Rinnovo guardaroba
Oct. 1st, 2011 11:28 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Rinnovo guardaroba
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 1487 (
fiumidiparole)
Prompt: 50 Places / 026. Camerino (di un negozio) @
kinks_pervs
Note: AU, Biting, Lemon, accenni a Self!love, Yaoi
«Mmh, che carino...!» esclamò, malizioso «Però quei pantaloni dovrebbero essere un po' più stretti» constatò, lanciando un'occhiata eloquente alle sue "parti basse".
Era palese il suo interesse a vedere quella parte del suo corpo priva di rivestimenti.
Inghilterra arrossì violentemente, voltandosi verso di lui - che nel frattempo era entrato e si era chiuso dietro l'anta.
«Smettila con queste constatazioni da depravato! Se ci sentisse qualcuno?» sbottò il britannico, irritato.
«Rinnovo del guardaroba» borbottò Inghilterra, imitando il modo di fare e l'atteggiamento frivolo ed altezzoso del suo accompagnatore «Non mi vesto male, io! Perché mi ha costretto a venire qui?!» sbottò, seccato, mentre si provava l'ennesimo completo.
Giacche di diversi colori e fatture - anche se tutte innegabilmente eleganti - camicie bianche di seta, gilet e pantaloni di svariati colori. C'era un po' di tutto appeso ad una moltitudine impressionante di grucce che il biondo aveva attaccato alle sottili pareti divisorie del camerino.
Ovunque regnava un caos d'abiti. L'unica cosa rimasta completamente intoccata era lo specchio opposto alla porta, nel quale Kirkland si stava specchiando, soppesando quanto bene o meno gli stesse l'abito che attualmente aveva addosso.
«Inghilterra io sono qui fuori e sento. E comunque, non è un rinnovo completo, ma solo dei vestiti per le occasioni» fu la replica che ricevette dall'esterno, mentre la porta del camerino si apriva alle spalle dell'inglese e Francis appariva sulla soglia.
Bonnefoy si fermò sull'uscio e lo squadrò da capo a piedi, inarcando un sopracciglio con fare stuzzicante.
«Mmh, che carino...!» esclamò, malizioso «Però quei pantaloni dovrebbero essere un po' più stretti» constatò, lanciando un'occhiata eloquente alle sue "parti basse".
Era palese il suo interesse a vedere quella parte del suo corpo priva di rivestimenti.
Inghilterra arrossì violentemente, voltandosi verso di lui - che nel frattempo era entrato e si era chiuso dietro l'anta.
«Smettila con queste constatazioni da depravato! Se ci sentisse qualcuno?» sbottò il britannico, irritato.
Ancora non voleva declamare al mondo il suo essere gay, contrariamente a quanto Francia aveva sempre fatto e continuava a fare senza il minimo problema.
«E allora? Che problema c'è? Se ci sentono meglio per loro» rispose Bonnefoy, avvicinandosi al compagno nello stretto spazio del camerino, allungando una mano a palpargli in modo deciso una chiappa.
Arthur ricevette un sorriso smagliante mentre non desiderava altro che prenderlo a schiaffi: toccarlo così esplicitamente in un luogo pubblico come poteva essere un camerino...! E se qualcuno li avesse visti?!
«Ohi, smettila!» esclamò a bassa voce, ma si bloccò quando sentì una mano dell'altro avventurarsi oltre il bordo dei pantaloni dell'ultimo abito in prova e tra le sue natiche.
Arthur sobbalzò sentendo le sue dita addentrarsi pian piano, strisciando, poi indice e medio si piegarono, affondando dentro di lui.
Kirkland si morse un labbro trattenendo un lungo gemito che li avrebbe senz'altro fatti scoprire - oltre ad una serie impressionante d'insulti ed invettive.
Da una parte avrebbe voluto ucciderlo, ma dall'altra voleva che quelle due dita andassero un po' più dentro.
Arretrò, cercando di metterlo in condizioni tali da fargli ritrarre la mano, ma quando arrivò a ridosso dello specchio ci si strusciò contro, ondeggiando.
«Basta... maledizione, smettila! Non... si può qui» sussurrò con un fil di voce, pregando che non lo sentisse nessuno e che per una volta perlomeno nella sua vita Francis gli desse ascolto.
«Non c'è nessuno qui intorno, quindi non c'è da preoccuparsi» borbottò il francese «Per cui puoi anche abbandonarti. Ti conosco abbastanza per sapere che ti piace questo genere di cose» aggiunse, muovendo un po' di più le dita.
Per quanto continuasse a dargli del depravato e del subdolo, lui stesso aveva in sé un lato che non era da meno: il pervertito che c'era in lui di solito tendeva ad essere soppresso dal raziocinio in luoghi pubblici, ma in quel momento quella parte di sé stava emergendo prepotentemente e stava avendo la meglio sulla ragione.
Era inutile negare che a quel pervertito quel che Bonnefoy stava facendo piaceva.
L’inglese si voltò e si abbandonò contro lo specchio, ansimando e gemendo, la fronte premuta contro la lastra, sussurrando: «Sì... lo voglio... più giù e... owww là, sì, dentro... mmmh».
Sentì improvvisamente il bisogno di liberarsi dei pantaloni e così fece. Mentre si piegava un po' per abbassarli, Francia sorrise e spinse le dita un po' più dentro - compito facilitatogli enormemente dal cambio di postura.
Inghilterra premette le dita sullo specchio, piegandole a pugno mentre chinava la testa stringendo i denti.
Francia lo sentì lasciarsi sfuggire un bassissimo e tenue «Oh, my God...!» d'evidente piacere.
Una volta sfilati i calzari, si rimise in piedi con indosso solamente i suoi boxer con la bandiera britannica, al cui cavallo era ben visibile un gonfiore ed una sporgenza non da poco.
Francis gli infilò la mano lì e gli strinse il sesso, lo toccò, l'accarezzò.
Arthur ululò sottovoce, sudando e agitandosi.
Lo stava odiando per il piacere che gli stava dando e la figura del pervertito che gli stava facendo fare, però non riusciva a controllarsi abbastanza da farglielo presente con quelle due dita prepotentemente infilate nel fondoschiena, che stavano facendo così dannatamente bene il loro lavoro.
Ancora un po' e avrebbe raggiunto l'orgasmo.
Continuamente controllava il riflesso della porta nello specchio, angosciato dall'eventualità che qualcuno aprisse quella maledetta porta e li beccasse. Quando servivano chiavi e serrature non c’erano mai.
«Francia, finiscila...» borbottò Inghilterra, quando lo sentì affondare di più «S-smettila» ribadì cercando di essere dare un’inflessione più ferma alla voce, ma dandogli solamente un’impronta di lussuria e desiderio.
Francis lo ignorò.
«Non verrà nessuno» ripeté il francese.
«Non è per quello» replicò l'inglese.
Si fece forza e si girò, aderendo con la schiena allo specchio, attirando a sé l'altro, sganciandogli i pantaloni e tirandoli giù. Poi fu il turno delle mutande.
Infine, Bonnefoy rimase nudo dalla cintura in giù ed Arthur poté constatare coi propri occhi che anche lui era parecchio eccitato.
Con uno sforzo di volontà riuscì a togliergli quella mano dal suo sedere e voltarlo.
Kirkland si abbassò le mutande e allargò le gambe, costringendo il partner ad accomodarcisi.
«Oh, capisco... allora vuoi fare sul serio» commentò.
Si scostò leggermente, piegandosi in avanti, allargandosi le natiche con due dita in un chiaro invito ad entrargli dentro.
Inghilterra non si fece certo pregare e lo penetrò senza mezzi termini.
Francis si alzò e si addossò contro di lui, facendo sì che il suo fondoschiena aderisse alla sua zona inguinale il più possibile.
Inghilterra si spingeva dentro poderoso, dando origine ad un doloroso piacere che fece tremare il francese, che si lasciò sfuggire un impercettibile e roco gemito. Ondeggiò col bacino, rispondendo alle spinte del britannico meglio che poté, mentre l'altro si faceva prepotentemente strada in lui.
Se fossero stati da soli, magari in una camera da letto, non si sarebbe certo risparmiato nel gridare quanto quel momento fosse dannatamente appagante, ma se li avessero sentiti gli altri clienti - anche se ben lontani dall'angolo camerini - sicuramente li avrebbero interrotti e chissà in che modo li avrebbero cacciati dal negozio.
Farsi penetrare da Inghilterra era una cosa che mandava in estasi Francia: era meraviglioso sentire il suo pene gonfio e rigido spingersi tra le sue natiche.
«Avanti, dillo che stai godendo» gli intimò a bassa voce Kirkland, leccandogli il margine di un lobo per poi mordicchiarlo.
Sembrava sorprendentemente orgoglioso del suo modo di sottometterlo mentre facevano sesso; ormai però era diventato quasi un obbligo il non soddisfare immediatamente quella richiesta.
«So che puoi far di meglio» lo punzecchiò Bonnefoy, ghignando.
Arthur lo morse alla base del collo. Il dolore si andò a mescolare al piacere della penetrazione, eccitandolo ancor di più. Una mano dell'inglese gli strisciò lungo il fianco, andando a sistemarsi sul suo sesso.
Lo masturbò con una certa forza ma anche delicatezza: dopotutto, il suo intento ultimo era quello di far godere Francia.
Quest'ultimo si spinse ancor di più contro il sesso dell'altro, mentre quella mano audace si occupava della sua erezione.
Il sudore pervadeva ogni zona del loro corpo, facendoli scivolare l'uno con l'altro.
Francis avrebbe potuto cedere da un momento all'altro: si sentiva le gambe molli. Si aggrappò forte ai fianchi dell'inglese, per non cadere.
Quest'ultimo si stava trattenendo dal raggiungere l'orgasmo, benché ogni fibra muscolare del suo sesso fosse eccitata fino allo spasimo. Voleva aspettare il momento adatto a riversare in quel sedere meraviglioso tutto lo sperma che aveva dentro.
In quell'attimo fu Francia a venire nella sua mano, schizzandogli lo sperma tra le dita.
Gettò un lungo sospiro ed Inghilterra decise di approfittare di quel momento di rilassamento.
Le gambe di Francis tremarono e cedettero nel sentire il liquido di Arthur schizzare in lui, ma il britannico l'afferrò prontamente prima che rovinasse in ginocchio.
Lo riempì di sperma, svuotandosi completamente in lui e stavolta un gemito riuscì a strapparglielo.
«Allora...?» lo esortò, certo di averlo in pugno.
«Sì... sto godendo» esalò, mentre si rimetteva malfermo in piedi: era stato fantastico, semplicemente.
Inghilterra sorrise sprezzante e gli rubò un bacio, mentre la mano destra tornava a stuzzicare il suo pene ancora dritto, facendolo trasalire.
«Bene» gli sussurrò a fior di labbra.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
«È-è occupato!» si affrettò a rispondere Arthur, colto alla sprovvista, mentre si piegava a raccogliere velocemente i suoi vestiti.
Francis ne approfittò per ammirare il suo sedere nudo.
«Mmh... è davvero una bella vista» commentò smaliziato.
«Adesso basta, dobbiamo andare!» sentenziò Inghilterra, accingendosi a rimettere i boxer.
«No, tu no» lo fermò Bonnefoy, indossando di nuovo le mutande.
Allo sguardo interrogativo che l'inglese gli rivolse rispose: «Devi rinnovare un po' il guardaroba».
Mentre si sistemava i pantaloni ed usciva pian piano, richiudendosi la porta alle spalle, Kirkland non poté fare a meno di sbottare un irritato: «Ma io non ho bisogno di rinnovare il guardaroba!».
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
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Note: AU, Biting, Lemon, accenni a Self!love, Yaoi
«Mmh, che carino...!» esclamò, malizioso «Però quei pantaloni dovrebbero essere un po' più stretti» constatò, lanciando un'occhiata eloquente alle sue "parti basse".
Era palese il suo interesse a vedere quella parte del suo corpo priva di rivestimenti.
Inghilterra arrossì violentemente, voltandosi verso di lui - che nel frattempo era entrato e si era chiuso dietro l'anta.
«Smettila con queste constatazioni da depravato! Se ci sentisse qualcuno?» sbottò il britannico, irritato.
«Rinnovo del guardaroba» borbottò Inghilterra, imitando il modo di fare e l'atteggiamento frivolo ed altezzoso del suo accompagnatore «Non mi vesto male, io! Perché mi ha costretto a venire qui?!» sbottò, seccato, mentre si provava l'ennesimo completo.
Giacche di diversi colori e fatture - anche se tutte innegabilmente eleganti - camicie bianche di seta, gilet e pantaloni di svariati colori. C'era un po' di tutto appeso ad una moltitudine impressionante di grucce che il biondo aveva attaccato alle sottili pareti divisorie del camerino.
Ovunque regnava un caos d'abiti. L'unica cosa rimasta completamente intoccata era lo specchio opposto alla porta, nel quale Kirkland si stava specchiando, soppesando quanto bene o meno gli stesse l'abito che attualmente aveva addosso.
«Inghilterra io sono qui fuori e sento. E comunque, non è un rinnovo completo, ma solo dei vestiti per le occasioni» fu la replica che ricevette dall'esterno, mentre la porta del camerino si apriva alle spalle dell'inglese e Francis appariva sulla soglia.
Bonnefoy si fermò sull'uscio e lo squadrò da capo a piedi, inarcando un sopracciglio con fare stuzzicante.
«Mmh, che carino...!» esclamò, malizioso «Però quei pantaloni dovrebbero essere un po' più stretti» constatò, lanciando un'occhiata eloquente alle sue "parti basse".
Era palese il suo interesse a vedere quella parte del suo corpo priva di rivestimenti.
Inghilterra arrossì violentemente, voltandosi verso di lui - che nel frattempo era entrato e si era chiuso dietro l'anta.
«Smettila con queste constatazioni da depravato! Se ci sentisse qualcuno?» sbottò il britannico, irritato.
Ancora non voleva declamare al mondo il suo essere gay, contrariamente a quanto Francia aveva sempre fatto e continuava a fare senza il minimo problema.
«E allora? Che problema c'è? Se ci sentono meglio per loro» rispose Bonnefoy, avvicinandosi al compagno nello stretto spazio del camerino, allungando una mano a palpargli in modo deciso una chiappa.
Arthur ricevette un sorriso smagliante mentre non desiderava altro che prenderlo a schiaffi: toccarlo così esplicitamente in un luogo pubblico come poteva essere un camerino...! E se qualcuno li avesse visti?!
«Ohi, smettila!» esclamò a bassa voce, ma si bloccò quando sentì una mano dell'altro avventurarsi oltre il bordo dei pantaloni dell'ultimo abito in prova e tra le sue natiche.
Arthur sobbalzò sentendo le sue dita addentrarsi pian piano, strisciando, poi indice e medio si piegarono, affondando dentro di lui.
Kirkland si morse un labbro trattenendo un lungo gemito che li avrebbe senz'altro fatti scoprire - oltre ad una serie impressionante d'insulti ed invettive.
Da una parte avrebbe voluto ucciderlo, ma dall'altra voleva che quelle due dita andassero un po' più dentro.
Arretrò, cercando di metterlo in condizioni tali da fargli ritrarre la mano, ma quando arrivò a ridosso dello specchio ci si strusciò contro, ondeggiando.
«Basta... maledizione, smettila! Non... si può qui» sussurrò con un fil di voce, pregando che non lo sentisse nessuno e che per una volta perlomeno nella sua vita Francis gli desse ascolto.
«Non c'è nessuno qui intorno, quindi non c'è da preoccuparsi» borbottò il francese «Per cui puoi anche abbandonarti. Ti conosco abbastanza per sapere che ti piace questo genere di cose» aggiunse, muovendo un po' di più le dita.
Per quanto continuasse a dargli del depravato e del subdolo, lui stesso aveva in sé un lato che non era da meno: il pervertito che c'era in lui di solito tendeva ad essere soppresso dal raziocinio in luoghi pubblici, ma in quel momento quella parte di sé stava emergendo prepotentemente e stava avendo la meglio sulla ragione.
Era inutile negare che a quel pervertito quel che Bonnefoy stava facendo piaceva.
L’inglese si voltò e si abbandonò contro lo specchio, ansimando e gemendo, la fronte premuta contro la lastra, sussurrando: «Sì... lo voglio... più giù e... owww là, sì, dentro... mmmh».
Sentì improvvisamente il bisogno di liberarsi dei pantaloni e così fece. Mentre si piegava un po' per abbassarli, Francia sorrise e spinse le dita un po' più dentro - compito facilitatogli enormemente dal cambio di postura.
Inghilterra premette le dita sullo specchio, piegandole a pugno mentre chinava la testa stringendo i denti.
Francia lo sentì lasciarsi sfuggire un bassissimo e tenue «Oh, my God...!» d'evidente piacere.
Una volta sfilati i calzari, si rimise in piedi con indosso solamente i suoi boxer con la bandiera britannica, al cui cavallo era ben visibile un gonfiore ed una sporgenza non da poco.
Francis gli infilò la mano lì e gli strinse il sesso, lo toccò, l'accarezzò.
Arthur ululò sottovoce, sudando e agitandosi.
Lo stava odiando per il piacere che gli stava dando e la figura del pervertito che gli stava facendo fare, però non riusciva a controllarsi abbastanza da farglielo presente con quelle due dita prepotentemente infilate nel fondoschiena, che stavano facendo così dannatamente bene il loro lavoro.
Ancora un po' e avrebbe raggiunto l'orgasmo.
Continuamente controllava il riflesso della porta nello specchio, angosciato dall'eventualità che qualcuno aprisse quella maledetta porta e li beccasse. Quando servivano chiavi e serrature non c’erano mai.
«Francia, finiscila...» borbottò Inghilterra, quando lo sentì affondare di più «S-smettila» ribadì cercando di essere dare un’inflessione più ferma alla voce, ma dandogli solamente un’impronta di lussuria e desiderio.
Francis lo ignorò.
«Non verrà nessuno» ripeté il francese.
«Non è per quello» replicò l'inglese.
Si fece forza e si girò, aderendo con la schiena allo specchio, attirando a sé l'altro, sganciandogli i pantaloni e tirandoli giù. Poi fu il turno delle mutande.
Infine, Bonnefoy rimase nudo dalla cintura in giù ed Arthur poté constatare coi propri occhi che anche lui era parecchio eccitato.
Con uno sforzo di volontà riuscì a togliergli quella mano dal suo sedere e voltarlo.
Kirkland si abbassò le mutande e allargò le gambe, costringendo il partner ad accomodarcisi.
«Oh, capisco... allora vuoi fare sul serio» commentò.
Si scostò leggermente, piegandosi in avanti, allargandosi le natiche con due dita in un chiaro invito ad entrargli dentro.
Inghilterra non si fece certo pregare e lo penetrò senza mezzi termini.
Francis si alzò e si addossò contro di lui, facendo sì che il suo fondoschiena aderisse alla sua zona inguinale il più possibile.
Inghilterra si spingeva dentro poderoso, dando origine ad un doloroso piacere che fece tremare il francese, che si lasciò sfuggire un impercettibile e roco gemito. Ondeggiò col bacino, rispondendo alle spinte del britannico meglio che poté, mentre l'altro si faceva prepotentemente strada in lui.
Se fossero stati da soli, magari in una camera da letto, non si sarebbe certo risparmiato nel gridare quanto quel momento fosse dannatamente appagante, ma se li avessero sentiti gli altri clienti - anche se ben lontani dall'angolo camerini - sicuramente li avrebbero interrotti e chissà in che modo li avrebbero cacciati dal negozio.
Farsi penetrare da Inghilterra era una cosa che mandava in estasi Francia: era meraviglioso sentire il suo pene gonfio e rigido spingersi tra le sue natiche.
«Avanti, dillo che stai godendo» gli intimò a bassa voce Kirkland, leccandogli il margine di un lobo per poi mordicchiarlo.
Sembrava sorprendentemente orgoglioso del suo modo di sottometterlo mentre facevano sesso; ormai però era diventato quasi un obbligo il non soddisfare immediatamente quella richiesta.
«So che puoi far di meglio» lo punzecchiò Bonnefoy, ghignando.
Arthur lo morse alla base del collo. Il dolore si andò a mescolare al piacere della penetrazione, eccitandolo ancor di più. Una mano dell'inglese gli strisciò lungo il fianco, andando a sistemarsi sul suo sesso.
Lo masturbò con una certa forza ma anche delicatezza: dopotutto, il suo intento ultimo era quello di far godere Francia.
Quest'ultimo si spinse ancor di più contro il sesso dell'altro, mentre quella mano audace si occupava della sua erezione.
Il sudore pervadeva ogni zona del loro corpo, facendoli scivolare l'uno con l'altro.
Francis avrebbe potuto cedere da un momento all'altro: si sentiva le gambe molli. Si aggrappò forte ai fianchi dell'inglese, per non cadere.
Quest'ultimo si stava trattenendo dal raggiungere l'orgasmo, benché ogni fibra muscolare del suo sesso fosse eccitata fino allo spasimo. Voleva aspettare il momento adatto a riversare in quel sedere meraviglioso tutto lo sperma che aveva dentro.
In quell'attimo fu Francia a venire nella sua mano, schizzandogli lo sperma tra le dita.
Gettò un lungo sospiro ed Inghilterra decise di approfittare di quel momento di rilassamento.
Le gambe di Francis tremarono e cedettero nel sentire il liquido di Arthur schizzare in lui, ma il britannico l'afferrò prontamente prima che rovinasse in ginocchio.
Lo riempì di sperma, svuotandosi completamente in lui e stavolta un gemito riuscì a strapparglielo.
«Allora...?» lo esortò, certo di averlo in pugno.
«Sì... sto godendo» esalò, mentre si rimetteva malfermo in piedi: era stato fantastico, semplicemente.
Inghilterra sorrise sprezzante e gli rubò un bacio, mentre la mano destra tornava a stuzzicare il suo pene ancora dritto, facendolo trasalire.
«Bene» gli sussurrò a fior di labbra.
In quel momento qualcuno bussò alla porta.
«È-è occupato!» si affrettò a rispondere Arthur, colto alla sprovvista, mentre si piegava a raccogliere velocemente i suoi vestiti.
Francis ne approfittò per ammirare il suo sedere nudo.
«Mmh... è davvero una bella vista» commentò smaliziato.
«Adesso basta, dobbiamo andare!» sentenziò Inghilterra, accingendosi a rimettere i boxer.
«No, tu no» lo fermò Bonnefoy, indossando di nuovo le mutande.
Allo sguardo interrogativo che l'inglese gli rivolse rispose: «Devi rinnovare un po' il guardaroba».
Mentre si sistemava i pantaloni ed usciva pian piano, richiudendosi la porta alle spalle, Kirkland non poté fare a meno di sbottare un irritato: «Ma io non ho bisogno di rinnovare il guardaroba!».