Strumenti di tortura
Jan. 5th, 2011 02:44 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Strumenti di tortura
Rating: Giallo
Genere: Dark, Horror, Malinconico
Wordcount: 139 (
fiumidiparole)
Leyla viveva sul fondo di un pozzo, abbandonata e sola.
La sua unica, silente compagna era una bambola di pezza rattoppata che guardava il piccolo mondo soffocante che aveva attorno attraverso un'ametista e un lapislazzulo.
Leyla viveva sul fondo di un pozzo, abbandonata e sola.
La sua unica, silente compagna era una bambola di pezza rattoppata che guardava il piccolo mondo soffocante che aveva attorno attraverso un’ametista e un lapislazzulo.
Leyla viveva di caramelle e sangue fresco. Il suo.
Le sue braccia erano sfregiate da cicatrici di vecchie e innumerevoli ferite slabbrate che si era procurata da sola coi pezzi di vetro che erano le sue mani, incapace per la sua condizione di mietere vittime al di fuori di sé.
I suoi occhi erano azzurri e trasparenti e vitrei, i suoi capelli una cascata di cristalline schegge affilate.
Il suo corpo bramava carne umana, la sua mente era una macchina progettata per uccidere, le sue mani erano semplici strumenti di tortura.
«Lacie...» diceva sempre alla sua bambola, ogni giorno, guardandola con falsa innocenza «Quand’è che potrò finalmente uccidere...?».
Rating: Giallo
Genere: Dark, Horror, Malinconico
Wordcount: 139 (
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Leyla viveva sul fondo di un pozzo, abbandonata e sola.
La sua unica, silente compagna era una bambola di pezza rattoppata che guardava il piccolo mondo soffocante che aveva attorno attraverso un'ametista e un lapislazzulo.
Leyla viveva sul fondo di un pozzo, abbandonata e sola.
La sua unica, silente compagna era una bambola di pezza rattoppata che guardava il piccolo mondo soffocante che aveva attorno attraverso un’ametista e un lapislazzulo.
Leyla viveva di caramelle e sangue fresco. Il suo.
Le sue braccia erano sfregiate da cicatrici di vecchie e innumerevoli ferite slabbrate che si era procurata da sola coi pezzi di vetro che erano le sue mani, incapace per la sua condizione di mietere vittime al di fuori di sé.
I suoi occhi erano azzurri e trasparenti e vitrei, i suoi capelli una cascata di cristalline schegge affilate.
Il suo corpo bramava carne umana, la sua mente era una macchina progettata per uccidere, le sue mani erano semplici strumenti di tortura.
«Lacie...» diceva sempre alla sua bambola, ogni giorno, guardandola con falsa innocenza «Quand’è che potrò finalmente uccidere...?».