cui soffriva quando arrivava all’astinenza da Mana. Era intollerabile che lei, l’Arcimaga a capo del Tirisgarde, si riducesse periodicamente in quello stato, eppure il consumo di cristalli di Mana le dava un tale piacere e sollievo che non riusciva a farne a meno.
La sua richiesta d’aiuto fu udita nonostante il tremolio nella voce e il tono acuto ma comunque flebile.
«Altezza!» esclamò allarmata la voce di Kedrana, più vicina di quanto immaginasse. Udì uno scalpiccio concitato intorno al letto, al che Rusalka cercò di mettersi seduta senza successo. Tremava così forte che non riusciva neppure a muoversi.
Sentì un braccio infilarsi sotto la sua schiena e sostenerla mentre un leggero peso si aggiungeva al suo sul materasso.
«Altezza resista!» stavolta Kedrana era davvero preoccupata e alla maga dispiacque farla stare così male. Non era certo sua intenzione ridursi in quello stato pietoso e la cosa la metteva fortemente in imbarazzo, specialmente visto che la crisi era arrivata non appena si era svegliata. Non aveva avuto modo di porvi rimedio prima che i "sintomi" divenissero così gravi.
Aprì gli occhi e li rivolse verso il viso dell’altra Elfa del Sangue, alla ricerca dei suoi occhi. Vide le sue guance rosse per la foga dell'intervento e le sue lunghe sopracciglia folte e bionde aggrottate in un cipiglio concentrato e colmo d'allarmismo.
Kedrana estrasse da una tasca dei pantaloni dei piccoli cristalli azzurri scintillanti e li appoggiò sul corpo di Rusalka. Quest'ultima emise un lieve rantolo, aggrappandosi all'altra mentre assorbiva attraverso la pelle il Mana che era stato immagazzinato all'interno delle pietre. Non era così tanto da darle la tipica ebbrezza di quando ne consumava in eccesso ma non era neanche una quantità talmente misera da non riuscire a sortire effetto.
Sentì il suo corpo smettere di tremare e si rilassò nella solida presa di Kedrana, respirando con leggero affanno mentre si placava.
«Tutto a posto Altezza? Ora va meglio?» domandò Kedrana con apprensione.
«Ora sì... va meglio. Mettimi pure giù» la maga annuì con il capo e si lasciò appoggiare di nuovo sul letto. Rimase seduta sotto le coperte con indosso solo la biancheria intima, completamente immobile per qualche secondo, poi guardò verso la sua compagna e chiese: «La colazione?».
Sembrava tornata alla normalità e la Signora della Caccia non poté insistere nel prestarle aiuto se aveva appena ricevuto da lei un ordine diretto del tutto diverso. Un po' controvoglia - ma riuscendo a nascondere in maniera ineccepibile il suo disappunto - andò a prendere il vassoio che aveva lasciato su un tavolo poco distante dal letto e lo portò all'Arcimaga, appoggiandolo sulle sue gambe.
Su di esso si trovavano diversi piattini su cui si trovavano diversi tipi di dolcetti accompagnati da una teiera di porcellana e la tazzina che faceva il paio con essa.
«Spero sia ancora di suo gradimento, Altezza. Il tè dovrebbe essere ancora caldo...» disse la cacciatrice, tastando la pancia della teiera per verificare la sua affermazione. In effetti bruciava ancora, tanto che dovette togliere in fretta le dita per evitare di scottarsi.
Riempì la tazzina e la porse a Rusalka, avendo cura di farlo sostenendola dal piattino.
La maga parve compiaciuta del suo operato, almeno dall'espressione che le rivolse mentre prendeva la tazzina dal manico. Sollevò per riflesso il mignolo mentre se l'avvicinava alla bocca e l'assaggiava.
Era il suo preferito ovviamente. Kedrana non sbagliava mai.
Con la mano con cui non stava reggendo la tazzina di tè si portò alla bocca uno dei dolcetti, un pasticcino a cupola ricoperto di crema alla vaniglia con una ciliegina decorativa sulla cima. Gli diede un morso, annuendo mentre masticava il boccone per poi deglutirlo assieme ad un po' di tè.
In silenzio continuò a mangiare mentre la sua servitrice rimaneva seduta vicino a lei, osservandola con attenzione e tenendosi pronta ad intervenire qualora le chiedesse una qualsiasi cosa. Vedendo che sembrava semplicemente soddisfatta della colazione e che non avesse più problemi riguardo la sua piccola "dipendenza", Kedrana decise di portarsi avanti con il lavoro: estrasse da una tasca dei pantaloni una piccola agenda, l'aprì utilizzando il segnalibro annesso e cominciò a leggere.
«Altezza, questa mattina dobbiamo incontrare Khadgar e discutere con lui alcune questioni sulla gestione del Presidio della Liberazione... poi in tarda mattinata deve presiedere alla riunione di Gilda...» iniziò a leggere lentamente, pronta ad interrompersi all'occorrenza.
Tale accortezza si rivelò fondata, poiché Rusalka le rivolse un'occhiata perplessa domandando: «Un'altra riunione di Gilda? L'ultima c'è stata un mese fa...».
«In verità sono passati già tre mesi, Altezza...» puntualizzò Kedrana in tono quasi timido, come se temesse di essere rimproverata per aver osato contraddirla.
L'Arcimaga per tutta risposta sbuffò con fare stizzito, sorseggiando con aria contrariata il suo tè.
«Questa volta sarà più breve dell'ultima, vero?» chiese. Era evidente che la considerasse una vera e propria scocciatura.
«Deve solo assicurarsi che tutto vada bene, Altezza. Non ci vorrà molto» le garantì la cacciatrice con un cenno del capo.
Rusalka parve rifletterci per un po' su prima di mormorare: «D'accordo, se proprio devo farlo... va' a prepararmi il bagno, non voglio che gli altri membri di Gilda mi vedano in questo stato».
Kedrana le sorrise e annuì.
«Subito, Altezza».
Non disse niente sul fatto che era già pulita e splendida così com'era, che aveva già fatto due bagni la sera avanti e che non le serviva lavarsi ulteriormente. Semplicemente, si alzò e andò in bagno a preparare per l'ennesima volta la vasca, riempiendola d'acqua e mescendo ad essa il sapone preferito di Rusalka mentre quest'ultima finiva di consumare la sua colazione in silenzio.

Nel Bosco dei Sogni la notte era trascorsa in maniera piuttosto movimentata per i due Arcidruidi a capo dell'Enclave di Val'sharah. Appartati tra le enormi radici di uno degli immensi alberi che costellavano il rigoglioso territorio della regione, Zingib ed Emrak dormivano ancora profondamente nonostante il sole fosse ormai sorto da ore.
Il primo dei due giaceva prono sul prato nella sua forma originaria di Troll, completamente nudo ad eccezione di un paio di mutandine di pizzo rosa che si insinuavano tra le sue natiche. L'altro aveva mantenuto la forma d'orso e si era appisolato sopra di lui, proteggendolo dal freddo della notte con il suo folto manto peloso. Il suo peso tuttavia stava schiacciando il povero Zingib contro il terreno, soffocandolo. Era un mistero come avesse potuto resistere tutta la notte senza morire per lo scarso apporto d'ossigeno.
Per sua fortuna, Emrak si rotolò su un fianco nel sonno, liberandolo dal suo non indifferente peso. La cassa toracica dell'altro Arcidruido si espanse leggermente e nel sonno respirò con tale profondità e libertà da svegliarsi.
Zingib sollevò la testa dal prato e sbadigliò rumorosamente, guardandosi attorno con aria assente. I suoi capelli giallo-arancio raccolti in una serie di trecce appoggiate sulla sua schiena erano un po' scompigliati, rendendo palese il fatto che fosse rimasto sveglio fino a tardi a divertirsi insieme ad Emrak.
Quando fu abbastanza sveglio da comprendere dove si trovava e con chi, si mise carponi e si trasformò in felino, quindi balzò sull'addome morbido e peloso di Emrak facendo fusa decisamente rumorose.
«Cumpà! Sveglia!» esclamò. Faceva ancora fatica a parlare in quella forma a causa delle ingombranti zanne a sciabola che fuoriuscivano dalla mascella superiore. Era certo che sarebbe riuscito a superare il problema, anche se non sapeva ancora quanto tempo gli sarebbe occorso.
Sentendo ancora russare profondamente il suo compare, decise di tentare un tipo di approccio più "diretto", per cui poggiò per bene le zampe in mezzo alla sua pelliccia e tirò fuori gli artigli, premendoli sulla carne di Emrak.
La puntura simultanea dei suoi artigli su quattro punti diversi della sua pancia fece sobbalzare la sua vittima, la quale emise un ruggito d'insofferenza e poi rotolò di nuovo, stavolta su un fianco. Per essersi appena svegliato, Zingib riuscì ad avere i riflessi pronti abbastanza per saltare via in tempo prima di finire schiacciato tra le sue zampe.
Passeggiò in cerchio dinanzi al muso di Emrak e gli sventolò la coda sotto il naso.
«Jamme ja, Emrak! Muovi 'o culone tuo...» esclamò.
L'altro Arcidruido ruggì e poi tornò alle sue normali sembianze di Troll. Al contrario dell'altro, lui era completamente nudo. Il suo ciuffo di capelli bianchi si ergeva spettinato in verticale al centro della sua testa.
«Uè Zingib! Che vuo'...?» chiese ancora con voce mezza assonnata. Era palese che avrebbe volentieri messo K.O. il suo compagno per tornare a dormire qualche altra ora.
Quest'ultimo cominciò a saltellargli attorno senza posa, evidentemente eccitato o impaziente per qualcosa.
«Viene cu mme, cumpà! Teniamo da fare l'orgia mattutina!» esclamò Zingib, fermandosi finalmente vicino al viso del compagno «Io sto sotto, chella ormai è 'a posizione mia».
Emrak si grattò la testa e sbadigliò un'altra volta, poi scosse il capo e si mise seduto con espressione vagamente seria. Pareva avere qualcosa d'importante da riferire.
«Zingib nun possiamo. Chesta mattina teniamo 'a riunione della Gilda a Dalaran... e già abbiamo dormito assai» spiegò in tono stanco.
L'altro emise una specie di miagolio misto ad un ringhio per esprimere il suo completo disappunto.
«Nun vado da nessuna parte senza 'a mia orgia mattutina!» sibilò irritato, frustando l'aria con la coda per sottolineare ulteriormente il suo malumore.
«Nun fare 'o capriccioso, sapevi che 'a riunione sarebbe stata oggi» fece notare Emrak in tono di rimprovero.
Zingib si sedette sul prato e sollevò il muso con aria piccata e risoluta, sbuffando rumorosamente dalle narici. Pareva intenzionato a non muoversi da lì nemmeno sotto tortura ed Emrak lo conosceva abbastanza bene da sapere che quando arrivavano a quel punto non gli avrebbe dato ascolto fino a che non avesse ottenuto ciò che voleva.
Sbuffò e scosse il capo, quindi si alzò in piedi e disse: «Vabbuo' come vuoi. Tieni bene nella capa che 'a Capogilda tiene assai alla puntualità...».
«Sì, sì... lo so» Zingib iniziò a scodinzolare «Tu nun vieni?».
«Tengo altre cose da fare prima della riunione» esclamò Emrak «Ricordatela».
«Sì, sì... ci vediamo a Dalaran» liquidò in fretta il discorso il druido ferale, balzando via in direzione del piccolo circolo in legno situato al centro del Bosco dei Sogni dove solitamente si incontravano con Rensar e Hamuul.
Emrak emise un sospiro e si trasformò in pipistrello, quindi si librò nel cielo di Val'sharah per andare alla Baia di Smeraldo.
Atterrò molto vicino alla parte più interna dell’insenatura, direttamente in acqua. Si sciacquò senza perdere troppo tempo, avendo solamente cura di bagnarsi in ogni angolo del suo corpo. Una volta che si fu “lavato” per bene, tornò in forma di pipistrello e si diresse a Dalaran. Non andò alla città fluttuante utilizzando la Pietra del Ritorno apposita semplicemente perché sperava che nel tragitto si sarebbe asciugato.
Gli ci volle un po’ per arrivare fino a Dalaran in quel modo e quando arrivò si diresse senza indugi al negozio di Incantamento per sistemare la trasmogrificazione del suo equipaggiamento in vista della riunione di Gilda.
Sperava che Zingib si ricordasse anche di quello, altrimenti chi l’avrebbe sentita la Capogilda!

La Signora della Battaglia Firanas si risvegliò poco dopo l’alba come ogni altro giorno. Il suo orologio biologico, forgiato e affinato nel corso degli anni, adesso non sbagliava mai.
Si alzò dalla sua branda nella Rocca Celeste, legò i lunghi capelli viola in una coda alta al centro del suo cranio rasato e fece stretching. Il suo muscoloso corpo da Orchessa era abituato al lavoro fisico e come ogni giorno non mancava di prepararlo all’intenso sforzo cui l’avrebbe sottoposto nel corso della giornata. Essere una guerriera era dura e lei doveva essere altrettanto tosta per rimanere un passo avanti agli altri guerrieri prescelti di Odyn.
Una volta fatti gli esercizi di preparazione indossò la sua armatura, già trasmogrificata in occasione della riunione di Gilda per apparire come facente parte del set delle Terre del Fuoco, caratterizzato da un aspetto di legno bruciato.
Con la sua enorme ascia a due mani, Strom’kar, Firanas uscì dalla stanza che le era stata riservata ed attraversò l’Enclave a passo lento, diretta verso la Val’kyr che si occupava del trasporto da e verso svariati punti sulle Isole Disperse: non poteva cominciare un’altra intensa giornata di combattimenti senza fare una colazione appropriata. Il suo corpo ne avrebbe risentito notevolmente.
«Buongiorno Aerylia» salutò in tono militare.
«Signora della Battaglia Firanas...» rispose la Val’kyr con un lieve cenno del capo «Dove desidera andare?».
«Azsuna» replicò senza alcuna esitazione l’Orchessa.
Aerylia agitò le mani verso di lei, quindi Firanas balzò oltre il bordo della balconata accanto alla sua interlocutrice per discendere su Azeroth.
Acquistò velocità nel cadere e oltrepassare il velo che separava le due dimensioni. Presto sotto di lei vide manifestarsi Azsuna, nello specifico il Riposo degli Alazzurra. Il terreno si avvicinava a velocità vertiginosa e per chiunque non fosse un guerriero della Rocca Celeste avrebbe significato morte certa. Firanas invece era completamente a suo agio. Sapeva che non le sarebbe successo niente.
All’impatto col suolo produsse un rombo come di terreno spaccato e le sue gambe assorbirono completamente il contraccolpo senza alcuna conseguenza. Molleggiò sui piedi e si raddrizzò, esaminando i dintorni con cipiglio guardingo.
Richiamò la sua cavalcatura, un enorme esemplare di Alacremisi Corazzato, e gli saltò in groppa. Si diresse ad ovest del Riposo degli Alazzurra, planando in mezzo alle rovine presso l’Altopiano di Llothien. La zona pullulava di Miciogufo e Firanas era affamata, per cui iniziò a far strage di animali, accumulando le loro carcasse in un angolo relativamente sicuro delle rovine. Quando ne ebbe messi da parte un po’, si sedette tra di essi per toglier loro le piume e scuoiarli, quindi divise i corpi in parti e accese un piccolo falò per cuocere la carne. La lasciò a malapena a contatto con le fiamme, col risultato di ottenere una sottile crosta croccante che racchiudeva la carne ancora cruda all’interno.
Firanas strappò a morsi la carne dalle ossa, spolpandole lentamente e con metodo, onde evitare di sporcarsi l’armatura. Sapeva bene quanto fosse schizzinosa la Capogilda per certe cose ed era ben lungi da lei l’intenzione di farla arrabbiare.
Terminata la colazione, mise via gli avanzi nella sua borsa e andò a sciacquarsi la faccia nel fiume che scorreva attraverso l’altopiano, ripulendosi dal sangue che le era gocciolato sul mento.
Una volta che fu di nuovo pulita, richiamò la sua cavalcatura e si librò nel cielo di Azsuna per andare a cercare validi guerrieri dell’Alleanza con cui misurarsi in attesa che giungesse l’ora della riunione di Gilda.

All’orario convenuto, Rusalka e Kedrana si fecero trovare dinanzi alla fontana nel Santuario di Windrunner a Dalaran. L’Arcimaga sedeva compostamente sullo spesso bordo di marmo che delimitava la fontana e la sua assistente era in piedi vicino a lei. Per l’occasione aveva indossato la sua migliore trasmogrificazione, un set completamente nero che le dava un’aria letale e sofisticata insieme. Nonostante Rusalka disapprovasse completamente gli elmi visibili, Kedrana aveva sistemato l’aspetto del suo mettendone uno che somigliava alla testa di un’idra e che era dotato di un lungo pennacchio bianco che spuntava dall’alto.
Ben presto furono raggiunte dagli altri. Rusalka non ricordava i nomi di nessuno eccetto quello di Malixari, l’aitante Cacciatore di Demoni che brandiva le Lame degli Aldrachi e che si occupava fisicamente della gestione delle faccende di Gilda. Era lui che aveva prenotato il piano superiore della Belva Assetata per la riunione su diretto ordine di Kedrana. A lei quella locanda non piaceva affatto; d’altro canto era l’unica che avesse un piano superiore adatto ad accogliere un gran numero di persone lasciando loro un po’ di privacy. Non avevano molta altra scelta e suo malgrado doveva adattarsi.
Malixari fu il primo ad arrivare, accompagnato da un’altra Cacciatrice di Demoni molto meno appariscente di lui che brandiva le Lame dell’Ingannatore.
Subito dopo di loro arrivarono assieme le due Signore del Fatuo e il Chiaroveggente. L’Orchessa strega si teneva piuttosto a distanza dalla Non Morta sua collega, preferendo rimanere vicina allo sciamano.
Altri ancora arrivarono tutti assieme. Un Elfo del Sangue ladro che brandiva le Zanne del Divoratore apparve dietro Kedrana, a piedi. Un altro Sin’dorei discese dal cielo in groppa ad un pestilenziale drago non morto, sfoggiando l’enorme spadone a due mani denominato Apocalisse.
L’Arcidruido detentore degli Artigli di Ursoc arrivò in forma di pipistrello gigante e tornò alla sua forma Troll una volta toccato il suolo.
Le due Signore della Battaglia - un’Orchessa e una Pandaren - arrivarono dopo un poco da due direzioni diverse.
Un altro mago Sin’dorei, un collega di Rusalka che brandiva Felo’melorn, li raggiunse lentamente e con aria sostenuta.
Tutti sfoggiavano trasmogrificazioni con un certo stile e sembravano impazienti di cominciare la riunione, a differenza della maga.
Rusalka non si ricordava quante persone dovessero esserci, per cui dopo poco si alzò e insieme a Kedrana si diresse all’interno della locanda, seguita dal resto del gruppo.
Malixari si avvicinò insieme alla Signora della Caccia alla proprietaria, un’Orchessa che sorvegliava insieme ai suoi due enormi lupi l’ingresso. Questa decise di abbandonare la sua postazione per condurli al piano superiore, aiutandoli a trovare la migliore disposizione perché tutti riuscissero ad entrarci comodamente. Una volta fatto questo, tornò al piano inferiore, lasciando loro piena libertà di scelta in merito alle consumazioni.
Ognuno decise in autonomia cosa prendere. La riunione era stata appositamente organizzata all'intorno dell'ora di pranzo per evitare a tutti di dover rimandare il pasto nel caso in cui la cosa si fosse protratta.
Dopo poco l'Orchessa a capo della locanda fece ritorno con un blocchetto e prese tutte le ordinazioni, sparendo poi di nuovo al piano di sotto. A quel punto Kedrana diede un piccolo colpetto sulla coscia di Rusalka per farle capire che era il momento di dare inizio alla riunione.
L'Arcimaga si alzò in piedi e fissò i presenti con espressione altera e leggermente sprezzante.
«Salve a tutti. La riunione della Gilda comincia adesso» declamò con fare solenne «Esponete pure le vostre questioni» aggiunse, tornando a sedersi.
In un angolo della sala, Emrak si guardava nervosamente attorno sperando che la coppia di Orchi seduta di fronte a lui lo nascondesse da occhiate indiscrete. Non riusciva a credere che quello stupido di Zingib stesse davvero tardando nonostante tutte le raccomandazioni che gli aveva fatto nei giorni precedenti. Anche se non aveva insistito poi tanto quella mattina, sperava che ormai il messaggio fosse stato recepito, ma era evidente che così non era stato.
«Chello stupido testone! Nun tiene pe' niente alla pellaccia sua?!» si chiese tra sé e sé, cominciando ad irritarsi.
L'Orco seduto davanti a lui sollevò una mano, timidamente, per prendere la parola.
«Ehm... noi due ci siamo sposati» comunicò con voce appena tremante, accennando all'Orchessa strega seduta accanto a lui.
Un coro di fischi e acclamazioni si alzò in risposta all'affermazione, accompagnato anche da un sarcastico: «Potevate invitarci al matrimonio!».
Qualcuno rise per il commento, poi tutto tornò silenzioso. Emrak continuava ad aspettare l'arrivo del suo compagno Arcidruido.
Un altro alzò la mano per parlare. Questa volta si trattava di Malixari.
«Non potremmo cercare di organizzare più spedizioni nei dungeon con Chiavi del Potere di alto livello?» chiese con la sua voce lievemente echeggiante che esprimeva un certo grado di frustrazione.
«Non abbiamo l'equipaggiamento adatto» s'intromise l'Elfo del Sangue Cavaliere della Morte con la sua voce ultraterrena ammaliante e sinistra al tempo stesso.
Malixari si volse a guardarlo con le sue orbite cave infuocate come se volesse incenerirlo sul posto. A giudicare dalla sua espressione, sembrava del tutto intenzionato a farlo.
«Questo non è affar mio, Labolas... e sono certo che ci sia almeno uno qui con un livello dignitoso di equipaggiamento da potermi accompagnare» e nel concludere la frase ruotò la testa in direzione dell'unico sciamano presente.
«Io?! Malixari lo sai che le spedizioni non mi piacciono...» sospirò il diretto interessato «C'è troppa aspettativa...».
«Io posso anche incassare tutti i danni di questo mondo senza che nemmeno mi scompigli i capelli ma se nessuno li ammazza alla fine è inutile!» il Cacciatore di Demoni si alzò in piedi di scatto, sbattendo una mano sul piano del tavolo.
La sua collega rimase seduta in silenzio, come un'ombra impassibile e invisibile al suo fianco.
«Sono stanco di questi mediocri pezzi di equipaggiamento! E di sfide che non sono all'altezza delle mie abilità!» continuò ad inveire Malixari «E pure tu, Kilgore! Dovresti smetterla di accontentarti dello schifo che continui a tirar fuori dalle casse delle Missioni Mondiali!».
Sentendo accusare direttamente il suo compagno, l'Orchessa seduta accanto allo sciamano si alzò in piedi e puntò rabbiosamente un dito verso l'Elfo del Sangue che aveva dato origine a tutto quel caos.
«Non azzardarti ad attaccare così il mio Orchetto!» sbraitò furiosa «Fai il pallone gonfiato quanto ti pare ma non osare tirare in mezzo il mio Orchetto, chiaro?!».
Kilgore emise un debole gemito di pena sentendosi chiamare pubblicamente con quel nomigliolo tenero ma imbarazzante.
«P-per favore, Gathra...» disse, prendendole la mano e cercando di trascinarla di nuovo seduta.
«Non avete nemmeno il coraggio di organizzare incursioni settimanali ad Antorus! Dopo tutto il tempo che è passato da quando siamo riusciti ad aprirci un ingresso!» rincarò la dose Malixari.
A quel punto non solo la strega riuscì a svincolarsi dalla presa dello sciamano per piombare sullo sfrontato Cacciatore di Demoni: altri membri della Gilda insorsero contro le sue affermazioni.
«Vuoi vedere se non addomestico il demone che tieni imprigionato lì dentro per farmi da cagnolino?!» urlò Gathra con foga tale che suo marito dovette alzarsi e costringerla fisicamente a non aggredire il suo contendente. Era palese dalla sua espressione che non era molto felice di dover ricorrere ad una simile cosa.
«Non siamo abbastanza per un gruppo d'incursione serio!» s'intromise il Sin'dorei ladro con voce piuttosto pacata nonostante la situazione che si era creata.
«Che mi interessa! L'unico set d'armatura buono per me è quello ottenuto ricercando altri avventurieri per creare un gruppo grosso abbastanza per assaltare Antorus» il Cavaliere della Morte sbottò frustrato.
«Dovremmo piuttosto cercare di aiutare i membri di Gilda che hanno ancora equipaggiamento di basso livello e solo poi pensare a cose più grosse come questa...» intervenne l'Orchessa guerriera con rigore marziale e logica inoppugnabile.
Malixari emise un verso con la bocca simile ad uno schiocco della lingua, voltandosi poi nella sua direzione.
«Chi vuole avere del buon equipaggiamento ha tutti i mezzi necessari a cercarselo da solo... trovare pezzi utili quando la tua armatura è mediocre è ridicolmente facile di questi tempi» obiettò in tono sostenuto.
«Magari qualcuno avrebbe maggiore voglia di impegnarsi a cercarlo se non dovesse andare da solo...» puntualizzò una Troll cacciatrice rimasta in silenzio in disparte per tutto il tempo.
Rusalka sospirò profondamente, massaggiandosi il ponte del naso con palese esasperazione. Era ben lungi dai suoi programmi assistere ad una rissa da taverna del genere come risposta alla sua semplice richiesta di esplicitare fatto rilevanti per la Gilda.
Si appoggiò contro lo schienale dietro di lei, cercando di ignorare la cacofonia che giungeva sempre più forte alle sue sensibili orecchie.
«Invece di pensare solo all'equipaggiamento potreste anche pensare a rendere un po' più attiva la Gilda nell'affrontare direttamente quei cani dell'Alleanza! Avete idea di quanti imbecilli abbia dovuto uccidere e sopportare per ottenere questa?» esclamò un'altra Elfa del Sangue - la Gilda ne era evidentemente piena - sollevando la sua arma, la leggendaria spada ambita da ogni paladino di Azeroth, Brandicenere. Non aveva ovviamente il normale aspetto che avrebbe dovuto avere la spada di qualcuno appartenente al suo ordine: la lama emanava una sottile aura verdastra e sotto la guardia erano rappresentati numerosi teschietti ghignanti. Laddove sarebbe dovuto esserci una specie di disco fluttuante dorato ad interrompere la linea perfettamente dritta della lama si trovava invece un ulteriore teschio, più grosso e più lugubre dei precedenti.
Kedrana dalla sua postazione di fianco alla Capogilda non ci mise molto a rendersi conto del fastidio che provava stando in mezzo a tanta confusione.
«Altezza... vuole andare?» si piegò a sussurrarle vicino all'orecchio a lei più prossimo. Non era una cosa che faceva abitualmente, ma si prese anche la libertà di poggiarle una mano sulla spalla col preciso scopo di calmarla. Non le importava delle conseguenze che il gesto in sé avrebbe comportato per lei. La cosa fondamentale era riuscire ad evitare che Rusalka soffrisse per tutta quella confusione.
L'Arcidruido Emrak intanto stava in disparte in rigoroso silenzio, in attesa che il suo compare si manifestasse.
Per sua fortuna la sua attesa terminò lì: dalla cima delle scale vide comparire un Troll con le Zanne di Grigiomanto rinfoderate sui fianchi. Subito dopo una smorfia gli si dipinse in faccia vedendo che indossava ancora i suoi pezzi di equipaggiamento normali, che non si abbinavano minimamente gli uni agli altri ma anzi, sembravano fare a pugni tra loro.
A giudicare dalla fretta con cui corse verso la restante parte di Gilda era chiaro che fosse perfettamente consapevole di essere in mostruoso ritardo. Emrak era sollevato almeno per quello.
«Per favore, smettetela di far baccano...!» Kedrana cercò di placare le acque, senza alzare troppo la voce per evitare di infastidire ulteriormente Rusalka.
Quest'ultima cominciò a guardarsi intorno con espressione vagamente disperata, accarezzando l'idea di piantarli tutti in asso e delegare il resto della riunione a Kedrana, che al momento pareva l'unica dei suoi due diretti sottoposti ad avere la prospettiva più distaccata dall'intera faccenda.
Fu in quel momento che le passò accanto in tutta fretta un Troll, proprio davanti al suo viso. Al suo sensibile naso giunse una terribile puzza di natura mista a qualche altra cosa che non voleva nemmeno identificare. Era ancora peggiore del tanfo che si portava dietro Kedrana ogni volta che usciva dalla sua Enclave tra le montagne a nord delle Isole Disperse.
La sua reazione fu inaspettatamente forte: scattò in piedi e cacciò un grido così acuto che mise a tacere tutte le altre proteste e i battibecchi. Kedrana stessa fu meravigliata dalla sua foga.
«Tu! Che orrore è mai questo?!» esclamò orripilata, rivolgendosi al Troll che le stava passando accanto in quel preciso momento.
Il poveretto sobbalzò di scatto alle sue parole e arretrò di un paio di passi.
«Accussì impari!» ponderò tra sé e sé Emrak, scuotendo la testa con fare esasperato.
«Io... cosa?» domandò Zingib confuso, guardandola con aria spaesata.
«Questi vestiti orribili e sembrano messi a caso... per non parlare della puzza! Hai l'odore del fango, bleah!» Rusalka emise un verso di disgusto con la bocca «Ti sembra questo il modo di presentarti ad un'occasione formale come la riunione di Gilda?! Per di più in ritardo!» aggiunse stizzita.
«Tenevo cose da finire... chiedo scusa» esclamò a mo' di giustificazione, il che era anche vero: l'orgia mattutina con gli altri druidi del Bosco dei Sogni era durata più a lungo del previsto ed era stata talmente divertente e intensa che si era addormentato di nuovo una volta finita, svegliandosi di conseguenza in ritardo per l'inizio della riunione. Aveva fatto solo in tempo a vestirsi alla bell'e meglio e teletrasportarsi a Dalaran per correre alla Belva Assetata.
«Non m'interessa se avevi cose da fare! Questo è più importante di qualsiasi altro impegno. Devi curare le apparenze quando esci da quell'angolo di foresta che chiami Enclave!» lo aggredì verbalmente Rusalka con ancor maggiore forza. Per lei farsi vedere in uno stato del genere era la peggiore delle mancanze di rispetto possibili e doveva essere fatta giustizia per un simile oltraggio al pudore e al buon costume.
«Non posso soprassedere al tuo comportamento. Deve essere amministrata giustizia per l'orribile crimine che hai commesso presentandoti in questo stato indecente!» declamò l'Arcimaga, guardando il Troll con l'espressione più altezzosa e sprezzante di cui fosse capace.
Zingib non capiva perché si stesse scaldando tanto. Almeno era vestito.
L'Elfa del Sangue passò in rassegna con lo sguardo la platea alla ricerca di qualcuno che non fosse troppo coinvolto nei battibecchi e cui potesse assegnare l'incarico che aveva in mente. La sua scelta ricadde sull'Orchessa guerriera che portava sulla schiena Strom'kar. Sembrava abbastanza disciplinata da non disobbedire ad un suo ordine diretto.
«Tu con l'armatura di legno ardente! Occupati di lui!» disse la maga, accennando al Troll vicino a lei «Lo voglio abbigliato decentemente e soprattutto pulito. Aiutalo a lavarsi via di dosso questa puzza tremenda...» aggiunse.
Il diretto interessato sobbalzò sentendo menzionare il bagno e scosse la testa, trasformandosi di colpo in un enorme felino dalla pelliccia nero-rossiccia.
«Nun voglio fare 'o bagnett'!» gemette con voce sibilante e impaurita.
«E invece devi farlo... anzi, avresti già dovuto farlo!» lo rimproverò Rusalka.
Zingib balzò sulla balaustra che permetteva di affacciarsi al piano inferiore, rimanendo perfettamente in bilico su di essa. La sua agilità come felino era impressionante.
«Nun mi prenderete mai vivo!» disse, prima di saltare di sotto, atterrando con grazia sul pavimento.
Emrak affondò la faccia nelle mani, esasperato dalla completa mancanza d'astuzia del suo compagno Arcidruido. Non era possibile avere delle tali manie suicide da sottrarsi in maniera così plateale da un ordine diretto della Capogilda.
Si augurò in cuor suo che quest'ultima non fosse dell'umore giusto per espellerlo dalla Gilda dopo quello spettacolo. Se lo sarebbe meritato, su questo non aveva niente da dire, ma a lui sarebbe dispiaciuto moltissimo rimanere l'unico druido dell'intero gruppo.
L'Orchessa guerriera si sporse dalla balaustra a guardare il fuggiasco con cipiglio implacabile. Nessuno si sarebbe aspettato ciò che seguì: la detentrice di Strom'kar impugnò l'enorme ascia a due mani e lanciò un grido di guerra grottesco, quindi si lanciò oltre la balaustra, atterrando proprio di fronte al muso del druido ferino.
Quest'ultimo si fermò di colpo, ringhiando per lo spavento, poi cercò di arretrare frettolosamente ma le muscolose braccia della guerriera si strinsero attorno al suo collo e iniziarono a soffocarlo.
«Ti arrendi?» chiese pacata Firanas.
Zingib cercò di ribellarsi artigliando senza successo l'armatura del suo carnefice, sollecitando di conseguenza un'ulteriore stretta della presa sul suo collo.
La sua stretta era stoica e così forte che per un momento il druido temette di soffocare. Aveva paura del bagno ma ancor di più desiderava sopravvivere alla riunione.
«Vabbuo’, vabbuo’! Mi arrendo, cumpà!» si lamentò Zingib.
Firanas grugnì e allentò la presa solo di poco, rimanendo comunque con le braccia salde attorno al suo collo.
«Debole» commentò in palese tono di disapprovazione, scuotendo la testa «Forza, andiamo...» aggiunse, prendendolo per la criniera e trascinandolo di peso fuori della locanda.
Dal piano di sopra tutti gli altri membri di Gilda avevano osservato la scena e adesso erano tutti in rigoroso silenzio che guardavano la guerriera trascinare fuori il grosso gattone.
Attraversarono il Santuario di Windrunner, attirando sguardi da ogni parte sia da passanti sia da guardie in turno.
«Nun puoi lasciarmi andare? Chella nun ci vede accà» protestò il Troll.
«Ho ricevuto un ordine dalla Capogilda e intendo eseguirlo» replicò secca Firanas «Dovresti imparare cosa sia la disciplina».
Andarono all’Abracadabar. Nel varcare la soglia, l’Orchessa lo lasciò andare facendolo passare per primo e ritornando poi al suo fianco mentre si fermavano vicino al bancone. Se avesse cercato di scappare lo avrebbe placcato senza esitazioni.
Stranamente l’Arcidruido non si mosse da dove si trovava. Forse aveva intuito che sarebbe stato inutile provarci.
La Signora della Battaglia chiese all’Orco dietro il banco se fosse disponibile una camera con bagno annesso per alcune ore. L’interpellato le chiese il pagamento in anticipo - che la guerriera pagò senza batter ciglio - e poi le diede una chiave con una targhetta su cui era inciso il numero della stanza.
«Avete quattro ore, poi dovrete sloggiare» avvisò brusco il barista, tornando poi ad occuparsi degli altri clienti seduti più in là.
Firanas non disse niente. Prese la chiave ed esortò il druido ad avviarsi su per le scale senza fare scherzi.
Giunsero alla stanza e l’Orchessa subito richiuse dietro di sé la porta e poi controllò le finestre per verificare che non potessero essere utilizzate come via di fuga secondaria. Solo a quel punto si diresse nel bagno.
Zingib si sdraiò sul pavimento e udì il rumore di acqua che scorreva.
«Approfitta del fatto che sto regolando l’acqua per spogliarti invece di dormire a terra» gli suggerì la sua aguzzina dopo diversi minuti.
Zingib non voleva farla arrabbiare di nuovo vista la reazione che aveva avuto poco prima alla sua “fuga”, per cui tornò Troll e si denudò. Non era una cosa che gli desse particolarmente fastidio: passava molto più tempo nudo che vestito nell’Enclave a Val’sharah. Sicuramente era più abituato a stare senza indumenti di qualsiasi altra persona della Gilda, ad eccezione di Emrak ovviamente.
Completamente nudo fece per sistemarsi sul letto quando Firanas si affacciò.
«Vieni, è pronto» esclamò in tono spiccio. Non lo degnò di molte attenzioni, preferendo aspettarlo dentro il bagno.
Zingib sospirò e si avviò nella stanza adiacente borbottando: «Devo proprio fare chesto bagno?».
«Basta lamentarsi, entra nella vasca» replicò l’Orchessa.
Il Troll la guardò e saltò indietro di un paio di passi.
«Pecché sei nuda?!».
«Perché non voglio bagnare la mia armatura, che domande! Adesso muoviti, prima che l’acqua raffreddi...» e la guerriera gli indicò la vasca.
Il suo corpo era tonico, non c’era che dire. Si vedeva che si teneva regolarmente in esercizio, anche se a Zingib non stimolava alcun tipo di reazione: a lui le femmine non piacevano.
Mestamente si avviò verso la vasca, scavalcò il bordo e si sedette all’interno. Non appena si fu posizionato sentì una mano tirargli una delle sue trecce di capelli arancioni.
«Uè, che vuo’? Tieni giù le mani da’ capelli miei» brontolò, mettendosi le mani sopra la testa.
«Li sciolgo, altrimenti rimarranno sporchi» spiegò spazientita la guerriera.
L’Arcidruido grugnì e si lasciò dipanare le trecce. Ci volle un poco perché non le aveva mai sciolte per anni ed avrebbe volentieri continuato su quella strada se fosse dipeso interamente da lui.
Quando le ebbe sciolte, sentì qualcosa di liquido che gli gocciolava sulla testa e che sprigionava un profumo intenso e delicato di fiori. Non era il suo tipo di odore, per niente.
Subito dopo sentì le dita di Firanas sfregare sul suo cranio, frizionando il sapone che gli aveva applicato poco prima.
Pur controvoglia, rimase a farsi strofinare, nella speranza che almeno così avrebbe placato l’insopportabile Capogilda.
«Se fossi stato più furbo avresti fatto il bagno da solo prima di venire alla riunione… ti saresti risparmiato almeno la strigliata...» commentò Firanas.
Il druido iniziava a pensarla così a sua volta ormai, nonostante il suo iniziale tentativo di ribellarsi. Tacque per non darle la soddisfazione di sentirsi dire che aveva ragione.
«Dopo andiamo a cambiarti i vestiti e ritorniamo alla locanda per far vedere alla Capogilda che sei a posto, così si potrà mettere il cuore in pace...» riferì Firanas.
«Come vuo’... basta che chesto bagno finisca in fretta che nun me piace...».
Cominciava ad essere persuaso che Emrak avesse fatto la scelta migliore andandosene dall’Enclave appena svegliato, anche se la sua decisione sicuramente era stata la più divertente.

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