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[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Gita tra i ghiacci
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Brytha Dragavik, Cyran Caihorn, Sriass, Vornek Zoth
Wordcount: 5896 (wordcounter)
Prompt: You're not alone - Mads Langer per il Capitolo 2 (3° settimana) di "Esploratori del Polyverso" @ Lande Di Fandom
Note: Het implied
La processione del suo gruppo era divenuta un rumore di sottofondo ritmico e calibrato. Ognuno di loro emetteva un suono preciso con i propri piedi e la Ysgr era in grado di discernerli con il minimo sforzo; pertanto non le fu difficile accorgersi che Vornek era rimasto indietro. Dopo gli incerti passi degli stivali di Cyran, non sentiva più quelli lenti e pesanti del suo maestro.
Si fermò di colpo, voltandosi di scatto all’indietro per timore che avesse mancato l’avvisaglia di un predatore.
«Brytha! N-non ti fermare così…! Hai sentito qualcosa…?» esclamò il Phydre’ori, riuscendo a bloccarsi a sua volta prima di sbatterle addosso.


«Qualcuno può dirmi perché devo farmi massaggiare la schiena… quiii?».
Vornek, seduto all’estremità di una delle panche della “sala mensa” della nave di Cyran, sembrava tutt’altro che entusiasta di trovarsi lì. Sull’ultima parola emise un verso acuto, simile alla parodia di uno squittio - impossibile da riprodurre verosimilmente con la sua voce bassa e possente da vecchio Bryntal - mentre Sriass dietro di lui muoveva sapientemente le mani in corrispondenza delle sue scapole.
Il capitano era in piedi poco distante, le gambe leggermente divaricate e la schiena diritta e rigida. Teneva le braccia intrecciate e dal suo sguardo sembrava anche lui tutt’altro che desideroso di trovarsi lì.
«Gylbard voleva parlarci» tagliò corto in tono irritato, geloso del massaggio che Sriass stava operando sul più vecchio del gruppo. Sapeva che era necessario perché Vornek tornasse pienamente operativo, ed era solo per quello che stava cercando di mantenere i nervi saldi.
«Poteva farlo solo con vo… ahia!» il Bryntal sobbalzò sentendo la schiena scricchiolare sotto le mani della Graigahi e Cyran non poté trattenersi dall’accennare un sogghigno compiaciuto «Fai più piano!».
«Ssse tu...»
«Se tu non avessi cercato di fare l’eroe da solo non ti saresti fatto male» intervenne Brytha a voce alta e in tono di blando rimprovero, sovrastando la protesta di Sriass.
Vornek stava per ribattere quando la porta della cambusa si aprì e il cuoco di bordo entrò nella stanza. Si trattava di un Arferol più largo che alto, coi capelli biondi striati di una tonalità di rosso rame spento molto lunghi. Li portava raccolti in una robusta treccia che per il momento ciondolava sulla sua schiena ma che normalmente era goffamente raccolta all’interno di una rete.
Il viso glabro e rotondo esibiva profondi solchi nasolabiali e un doppio mento difficile da non notare. Gli occhi verde scuro vibravano di entusiasmo.
«Gylbard, alla buon’ora!» sospirò il capitano con una certa impazienza, picchiettando la punta di uno stivale sul pavimento «Allora, che cosa devi dirci?».
«Mi dispiace avervi fatto aspettare, capitano» si scusò subito il cuoco, accennando un rispettoso inchino col capo «Stavo sistemando il vostro regalo in modo che non si rovinasse durante il viaggio. Sono davvero felice di poter provare a cucinare con una specialità come il formaggio di Vuccas!» aggiunse, iniziando a parlare più spedito, chiaramente succube del suo stesso entusiasmo.
Gylbard aveva apprezzato moltissimo il souvenir che avevano acquistato a terra e non vedeva l’ora di poter sperimentare per vedere come sarebbe riuscito ad insaporire i suoi piatti con esso.
Sriass, ancora impegnata nel massaggio, sbatté leggermente la coda grassoccia sulla panca un paio di volte. Soltanto Brytha - seduta poco dietro di lei - notò quella sua semplice manifestazione di felicità. Fra lei e Vornek era difficile dire a chi piacesse di più indulgere nei piaceri della buona tavola.
«Arriva al dunque, Gyl» intervenne Cyran, ansioso di tornarsene nella sua cabina, lontano dal massaggio del Bryntal - che in quel momento stava emettendo una serie di bassi grugniti di inequivocabile sollievo.
«Perdonatemi capitano» il cuoco parve riscuotersi da una sorta di trance «Il fatto è che ho sentito alcuni dei marinai che sono scesi a terra dopo di voi parlare di una bacca particolare che cresce solamente sulle montagne più alte e gelide del continente...».
«Il Siùgro» lo interruppe Vornek con tono improvvisamente serio «È difficile da coltivare e anche allo stato selvatico è una pianta che si mimetizza molto facilmente...».
Ormai tutti i presenti si erano abituati al fatto che il Bryntal conoscesse virtualmente ogni cosa che esisteva nel continente, che fosse un mostro, un animale domesticato o una pianta.
«Dicono che sia la cosa più dolce che esista...» soggiunse, con un’espressione puramente estatica.
Se c’era un’altra cosa di cui tutti i presenti erano consapevoli era anche l’elevato grado d’istruzione del Bryntal e il fatto che non utilizzasse mai le parole in maniera casuale; pertanto, la formulazione della frase suscitò non poco scalpore.
«Dicono? Non lo hai mai mangiato?!» domandò Sriass, dando voce all’interrogativo che aleggiava silenziosamente nell’inconscio di tutti.
«Purtroppo non sono mai riuscito a trovarne un esemplare da cogliere...» ammise in un cupo brontolio Vornek, incurvando le spalle sotto il peso della sua mancanza.
Sul viso di Cyran si susseguirono varie espressioni: dapprima compiacimento, dato che neanche lui era così perfetto da aver visto ogni cosa su Maestwyll - nonostante la quantità di nozioni in suo possesso fosse mostruosa - e poi soddisfazione all’idea di poter sfruttare la sua mancanza per continuare a tenerselo buono e desideroso di viaggiare sulla sua nave.
Anche Gylbard parve particolarmente contento all’udire la notizia, seppur il suo fosse un interesse di ben altro tipo: «Allora non ti dispiacerà uscire per andare sulla vicina montagna a cercarlo! Gli Eirasel di Vuccas hanno detto che ci sono diverse piante che crescono sulla cima… e io muoio dalla voglia di provare a fare dei dessert freddi!».
Sriass e Vornek balzarono in piedi in contemporanea e il capitano proruppe in un gemito strozzato prima di riuscire a reprimerlo.
«Cosssa ssstiamo assspettando?!» insistette la Graigahi, gli occhi magenta incandescenti per l’aspettativa e la punta della coda che sbatteva frenetica sul pavimento.
«Prendo le armi e sono pronto» si aggiunse il Bryntal, improvvisamente dimentico del suo massaggio rinvigorente.
Prima che qualcuno degli altri due potesse dire o fare niente per fermarli, la coppia si diresse verso l’uscita della sala. Vornek caracollò verso la porta, ancora indolenzito dalla rissa coi Bliwog nella piazza di Vuccas, ma la sua volontà era più forte delle sue limitazioni fisiche. Non si fermò e non rallentò. Sriass era talmente impaziente da andarsene strisciando a quattro zampe, un modo di “spostarsi” che solitamente le Graigahi non adottavano poiché considerato troppo volgare. In effetti, così facendo espose il suo abbondante fondoschiena già di per sé poco coperto dalla sua armatura a qualsivoglia tipo di sguardo indiscreto.
Cyran per un momento temette un cedimento dai suoi capillari nasali per la forte irrorazione sanguigna che gli colorò le guance scure di una sfumatura leggermente rossastra. Non capiva ancora come potesse trovare così affascinante Sriass, ma tutto sommato non gli importava. Ciò che era davvero importante era riuscire a mantenere l’apparenza di capitano in grado di tenere le redini della situazione in maniera impeccabile.
«Bene Gyl, considera la richiesta accettata» disse, tentando di suonare il più autoritario possibile «Cercheremo di ritornare prima che faccia buio… sperando che la montagna non sia troppo distante».
Il cuoco annuì con un vigoroso cenno del capo.
«La ringrazio infinitamente, capitano. Non ve ne pentirete» garantì l’Arferol, prima di tornarsene nella cambusa.
«Lo spero bene» sospirò con tono rassegnato il Phydre’ori.
Udì dei passi lenti riecheggiare sul pavimento alle sue spalle e si volse in tempo per vedere Brytha passeggiare verso di lui, la testa che sfiorava appena il soffitto non così alto.
«Sriass è una Graigahi, abituata al gelo delle viscere della terra… Vornek ha viaggiato un po’ ovunque ed è attrezzato per le scarpinate in montagna, e io sono nata in alta quota...» esordì in tono quasi casuale, fermandosi a poca distanza dal Phydre’ori e lanciandogli un’occhiata incuriosita dalla sua notevole altezza «… tu come te la cavi alle basse temperature?».
Cyran si morse il labbro inferiore senza neppure accorgersi di averlo fatto finché non iniziò a sentire dolore.
«Ehm...» tergiversò, incapace di interrompere il contatto visivo con la sua interlocutrice.
Quest’ultima fece per dire qualcosa quando lui si riprese dal momento di interdizione. Simulò una scrollata di spalle e con sicurezza affermò: «Che domanda sarebbe? Ho navigato fino all’estremità più remota e ghiacciata del continente, pensi che un po’ di neve sia un problema per me?».
Pregava in cuor suo che la menzogna lo salvasse in extremis.
Brytha sbuffò leggermente, inarcando un sopracciglio.
«Un po’ di neve…?» gli fece eco lei con improvvisa aria di sussiego «Lungo la via sta’ attento a dove metti i piedi. Le lastre di roccia ghiacciata sarebbero entusiaste di fare la conoscenza della tua faccia».
Cyran gonfiò il petto esile meglio che poté per dare un’impressione minacciosa, quindi fece un paio di passi avanti e disse: «Potrebbero essere altrettanto desiderose di incontrare anche il tuo deretano, Brytha… come il sentiero per la città».
Il ricordo della sua gaffe della mattina riaffiorò prepotente nella memoria della Ysgr, distorcendo la sua espressione spavalda in una di mero imbarazzo.
«Touché» si limitò a dire, facendo dietrofront ed uscendo dalla stanza, lasciando da solo il capitano.
Quest’ultimo crollò su una panca vicina, passandosi nervosamente una mano sul lobo adorno di ninnoli di un orecchio.
Se davvero le parole di Brytha erano veritiere, l’impresa poteva rivelarsi molto più difficile di quanto preventivato. La sua esile costituzione soffriva molto se sottoposta a sbalzi termici drastici: soffriva il caldo torrido in egual misura al freddo gelido. Era vero che aveva navigato per mare a temperature sotto lo zero in passato, ma ogni volta lui era rimasto segregato nella sua cabina, lasciando sulle spalle dell’equipaggio tutto il lavoro.
Come se ciò non fosse già abbastanza, se per la Ysgr poteva essere problematica la sua innata goffaggine, per lui il guaio era la sua incapacità di camminare in linea retta al di fuori della nave in modo naturale. Se per qualche ragione si fosse distratto - e di motivi per farlo le zone selvagge del continente erano piene zeppe - avrebbe potuto mettere un piede in fallo sul ghiaccio e chissà che fine avrebbe fatto.
La prospettiva lo angosciava terribilmente.
«Ehi, Gylbard! Portami un alcolico forte, ho bisogno di riscaldarmi!» sbraitò in tono imperioso, per poi intrecciare le braccia sul tavolo e appoggiarci il viso in mezzo.

Un’ora più tardi, il quartetto si accingeva ad abbandonare la periferia di Vuccas imboccando un sentiero che portava ai piedi di un’alta montagna poco distante dall’insediamento. Avevano dovuto fare ritorno in città prima di partire perché Cyran - in maniera inusualmente disinvolta - aveva manifestato la necessità di comprarsi un cappotto pesante per l’escursione.
Adesso trotterellava al seguito di Sriass e Brytha, osservando intento il terreno davanti a lui, con indosso una pesante pelliccia bianca che lo faceva sembrare di una taglia più grande. Anche Vornek aveva pensato bene di coprirsi, seppur non in modo eccessivo: portava un collare di pelo cui era fermato un pesante mantello che nascondeva il grosso torace tatuato altrimenti nudo e un paio di cilindri pelosi infilati attorno ai polpacci, per salvaguardare un minimo i muscoli delle gambe.
Le due femmine erano quelle che sembravano meno preparate a ciò cui stavano andando incontro: le loro armature erano minimali e lasciavano gran parte della loro pelle esposta alle intemperie; tuttavia, nessuna delle due sembrava minimamente turbata da ciò.
Man mano che Vuccas si allontanava alle loro spalle, la neve iniziò a fioccare dal cielo, sempre più abbondante mentre il sentiero cominciava a farsi più ripido. Quello che inizialmente era soltanto un leggero manto bianco ai margini del tracciato si trasformò in fretta in una spessa coltre che rendeva difficile distinguere il terreno percorribile da quello che non lo era.
La processione subì un brusco rallentamento: Sriass si mise alla testa del gruppo, tastando con cautela il terreno prima di mettervi i piedi, per poi “spazzare” la strada dietro di sé con la coda, liberandola almeno in parte per agevolare il passaggio degli altri. Brytha era dietro di lei e proseguiva con una certa sicurezza, guardandosi attorno di tanto in tanto con occhiate guardinghe. Il suo maestro Bryntal, alle sue spalle, pareva interessato soprattutto all’ambiente circostante e molto poco a dove metteva i piedi e Cyran ipotizzò che si trattasse di deformazione professionale nel cercare ad ogni costo segni di una preda nei paraggi. Il capitano chiudeva la fila, stringendosi nella sua pelliccia e fissando morbosamente la punta dei suoi piedi per assicurarsi che procedesse dritto.
L’inclinazione del terreno ad un certo punto aumentò di colpo, mentre gli alberi che avevano sino ad allora affiancato il tracciato si facevano più radi, per poi scomparire del tutto quando la terra lasciò il posto alla roccia.
Sriass e Brytha guidavano ancora il quartetto nonostante il freddo che si faceva sempre più pungente. Le due donne sembravano del tutto insensibili nonostante l’enorme quantità di pelle nuda esposta. Il Phydre’ori le invidiava terribilmente, considerato l’imbarazzante rumore dei suoi denti che sbattevano dietro le labbra serrate e livide, a prescindere dai tentativi che faceva per impedirlo. Desideroso più che mai di portare a termine l’incarico alla svelta per tornare al piacevole tepore della sua cabina, accelerò il passo, rimanendo concentrato unicamente su quello: se qualche cosa di ostile si fosse palesato, gli altri l’avrebbero bloccato o quantomeno avrebbero dato l’allarme.
«Neanche ingraziarsi un guerriero eccelso come Vornek vale la pena di soffrire questo freddo» si ritrovò a ponderare tra sé mentre aggirava con movimenti meno aggraziati del solito il nerboruto Bryntal, lasciandoselo alle spalle.
Mentre rabbrividiva sotto la sua pelliccia, osservando il suo fiato uscire in sbuffi opachi, si pentì di non essere riuscito a trovare una scusa efficace per rimanere sulla nave.
Se lui faceva fatica a procedere per via del gelo, Vornek non riusciva a tenere il passo a causa degli acciacchi: la schiena era ancora in sofferenza a causa del recente scontro coi Bliwog e limitava grandemente i suoi movimenti, specialmente in salita. Ogni passo che muoveva gli creava una dolorosa fitta alla zona lombare che sopportava in silenzio, ma che lo rallentava enormemente. Era chiaro che il breve massaggio di Sriass non era stato sufficiente a risolvere il suo problema. Come se ciò non fosse già abbastanza di per sé per umiliarlo, il suo fisico non più giovane come un tempo aveva scarsa resistenza sui lunghi percorsi.
Indietro di diversi metri rispetto agli altri, ansimava dolorosamente cercando di tenere il passo senza fermarsi, anche se ne sentiva la necessità. Non voleva dimostrarsi debole agli altri, soprattutto dopo essere stato tra quelli più entusiasti all’idea di recarsi fin lassù - ed effettivamente continuava ad esserlo. Anche senza considerare il risultato finale - poter mangiare qualcosa che non aveva mai assaggiato prima - voleva ad ogni costo annoverare il ritrovamento di un esemplare selvatico di Siùgro tra le imprese compiute nella sua lunga vita.
La curiosità per qualcosa di nuovo era stato ciò che l’aveva sempre spinto a superare i limiti imposti dal buonsenso fin da che ne aveva memoria. Se così non avesse fatto, l’impero mercantile che aveva costruito non sarebbe mai nato.
Ad un certo punto dovette fermarsi. Si appoggiò con una mano contro un masso, piegandosi in avanti per mettere l’altra sulle ginocchia. Se si fosse arrischiato a sedersi, non sarebbe più riuscito a sollevarsi da solo.
Boccheggiando rumorosamente, scoccò un’occhiata agli altri tre, che stavano proseguendo a ritmo sostenuto. Si sarebbe fermato ancora per qualche istante e poi li avrebbe seguiti. Era difficile perdere la strada aperta da Sriass, anche con la neve che continuava a cadere sempre più fitta.
Brytha aveva i sensi in completa allerta, soprattutto l’udito: una delle prime lezioni che Vornek le aveva impartito quando erano partiti da Odeila per viaggiare era che le bestie a caccia prima o poi si tradivano sempre, vittime della loro stessa istintiva impazienza in prossimità del loro pasto. La Ysgr era convinta dunque che persino lassù, a dispetto della neve che ovattava ogni suono attorno, sarebbe stata in grado di percepire il pericolo prima che balzasse loro addosso.
La processione del suo gruppo era divenuta un rumore di sottofondo ritmico e calibrato. Ognuno di loro emetteva un suono preciso con i propri piedi e la Ysgr era in grado di discernerli con il minimo sforzo; pertanto non le fu difficile accorgersi che Vornek era rimasto indietro. Dopo gli incerti passi degli stivali di Cyran, non sentiva più quelli lenti e pesanti del suo maestro.
Si fermò di colpo, voltandosi di scatto all’indietro per timore che avesse mancato l’avvisaglia di un predatore.
«Brytha! N-non ti fermare così…! Hai sentito qualcosa…?» esclamò il Phydre’ori, riuscendo a bloccarsi a sua volta prima di sbatterle addosso.
Udendo la conversazione, anche Sriass si fermò.
«Ti pareva, ssstavamo procedendo cosssì bene...» disse con tono infastidito.
«Dov’è Vornek?» tagliò corto la Ysgr, in piena allerta.
Le mani della Graigahi si mossero istintivamente verso la cintura, alla quale portava appesa una coppia di pugnali. Anche Cyran, pur tremando come una foglia, si affrettò ad estrarre la sua piccola balestra incantata.
I tre rimasero per un istante in assoluto silenzio, in ascolto. Il mondo attorno a loro parve sparire di colpo mentre tentavano di captare i rumori ovattati di uno scontro da qualche parte lungo il sentiero che avevano appena percorso. Trascorsero alcuni infiniti secondi prima che l’assoluta assenza di suoni venisse spezzata da un lento e cadenzato rumore di passi.
Vornek apparve pian piano da dietro una curva, da solo e illeso. Vedendo che gli altri si erano fermati e lo fissavano, domandò a corto di fiato: «Perché… siete lì fermi?».
Sriass roteò gli occhi al cielo, abbassando le mani.
«Brytha sssossspettava che fosssi ssstato attaccato da qualcosssa...» spiegò, sibilando in tono irritato «Invece sssei sssolo lento!».
Cyran ripose con un sospiro la balestrina, lieto di non averla dovuta utilizzare.
«Nessuno vi ha… detto... di rimanere ad aspettarmi!» brontolò il Bryntal, punto sul vivo dall’affermazione di Sriass «So cavarmela da solo!».
«Ssstai ancora ansssimando. Sssicuramente i mossstri delle montagne sssaranno terrorizzati» lo prese apertamente in giro la Graigahi, frustando l’aria con la coda tozza.
«P-possiamo riprendere il ca-cammino? Non so quanto manchi… ma vorrei finire questa cosa in fretta...» intervenne il capitano in tono supplichevole, sperando di distogliere l’attenzione dei due litiganti dalla loro diatriba.
Sriass non aggiunse altro: si volse e riprese la salita. Vornek rimase invece fermo dove si trovava, continuando a respirare affannosamente.
Cyran in quel momento era troppo concentrato sull’obiettivo per concedersi il tempo di far ragionare il Bryntal - figurarsi riappacificare i due - per cui si incamminò dietro alla Graigahi in silenzio.
La Ysgr invece andò verso il suo insegnante di una vita.
«Andiamo, altrimenti rimarremo troppo indietro...» disse in tono conciliante, appoggiandogli piano una mano sulla spalla, ma l’altro se la scrollò di dosso con un movimento stizzito.
«Non ho bisogno della pietà di nessuno. Se vado piano, lasciatemi pure indietro. Sono in grado di badare a me stesso e il recupero della pianta è più importante» commentò, facendo un grosso sforzo con se stesso per cercare di parlare senza rantolare.
Brytha lo guardò con cipiglio confuso, spiazzata dal fervore della sua risposta.
«Non posso lasciarti indietro da solo...» rispose semplicemente, sentendosi in colpa al solo pensiero di fare una cosa del genere «Siamo una squadra, ormai, tutti ins...».
«I pesi si lasciano indietro… e io in questo momento non riesco a reggere il vostro ritmo» tagliò brutalmente corto Vornek, digrignando i denti in una smorfia contrariata. Per quanto fosse pienamente convinto delle sue parole, ammetterlo a voce alta gli faceva comunque male.
«Va’ dietro a quei due incoscienti. Recuperate il Siùgro… e se ci riesco, arriverò in tempo per vedere almeno la pianta» disse, spingendo piano la Ysgr da dietro la schiena.
Quest’ultima lo guardò con espressione costernata per qualche secondo, ma vedendo quanto era cocciuto nel volerla allontanare, decise di non insistere oltre. Non voleva litigare con lui.
«Come vuoi...» sospirò sconsolata, allontanandosi verso la cima del sentiero.
Vornek osservò l’alta figura della sua allieva fino a che non ebbe svoltato la curva successiva. Solo allora riprese la sua lenta ascesa.
La sua mente vagava tra ricordi lontani nel tempo, alla ricerca di uno specifico evento avvenuto prima che divenisse il tutore privato di Brytha. Al tempo era giovane e viaggiava con carovane itineranti che si avventuravano nei più remoti recessi del continente in cerca di merci rare e dunque preziose.
Durante una di queste sue “collaborazioni temporanee” si era ritrovato ad inerpicarsi lungo il fianco di una montagna nel nord di Maestwyll. Lui, essendo giovane e ancora fisicamente prestante, apriva la strada con passo veloce, ansioso di giungere alla meta o anche solo di interrompere la noia del viaggio con un’aggressione da qualche predatore locale.
La sua smania di avventura purtroppo non era condivisa con lo stesso fervore dai suoi compagni, che continuavano a chiedergli di rallentare e di aspettarli, che il viaggio sarebbe stato più sicuro se fossero rimasti tutti insieme ed altre ciance.
Vornek si ricordava esattamente le parole che rivolse loro: «Non mi sono unito alla carovana per fare il baby-sitter a voialtri. Se non siete in grado di tenere il passo allora rimanete indietro e lasciate l’esplorazione a chi è più esperto di voi».
Adesso, ironia della sorte, si ritrovava nella situazione diametralmente opposta: era lui ad essere diventato la zavorra del gruppo; tuttavia, continuava ad essere convinto che “i deboli” dovevano essere lasciati indietro, per non danneggiare tutti quanti.
«Almeno io sono in grado di difendermi da solo» brontolò tra sé, appoggiandosi ad un altro masso piuttosto grosso, poco più alto di lui.
Come se quel giorno gli Déi fossero decisi a mettere in discussione ogni sua convinzione, Vornek udì un lieve rumore provenire dalla sommità del suo sostegno. Era un suono curioso, simile a quello di qualcosa di morbido che cadeva su una superficie dura. Come… delle zampe.
Il Bryntal alzò il capo lentamente, trovandosi a guardare dritto negli occhi un grosso coniglio bianco con gli occhi iniettati di sangue. L’adorabile musetto era distorto da un ghigno che metteva bene in chiaro la doppia fila di aguzzi denti seghettati e giallastri. Le zampe anteriori erano molto corte e quelle posteriori più grandi, per cui stava acquattato con il deretano batuffoloso in aria e la testa quasi appoggiata sul sasso.
Vornek emise un verso strozzato riconoscendo la creatura che aveva dinanzi. Istintivamente mosse la mano a cercare lo scudo che portava appeso alla schiena, salvo ricordarsi troppo tardi che l’aveva lasciato a Vuccas, perforato dalle corna dei Bliwog e ormai inutilizzabile.
Avrebbe dovuto procurarsene un altro con assoluta priorità: armato di solo tridente si sentiva più vulnerabile di quanto fosse auspicabile in un luogo del genere.
Svelto cercò di raggiungere la sua arma, ma il coniglietto gli balzò addosso come lo vide alzare il braccio e protenderlo verso la schiena. Le zampe posteriori vibrarono per la potenza del salto e Vornek poté giurare di sentire il masso spostarsi per il contraccolpo. A mezz’aria, la creatura schiuse le fauci a rivelare una doppia fila di denti seghettati per gengiva, mirando al nerboruto arto del Bryntal.
Per fortuna Vornek aveva avuto l’accortezza di muoversi al di sotto del mantello imbottito: le zanne della bestia affondarono nell’indumento, raggiungendo solo con le estremità la pelle sottostante. Vornek percepì il pungolare della cima dei denti e si affrettò a scaraventare via il suo aggressore prima che cercasse di farsi strada più in profondità.
Il coniglio volò via, portando con sé un pezzo del mantello che era rimasto impigliato nei bordi sfrangiati delle sue zanne.
Il Bryntal impugnò il suo tridente con entrambe le mani e premette la schiena contro il masso, rimanendo in allerta: quello era un Hàis, un predatore delle montagne, ed era raro - per non dire impossibile - che fosse da solo, poiché cacciavano in branco.
Affrontarne uno sarebbe anche fattibile nelle sue attuali condizioni fisiche, ma un intero branco iniziava ad essere un problema più grande.
«Non posso seguire gli altri braccato da queste bestie…» si ritrovò a ponderare dopo aver accarezzato l’idea di procedere per vedere sin dove le sue gambe sarebbero state in grado di farlo arrivare «Non metterò in pericolo la vita di Brytha».
La vecchiaia lo aveva rammollito, ma non gli importava: quella Ysgr adesso contava più della sua vita, anche se contava di vendere cara la pelle.
Dalla coltre di neve ai margini del sentiero iniziarono a sbucare altri Hàis, che ringhiarono mentre lo fissavano con i loro malefici occhi rossi.
Vornek si preparò ad una difesa strenua della sua posizione.

Cyran starnutì talmente forte da barcollare. Il suo odio per quel clima non faceva che aumentare man mano che salivano.
«Ssse fai tutto quesssto rumore attirerai qualche bessstia feroce, Cyran» commentò Sriass con un sospiro colmo di esasperazione «E non c’è Vornek a proteggerti, ssstavolta».
Nel menzionare il quarto membro del gruppo, la Graigahi vide Brytha abbassare lo sguardo con aria mesta.
«S-scusatemi se non sono nato tra i ghiacci!» balbettò il Phydre’ori indignato, tirando su col naso «Potevate lasciarmi sulla nave, o indietro con Vornek se vi dò tanta noia!» soggiunse irritato.
La Ysgr si bloccò di colpo e ruotò sul posto, percorrendo a ritroso i propri passi fino a fermarsi dirimpetto a Cyran. La differenza in altezza tra i due metteva sempre il maschio in soggezione, anche se in quel preciso momento era più spaventato dallo sguardo cupo della femmina.
«Piantala di lamentarti! Non abbandono i membri del mio gruppo indietro, chiaro?!» ringhiò minacciosamente, al che il suo interlocutore annuì con frenetici cenni del capo per timore di farla incazzare ulteriormente.
«Eppure è quello che hai fatto con il vecchio...» fece presente Sriass con tutta la calma del mondo, fermandosi poco più in alto sulla salita e intrecciando le braccia sul torace con aria di sfida.
La Ysgr le scoccò un’occhiata di fuoco.
«L’ho fatto solo perché Vornek ha insistito» si difese, ma dal suo tono di voce non sembrava molto convinta lei per prima della sua giustificazione.
«È un vecchio. Avresssti potuto importi ssse ti dava cosssì fassstidio lasssciarlo» proseguì l’altra, continuando a rimproverarla con tono d’accusa.
Il Phydre’ori si ritrasse con cautela da Brytha, intuendo che la diatriba potesse facilmente evolversi nel peggiore dei modi. In tal caso lui non avrebbe desiderato affatto trovarsi fra loro.
«Ehm… ragazze, state calme. Non serve litigare» cercò di placarle, ma si sentiva talmente insignificante in confronto a loro da non riuscire ad imporsi.
«È il mio maestro! Lui sa cosa è meglio fare!» sbottò la Ysgr «Ma cosa vuol saperne una Graigahi come te dei legami…! L’unica cosa che riconosci come tale è uno stuolo di stupidi maschi che si prostrano ai tuoi piedi, ma il mondo della superficie non funziona così!».
Sriass sibilò, portando le mani ai foderi dei pugnali, fatto che spinse il capitano pirata a raccogliere a due mani il coraggio per placare le loro ire. Si trattava di una perdita di tempo e lui era ben lungi dal desiderare una cosa del genere in un luogo simile.
«No, no! Ragazze per piacere…!» fece un passo avanti, ponendosi volutamente in mezzo a loro «Non c’è motivo di litigare!».
«Non me ne starò zitta ad essere accusata di aver abbandonato qualcuno!» esplose Brytha, mettendo mano alla sua arma.
«Va bene! D’accordo!» Cyran si interruppe e sospirò pesantemente «Allora adesso torniamo indietro da Vornek e lo costringiamo a venire con noi… e nel caso si opponesse, lo porterai in spalla» decretò in tono improvvisamente autoritario, rivolgendosi alla Ysgr. Quest’ultima annuì, contenta della sua proposta.
«È inutile stare qui in mezzo al sentiero a sbraitarsi addosso, aspettando che qualche bestia feroce si accorga di noi. Risolviamo la cosa e andiamocene da questo ghiacciaio!» aggiunse, scoccando una breve occhiata ammonitrice a Sriass, sperando che non lo contraddicesse. Non avrebbe saputo cosa ribattere se si fosse opposta.
Per sua fortuna, non aprì bocca, limitandosi a scuotere lentamente la cima della coda.
«Dai allora, sbrighiamoci!» esortò Brytha, improvvisamente più allegra, avviandosi lungo la discesa.
Cyran fece per seguirla quando si sentì toccare un fianco con fare lascivo da Sriass.
«Sssei molto carino quando fai il duro, sssai?» sussurrò vicino al suo orecchio, prima di superarlo ancheggiando per seguire la loro compagna.
Il Phydre’ori percepì le guance avvampare e si affrettò dietro di lei per non rischiare di rimanere da solo. Il complimento l’aveva colto talmente alla sprovvista che poco mancò scivolasse sul selciato.

Vornek ansimava pesantemente, il suo fiato una densa nuvoletta opaca attorno al suo viso arrossato per lo sforzo: era riuscito a tenere a bada sette Hàis in contemporanea, anche se purtroppo quelle piccole carogne pelose erano riuscite ad assaggiarlo. Gli Hàis erano predatori veloci e lui purtroppo non era più nelle condizioni di tenere testa a così tanti avversari insieme come faceva un tempo.
Il tributo preteso dallo scontro era palese sul suo corpo: i pantaloni rinforzati erano forati in vari punti e macchiati di sangue; sull’addome nudo i segni di morso erano ancora più evidenti. Le braccia erano l’unica parte che il Bryntal era riuscito a proteggere dopo il primo assalto.
Vornek parò con l’asta del tridente un’altra creatura, incastrandogli l’arma tra le fauci spalancate. Impartì una debole ma rapida rotazione all’oggetto e il suo aggressore venne scaraventato nella neve. Un po’ gli dispiacque di non essere riuscito a mirare meglio: la coltre bianca riusciva ad attutire le cadute, permettendo loro di rialzarsi quasi illesi. Soltanto con uno era stato abbastanza fortunato da riuscire a farlo impattare contro un grosso albero, ai piedi del quale il suo cadavere morbido e peloso giaceva ancora.
Il vecchio guerriero cacciò un mezzo grido percependo le zanne di un’altra di quelle bestie che affondava nello spessore dei suoi stivali. Scalciò di riflesso, tentando di liberarsi, e nella violenza del movimento perse goffamente l’equilibrio, finendo col culo nella neve.
L’Hàis era ancora lì, saldamente aggrappato al suo polpaccio.
«Dannazione, lasciami!» gemette il Bryntal, sollevando la gamba e cercando di scrollarselo di dosso.
Il resto del branco lo stava circondando, preparandosi a sbranarlo. Doveva rialzarsi in fretta o sarebbe stato spacciato; tuttavia, l’esemplare attaccato al suo polpaccio gli rendeva ardua l’impresa.
Si ritrasse leggermente dagli altri, pronto a vendere cara la pelle fino all’ultimo respiro.
Uno degli Hàis provò a saltare su di lui, ma qualcosa lo colpì improvvisamente a mezz’aria, inchiodandolo a terra. Dal cumulo di neve in cui cadde, Vornek vide spuntare il fondo di quella che pareva una freccia corta. L’arma tipica da usare con un balestrino.
Subito dopo, un’ombra scura si manifestò alle spalle del semicerchio di predatori, e una coppia di pugnali si conficcarono con forza nelle schiene gobbe di due di loro, che rimasero immobili mentre la spina dorsale veniva spezzata di netto.
«Mi sssembrava ssstrano che nessssun predatore sssi fosssse accorto di noi. Erano tutti a giocare con te».
Da sotto l’alone di tenebra magica a forma di cappuccio della Graigahi si manifestò un sogghigno beffardo. Sriass era evidentemente annoiata del non aver trovato ancora niente con cui sporcare i suoi pugnali.
«C-ce ne sono altri in vita!» disse Cyran con voce tremante, ricaricando la sua balestra a distanza di sicurezza.
In effetti, i sopravvissuti stavano cambiando bersaglio, preferendo abbattere colei che da sola aveva fatto fuori due di loro in un sol colpo.
«Ah, bene! Il tiro a sssegno continua!» esclamò Sriass in tono malevolo, facendo schioccare la lingua divertita. Estrasse i pugnali dai cadaveri con un gesto rude e si mise in posizione difensiva, pronta a farne fuori altri.
«Sta’ attenta alle…!»
«… fauci piene di denti seghettati» giunse a completare la sua frase una voce femminile, determinata ma tranquilla «Gliel’ho già detto… ma è evidente che anche tu non ci hai fatto molta attenzione».
Vornek fece per alzare gli occhi, ma questi vennero catturati dal fulmineo abbattersi di una lancia sull’Hàis che aveva ancora attaccato alla gamba. Il Bryntal sentì la mandibola chiudersi con maggior forza per un istante, negli spasmi di morte della bestia, per poi allentare la presa per sempre.
Brytha gli si inginocchiò accanto per strappare il cadavere dal suo stivale.
«Si era piantato per bene, piccolo delinquente» esclamò in tono quasi divertito, scuotendo a mezz’aria il coniglietto per poi gettarlo via «Riesci ad alzarti?» domandò poi con tono preoccupato, rivolgendosi al più vecchio.
Quest’ultimo avrebbe voluto risponderle di no, invece si limitò a cambiare argomento, temporeggiando nell’ammissione del suo problema.
«Vi avevo detto di proseguire! Perché siete tornati indietro così presto? Avete già recuperato il Siùgro?» domandò con tono curioso e di rimprovero insieme.
Brytha serrò la mandibola così forte da evidenziare i muscoli nel collo. Sollevò la mano libera e tirò un pugno nella spalla al suo maestro, mandandolo steso nella neve.
«Come ti permetti?!» ringhiò quest’ultimo con un verso di rabbia e dolore insieme, ma la Ysgr lo ghermì per il mantello e lo trasse di nuovo seduto con un gesto brusco.
«Non chiederò scusa per questo! Te lo sei meritato, anche se sei il mio maestro!» brontolò la ragazza, profondamente indignata «Pensavi per davvero che ti avrei abbandonato indietro senza sentirmi la coscienza sporca?! Siamo una squadra, Vornek. Non sei più da solo come una volta… e anche se me lo hai ordinato, io non posso lasciarti».
Brytha intrecciò le braccia nude e tornite sul torace e le sue guance si fecero paonazze.
«… sei troppo importante per me» aggiunse a voce decisamente più bassa, in modo che potesse udirla solo lui.
Vornek arrossì a sua volta, capendo quanto fosse stato stupido da parte sua aver rifiutato il suo aiuto. La sua stupida convinzione di dover proteggere Brytha ad ogni costo perché giovane in paragone alla sua età era del tutto errata. Senza che lui se ne accorgesse, la piccola Ysgr che aveva istruito alla caccia nei luoghi più impervi di Maestwyll era cresciuta abbastanza da potergli tenere testa senza problemi - e non solo.
I loro sguardi rimasero ancorati per lunghi istanti; tuttavia, il Bryntal non era esattamente un tipo sentimentale, per cui appena si rese conto che la cosa stava protraendosi e diventando imbarazzante decise di spezzare il legame.
«Puoi… aiutarmi a rimettermi in piedi? Comincia a fare freddo nella neve...» chiese, sviando gli occhi e tendendo il braccio del tutto sano nella sua direzione.
Brytha comprese che aveva capito la lezione, anche se non l’avrebbe mai ammesso pubblicamente. Già così però le era sufficiente.
Afferrò saldamente il suo avambraccio e lo aiutò ad issarsi di nuovo in piedi.
«Quando avete finito di far sssalotto, Vornek potrebbe aiutarmi a ssscuoiare quesssti ssstronzetti pelosi» intervenne Sriass, distogliendo l’attenzione dei due dal loro momento.
Cyran e Sriass erano vicini a pochi metri da loro, dove avevano radunato i corpi massacrati e inerti degli Hàis.
«È po-possibile farci dei copristivali?» domandò il Phydre’ori con una punta d’eccitazione nella voce, scuotendo a mezz’aria una creatura che aveva in mano.
Il Bryntal avanzò zoppicando verso di loro, con Brytha prudentemente al suo fianco. La sua apprendista aveva ragione: adesso faceva parte di una squadra. Doveva abbandonare il suo modo di pensare in singolo e cominciare a valutare i punti di forza e debolezza che avevano tutti assieme.
«Certo! Basta scuoiarli come si deve» esordì in tono autorevole e competente «Innanzitutto, non impugnare quel pugnale come una mannaia, Sriass. Serve precisione, non puoi affettare pelliccia dove capita!» soggiunse, prima di lanciarsi in una dettagliata descrizione della modalità più efficace per raccogliere la pelliccia di Hàis.
Tutti e tre i suoi ascoltatori pendevano dalle sue labbra mentre spiegava, e la cosa lo fece sentire incredibilmente bene, utile e apprezzato nonostante la sua pessima performance in combattimento.
A quel punto nessuno sentiva più l’urgenza di arrivare al Siùgro in tutta fretta, nemmeno Cyran. L’importante era arrivarci tutti insieme.

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