Desiderio di rivalsa
Oct. 4th, 2011 05:14 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Desiderio di rivalsa
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Lovino Romano Vargas (Sud Italia)
Wordcount: 1164 (
fiumidiparole)
Note: accenni Incest, Lemon, Linguaggio colorito, Yaoi
«Cazzo, Spagna! Mi stai mordendo!».
Romano, addossato contro la testata del letto, la testa appoggiata contro il bordo, ansimava rumorosamente, digrignando i denti, lasciandosi talvolta sfuggire qualche commento veramente poco educato.
«Dai, Romano... anche qualche innocente morsino serve a creare l'atmosfera giusta...» replicò, sensuale, interrompendo per un momento la sua occupazione.
«'Fanc... aahn!».
Romano gemette, scosso da un brivido di piacere e soddisfazione, chiudendo per un momento gli occhi.
«Cazzo, Spagna! Mi stai mordendo!».
Romano, addossato contro la testata del letto, la testa appoggiata contro il bordo, ansimava rumorosamente, digrignando i denti, lasciandosi talvolta sfuggire qualche commento veramente poco educato.
Era completamente nudo e sedeva a gambe spalancate sulla coperta. Spagna era anch'esso nudo e piegato carponi tra le sue gambe, le labbra strette attorno al suo pene, già duro ed eretto.
Antonio non era tipo da risparmiarsi a letto, quando gli era data la possibilità di esprimere le sue capacità - che in verità non erano neppure così scarse.
«Dai, Romano... anche qualche innocente morsino serve a creare l'atmosfera giusta...» replicò, sensuale, interrompendo per un momento la sua occupazione.
«'Fanc... aahn!».
Romano gemette, scosso da un brivido di piacere e soddisfazione, chiudendo per un momento gli occhi ed abbandonandosi alla libidine: Fernandez aveva smesso di succhiare e gli stava leccando il membro, passando la lingua lentamente ovunque.
Lovino si ritrovò ad ansimare, emettendo rochi sospiri di estasi inframmezzati da qualche debole “chigi”.
Poteva dire tutto quel che voleva di Spagna, ma il fatto che l'amasse era incontrovertibile. E sentire la sua lingua vagare sensuale sulle sue parti più intime, stimolandolo, ricercando una sua reazione, era sublime.
Una nuova ondata d'eccitazione lo pervase, raggiungendo il suo pene ed alimentando ulteriormente la sua erezione.
Il suo sesso gli faceva male tanto era duro e dritto, eppure quel dolore lo faceva sentire dannatamente bene unito all'appagamento del momento.
«Smettila, cazzo! Non ce la faccio pi... aaahn...!» sospirò l'italiano, mentre sentiva la bocca dell'altro tornare - stavolta più gentilmente anche se con una certa esigenza - a succhiare.
Il Vargas raggiunse violentemente l'orgasmo, schizzando il suo sperma in bocca ad Antonio, che continuò imperterrito a succhiare, soddisfatto del risultato ottenuto: vedere il suo faccino sudato e la sua espressione di godimento massimo era bellissimo per lui.
Lo spagnolo si alzò e si stese addosso al giovane, poggiandogli una mano sul membro e carezzandolo come fosse la cosa più preziosa che aveva, puntellando il mento sul suo ventre per poterlo guardare in faccia.
Alla luce dell'abat-jour il suo volto appariva metà illuminato e metà avvolto nella penombra.
«Romano sei così carino...» commentò sospirando, sorridendogli compiaciuto.
Era eccitato anche lui e non vedeva l'ora di poter soddisfare i suoi bisogni, ma potevano aspettare ancora un po'.
Lovino, che aveva chiuso gli occhi mentre riprendeva fiato, ne aprì uno e lo fissò su Carriedo.
«E tu sei un coglione» borbottò gentilmente, respingendolo «Mi hai fatto venire prima di te» esclamò, un sentore d'irritazione nella voce: gli dava fastidio che Antonio riuscisse a resistere più a lungo di lui nel raggiungere l'orgasmo.
Per lui era sintomo di debolezza, come il fatto di non riuscire a resistere quando vedeva il suo fratellino che veniva quando si masturbava: tutte le volte non riusciva ad impedirsi di stenderlo a terra e piegarsi a leccare il suo sperma, sentendolo tremare e gemere sotto di lui.
Certe volte si chiedeva come si sarebbe sentito Spagna se gli avesse rivelato che qualche volta gli capitava di far sesso pure col suo fratellino, quando quel bastardo di Germania non era nei paraggi.
«Oh, andiamo Romano... non è così grave»
«E invece sì, cazzo!» sbottò indignato l'italiano, mettendosi seduto dritto «Si vede che ci godi a vedermi così, coglione! Ti odio, odio, bastardo!».
Così dicendo l'aggredì, montandogli addosso e atterrandolo contro il materasso, le mani ad immobilizzargli le braccia e le ginocchia che gli premevano contro l'interno delle cosce, mantenendole aperte.
L'erezione dello spagnolo era dritta in aria, ben visibile.
Con le guance fortemente arrossate per l'imbarazzo, Lovino si spostò verso il basso ad agguantare con le mani le cosce, poi piegò la testa e cominciò a succhiare, dapprima piano e poi con più forza, il suo pene.
Spagna ebbe l'improvviso impulso di spingersi più su, lontano da lui: era arrivato così in fretta da coglierlo completamente alla sprovvista.
Dopo un momentaneo frastornamento arrivò il piacere, una soddisfazione viscerale che lo faceva fremere. Sentì affluire alla sua zona erogena altro sangue, scaldandolo tanto che a confronto la bocca di Romano sulla sua pelle era fredda.
Spagna si leccò le labbra, desideroso: in quel momento avrebbe così tanto desiderato sentire il sesso di Lovino farsi strada dentro di sé con la prepotenza che l'italiano ostentava sempre.
Si sarebbe aperto così volentieri per lui...!
Gemette, ansimò e gridò il suo nome. Il cuore gli pompava a mille il sangue in corpo e sembrava sul punto di uscirgli dal petto.
«Romano...! Aaahn! Oh!» sospirò, muovendosi, contorcendosi sul materasso.
Lovino insistette nel succhiare ancora per qualche minuto, finché Antonio non venne con un gridolino roco di soddisfazione e sollievo, schizzandogli il proprio sperma in bocca.
Il Vargas smise di succhiare per cominciare a leccare, tergendo tutte le piccole macchie bianche che gli avevano chiazzato la pelle.
«Aowhn, Romano...!» esclamò Carriedo, estasiato.
Fu a quel punto che Lovino sollevò la testa e Antonio si tirò su a sedere e si girò, mettendosi carponi, mostrandogli il sedere.
La pelle era ricoperta di un velo di sudore che si rivelava alla luce del comò.
«Romano entra» supplicò, insinuando due dita tra le natiche, aprendole per invitarlo anche visivamente.
Sembrava stesso soffrendo.
«Entrami dentro...!».
Lovino non aspettava altro: era sempre stato lui quello che veniva penetrato fino ad aprirsi in due, gemendo come un dannato fino all’orgasmo, e adesso era il suo turno di infliggere lo stesso trattamento al partner.
Adesso voleva sentirlo urlare il suo nome come lui stesso era stato portato a fare un’infinità di volte.
«Bene» esclamò soltanto, avvicinandosi a lui e aprendo le gambe. Poi gli afferrò il sedere e lo guidò verso la sua zona erogena.
Antonio sospirò di sollievo nel sentire il suo sesso duro e dritto infilarglisi dentro, riempiendolo.
Era la prima volta che si lasciava penetrare e doveva ammettere che era contento che il primo ad entrargli dentro fosse proprio l'italiano.
Una frazione di secondo, prima che cominciasse a sentire le spinte, decise e potenti.
L'erezione di Romano gli si addentrava sempre più dentro con violenza e Fernandez non poteva negare di godere di quella prepotenza con cui l’italiano procedeva, tanto che cominciò a muoversi cercando di facilitargli il compito ed al tempo stesso aiutarlo.
Sentirlo affondare era bellissimo, delizioso. Si sentiva così bene che avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno.
Il suo pene si drizzò di nuovo e Spagna dovette portarsi una mano all'inguine e masturbarsi.
«¡Dios mío! Romano... giù vai, ancora... oooww!» esclamò, trafelato, piegando all'indietro la testa, schiacciando ancor di più il fondoschiena contro la sua area inguinale.
Lovino godeva nel sentirlo supplicare: era dominante e lo stava sottomettendo completamente. Prima di allora non c’era mai riuscito militarmente - come del resto con tutta Europa - ma ci stava riuscendo a letto.
Ne era orgoglioso.
L'italiano venne improvvisamente per la seconda volta, riversandogli lo sperma nel fondoschiena. Spagna gemette e cadde steso sul letto, raggiungendo a propria volta l'orgasmo.
Romano giacque sopra di lui, respirando rapidamente, sogghignando.
«Ce l'ho fatta, bastardo» esultò, uscendo da lui.
«Dormiamo...?» domandò Carriedo, sollevando le coperte e strisciandovi sotto, esausto.
Romano gli si affiancò rapidamente e si girò a dargli le spalle, augurandogli impacciatamente la buonanotte, aggiungendovi un tipico “bastardo” mentre l’altro spegneva la luce.
Antonio sospirò estasiato, girandosi a contemplare il profilo dell’italiano.
«Ahw, Romano è così... carino...! Ed è veramente bravo a letto...».
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Lovino Romano Vargas (Sud Italia)
Wordcount: 1164 (
![[livejournal.com profile]](https://www.dreamwidth.org/img/external/lj-community.gif)
Note: accenni Incest, Lemon, Linguaggio colorito, Yaoi
«Cazzo, Spagna! Mi stai mordendo!».
Romano, addossato contro la testata del letto, la testa appoggiata contro il bordo, ansimava rumorosamente, digrignando i denti, lasciandosi talvolta sfuggire qualche commento veramente poco educato.
«Dai, Romano... anche qualche innocente morsino serve a creare l'atmosfera giusta...» replicò, sensuale, interrompendo per un momento la sua occupazione.
«'Fanc... aahn!».
Romano gemette, scosso da un brivido di piacere e soddisfazione, chiudendo per un momento gli occhi.
«Cazzo, Spagna! Mi stai mordendo!».
Romano, addossato contro la testata del letto, la testa appoggiata contro il bordo, ansimava rumorosamente, digrignando i denti, lasciandosi talvolta sfuggire qualche commento veramente poco educato.
Era completamente nudo e sedeva a gambe spalancate sulla coperta. Spagna era anch'esso nudo e piegato carponi tra le sue gambe, le labbra strette attorno al suo pene, già duro ed eretto.
Antonio non era tipo da risparmiarsi a letto, quando gli era data la possibilità di esprimere le sue capacità - che in verità non erano neppure così scarse.
«Dai, Romano... anche qualche innocente morsino serve a creare l'atmosfera giusta...» replicò, sensuale, interrompendo per un momento la sua occupazione.
«'Fanc... aahn!».
Romano gemette, scosso da un brivido di piacere e soddisfazione, chiudendo per un momento gli occhi ed abbandonandosi alla libidine: Fernandez aveva smesso di succhiare e gli stava leccando il membro, passando la lingua lentamente ovunque.
Lovino si ritrovò ad ansimare, emettendo rochi sospiri di estasi inframmezzati da qualche debole “chigi”.
Poteva dire tutto quel che voleva di Spagna, ma il fatto che l'amasse era incontrovertibile. E sentire la sua lingua vagare sensuale sulle sue parti più intime, stimolandolo, ricercando una sua reazione, era sublime.
Una nuova ondata d'eccitazione lo pervase, raggiungendo il suo pene ed alimentando ulteriormente la sua erezione.
Il suo sesso gli faceva male tanto era duro e dritto, eppure quel dolore lo faceva sentire dannatamente bene unito all'appagamento del momento.
«Smettila, cazzo! Non ce la faccio pi... aaahn...!» sospirò l'italiano, mentre sentiva la bocca dell'altro tornare - stavolta più gentilmente anche se con una certa esigenza - a succhiare.
Il Vargas raggiunse violentemente l'orgasmo, schizzando il suo sperma in bocca ad Antonio, che continuò imperterrito a succhiare, soddisfatto del risultato ottenuto: vedere il suo faccino sudato e la sua espressione di godimento massimo era bellissimo per lui.
Lo spagnolo si alzò e si stese addosso al giovane, poggiandogli una mano sul membro e carezzandolo come fosse la cosa più preziosa che aveva, puntellando il mento sul suo ventre per poterlo guardare in faccia.
Alla luce dell'abat-jour il suo volto appariva metà illuminato e metà avvolto nella penombra.
«Romano sei così carino...» commentò sospirando, sorridendogli compiaciuto.
Era eccitato anche lui e non vedeva l'ora di poter soddisfare i suoi bisogni, ma potevano aspettare ancora un po'.
Lovino, che aveva chiuso gli occhi mentre riprendeva fiato, ne aprì uno e lo fissò su Carriedo.
«E tu sei un coglione» borbottò gentilmente, respingendolo «Mi hai fatto venire prima di te» esclamò, un sentore d'irritazione nella voce: gli dava fastidio che Antonio riuscisse a resistere più a lungo di lui nel raggiungere l'orgasmo.
Per lui era sintomo di debolezza, come il fatto di non riuscire a resistere quando vedeva il suo fratellino che veniva quando si masturbava: tutte le volte non riusciva ad impedirsi di stenderlo a terra e piegarsi a leccare il suo sperma, sentendolo tremare e gemere sotto di lui.
Certe volte si chiedeva come si sarebbe sentito Spagna se gli avesse rivelato che qualche volta gli capitava di far sesso pure col suo fratellino, quando quel bastardo di Germania non era nei paraggi.
«Oh, andiamo Romano... non è così grave»
«E invece sì, cazzo!» sbottò indignato l'italiano, mettendosi seduto dritto «Si vede che ci godi a vedermi così, coglione! Ti odio, odio, bastardo!».
Così dicendo l'aggredì, montandogli addosso e atterrandolo contro il materasso, le mani ad immobilizzargli le braccia e le ginocchia che gli premevano contro l'interno delle cosce, mantenendole aperte.
L'erezione dello spagnolo era dritta in aria, ben visibile.
Con le guance fortemente arrossate per l'imbarazzo, Lovino si spostò verso il basso ad agguantare con le mani le cosce, poi piegò la testa e cominciò a succhiare, dapprima piano e poi con più forza, il suo pene.
Spagna ebbe l'improvviso impulso di spingersi più su, lontano da lui: era arrivato così in fretta da coglierlo completamente alla sprovvista.
Dopo un momentaneo frastornamento arrivò il piacere, una soddisfazione viscerale che lo faceva fremere. Sentì affluire alla sua zona erogena altro sangue, scaldandolo tanto che a confronto la bocca di Romano sulla sua pelle era fredda.
Spagna si leccò le labbra, desideroso: in quel momento avrebbe così tanto desiderato sentire il sesso di Lovino farsi strada dentro di sé con la prepotenza che l'italiano ostentava sempre.
Si sarebbe aperto così volentieri per lui...!
Gemette, ansimò e gridò il suo nome. Il cuore gli pompava a mille il sangue in corpo e sembrava sul punto di uscirgli dal petto.
«Romano...! Aaahn! Oh!» sospirò, muovendosi, contorcendosi sul materasso.
Lovino insistette nel succhiare ancora per qualche minuto, finché Antonio non venne con un gridolino roco di soddisfazione e sollievo, schizzandogli il proprio sperma in bocca.
Il Vargas smise di succhiare per cominciare a leccare, tergendo tutte le piccole macchie bianche che gli avevano chiazzato la pelle.
«Aowhn, Romano...!» esclamò Carriedo, estasiato.
Fu a quel punto che Lovino sollevò la testa e Antonio si tirò su a sedere e si girò, mettendosi carponi, mostrandogli il sedere.
La pelle era ricoperta di un velo di sudore che si rivelava alla luce del comò.
«Romano entra» supplicò, insinuando due dita tra le natiche, aprendole per invitarlo anche visivamente.
Sembrava stesso soffrendo.
«Entrami dentro...!».
Lovino non aspettava altro: era sempre stato lui quello che veniva penetrato fino ad aprirsi in due, gemendo come un dannato fino all’orgasmo, e adesso era il suo turno di infliggere lo stesso trattamento al partner.
Adesso voleva sentirlo urlare il suo nome come lui stesso era stato portato a fare un’infinità di volte.
«Bene» esclamò soltanto, avvicinandosi a lui e aprendo le gambe. Poi gli afferrò il sedere e lo guidò verso la sua zona erogena.
Antonio sospirò di sollievo nel sentire il suo sesso duro e dritto infilarglisi dentro, riempiendolo.
Era la prima volta che si lasciava penetrare e doveva ammettere che era contento che il primo ad entrargli dentro fosse proprio l'italiano.
Una frazione di secondo, prima che cominciasse a sentire le spinte, decise e potenti.
L'erezione di Romano gli si addentrava sempre più dentro con violenza e Fernandez non poteva negare di godere di quella prepotenza con cui l’italiano procedeva, tanto che cominciò a muoversi cercando di facilitargli il compito ed al tempo stesso aiutarlo.
Sentirlo affondare era bellissimo, delizioso. Si sentiva così bene che avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno.
Il suo pene si drizzò di nuovo e Spagna dovette portarsi una mano all'inguine e masturbarsi.
«¡Dios mío! Romano... giù vai, ancora... oooww!» esclamò, trafelato, piegando all'indietro la testa, schiacciando ancor di più il fondoschiena contro la sua area inguinale.
Lovino godeva nel sentirlo supplicare: era dominante e lo stava sottomettendo completamente. Prima di allora non c’era mai riuscito militarmente - come del resto con tutta Europa - ma ci stava riuscendo a letto.
Ne era orgoglioso.
L'italiano venne improvvisamente per la seconda volta, riversandogli lo sperma nel fondoschiena. Spagna gemette e cadde steso sul letto, raggiungendo a propria volta l'orgasmo.
Romano giacque sopra di lui, respirando rapidamente, sogghignando.
«Ce l'ho fatta, bastardo» esultò, uscendo da lui.
«Dormiamo...?» domandò Carriedo, sollevando le coperte e strisciandovi sotto, esausto.
Romano gli si affiancò rapidamente e si girò a dargli le spalle, augurandogli impacciatamente la buonanotte, aggiungendovi un tipico “bastardo” mentre l’altro spegneva la luce.
Antonio sospirò estasiato, girandosi a contemplare il profilo dell’italiano.
«Ahw, Romano è così... carino...! Ed è veramente bravo a letto...».