fiamma_drakon: (America)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: La sfida più importante
Rating: Verde
Genere: Sentimentale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia), Seychelles
Wordcount: 1664 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 10. Chocolate Caramel Enchantment @ [livejournal.com profile] 12_teas
Note: Shonen-ai
«Che cos'è quest'aroma...?» domandò, incuriosito «Che tipo di thé è? È la prima volta che lo sento...».
«È un thé nuovo, che ho provato qualche giorno fa» rispose il francese «Allora, ci accomodiamo?».
Inghilterra si affrettò a prender posto, evidentemente incuriosito dalla notizia. Era raro, in effetti, che proprio lui - che di thé ne consumava quantità industriali di una moltitudine impressionante di tipologie differenti - non conoscesse qualcuno.
America non ricordava nemmeno più l'ultima volta che era accaduto.
Non appena Inghilterra si fu seduto, America e Francia si scambiarono un'occhiata carica di sfida, per poi prendere prepotentemente posto ai due lati dell'inglese.
Quest'ultimo iniziò a sudare freddo: da un po' di tempo a quella parte tra i due correva un certo astio, soprattutto quando c'era lui nei paraggi.


«Cos'è, uno scherzo?!».
America, in piedi vicino al tavolo, sembrava decisamente sorpreso ed anche leggermente irritato da ciò che gli si parava davanti.
«Perché? Non hai mai visto un tavolo apparecchiato per il thé?» chiese Francia, stringendosi nelle spalle con un'espressione di leggiadra superiorità.
L'americano gettò un'altra occhiata alla tavola: il piano era ricoperto con una tovaglia bianca con un motivo floreale di rose rosa. Sopra era stato sapientemente disposto un servizio da thé in raffinata porcellana bianca dipinta con lo stesso motivo della tovaglia.
Le tazzine avevano un che di regale nella forma, più stretta ed incuneata sul fondo e più aperta alle estremità, le quali erano dipinte - così come il minuscolo manico ovale - di una morbida tonalità d'oro.
Al centro del tavolo, nei pressi della teiera - appaiata alle tazzine - c'erano piatti di ceramica raffinatamente fregiati e vassoi d'argento sui quali era sistemata un'ampia scelta di varietà differenti di pasticcini. Un bricchetto di latte ed una zuccheriera facevano bella mostra di loro ai due lati della teiera.
Il tutto doveva ovviamente essere stato preparato con la massima cura per ogni particolare - dal più importante al più insignificante - dal padrone di casa, che sembrava non essersi minimamente risparmiato.
«Che te ne pare, Inghilterra?» esclamò il francese, rivolgendosi all'altro ospite, a suo avviso ben più importante dell'americano.
«Strano che tu abbia un servizio da thé del genere in casa: non lo bevi mai» replicò in tono burbero Arthur, accostandosi a braccia incrociate al tavolo ed ispezionandolo con occhio critico.
Alfred rimase ampiamente soddisfatto dall'espressione delusa che si era sostituita a quella di superiorità che fino a poco prima c'era sul viso di Francis.
Arthur annusò l'aria, sbattendo perplesso le palpebre.
«Che cos'è quest'aroma...?» domandò, incuriosito «Che tipo di thé è? È la prima volta che lo sento...».
«È un thé nuovo, che ho provato qualche giorno fa» rispose il francese «Allora, ci accomodiamo?».
Inghilterra si affrettò a prender posto, evidentemente incuriosito dalla notizia. Era raro, in effetti, che proprio lui - che di thé ne consumava quantità industriali di una moltitudine impressionante di tipologie differenti - non conoscesse qualcuno.
America non ricordava nemmeno più l'ultima volta che era accaduto.
Non appena Inghilterra si fu seduto, America e Francia si scambiarono un'occhiata carica di sfida, per poi prendere prepotentemente posto ai due lati dell'inglese.
Quest'ultimo iniziò a sudare freddo: da un po' di tempo a quella parte tra i due correva un certo astio, soprattutto quando c'era lui nei paraggi.
Quello che però non sapeva era che quella loro lotta era dettata proprio da lui: le due nazioni, infatti, si contendevano il primato nel suo cuore e lui non se n'era nemmeno reso conto.
Francis allungò rapidamente la mano alla teiera e, battendo sul tempo Alfred, riempì la tazzina dell'inglese.
Quest'ultimo la prese elegantemente in mano e se la portò alla bocca, assaggiandone il contenuto.
La bevanda aveva un gradevole e spiccato gusto di caramello con un sottofondo di cioccolata. Le spezie contribuivano in modo determinante a dare il sapore.
Era buono tutto sommato, anche se mancava qualcosa.
«Che cos'è?» chiese.
Francia sorrise beffardo lanciando un'occhiata da "sono io il migliore" ad America, poi rispose: «Chocolate Caramel Enchantment».
Be', il nome era azzeccato.
Il britannico, però, non pienamente soddisfatto del sapore, vi aggiunse del latte ed un poco di zucchero e lo assaggiò una seconda volta: adesso il sapore era molto migliore.
Francis se ne versò una tazza a propria volta, poi si rivolse ad America: «Non lo vuoi assaggiare?».
Il francese era a conoscenza dell'astio di lunga data che l'americano covava nei confronti della bevanda - che nonostante l'educazione tipicamente inglese impartitagli da Kirkland, non gli era mai riuscita gradita - e certamente stava sfruttando quel suo disgusto per il thé per metterlo in cattiva luce con Inghilterra.
Era in netto vantaggio su di lui, ma Alfred - da perfetto americano quale era - non si sarebbe arreso così. Avrebbe continuato a lottare.
«No, grazie» disse, sottolineando con un marcato tono secco l'ultima parola.
Allungò una mano a prendere un pasticcino alla frutta da uno dei vassoi e gli diede un morso, trovandolo dannatamente saporito.
Voleva conquistarlo passando per il suo stomaco...?!
Era una tipica tattica femminile, ma in fondo era pur sempre Francia. Di cosa doveva stupirsi...?
«Ehi, Inghilterra! Ti va un pasticcino?» chiese con tono infantilmente allegro l'americano, porgendogli uno dei vassoi.
«E-eh...?» fece l'inglese, perplesso, guardando il vassoio che gli veniva porto.
«Sì, Inghilterra! Vuoi qualche pasticcino?» domandò a propria volta Francis, porgendogli un altro vassoio.
I due "contendenti" si lanciarono un'occhiata infuocata.
«Vincerò io» diceva quella d'America.
«Scordatelo» replicava quella di Francia.
Per Arthur la situazione era semplicemente più tesa ed imbarazzante del solito e non riusciva a capirne il motivo.
«No, mi basta il thé» asserì, risoluto, bevendone un altro sorso «È davvero buono» si complimentò, senza nascondere una certa sorpresa.
Francia si strinse nelle spalle.
«Avevi dei dubbi?» chiese in tono ovvio, guadagnandosi un’occhiata un po’ infastidita da parte di Inghilterra.
Calò un silenzio alquanto teso e scomodo per tutti.
America mangiò qualche altro pasticcino, pensando a come poter prevalere sul netto vantaggio conquistato da Francis, mentre anche quest'ultimo, in silenzio, affrontava un problema simile - ossia "come annientare definitivamente America?".
Kirkland - da bravo gentleman inglese quale era - si stava godendo la sua bevanda preferita, completamente ignaro della guerra attualmente in corso.
«Il sapore della cioccolata e del caramello è davvero intenso e buonissimo...!» commentò tra sé, passando lo sguardo dal francese all'americano e viceversa.
«Chissà perché sono così strani oggi... solitamente si comportano come se provassero cordiale antipatia nei confronti dell’altro. Adesso però sembra quasi che vogliano sbranarsi a vicenda» osservò, perplesso.
Alfred s'alzò all'improvviso da tavola.
«Dove vai?» chiese Kirkland.
«In bagno» disse l'americano, avviandosi risoluto verso la porta.
«A destra in fondo al corridoio» gli indicò Francis.
Alfred digrignò i denti: già, non sapeva mica da che parte fosse...!
Seguì le indicazioni del padrone di casa fino ad arrivare a destinazione.
Si rinchiuse dentro e si voltò ad osservare la stanza. Era veramente il bagno di Francia: tutto era in marmo bianco pregiato e decorato con motivi floreali rosa. L'odore di fiori si sentiva per ogni dove, perfino lì.
C'era un tocco troppo femminile in tutto ciò che gli dava l’orribile sensazione di stare soffocando in tutto ciò, che per sua fortuna a casa sua mancava totalmente.
America cercò d'ignorare tale sensazione e si avvicinò al lavandino, aprendo il rubinetto e facendo scorrere l'acqua gelida. Si tolse gli occhiali e si sciacquò la faccia ripetutamente, pensando a Inghilterra... e Francia.
«Non può battermi quel francese! IO sono l'eroe, e l'eroe non perde mai! Soprattutto in amore!» ringhiò, guardandosi determinato allo specchio.
«Ma come faccio qui a prendermi la rivincita...? Sono in territorio nemico...» proseguì tra sé, asciugandosi il viso con l'asciugamano appoggiato accanto al lavabo. Sembrava quasi che stesse ragionando circa una strategia militare.
Rimase per qualche momento a fissare lo specchio, sovrappensiero.
«Ti sei finalmente arreso?».
America si volse di scatto, vedendo Francia a braccia conserte appoggiato contro il muro accanto alla porta.
L'espressione era quella tipica di chi sapeva d'aver già vinto.
«Non si entra in bagno senza bussare, soprattutto che c'è qualcun altro dentro» esclamò.
«Avevi bisogno di un momento di pausa, mh?» fece Francis «Ormai è inutile: ho vinto io».
«No, io non mi arrenderò mai!»
«Ahah, e cosa potresti fare?».
Nel frattempo, Inghilterra si era bevuto ancora dell'altro thé - che gli piaceva particolarmente per il sapore piuttosto inusuale - col risultato che aveva svuotato la teiera, che non era poi così grande.
Spinto dal desiderio di averne ancora - era perfettamente consapevole d’esserne prettamente dipendente - si alzò e si allontanò dalla sala da pranzo, diretto verso il bagno, dove Francia aveva detto che sarebbe andato, visto che America ci stava mettendo un po' troppo a tornare.
Seguì il corridoio a destra fino in fondo, ma quando si fermò davanti alla porta chiusa sentì distintamente il francese dire: «Inghilterra sceglierà di stare con me, è lampante. Hai visto come gli piaceva il mio thé? Se si mettesse con te cos'avrebbe...? Hamburger e coca-cola?».
Inghilterra arretrò di mezzo passo, aprendo e chiudendo la bocca senza riuscire a dire niente: quei due stavano veramente litigando... per lui?!
«Vogliono mettersi con me?!» esclamò tra sé e sé, sconvolto.
Ciò spiegava senz'altro l'accanimento reciproco degli ultimi tempi e di quel pomeriggio, ma non se l'era minimamente aspettato.
Non era pronto ad affrontare un'evenienza simile.
«E ora? Cosa faccio...?» si chiese, rosso in viso.
Si guardò intorno furtivo, mentre un'idea gli balenava in mente, una scappatoia sicura a quella situazione. Si avviò silenzioso attraverso il corridoio, certo che i due non si fossero accorti di lui.
«Il cibo e il thé non sono le uniche cose che contano!» rispose America «Ovviamente, Inghilterra sceglierà me perché sono un eroe».
«Tsk! A lui non importa niente delle tue manie di protagonismo!» esclamò Francis «E ora, torno da lui» aggiunse, aprendo la porta.
Uscì in corridoio, ma America lo seguì subito.
Mentre passavano accanto al soggiorno, sentirono la voce di Arthur provenire dall'interno. Incuriositi, si accostarono per sentire.
«Okay, ci vediamo domani a casa tua Seychelles. Alle cinque meno dieci? Perfetto!».
I due si affacciarono e videro che stava parlando al telefono, dando le spalle alla porta.
«Esce con Seychelles?» sussurrò Alfred, triste, vedendo sfumare tutte le sue possibilità: non c’era modo che Inghilterra potesse mettersi con lui, se gli piacevano le femmine.
«Quella vipera di mare...!» sibilò Francia, indignato.
«Sì, okay... a domani» sentirono salutare Kirkland ad alta voce, al che - spaventati dall'evenienza che potesse scoprirli ad origliare - Jones e Bonnefoy si affrettarono a dileguarsi, dirigendosi verso la sala da pranzo.
Arthur lanciò un'occhiata all'entrata del soggiorno e, vedendoli allontanarsi, sussurrò nel ricevitore: «Seychelles grazie! T-ti devo un favore. Non sai da cosa mi hai salvato».
«Francia e America?» replicò la ragazza, ridendo allegramente «Comunque... sarà giusto non dirgli di Giappone...? Insomma, da quel che mi hai detto sembrano proprio cotti di te» aggiunse, dubbiosa.
Le guance dell'inglese s'imporporarono all'improvviso.
«No! Non devono saperlo... deve rimanere un segreto, chiaro?» esclamò.
«Conta su di me, Inghilterra!» acconsentì entusiasticamente la ragazza.
«Ehm, senti... per quanto riguarda domani, non potresti cercare di procurarti del Chocolat Caramel Enchantment?» domandò Arthur «Me l'ha fatto provare oggi Francia... ed è effettivamente eccezionale».
«D'accordo, a domani... ah, ehm... vuoi che inviti anche Giappone?» chiese con assoluta innocenza Seychelles.
«Ehm... sì, certo, se riesci a chiamarlo...» borbottò imbarazzato il britannico «D-devo andare, altrimenti verranno a cercarmi. Bye!».

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