"Distruzione", dici...?
Sep. 2nd, 2011 01:07 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: “Distruzione”, dici...?
Rating: Verde
Genere: Comico, Generale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 791 (
fiumidiparole)
Prompt: Gita scolastica di (d)istruzione by
xshade_shinra
Figurarsi se gli insegnanti si facevano impietosire dal patetico spettacolo di venticinque studenti che arrancavano come morti viventi alle sette di sera per le strade della capitale d’Inghilterra diretti verso l’hotel dove alloggiavano, mossi solamente dall’allettante prospettiva di una doccia calda ed un letto dove poter finalmente dormire.
Una gita scolastica era e rimaneva una gita fatta a fine d’istruzione. Il riposo vero e proprio potevano concederselo solo al rientro all’hotel, non in città.
«Con tutte le cose che ci sono da vedere, vi pare il caso di riposarsi?! Forza, sfaticati!» aveva continuato a ripeter loro l’insegnante di Storia con voce petulante. Era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Solo a ripensarci, ad Arthur ribolliva ancora il sangue nelle vene.
Erano stati in giro per Londra per tutta la giornata. Una specie di suicidio, anche tenendo in considerazione il fatto che le distanze veramente grandi - tipo gli spostamenti da un capo all’altro della città - le avevano percorse in metropolitana.
Lui ci aveva vissuto fin da bambino finché non si era trasferito altrove cinque anni prima, per cui doveva essere abituato a percorrere quelli che dovevano essere chilometri a piedi, e invece no. Si era sempre fatto scarrozzare in giro, un comportamento degno del più viziato figlio della regina, perciò non era affatto abituato a camminare a lungo.
Conosceva a menadito ogni via, vicolo e stradicciola, ma la differenza tra il percorrerle a piedi e in macchina era abissale.
Ma figurarsi se gli insegnanti si facevano impietosire dal patetico spettacolo di venticinque studenti che arrancavano come morti viventi alle sette di sera per le strade della capitale d’Inghilterra diretti verso l’hotel dove alloggiavano, mossi solamente dall’allettante prospettiva di una doccia calda ed un letto dove poter finalmente dormire.
Una gita scolastica era e rimaneva una gita fatta a fine d’istruzione. Il riposo vero e proprio potevano concederselo solo al rientro all’hotel, non in città.
«Con tutte le cose che ci sono da vedere, vi pare il caso di riposarsi?! Forza, sfaticati!» aveva continuato a ripeter loro l’insegnante di Storia con voce petulante. Era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Solo a ripensarci, ad Arthur ribolliva ancora il sangue nelle vene.
Finalmente era nella sua stanza d'hotel, dopo aver cenato ed essersi concesso una lunga doccia calda che aveva giovato indescrivibilmente alle sue gambe stanche, eppure non poteva riposare.
Non ci riusciva, col russare del suo fastidioso compagno di stanza.
Di tutta la classe, doveva finire in camera proprio con Alfred...?
Kirkland si girò su un fianco, dando le spalle al compagno, tirandosi le coperte fin sopra la testa nell’inutile tentativo di non sentirlo.
Mentre lo ascoltava russare non riusciva a far altro che pensare a lui e ai suoi rozzi modi di comportarsi a tavola: quella sera aveva mangiato esageratamente ed in un modo che giudicare solo "volgare" era riduttivo.
Persino il loro l'insegnante di Inglese - che era tutto meno che suscettibile - gli aveva chiesto di mangiare con migliori maniere, purtroppo senza sortire il minimo effetto.
Per fortuna, al loro rientro in camera, aveva occupato la doccia solamente per pochi minuti, per poi lasciarla completamente a disposizione dell’altro mentre andava ad infilarsi il pigiama coi capelli ancora bagnati.
Quando il britannico era uscito dalla doccia, l'americano dormiva già profondamente.
Sentì Alfred girarsi nel letto.
In quel momento Kirkland invidiava ardentemente quel vanitoso di Francis, cui era capitata la fortuna di dormire in stanza con Matthew. Quel ragazzo era talmente timido e riservato che quasi non se ne avvertiva la presenza.
Se solo Alfred fosse stato come lui...!
Jones russò momentaneamente più forte.
Arthur sospirò: doveva trovare il modo d'ignorarlo e dormire. L'indomani avrebbero continuato a girare Londra e non aveva intenzione di collassare in mezzo alla strada per colpa di quell'imbecille.
Chiuse gli occhi e si sforzò d'ignorarlo.
«Dai, Arthur, dormi...!».
«Yaaaaawn, che dormita!» esclamò Alfred soddisfatto, mettendosi seduto e stiracchiandosi, lasciandosi cadere le coperte in grembo, cosicché il disegno di un pupazzo travestito da supereroe con la scritta “Hero!” affianco che aveva ricamato sulla maglia rimanesse scoperto.
Zittì la sveglia del cellulare e subito spostò lo sguardo verso il letto alla sua sinistra, assumendo un'espressione sorpresa: Arthur dormiva ancora profondamente, sdraiato prono sotto le coperte in una posizione piuttosto contorta, con la faccia quasi completamente affondata nel cuscino e la bocca aperta. I capelli biondi erano più arruffati del normale.
Curioso che stesse ancora dormendo: si aspettava di svegliarsi e trovarlo già vestito di tutto punto.
Comunque, era l'ora di alzarsi per tutti e due: di lì a mezz'ora ci sarebbe stata la colazione - aveva regolato appositamente la sveglia per poter dormire il più a lungo possibile e potersi poi preparare per affrontare il resto della giornata.
«Ehiiiii, Arthur! Svegliati!» chiamò ad alta voce, alzandosi dal letto.
«Arthuuur!» insistette, avvicinandosi al compagno, scuotendolo per le spalle.
Quest'ultimo finalmente si svegliò, ma non appena desto gli rivolse una sinistra e minacciosa occhiata torva, resa ancor più cupa dalle occhiaie comparsegli sotto le palpebre.
«E-ehi, perché quella faccia?» domandò l'americano, intimidito «E perché hai quelle occhiaie?» chiese ancora, stavolta con un po' più di brio.
Kirkland si astenne per un soffio dal mandarlo a quel paese: era riuscito a prendere sonno solo dopo le una e mezzo e non aveva dormito che per circa cinque o sei ore.
Troppo poco perché potesse sostenere un altro giro come quello del giorno prima.
Sospirò, rassegnato: quella appena trascorsa era solamente la prima di sette notti a Londra.
Per gli altri quella sarebbe stata solamente l'ennesima gita scolastica d'istruzione, ma per lui - date le brillanti premesse - sarebbe stata soltanto una gita scolastica di distruzione.
Sua e dei suoi poveri nervi.
Rating: Verde
Genere: Comico, Generale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
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Prompt: Gita scolastica di (d)istruzione by
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Figurarsi se gli insegnanti si facevano impietosire dal patetico spettacolo di venticinque studenti che arrancavano come morti viventi alle sette di sera per le strade della capitale d’Inghilterra diretti verso l’hotel dove alloggiavano, mossi solamente dall’allettante prospettiva di una doccia calda ed un letto dove poter finalmente dormire.
Una gita scolastica era e rimaneva una gita fatta a fine d’istruzione. Il riposo vero e proprio potevano concederselo solo al rientro all’hotel, non in città.
«Con tutte le cose che ci sono da vedere, vi pare il caso di riposarsi?! Forza, sfaticati!» aveva continuato a ripeter loro l’insegnante di Storia con voce petulante. Era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Solo a ripensarci, ad Arthur ribolliva ancora il sangue nelle vene.
Erano stati in giro per Londra per tutta la giornata. Una specie di suicidio, anche tenendo in considerazione il fatto che le distanze veramente grandi - tipo gli spostamenti da un capo all’altro della città - le avevano percorse in metropolitana.
Lui ci aveva vissuto fin da bambino finché non si era trasferito altrove cinque anni prima, per cui doveva essere abituato a percorrere quelli che dovevano essere chilometri a piedi, e invece no. Si era sempre fatto scarrozzare in giro, un comportamento degno del più viziato figlio della regina, perciò non era affatto abituato a camminare a lungo.
Conosceva a menadito ogni via, vicolo e stradicciola, ma la differenza tra il percorrerle a piedi e in macchina era abissale.
Ma figurarsi se gli insegnanti si facevano impietosire dal patetico spettacolo di venticinque studenti che arrancavano come morti viventi alle sette di sera per le strade della capitale d’Inghilterra diretti verso l’hotel dove alloggiavano, mossi solamente dall’allettante prospettiva di una doccia calda ed un letto dove poter finalmente dormire.
Una gita scolastica era e rimaneva una gita fatta a fine d’istruzione. Il riposo vero e proprio potevano concederselo solo al rientro all’hotel, non in città.
«Con tutte le cose che ci sono da vedere, vi pare il caso di riposarsi?! Forza, sfaticati!» aveva continuato a ripeter loro l’insegnante di Storia con voce petulante. Era la scusa più stupida che avesse mai sentito.
Solo a ripensarci, ad Arthur ribolliva ancora il sangue nelle vene.
Finalmente era nella sua stanza d'hotel, dopo aver cenato ed essersi concesso una lunga doccia calda che aveva giovato indescrivibilmente alle sue gambe stanche, eppure non poteva riposare.
Non ci riusciva, col russare del suo fastidioso compagno di stanza.
Di tutta la classe, doveva finire in camera proprio con Alfred...?
Kirkland si girò su un fianco, dando le spalle al compagno, tirandosi le coperte fin sopra la testa nell’inutile tentativo di non sentirlo.
Mentre lo ascoltava russare non riusciva a far altro che pensare a lui e ai suoi rozzi modi di comportarsi a tavola: quella sera aveva mangiato esageratamente ed in un modo che giudicare solo "volgare" era riduttivo.
Persino il loro l'insegnante di Inglese - che era tutto meno che suscettibile - gli aveva chiesto di mangiare con migliori maniere, purtroppo senza sortire il minimo effetto.
Per fortuna, al loro rientro in camera, aveva occupato la doccia solamente per pochi minuti, per poi lasciarla completamente a disposizione dell’altro mentre andava ad infilarsi il pigiama coi capelli ancora bagnati.
Quando il britannico era uscito dalla doccia, l'americano dormiva già profondamente.
Sentì Alfred girarsi nel letto.
In quel momento Kirkland invidiava ardentemente quel vanitoso di Francis, cui era capitata la fortuna di dormire in stanza con Matthew. Quel ragazzo era talmente timido e riservato che quasi non se ne avvertiva la presenza.
Se solo Alfred fosse stato come lui...!
Jones russò momentaneamente più forte.
Arthur sospirò: doveva trovare il modo d'ignorarlo e dormire. L'indomani avrebbero continuato a girare Londra e non aveva intenzione di collassare in mezzo alla strada per colpa di quell'imbecille.
Chiuse gli occhi e si sforzò d'ignorarlo.
«Dai, Arthur, dormi...!».
«Yaaaaawn, che dormita!» esclamò Alfred soddisfatto, mettendosi seduto e stiracchiandosi, lasciandosi cadere le coperte in grembo, cosicché il disegno di un pupazzo travestito da supereroe con la scritta “Hero!” affianco che aveva ricamato sulla maglia rimanesse scoperto.
Zittì la sveglia del cellulare e subito spostò lo sguardo verso il letto alla sua sinistra, assumendo un'espressione sorpresa: Arthur dormiva ancora profondamente, sdraiato prono sotto le coperte in una posizione piuttosto contorta, con la faccia quasi completamente affondata nel cuscino e la bocca aperta. I capelli biondi erano più arruffati del normale.
Curioso che stesse ancora dormendo: si aspettava di svegliarsi e trovarlo già vestito di tutto punto.
Comunque, era l'ora di alzarsi per tutti e due: di lì a mezz'ora ci sarebbe stata la colazione - aveva regolato appositamente la sveglia per poter dormire il più a lungo possibile e potersi poi preparare per affrontare il resto della giornata.
«Ehiiiii, Arthur! Svegliati!» chiamò ad alta voce, alzandosi dal letto.
«Arthuuur!» insistette, avvicinandosi al compagno, scuotendolo per le spalle.
Quest'ultimo finalmente si svegliò, ma non appena desto gli rivolse una sinistra e minacciosa occhiata torva, resa ancor più cupa dalle occhiaie comparsegli sotto le palpebre.
«E-ehi, perché quella faccia?» domandò l'americano, intimidito «E perché hai quelle occhiaie?» chiese ancora, stavolta con un po' più di brio.
Kirkland si astenne per un soffio dal mandarlo a quel paese: era riuscito a prendere sonno solo dopo le una e mezzo e non aveva dormito che per circa cinque o sei ore.
Troppo poco perché potesse sostenere un altro giro come quello del giorno prima.
Sospirò, rassegnato: quella appena trascorsa era solamente la prima di sette notti a Londra.
Per gli altri quella sarebbe stata solamente l'ennesima gita scolastica d'istruzione, ma per lui - date le brillanti premesse - sarebbe stata soltanto una gita scolastica di distruzione.
Sua e dei suoi poveri nervi.