Caramelle colorate
Jul. 28th, 2011 08:33 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Caramelle colorate
Rating: Verde
Genere: Comico, Romantico
Personaggi: Alice Liddell, Peter White
Wordcount: 1266 (
fiumidiparole)
Prompt: 25 Senses: Taste / 015. Colorful Candies @
casti_puri
Note: Het one-sided
Peter era un tipo insistente e lei doveva trovare il modo di distrarlo per fargli lasciare la presa sulla sua mano, ma non le veniva in mente niente: era Peter White. Era praticamente impossibile che si distraesse dalla sua amata quando ce l'aveva a pochi centimetri da sé - con sommo dispiacere di quest'ultima.
Mentre cercava un diversivo, si sfiorò la tasca del vestito e si rese conto di avere qualcosa in tasca.
Incuriosita dalla scoperta, v'infilò una mano, trovando un sacchettino di tessuto morbido che estrasse in parte per esaminare: era il sacchettino in cui solitamente teneva le caramelle che amava mangiare nel giardino di casa sua, mentre leggeva. Il tessuto era azzurro e talmente sottile da lasciare intravedere i colori accesi e vivaci delle piccole caramelline sferiche.
Si sorprese d'essersele portate appresso per tutto quel tempo senza rendersene conto, ma fu anche felice di averle trovate proprio allora: potevano essere proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
«Ehi, Peter...» chiamò con voce candida.
Intrappolata nella stessa stanza - o, per dir meglio, lo stesso ripostiglio - con Peter White. Non era esattamente quello che più desiderava nella sua vita - anche se lui pareva di parere totalmente diverso, a giudicare dall'espressione beata e dalle guance rosse.
«Che bello! Da solo ed insieme ad Alice!» esclamò, le orecchie drizzate per l'esaltazione, muovendo su e giù le ginocchia piegate all'infuori del busto.
«Parla per te. Se siamo chiusi qui dentro è solamente colpa tua!» sibilò la ragazza, stringendosi le gambe al petto per ridurre la vicinanza con il primo ministro di Heart, mentre alla mente gli si affacciava di nuovo la sfortunata sequenza d'eventi che l'avevano condotta in quel ripostiglio angusto.
«Alice andiamo a fare una passeggiata nel giardino del castello!» esclamò Peter, sorridendole gioioso, stringendo le dita attorno alla sua mano, guidandola lungo il corridoio.
«Non tirarmi così» si lamentò la ragazza «E non tenermi per mano!».
Peter la ignorò completamente, perpetrando il contatto, estasiato dalla sua vicinanza a lui.
«Peter!» ripeté più forte, cercando di divincolarsi.
«Alice sei così cariiina!» constatò lui trasognato, sorridendole allegramente e con innocenza.
Lei arrossì.
«Non so come tu faccia a dire certe cose senza la minima vergogna...!» mormorò, deviando lo sguardo da lui e puntandolo sul pavimento.
«Perché ti amo, Alice!».
Gliel'aveva sentito ripetere talmente tante volte che aveva perso il conto. Peter era un tipo insistente e lei doveva trovare il modo di distrarlo per fargli lasciare la presa sulla sua mano, ma non le veniva in mente niente: era Peter White. Era praticamente impossibile che si distraesse dalla sua amata quando ce l'aveva a pochi centimetri da sé - con sommo dispiacere di quest'ultima.
Mentre cercava un diversivo, si sfiorò la tasca del vestito e si rese conto di avere qualcosa in tasca.
Incuriosita dalla scoperta, v'infilò una mano, trovando un sacchettino di tessuto morbido che estrasse in parte per esaminare: era il sacchettino in cui solitamente teneva le caramelle che amava mangiare nel giardino di casa sua, mentre leggeva. Il tessuto era azzurro e talmente sottile da lasciare intravedere i colori accesi e vivaci delle piccole caramelline sferiche.
Si sorprese d'essersele portate appresso per tutto quel tempo senza rendersene conto, ma fu anche felice di averle trovate proprio allora: potevano essere proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
«Ehi, Peter...» chiamò con voce candida.
«Sì, cara?» esclamò lui, voltandosi radioso a guardarla: era un piacere sentirle proferire il suo nome con quella voce.
La ragazza gli mostrò il sacchettino azzurro con l'espressione di chi ha un giocattolo particolarmente interessante che mostra per attirare l'attenzione, ma senza la minima intenzione di cederlo.
«Che cos'è...?!» domandò Peter, le orecchie che fremevano per la curiosità, piegandosi verso di esso: riusciva ad intravedere qualcosa di colorato all'interno, ma da lontano non capiva cosa fosse.
«Le mie caramelle» disse Alice «Ne vuoi una?» offrì un attimo dopo.
Peter sembrava alle porte del Paradiso.
«Una... caramella di Alice» sospirò, trasognato «Sì! Per favoreee!» acconsentì, allungando una mano verso il sacchetto.
Alice gli sorrise sorniona e l'allontanò. Le dita guantate del coniglio sfiorarono appena il tessuto e si chiusero sull'aria.
«Alice non essere cattiva...!» esclamò in tono vagamente lagnoso, allungandosi verso l'oggetto che Alice continuava ad allontanargli.
Indietreggiarono nel corridoio, avvicinandosi sempre di più alla parete, nella quale era incassata una porta chiusa.
Peter - con sollievo di Alice - aveva lasciato la sua mano, tutto preso dalla "caccia al sacchetto di caramelle", e alla fine aveva imprigionato la giovane Liddell contro l'uscio col proprio fisico.
«Daiii!» continuava ad esortarla.
La ragazza era letteralmente con le spalle al muro.
«Peteeer! Lasciami andare!» esclamò, cercando di sottrarsi a quella spiacevole situazione.
Tentò di scartare a destra, eluderlo e finalmente potersene andare, ma lui la bloccò con un'azione rapida: protese il braccio verso la porta con un impeto tale che, nell'appoggiarsi sulla maniglia, l'abbassò ed aprì inavvertitamente l'uscio.
Alice, sentendo venir meno il supporto alle sue spalle, cadde all'indietro e il coniglio le precipitò addosso.
Come se non bastasse, la porta si chiuse con un sonoro schianto - accompagnato da un poco simpatico rumore della serratura - decretando la loro prigionia.
La ragazza gridò per lo spavento di trovarsi catapultata a terra in quello che pareva essere un vecchio ripostiglio angusto e polveroso. Peter la guardò, il viso appoggiato poco sopra il suo seno.
«Alice sei davvero soffice!» commentò sorridendo, guadagnandosi un violento ceffone.
«Non fare commenti così ambigui!» esclamò paonazza Alice, puntellandosi sui gomiti e trascinandosi più indietro.
La stanza era fievolmente illuminata da una finestrella che si trovava fuori portata sia sua che del suo accompagnatore.
White, carponi, la guardava con l'espressione ferita e la mano sinistra sulla guancia offesa.
«Perché mi hai schiaffeggiato...? Ti ho solo fatto un complimento!» piagnucolò, offeso.
«Tsk, lascia perdere» sentenziò Alice risoluta «Piuttosto, come si esce di qui? Si sta stretti!».
Peter si volse all'indietro e guardò la porta chiusa.
«La serratura è difettosa e dall’interno non si può aprire, con o senza chiave. Siamo chiusi qui»
«CHE COSAAA?!».
«È solamente colpa tua se ci troviamo qui! Tua e di quelle caramelle» borbottò la ragazza rivolta al primo ministro, lietamente seduto a gambe incrociate accanto a lei. Si maledì da sola per la trovata che l’aveva portata in quel posto.
Lanciò un'occhiata di sbieco a White, che lui ignorò completamente, tutto preso dalle caramelline colorate che si rigirava tra le dita.
Se non altro aveva smesso di infastidirla, ed era già qualcosa.
«Mh, sono buone!» esclamò Peter, mangiandone una.
Si appoggiò contro la spalla di lei, posando il capo su di essa.
«Ehi!» si lamentò Alice, affibbiandogli un altro ceffone.
White si distaccò, dolorante, e le porse una caramella azzurra guardandola con occhi sofferenti a causa del nuovo dolore improvviso. Le orecchie erano piegate ai lati della sua testa in un atteggiamento che lo rendeva - nonostante la repulsione della Liddell nei confronti delle sue attenzioni morbose - carino.
Tanto carino da far uscire allo scoperto la sua "vera natura".
«Peter... posso toccarle...?» domandò, gli occhi che scintillavano, le mani che si avvicinavano sempre di più alle sue orecchie.
«Come...?» fece lui, mangiando una caramella «Certo, Alice...!» acconsentì poi.
La ragazza gli afferrò le orecchie ed iniziò a tirarle, accarezzandole con forza.
Il povero White si pentì di quella concessione quasi subito: non pensava certamente che la sua amata potesse diventare così cruenta.
«Ahiaaa! Alice smettila di tirareee! Mi fai male!» esclamò, trattenendo le sue povere orecchie doloranti, mentre Alice le carezzava senza il minimo tatto.
«Come sono soffici...! Lo sapevo, avrei dovuto farlo tanto tempo fa...!» sospirò la giovane Liddell.
Il coniglio non riusciva più a sopportare quel dolore alle orecchie, quanto di più sensibile aveva, perciò si alzò, cercando la salvezza nella differenza di altezza che intercorreva tra di loro.
Nell'alzarsi si ricordò di raccogliere le caramelle che gli aveva dato lei, come fossero qualcosa di prezioso per lui - quasi vitale.
Cominciò a picchiare con tutte le sue forze contro la porta chiusa, mentre la sua carnefice ed amata continuava senza posa ad infierire sulle sue orecchie martoriate.
Continuava a ripeterle che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla vicina, ma in quel momento avrebbe voluto avere a disposizione almeno qualche metro in più da mettere tra sé stesso e lei.
Continuò a prendere a pugni la porta finché questa non cedette sotto i suoi colpi, aprendosi di schianto.
I due caddero fuori, l'una addosso all'altro.
Peter si rialzò malamente, facendo rotolare Alice sul pavimento, poi se ne andò via correndo, le orecchie basse.
«S-scusami, amore mio, ma ho un impegno!».
La ragazza rimase a guardarlo, stupita.
«Sono... riuscita a farlo andare via! Evviva!» esultò, alzandosi e scuotendosi i vestiti.
«E ora... via da qui, prima che cambi idea e torni!» mormorò, allontanandosi nella direzione opposta a quella presa dal primo ministro.
«Tsk! E tutto questo per colpa della mia "brillante" idea di distrarlo con delle caramelline colorate. Devo smetterla con queste trovate quando ho a che fare con lui!» si rimproverò duramente.
Rating: Verde
Genere: Comico, Romantico
Personaggi: Alice Liddell, Peter White
Wordcount: 1266 (
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Prompt: 25 Senses: Taste / 015. Colorful Candies @
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Note: Het one-sided
Peter era un tipo insistente e lei doveva trovare il modo di distrarlo per fargli lasciare la presa sulla sua mano, ma non le veniva in mente niente: era Peter White. Era praticamente impossibile che si distraesse dalla sua amata quando ce l'aveva a pochi centimetri da sé - con sommo dispiacere di quest'ultima.
Mentre cercava un diversivo, si sfiorò la tasca del vestito e si rese conto di avere qualcosa in tasca.
Incuriosita dalla scoperta, v'infilò una mano, trovando un sacchettino di tessuto morbido che estrasse in parte per esaminare: era il sacchettino in cui solitamente teneva le caramelle che amava mangiare nel giardino di casa sua, mentre leggeva. Il tessuto era azzurro e talmente sottile da lasciare intravedere i colori accesi e vivaci delle piccole caramelline sferiche.
Si sorprese d'essersele portate appresso per tutto quel tempo senza rendersene conto, ma fu anche felice di averle trovate proprio allora: potevano essere proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
«Ehi, Peter...» chiamò con voce candida.
Intrappolata nella stessa stanza - o, per dir meglio, lo stesso ripostiglio - con Peter White. Non era esattamente quello che più desiderava nella sua vita - anche se lui pareva di parere totalmente diverso, a giudicare dall'espressione beata e dalle guance rosse.
«Che bello! Da solo ed insieme ad Alice!» esclamò, le orecchie drizzate per l'esaltazione, muovendo su e giù le ginocchia piegate all'infuori del busto.
«Parla per te. Se siamo chiusi qui dentro è solamente colpa tua!» sibilò la ragazza, stringendosi le gambe al petto per ridurre la vicinanza con il primo ministro di Heart, mentre alla mente gli si affacciava di nuovo la sfortunata sequenza d'eventi che l'avevano condotta in quel ripostiglio angusto.
«Alice andiamo a fare una passeggiata nel giardino del castello!» esclamò Peter, sorridendole gioioso, stringendo le dita attorno alla sua mano, guidandola lungo il corridoio.
«Non tirarmi così» si lamentò la ragazza «E non tenermi per mano!».
Peter la ignorò completamente, perpetrando il contatto, estasiato dalla sua vicinanza a lui.
«Peter!» ripeté più forte, cercando di divincolarsi.
«Alice sei così cariiina!» constatò lui trasognato, sorridendole allegramente e con innocenza.
Lei arrossì.
«Non so come tu faccia a dire certe cose senza la minima vergogna...!» mormorò, deviando lo sguardo da lui e puntandolo sul pavimento.
«Perché ti amo, Alice!».
Gliel'aveva sentito ripetere talmente tante volte che aveva perso il conto. Peter era un tipo insistente e lei doveva trovare il modo di distrarlo per fargli lasciare la presa sulla sua mano, ma non le veniva in mente niente: era Peter White. Era praticamente impossibile che si distraesse dalla sua amata quando ce l'aveva a pochi centimetri da sé - con sommo dispiacere di quest'ultima.
Mentre cercava un diversivo, si sfiorò la tasca del vestito e si rese conto di avere qualcosa in tasca.
Incuriosita dalla scoperta, v'infilò una mano, trovando un sacchettino di tessuto morbido che estrasse in parte per esaminare: era il sacchettino in cui solitamente teneva le caramelle che amava mangiare nel giardino di casa sua, mentre leggeva. Il tessuto era azzurro e talmente sottile da lasciare intravedere i colori accesi e vivaci delle piccole caramelline sferiche.
Si sorprese d'essersele portate appresso per tutto quel tempo senza rendersene conto, ma fu anche felice di averle trovate proprio allora: potevano essere proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento.
«Ehi, Peter...» chiamò con voce candida.
«Sì, cara?» esclamò lui, voltandosi radioso a guardarla: era un piacere sentirle proferire il suo nome con quella voce.
La ragazza gli mostrò il sacchettino azzurro con l'espressione di chi ha un giocattolo particolarmente interessante che mostra per attirare l'attenzione, ma senza la minima intenzione di cederlo.
«Che cos'è...?!» domandò Peter, le orecchie che fremevano per la curiosità, piegandosi verso di esso: riusciva ad intravedere qualcosa di colorato all'interno, ma da lontano non capiva cosa fosse.
«Le mie caramelle» disse Alice «Ne vuoi una?» offrì un attimo dopo.
Peter sembrava alle porte del Paradiso.
«Una... caramella di Alice» sospirò, trasognato «Sì! Per favoreee!» acconsentì, allungando una mano verso il sacchetto.
Alice gli sorrise sorniona e l'allontanò. Le dita guantate del coniglio sfiorarono appena il tessuto e si chiusero sull'aria.
«Alice non essere cattiva...!» esclamò in tono vagamente lagnoso, allungandosi verso l'oggetto che Alice continuava ad allontanargli.
Indietreggiarono nel corridoio, avvicinandosi sempre di più alla parete, nella quale era incassata una porta chiusa.
Peter - con sollievo di Alice - aveva lasciato la sua mano, tutto preso dalla "caccia al sacchetto di caramelle", e alla fine aveva imprigionato la giovane Liddell contro l'uscio col proprio fisico.
«Daiii!» continuava ad esortarla.
La ragazza era letteralmente con le spalle al muro.
«Peteeer! Lasciami andare!» esclamò, cercando di sottrarsi a quella spiacevole situazione.
Tentò di scartare a destra, eluderlo e finalmente potersene andare, ma lui la bloccò con un'azione rapida: protese il braccio verso la porta con un impeto tale che, nell'appoggiarsi sulla maniglia, l'abbassò ed aprì inavvertitamente l'uscio.
Alice, sentendo venir meno il supporto alle sue spalle, cadde all'indietro e il coniglio le precipitò addosso.
Come se non bastasse, la porta si chiuse con un sonoro schianto - accompagnato da un poco simpatico rumore della serratura - decretando la loro prigionia.
La ragazza gridò per lo spavento di trovarsi catapultata a terra in quello che pareva essere un vecchio ripostiglio angusto e polveroso. Peter la guardò, il viso appoggiato poco sopra il suo seno.
«Alice sei davvero soffice!» commentò sorridendo, guadagnandosi un violento ceffone.
«Non fare commenti così ambigui!» esclamò paonazza Alice, puntellandosi sui gomiti e trascinandosi più indietro.
La stanza era fievolmente illuminata da una finestrella che si trovava fuori portata sia sua che del suo accompagnatore.
White, carponi, la guardava con l'espressione ferita e la mano sinistra sulla guancia offesa.
«Perché mi hai schiaffeggiato...? Ti ho solo fatto un complimento!» piagnucolò, offeso.
«Tsk, lascia perdere» sentenziò Alice risoluta «Piuttosto, come si esce di qui? Si sta stretti!».
Peter si volse all'indietro e guardò la porta chiusa.
«La serratura è difettosa e dall’interno non si può aprire, con o senza chiave. Siamo chiusi qui»
«CHE COSAAA?!».
«È solamente colpa tua se ci troviamo qui! Tua e di quelle caramelle» borbottò la ragazza rivolta al primo ministro, lietamente seduto a gambe incrociate accanto a lei. Si maledì da sola per la trovata che l’aveva portata in quel posto.
Lanciò un'occhiata di sbieco a White, che lui ignorò completamente, tutto preso dalle caramelline colorate che si rigirava tra le dita.
Se non altro aveva smesso di infastidirla, ed era già qualcosa.
«Mh, sono buone!» esclamò Peter, mangiandone una.
Si appoggiò contro la spalla di lei, posando il capo su di essa.
«Ehi!» si lamentò Alice, affibbiandogli un altro ceffone.
White si distaccò, dolorante, e le porse una caramella azzurra guardandola con occhi sofferenti a causa del nuovo dolore improvviso. Le orecchie erano piegate ai lati della sua testa in un atteggiamento che lo rendeva - nonostante la repulsione della Liddell nei confronti delle sue attenzioni morbose - carino.
Tanto carino da far uscire allo scoperto la sua "vera natura".
«Peter... posso toccarle...?» domandò, gli occhi che scintillavano, le mani che si avvicinavano sempre di più alle sue orecchie.
«Come...?» fece lui, mangiando una caramella «Certo, Alice...!» acconsentì poi.
La ragazza gli afferrò le orecchie ed iniziò a tirarle, accarezzandole con forza.
Il povero White si pentì di quella concessione quasi subito: non pensava certamente che la sua amata potesse diventare così cruenta.
«Ahiaaa! Alice smettila di tirareee! Mi fai male!» esclamò, trattenendo le sue povere orecchie doloranti, mentre Alice le carezzava senza il minimo tatto.
«Come sono soffici...! Lo sapevo, avrei dovuto farlo tanto tempo fa...!» sospirò la giovane Liddell.
Il coniglio non riusciva più a sopportare quel dolore alle orecchie, quanto di più sensibile aveva, perciò si alzò, cercando la salvezza nella differenza di altezza che intercorreva tra di loro.
Nell'alzarsi si ricordò di raccogliere le caramelle che gli aveva dato lei, come fossero qualcosa di prezioso per lui - quasi vitale.
Cominciò a picchiare con tutte le sue forze contro la porta chiusa, mentre la sua carnefice ed amata continuava senza posa ad infierire sulle sue orecchie martoriate.
Continuava a ripeterle che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla vicina, ma in quel momento avrebbe voluto avere a disposizione almeno qualche metro in più da mettere tra sé stesso e lei.
Continuò a prendere a pugni la porta finché questa non cedette sotto i suoi colpi, aprendosi di schianto.
I due caddero fuori, l'una addosso all'altro.
Peter si rialzò malamente, facendo rotolare Alice sul pavimento, poi se ne andò via correndo, le orecchie basse.
«S-scusami, amore mio, ma ho un impegno!».
La ragazza rimase a guardarlo, stupita.
«Sono... riuscita a farlo andare via! Evviva!» esultò, alzandosi e scuotendosi i vestiti.
«E ora... via da qui, prima che cambi idea e torni!» mormorò, allontanandosi nella direzione opposta a quella presa dal primo ministro.
«Tsk! E tutto questo per colpa della mia "brillante" idea di distrarlo con delle caramelline colorate. Devo smetterla con queste trovate quando ho a che fare con lui!» si rimproverò duramente.