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[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Dangerous Infatuation
Rating: Arancione
Genere: Generale, Sentimentale
Personaggi: Rehgar Earthfury, Ritssyn Flamescowl
Wordcount: 4463 (wordcounter)
Prompt: 38. Prequel/Sequel per la Maritombola del Decennale @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion". Seguito di questa.
Note: Drunk Sex, Het
Ritssyn digrignò i denti in un’espressione decisamente minacciosa e poco cordiale e ribatté tagliente: «Tu non capisci niente, come sempre. Gat-la Signora del Fatuo è l’incarnazione di cosa significa essere uno stregone. È crudele, è ambiziosa e brama il potere infinito di chi detiene il comando di una infinita schiera di demoni pronti a morire per proteggerla e per distruggere i suoi nemici. Essere il Secondo del Concilio della Mietitura Oscura al suo fianco è per me l’onore più grande...!».
Rehgar rimase a fissarlo con lo sguardo di qualcuno che assiste ai deliri di un folle. C’era davvero dell’onore nel servire come uno zerbino un’Orchessa che non teneva in considerazione niente di ciò che non rientrava nei suoi desideri?
Davvero un Orco arrogante come Ritssyn Flamescowl era capace di sottomettersi in maniera tale ai voleri di un’altra strega ed esserne addirittura contento…?


La celebrazione dell’unione ufficiale del Chiaroveggente Kilgore e della Signora del Fatuo Gathra era appena terminata e tutti i partecipanti alla cerimonia stavano spostandosi con le loro cavalcature volanti presso il luogo dove era stato allestito il banchetto per le nozze.
Corna Nere, che si era occupato di officiare il matrimonio, non si sarebbe unito agli altri. Doveva tornare a Totem del Fulmine e aiutare la neo Gran Capotribù Mayla Highmountain nel gestire le loro risorse per contrastare i frequenti assalti della Legione Infuocata dislocati in tutta la regione di loro pertinenza. Dopo aver ringraziato la coppia per l’invito ad unirsi agli altri al banchetto, lo spiritista si era nuovamente tramutato in drago e si era librato in alto verso la cima più elevata di Alto Monte con pochi ma poderosi battiti d’ali.
Ritssyn era rimasto indietro con la scusa di ammirare il possente drago nero che si allontanava nel cielo. In realtà non riusciva a sopportare la vista della Prima del Concilio così evidentemente felice mentre si aggrappava al braccio del suo novello sposo e si incamminavano insieme verso il bordo dello spiazzo per poi partire alla volta del banchetto. La sua espressione era talmente gioiosa che non sembrava neppure l’Orchessa con cui Ritssyn era abituato ad interagire ormai quotidianamente e a renderla tanto euforica era un patetico sciamano quasi del tutto privo di spina dorsale, incapace di tenerle testa e ben lieto di sottomettersi al suo volere in qualsiasi momento e forma.
Per quanto lo stregone si impegnasse, non riusciva a non essere invidioso per ciò che il Chiaroveggente Kilgore era riuscito ad ottenere quel giorno. Gathra era finalmente diventata sua e da adesso Ritssyn non avrebbe avuto più alcuna chance per riuscire a catalizzare le attenzioni della strega su di sé.
L’aveva nominata Prima del Concilio della Mietitura Oscura, l’aveva aiutata a ricostruire il Concilio dopo la conquista della Faglia Malosfregio - pagata a caro prezzo da tutti gli stregoni - e l’aveva assistita sempre, senza rifiutare mai nemmeno il più insulso e ingrato compito che gli fosse stato affibbiato. Gathra non l’aveva mai degnato di uno sguardo o un complimento… mentre quello sciamano aveva avuto tutto.
«Vuoi rimanere ancora per molto lì impalato a fissare il cielo, Occhibelli?».
La domanda, carica di burbero e pungente sarcasmo, proveniva dall’unico altro Orco che si era trattenuto nel luogo del matrimonio, colui che era rimasto accanto a Ritssyn durante l’intera cerimonia e che con lui aveva condiviso il fardello di fare da testimone alla coppia di sposi: Rehgar Earthfury.
Lo stregone scoccò un’occhiata di sbieco allo sciamano vicino a lui, come se potesse incenerirlo sul posto senza alcuno sforzo effettivo da parte sua.
«Se hai tanta fretta di andare al banchetto vai pure. Nessuno ti trattiene!» esclamò in tono irritato «… e smettila di chiamarmi in quel modo!».
«Siamo stati qui ad aspettare il Chiaroveggente per un sacco di tempo. Muoio di fame e sono curioso di vedere quanta roba è riuscito a cucinare per l’occasione!» continuò Rehgar con il suo tono di voce spontaneamente più alto della media «Lo so che anche tu adori la cucina del Chiaroveggente, quindi andiamo».
Ritssyn digrignò i denti e la sua faccia si tinse di una tonalità di verde leggermente più accesa alle parole dell’altro: qualche tempo prima su Argus aveva avuto modo di assaggiare delle pietanze preparate da Kilgore e non poteva negare - per quanto ciò gli costasse molto - che fosse un cuoco eccelso. Se davvero era stato lui ad occuparsi del menù per il banchetto di nozze, non poteva che aspettarsi dei piatti perfetti.
L’Orco stregone rimase immobile dove si trovava, al che Rehgar si prese la libertà di avvicinarglisi e battergli una pacca su una delle sue enormi e curve spalle con fare vagamente ma indubbiamente consolatorio.
«Ormai il peggio è passato» disse, e per un momento Flamescowl fu certo di percepire della compassione nella sua voce, cosa che lo fece imbestialire.
Con un gesto brusco si liberò della mano che Earthfury gli aveva posato sulla spalla e sbraitò: «Non osare provare pietà per me, Rehgar! Non osare!».
E ciò detto, fece ancora qualche passo avanti mentre evocava la sua cavalcatura, un magnifico falco di Vilfuoco che atterrò quieto e terribile dinanzi allo stregone, permettendogli di salire sulla sua groppa. Non appena fu assiso sulla bardatura della creatura, Ritssyn la guidò verso il cielo senza esitazioni.
Rehgar rimase al suolo a fissarlo, scuotendo il capo con fare esasperato.
«Razza di idiota… così è troppo facile» mormorò a se stesso, prima di evocare la sua cavalcatura volante personale.

Senza pensarci due volte, Ritssyn si diresse verso la locanda della Belva Assetata, nel distretto di Dalaran riservato all’Orda. Per niente al mondo si sarebbe unito agli altri invitati al banchetto di nozze: il rischio che facesse qualcosa di irrimediabilmente stupido spinto dal desiderio che ancora nutriva nei confronti della Signora del Fatuo era troppo grosso perché persino uno come lui fosse disposto a tentare la sorte e mettere alla prova il suo autocontrollo. Guardare Gathra e Kilgore nel giorno più felice della loro vita sarebbe stato troppo da tollerare.
Forse sarebbe stato più opportuno ritirarsi nella Faglia Malosfregio, per poter dare sfogo alla sua frustrazione come meglio credeva e in completa solitudine; tuttavia, una parte di lui desiderava rimanere lontano da quel luogo il più a lungo possibile. L’Enclave era ciò che gli aveva permesso di conoscere Gathra e finché non si fosse rassegnato all’idea che la Prima del Concilio ormai era fuori della sua portata, preferiva non avvicinarsi a posti, cose o persone che gliela ricordassero.
Affranto e sconsolato, l’Orco smontò dal suo falco e lo congedò, quindi entrò con passo fiacco nel locale. L’ampia sala principale non era troppo trafficata. Mancava ancora un poco alla fascia oraria in cui tutti o quasi si recavano nelle locande per pranzo e Ritssyn fu grato di ciò, poiché riuscì a trovare facilmente un tavolo vuoto e piuttosto in disparte, situato poco distante dal grande camino spento che durante la notte serviva a riscaldare tutta la locanda.
Una Troll gli si avvicinò dopo pochi minuti per prendere il suo ordine. Lo stregone chiese solo della birra, la più forte che avessero, al che la femmina gli rivolse un’occhiata leggermente stupita prima di andarsene senza porre domande. Non era parte del suo lavoro far notare ai clienti che era ancora lontana l’ora giusta per affogare nell’alcol tutti i loro problemi. Finché pagavano le consumazioni e gli eventuali danni arrecati nel locale, a lei non cambiava niente.
Flamescowl da parte sua non fece alcunché per fingere che non ci fosse niente che non andava. Non voleva che gli altri avventori gli ronzassero attorno a causa del fuoco che ardeva senza tregua attorno al suo cranio senza bruciarlo e che di solito attirava le attenzioni di molti stupidi curiosi. Voleva solamente stare in pace a tracannare birra nella speranza di dimenticare Gathra per sempre.
La sua ordinazione non tardò ad arrivare: la stessa Troll di poco prima si avvicinò nuovamente al suo tavolo e posò su di esso un grosso boccale in peltro pieno di birra fino all’orlo, tanto che la schiuma rischiava di traboccare e gocciolare lungo la parete esterna. Una volta lasciata la bevanda, la cameriera tornò ad occuparsi degli altri clienti.
Ritssyn la degnò appena di uno sguardo prima di afferrare il panciuto manico del boccale con un brusco scatto e iniziare a berne avidamente il contenuto.
In un solo sorso ne svuotò almeno la metà, quindi lo appoggiò sul piano dinanzi a sé producendosi in un lieve singhiozzo. Non era abituato a bere alcolici così forti, per cui si stupì un po’ dell’iniziale sensazione di capogiro e confusione mentale; tuttavia, ignorò quella specie di malessere, convinto che dopo almeno due o tre boccali avrebbe smesso di farci caso.
Sollevò lo sguardo a cercare la cameriera per ordinare di nuovo ma in quel momento i suoi occhi incrociarono una massiccia ombra che si stagliava nel vano della porta. La stazza era quella tipica di un Orco e la forma dei paraspalle che indossava talmente peculiare che non era possibile confonderli con quelli di nessun altro.
Un’imprecazione sfuggì a Ritssyn mentre tornava a bere nella vana speranza che non potesse essere riconosciuto se teneva un profilo basso; ciononostante, era perfettamente consapevole che il falò perpetuo attorno al suo cranio gli rendeva impossibile mimetizzarsi con gli altri avventori.
A dimostrazione di ciò, dopo pochi secondi udì la sgraziata e roca voce di Rehgar Earthfury che esclamava con un tono piuttosto alto: «Due menù del giorno con due boccali di birra!».
Lo stregone smise di bere per rivolgere un’occhiataccia allo sciamano, che in un batter d’occhio aveva attraversato una buona metà della sala e che si stava tranquillamente accomodando sulla sedia vuota dirimpetto a lui.
«Che ci fai qui?» ringhiò Flamescowl «Non dovresti essere al banchetto?».
«Pure tu» replicò l’altro in tono pacato anche se ugualmente più alto della media «Eppure sei qui».
«Come hai fatto a trovarmi?» fece lo stregone, capendo che la precedente linea di discussione non avrebbe portato molto lontano.
«Andiamo, pensi davvero che sia così idiota da non capire quando hai disperatamente bisogno di andare a bere qualcosa?» chiese Rehgar in tono retorico, incurvandosi sul tavolo e appoggiando entrambe le nerborute braccia nude su di esso «Quella strega non fa per te. C’è un limite a tutto, persino a quanto qualcuno può essere perverso...» commentò subito dopo con un ridicolo tentativo di abbassare la voce per essere udito solo dal suo interlocutore.
Ritssyn digrignò i denti in un’espressione decisamente minacciosa e poco cordiale e ribatté tagliente: «Tu non capisci niente, come sempre. Gat-la Signora del Fatuo è l’incarnazione di cosa significa essere uno stregone. È crudele, è ambiziosa e brama il potere infinito di chi detiene il comando di una infinita schiera di demoni pronti a morire per proteggerla e per distruggere i suoi nemici. Essere il Secondo del Concilio della Mietitura Oscura al suo fianco è per me l’onore più grande...!».
Rehgar rimase a fissarlo con lo sguardo di qualcuno che assiste ai deliri di un folle. C’era davvero dell’onore nel servire come uno zerbino un’Orchessa che non teneva in considerazione niente di ciò che non rientrava nei suoi desideri?
Davvero un Orco arrogante come Ritssyn Flamescowl era capace di sottomettersi in maniera tale ai voleri di un’altra strega ed esserne addirittura contento…?
Il lavoro da fare in quel caso era veramente spropositato per cercare di rimettere in sesto il cuore spezzato dello stregone; tuttavia, Rehgar era il tipo di Orco che accettava con grinta e ottimismo ogni sfida che si fosse posta sul suo cammino.
«Eppure ha scelto il Chiaroveggente come suo compagno nella vita, ignorando il tuo evidente prostrarti a lei in ogni cosa» fece presente lo sciamano in tono secco e privo del benché minimo tatto.
Vide un lampo di rabbia balenare negli occhi ardenti del suo interlocutore, il quale sollevò un braccio con il chiaro intento di prenderlo a pugni senza la minima esitazione. Per fortuna in quello stesso momento la stessa Troll che aveva “accolto” Ritssyn tornò portando due enormi vassoi di metallo che posò tra i due Orchi rapidamente con un ben udibile grugnito di sollievo. Depositate le vivande, si dileguò di nuovo portando via con sé il boccale già vuoto dello stregone.
L’esitazione di quest’ultimo ad alzare le mani contro Rehgar in presenza della femmina concesse alla presunta “vittima” di proseguire: «Abbassa quel pugno, saresti a terra col braccio spezzato prima di riuscire a toccarmi».
Flamescowl era a conoscenza della fama che Earthfury si era creato come gladiatore e come detentore e allenatore di nuove generazioni di gladiatori. Lo stesso Varian Wrynn era stato di sua proprietà ed aveva avuto modo di affinare la sua tecnica con la spada sotto l’ala di Rehgar. Lui in qualità di stregone non aveva molte chance di farcela in uno scontro corpo a corpo, per cui decise di reprimere l’impulso a scatenare una rissa.
«Avresti dovuto aspettartelo. Non ti ha mai guardato come faceva col nostro Chiaroveggente» insistette Rehgar mentre sollevava il boccale che si trovava in un angolo del suo vassoio e ne tracannò un breve sorso «Su, mangia. Per oggi offro io».
E mentre lo sciamano cominciava a mangiare, l’altro si prese un momento per guardarlo. Non riusciva a capire cosa fosse venuto a fare lì, né quale fosse il suo scopo. Se voleva consolarlo per il matrimonio di Gathra, aveva scelto il modo peggiore del mondo per farlo; d’altro canto, se aveva solo voglia di prenderlo per i fondelli e farlo sentire ancora più vuoto e inutile… be’, di certo ci sapeva fare.
Colpito nel profondo dall’ultima pugnalata verbale inflittagli da Rehgar, lo stregone abbassò gli occhi sul cibo che gli era stato messo di fronte e per la prima volta dal termine della cerimonia, il suo stomaco cominciò a dare rumorosi segni di protesta. Incapace di rispondere a tono all’altro, l’unica cosa che gli rimase da fare fu vedere se tra il cibo e la birra riusciva a migliorare il suo umore.
Sotto lo sguardo dell’ex gladiatore, Ritssyn si avventò sul cibo con tale foga e disperazione che il suo accompagnatore ne rimase a dir poco sorpreso. Non era di certo la prima volta che mangiavano insieme, per cui Rehgar era avvezzo a vederlo consumare i pasti con calma e addirittura quelle che parevano quasi buone maniere per un Orco. Lo spettacolo che si ritrovò dinanzi era talmente bizzarro che si chiese fino a che punto lo stregone era disposto a spingersi pur di lenire il suo orgoglio ferito e il cuore spezzato.
Essendo quella una locanda gestita prevalentemente da Troll e Orchi - la proprietaria stessa era un’Orchessa dall’aspetto piuttosto rude - il menù ordinato da Rehgar si componeva essenzialmente di svariati tagli di carne poco cotti provenienti dalle più disparate bestie di Azeroth. Ritssyn non badò affatto al tipo di carne né tantomeno al grado di cottura - cosa che invece solitamente tendeva a fare - e cominciò a strappare generosi morsi un po’ da tutto, masticando poco e buttando giù con lunghi sorsi di birra.
Dopo lo stupore iniziale, Rehgar iniziò a provare quasi compassione verso di lui; tuttavia, non osò cercare di frenarlo in alcuna maniera. Se non si fosse sfogato fino a toccare il fondo, non sarebbe mai riuscito a superare il “trauma”. E così lo sciamano anziché consolarlo apertamente e fargli capire che Gathra non era l’unica Orchessa strega esistente su Azeroth decise di preoccuparsi solo che Ritssyn non rimanesse mai a corto di birra per annaffiare il suo pranzo.
Era uno spettacolo che aveva dell’assurdo a dir poco: un Orco da un lato che mangiava come se fosse digiuno da mesi e l’altro che con la bocca piena incitava il compare a tracannare un boccale di birra dopo l’altro. La Troll cameriera continuava ad essere chiamata per portare altro cibo e altra birra, un po’ per tutti e due, e ben presto il fatto cominciò a catalizzare l’attenzione del resto degli avventori - che nel frattempo erano aumentati in numero.
Diversi tra loro si alzarono dai rispettivi tavoli per andare a formare una specie di cerchio di spettatori attorno ai due Orchi in questione, curiosi di vedere quanta altra birra lo stregone sarebbe stato in grado di buttar giù prima di finire K.O.
«Avanti! Butta giù!» esclamò ad un certo punto Rehgar, vedendo tremare la mano con cui Ritssyn stava cercando di portare il boccale alla faccia. Era chiaramente alticcio anche lui a giudicare dal colorito vivace delle sue guance, ma sicuramente il suo compagno lo era di più. Flamescowl faticava persino a tenere gli occhi aperti e la sua presa era diventata debolissima. Era dura persino trattenere la forchetta tra le dita, tanto che aveva smesso di provare a usarla e aveva cominciato a tenere la carne direttamente con le mani per strapparne morsi.
Alle parole dell’ex gladiatore seguì un’eco da parte della platea: «Giù! Giù! Giù!».
Per la prima volta dal matrimonio, Rehgar vide un sorriso aprirsi sulla faccia di Ritssyn - anche se in realtà era più un ghigno. L’Orco in questione sollevò l’ennesimo boccale di birra e se lo scolò tutto d’un fiato mentre gli astanti lo applaudivano.
Svuotato il boccale, lo sbatté con violenza sul tavolo un momento prima di accasciarsi contro lo schienale con un rutto tale da far quasi tremare le pareti.
Era arrivato al limite e Rehgar se ne accorse senza alcuna difficoltà nonostante non fosse sobrio nemmeno lui.
«Va bene, va bene! Fine dello show! Tornate tutti a farvi i cazzi vostri!» berciò, alzandosi per andare ad affiancarsi a Ritssyn «… e tu alza quel culone dalla sedia...» brontolò a voce un poco più contenuta.
Nessuno cercava problemi, per cui la folla si disperse velocemente, lasciando lo sciamano a prendersi cura dell’altro come se niente fosse mai successo.
Ritssyn emise una specie di grugnito mentre cercava di raddrizzarsi, invano.
«Lasciami qui… non voglio tornare… nella Faglia...» cominciò a protestare debolmente lo stregone, tentando in maniera ridicola di liberarsi dalla presa che lo sciamano esercitava sulle sue braccia «Non voglio vedere… nessuno di loro… mai più...».
E all’improvviso, contro ogni più logica previsione, dagli occhi fiammeggianti di Ritssyn iniziarono a scendere delle comunissime lacrime. Niente liquidi strani, niente vilfuoco o acido, solo acqua. Rehgar era meravigliato: Gathra lo aveva picchiato, umiliato, aveva reso la sua vita una specie di inferno di schiavitù e lui non aveva mai mostrato il minimo cenno di debolezza… e adesso piangeva per lo sconforto e la disperazione.
Quell’Orco era davvero un essere bizzarro.
«Non andremo nella tua Enclave» esclamò Earthfury in tono irritato, come se fosse disgustato per quella pietosa scena «Su alzati da lì e smettila di piangere come una ragazzina! Andiamo via!».
Ciò detto, lo sciamano lo lasciò bruscamente andare e si allontanò con passo un poco malfermo in direzione del bancone. Nel frattempo, Ritssyn si ritrovò alle prese con il suo precario equilibrio e la sensazione di avere la testa sul punto di esplodere. Con affanno riuscì a mettersi seduto diritto - se così si poteva definire vista la naturale postura curva degli Orchi - e cercò anche di mettersi in piedi ma ricadde puntualmente seduto a causa della mancanza di un qualche sostegno.
Al terzo tentativo finalmente Rehgar tornò da lui e gli afferrò prontamente il braccio prima che cadesse per l’ennesima volta seduto.
«Forza, ti tengo io» esclamò Earthfury deciso, serrando la presa quasi dolorosamente.
Ritssyn si lasciò prendere e trattenere in piedi dall’altro, il quale si premurò di mettersi un suo braccio sulle spalle per poterlo sorreggere più facilmente. A quel punto, la coppia di ubriachi si diresse pian piano verso la porta della locanda.
Una volta che furono all’esterno, attraversarono il Santuario di Windrunner ed uscirono nella via principale, sempre aggrappati l’uno all’altro, quindi lo sciamano condusse l’altro all’interno di un altro locale, l’Abracadabar.
La sala principale era più piccola rispetto a quella della Belva Assetata ma anche meglio arredata e con molti più tavoli; inoltre dietro il bancone c’erano molti scaffali su cui erano esposte innumerevoli bottiglie di alcolici dalle più svariate provenienze.
Se non fosse già stato talmente pieno e ubriaco da avere quasi la nausea alla vista di altri alcolici, Ritssyn avrebbe chiesto al barista almeno un bicchiere della specialità del giorno, come faceva sempre quando si recava lì.
Il barista si volse verso di loro e fece un cenno di saluto con la mano, riconoscendoli: erano tra i clienti che più di frequente bazzicavano il locale.
«C’è una camera libera?» berciò Rehgar senza alcun riguardo per la quiete pubblica. Ritssyn stesso trovò la cosa fastidiosa a tal punto che cercò futilmente di divincolarsi dal suo accompagnatore.
Il barista frugò sotto il bancone e lanciò qualcosa a Earthfury rispondendo con voce altrettanto alta e tono ilare: «Non è un po’ presto per essere già ubriachi?».
Rehgar scoppiò a ridere rumorosamente mentre afferrava al volo l’oggetto.
«Non è mai troppo presto!».
Ciò detto, proseguì con Ritssyn verso le scale e una volta al piano superiore, aprì la porta contrassegnata dallo stesso numero presente sulla targhetta della chiave che aveva appena preso.
La stanza era di medie proporzioni, niente di troppo pretenzioso ma neanche squallido. L’arredamento era semplice: un letto a due piazze, un comodino e un armadio, tutto in legno. In un angolo si apriva una piccola porta che dava sul bagno e che in quel momento era spalancata in maniera da far intravedere la vasca bianca e lucida che si trovava all’interno. Pareva quasi che avessero speso di più per il bagno che per il resto del mobilio.
Lo stregone trovò finalmente la forza di staccarsi dall’altro. Barcollò in avanti di qualche passo e poi si fermò, cacciando un profondo sospiro di rassegnazione e sconforto.
«Perché mi hai portato qui?» chiese triste «Sono pieno… e ho caldo...».
Si sedette sul fondo del materasso e si tolse gli enormi spallacci di stoffa, posandolo da parte.
«Un posto… vale l’altro… Gathra è perduta… hic!» mormorò, e a quel punto ricominciò a piagnucolare «Che stregone insulso sono… se non riesco a fare meglio di uno sciamano…?».
«Tanto per cominciare stai parlando del Chiaroveggente, colui che è stato scelto dai Signori Elementali per salvaguardare Azeroth e mantenere l’equilibrio!» intervenne Earthfury in tono eccessivamente solenne «Colui che è stato scelto da Thrall in persona per brandire il Martelfato!».
«È uno sciamano! Il vile corrompe gli elementi e li distrugge!» Ritssyn scattò in piedi furioso «Avrei dovuto affrontarlo e farlo a pezzi… molto tempo fa…».
Rehgar colmò in poche lunghe falcate la distanza tra di loro. Adesso erano l’uno dirimpetto all’altro e i loro toraci massicci quasi si sfioravano mentre si fissavano in cagnesco, alitandosi in faccia a vicenda. Il tanfo di alcol era terrificante ma nessuno dei due pareva esserne minimamente infastidito.
«Vuoi uno sciamano da affrontare? Ci sono io» lo sfidò apertamente Rehgar.
Senza indugio, Ritssyn gli balzò addosso, gettandolo a terra. Non lo colpì né cercò di fargli male in altri modi. Si limitò a ringhiargli contro mentre si rotolavano sul pavimento, avanti e indietro. Rehgar fece altrettanto pur essendo capace di difendersi a mani nude all’occorrenza, poi osò spingersi oltre quel semplice scambio di minacce non verbali: allungò il collo e baciò lo stregone.
Quest’ultimo, steso supino sotto di lui, non tentò di fermarlo in alcuna maniera. Rimase fermo, immobile, come se avesse perso ogni desiderio di combattere, fino a che Rehgar non staccò la bocca dalla sua.
«Voglio… voglio solo dimenticarla…» mormorò lo stregone a quel punto. La birra che aveva tracannato non gli aveva ottenebrato i sensi quanto aveva sperato. Soffriva ancora e voleva che tutto ciò finisse, ora e per sempre.
Un luccichio strano brillò negli occhi scuri dello sciamano mentre rispondeva: «Se bere non è servito a niente… allora faremo in un altro modo...».
Flamescowl lo guardò con aria inebetita mentre si alzava in piedi e gli porgeva una mano per fare altrettanto.
«Vedrai che stavolta funzionerà...».
Disperato, Ritssyn si aggrappò alla sua mano come se fosse un’ancora di salvezza in mezzo all’oceano in tempesta.

Il Secondo del Concilio della Mietitura Oscura fu svegliato da un brivido gelido lungo la spina dorsale. Socchiuse gli occhi, lentamente, e la prima cosa che si trovò di fronte fu il copricapo peloso di Rehgar Earthfury.
La testa gli pulsava dolorosamente e anche solo tenere gli occhi aperti era uno sforzo notevole per lui. Immediatamente cercò di allontanarsi dallo sciamano, ma si trovò a realizzare che non poteva: si trovava in una vasca, immerso nell’acqua fredda fino alla vita e schiacciato sotto il peso non indifferente di Rehgar, che russava placido appoggiato contro di lui.
Si guardò cautamente attorno, cercando di capire dove si trovava: dalla porta aperta del bagno intravide quella che pareva una delle stanze dell’Abracadabar. Aveva bazzicato abbastanza di frequente il locale da saperne riconoscere gli interni. Sul pavimento erano sparsi i suoi vestiti e quelli dello sciamano a formare una specie di scia che terminava poco lontano dalla vasca. Il brivido che l’aveva destato era causato dalla finestra aperta alle sue spalle, dalla quale entrava l’aria gelida della notte.
Flamescowl si sentiva stanco oltre che confuso e di nuovo cercò di spostare il corpo dell’altro senza successo.
«Rehgar! Dannazione svegliati e… togliti da… sopra di me…!» gemette lo stregone, provando e riprovando a spingerlo via.
Udì il russare profondo dell’altro Orco interrompersi di colpo e fu sollevato di essere riuscito a svegliarlo; tuttavia, la sensazione durò poco, giusto il tempo che lo sciamano impiegò a ruotare la testa verso di lui e rivolgergli un sogghigno perverso mentre con una mano tirava fuori dall’acqua un oggetto liscio e colorato di verde acceso.
«Ooooh… non sei ancora pieno, Occhibelli?» chiese, la voce a metà tra l’addormentato e l’ubriaco.
Ritssyn sgranò gli occhi mentre la vista dell’oggetto rievocava nella sua mente in parte offuscata dalla sbronza gli eventi che si erano svolti nelle ultime ore. Il ricordo di come Rehgar lo aveva facilmente indotto a spogliarsi e fare il bagno insieme, ma soprattutto degli oggetti che gli aveva fatto usare per soddisfarlo sessualmente.
Non avevano fatto esplicitamente sesso insieme ma l’intimità di ciò che Earthfury l’aveva spinto a fare era tale da farlo sentire comunque mortalmente in imbarazzo.
«T-tu! Ti sei approfittato di me!» l’accusò lo stregone, infuriato nonostante l’emicrania lancinante che il suo tono di voce troppo alto gli stava causando «Mi hai usato per divertirti, verme!».
La faccia dello sciamano si rabbuiò di colpo, come se improvvisamente fosse tornato sveglio e sobrio.
«Io non ti ho usato. Ti ho solo aiutato a sfogare la tua… frustrazione?» il suo tono di voce era ancora abbastanza incerto e altalenante, segno che non tutto era tornato alla normalità «Non devi vergognarti se ti piacciono i giocattoli lunghi e grossi, Occhibelli...».
Ritssyn digrignò minacciosamente i denti e fece per dire qualcosa ma l’altro lo precedette: «Non lo dirò a nessuno… eheheh… sarà il nostro piccolo… sporco… segreto...».
Rehgar si sporse verso il suo viso un’ultima volta e sussurrò: «Almeno… ammetti a te stesso che adesso ti senti meglio...».
Ciò detto, si ritrasse verso la metà opposta della vasca e si alzò pian piano in piedi, sbadigliando e lamentandosi a mezza voce dell’aria fredda che entrava dalla finestra.
Ritssyn rimase nella vasca, confuso e arrabbiato, e non riuscì a non pensare al fatto che Rehgar aveva ragione, per quanto constatarlo gli pesasse terribilmente. Si sentiva più sollevato e il suo umore era molto meno pessimista e cupo di quanto non fosse quando il matrimonio era terminato.
Per quanto umilianti e confusionari fossero i suoi ricordi in merito, il metodo anomalo adottato da Rehgar aveva funzionato e poiché non poteva sottrarsi ai suoi doveri come Secondo del Concilio della Mietitura Oscura, temeva che quella non sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbe rivolto a lui per quel genere di aiuto.

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Qui troverete un po' di tutto sia per tipo di relazioni (het, yaoi e yuri) sia per rating (con prevalenza di lavori NSFW). Se ciò non vi aggrada, migrate tranquillamente verso siti a voi più gradevoli; in caso contrario, buona permanenza e buona lettura! ♥

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