Fangirling
Oct. 16th, 2011 10:23 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Fangirling
Rating: Giallo
Genere: Comico, Romantico
Personaggi: Elizabeta Hedérváry (Ungheria), Gilbert Beilschmidt (Prussia), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 843 (
fiumidiparole)
Note: Shonen-ai
L’avevano combinata grossa. Avevano commesso un errore irreparabile.
«Dovevamo stare attenti, razza di idiota» brontolò Austria, camminando rapidamente attraverso il corridoio.
La sua andatura era chiaro sintomo di frustrazione e irritazione, mentre la sua espressione indicava chiaramente un accesso di nervosismo.
«Non farla tanto lunga, damerino. Siamo stati attenti» replicò burbero Prussia, lanciandogli un’occhiata di sbieco piena di astio.
«Allora dovevamo esserlo di più!» controbatté Roderich infervorandosi «Avresti dovuto pensare prima di agire, o non hai il cervello per farlo?».
L’avevano combinata grossa. Avevano commesso un errore irreparabile.
«Dovevamo stare attenti, razza di idiota» brontolò Austria, camminando rapidamente attraverso il corridoio.
La sua andatura era chiaro sintomo di frustrazione e irritazione, mentre la sua espressione indicava chiaramente un accesso di nervosismo.
«Non farla tanto lunga, damerino. Siamo stati attenti» replicò burbero Prussia, lanciandogli un’occhiata di sbieco piena di astio.
«Allora dovevamo esserlo di più!» controbatté Roderich infervorandosi «Avresti dovuto pensare prima di agire, o non hai il cervello per farlo?».
Non riusciva a perdonarsi quel che era accaduto. Non riusciva a non pensare che quell’incidente era stata tutta colpa loro e della loro disattenzione - o, meglio, colpa di Gilbert e delle sue pretese di possessione manifesta nei suoi confronti.
«Come sei noioso. Fatti meno paranoie: è capitata lì per caso!» insistette Beilschmidt, stringendosi nelle spalle con noncuranza.
Lui - al contrario del moro - non si faceva tanti problemi per quel che era successo: a lui non importava un bel niente se qualcuno scopriva - volontariamente o meno - che, sotto sotto, nonostante tutte le guerre combattute tra loro, a lui piaceva Austria.
E non gli creava il minimo problema nemmeno il fatto che a scoprirlo fosse stata nientemeno che Ungheria.
Il fattaccio non era avvenuto che poche ore prima, tre al massimo.
Elizabeta era entrata nella stanza dove Austria era solito suonare il pianoforte probabilmente convinta che fosse vuota; invece ci aveva trovato il moro tra le braccia dell’albino, il quale era letteralmente spalmato sul suo petto, con una gamba prepotentemente infilata tra quelle di Roderich e le labbra incollate a quelle di quest’ultimo.
Come se già il bacio tra due maschi non fosse abbastanza scandaloso in sé e per sé, quello era anche piuttosto spinto e approfondito.
Quando l’avevano notata, si erano separati e l’avevano fissata, Ungheria era arrossita e si era dileguata in fretta.
E adesso erano alla sua ricerca nella proprietà austriaca per cercare di risolvere la cosa, magari inventandosi una scusa coerente e credibile per la scena cui lei aveva appena assistito - anche se nessuno dei due aveva in mente niente in tal senso.
Quando arrivarono in cucina, la trovarono intenta a risciacquare dei piatti e sistemarli in una credenza.
«Ehi, Ungheria!» chiamò senza il minimo tatto Prussia, con un’inflessione vocale che pretendeva d’avere su di sé l’attenzione della ragazza.
Le si avvicinò e si fermò dietro di lei a guardarla.
Héderváry si voltò in parte verso di lui, l’espressione che denotava un fastidio senza eguali.
«Che vuoi?» sbottò con voce aggressiva.
«Devo parlarti» disse il prussiano.
«Allora puoi aspettare che finisca qui».
L’espressione ed il modo di porsi erano gli stessi che assumeva sempre nei suoi confronti.
Austria, vedendo che così non si sarebbe giunti a niente, si fece avanti, affiancando l’albino con fare leggermente imbarazzato ma autoritario e aristocratico.
«Possiamo parlare?» chiese.
«Di cosa?» replicò in tono garbato la ragazza.
Il modo che aveva di rivolgersi a Prussia e ad Austria era fondamentalmente diverso - anzi, totalmente opposto: con Beilschmidt manifestava apertamente e pungentemente il disappunto ed il fastidio che provava nei suoi confronti a causa dei loro trascorsi storici, mentre con Edelstein era accondiscendente e rispettosa.
«Di... poco fa» spiegò Roderich, decisamente a disagio.
«Quel bacio tra me e lui» tagliò corto Gilbert, incrociando le braccia sul petto, risoluto.
«Ah, quello...».
Ungheria parve ricordarsene solamente allora. All’improvviso fu loro addosso e li squadrò da capo a piedi, passando senza tregua lo sguardo dall’uno all’altro.
«Com’è che state insieme davvero?» domandò, inquisitoria.
Senza aspettare risposta, proseguì: «Da quanto? Siete già stati a letto insieme? Chi stava sopra? Prussia, se gli hai fatto male giuro che...».
«Eeeeh?!» esclamò Roderich, arrossendo di colpo «C-cosa ti viene in mente?!».
Era sconcertato: non si era scandalizzata. Peggio. Voleva saperne di più.
«Non siamo stati a letto insieme. Non ancora almeno» disse Gilbert in tono serio, poi, vittima delle sue solite manie di grandezza, proseguì: «E comunque, semmai quello che sta sopra sono io. Non esiste che uno del genere possa dominarmi».
Elizabeta parve punta sul vivo dall’affermazione, perché non esitò ad abbattere con veemenza la sua micidiale padella sulla testa del prussiano, che si chinò massaggiandosi vigorosamente il cranio dolente.
«Ahio! Ma che ti pren...?!» cominciò, ma arretrò spaventato al vedere l’espressione ed il sorriso macabro che s’era dipinto in viso all’ungherese.
«Non osare mai p...»
«Volete finirla?!» s’intromise Austria, imbarazzato «Non sono discorsi da farsi!».
Voleva risolvere la questione, fare in modo che la cosa non si sapesse, non entrare nel dettaglio - soprattutto in certi dettagli.
«Ungheria, per favore... non dirlo in giro, okay?» domandò.
Sembrava che stesse soffrendo e alla fanciulla fece così tanta pena che annuì senza pensarci su neppure un minuto.
«Terrò il segreto, promesso» rispose solenne.
Voleva bene ad Austria nonostante fosse la nazione che l’aveva conquistata. Non voleva fargli del male, in nessun modo.
«Grazie. Ora, con permesso, vado a suonare...».
E, con le guance d’un bel rosso vivido e l’espressione a metà tra il frustrato ed il ferito, l’austriaco diede le spalle ad entrambi e se ne andò.
«Tsk! Quel damerino non sa cosa sia far sesso con me!» esclamò Prussia dandosi un sacco di arie, indignato per esser stato considerato così poco dal pianista.
«Brutto...!» esordì Elizabeta irata, impugnando di nuovo ben saldamente la sua fidata padella.
«Non ti azzardare a toccare le sue regioni vitali, chiaro?!».
Rating: Giallo
Genere: Comico, Romantico
Personaggi: Elizabeta Hedérváry (Ungheria), Gilbert Beilschmidt (Prussia), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 843 (
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Note: Shonen-ai
L’avevano combinata grossa. Avevano commesso un errore irreparabile.
«Dovevamo stare attenti, razza di idiota» brontolò Austria, camminando rapidamente attraverso il corridoio.
La sua andatura era chiaro sintomo di frustrazione e irritazione, mentre la sua espressione indicava chiaramente un accesso di nervosismo.
«Non farla tanto lunga, damerino. Siamo stati attenti» replicò burbero Prussia, lanciandogli un’occhiata di sbieco piena di astio.
«Allora dovevamo esserlo di più!» controbatté Roderich infervorandosi «Avresti dovuto pensare prima di agire, o non hai il cervello per farlo?».
L’avevano combinata grossa. Avevano commesso un errore irreparabile.
«Dovevamo stare attenti, razza di idiota» brontolò Austria, camminando rapidamente attraverso il corridoio.
La sua andatura era chiaro sintomo di frustrazione e irritazione, mentre la sua espressione indicava chiaramente un accesso di nervosismo.
«Non farla tanto lunga, damerino. Siamo stati attenti» replicò burbero Prussia, lanciandogli un’occhiata di sbieco piena di astio.
«Allora dovevamo esserlo di più!» controbatté Roderich infervorandosi «Avresti dovuto pensare prima di agire, o non hai il cervello per farlo?».
Non riusciva a perdonarsi quel che era accaduto. Non riusciva a non pensare che quell’incidente era stata tutta colpa loro e della loro disattenzione - o, meglio, colpa di Gilbert e delle sue pretese di possessione manifesta nei suoi confronti.
«Come sei noioso. Fatti meno paranoie: è capitata lì per caso!» insistette Beilschmidt, stringendosi nelle spalle con noncuranza.
Lui - al contrario del moro - non si faceva tanti problemi per quel che era successo: a lui non importava un bel niente se qualcuno scopriva - volontariamente o meno - che, sotto sotto, nonostante tutte le guerre combattute tra loro, a lui piaceva Austria.
E non gli creava il minimo problema nemmeno il fatto che a scoprirlo fosse stata nientemeno che Ungheria.
Il fattaccio non era avvenuto che poche ore prima, tre al massimo.
Elizabeta era entrata nella stanza dove Austria era solito suonare il pianoforte probabilmente convinta che fosse vuota; invece ci aveva trovato il moro tra le braccia dell’albino, il quale era letteralmente spalmato sul suo petto, con una gamba prepotentemente infilata tra quelle di Roderich e le labbra incollate a quelle di quest’ultimo.
Come se già il bacio tra due maschi non fosse abbastanza scandaloso in sé e per sé, quello era anche piuttosto spinto e approfondito.
Quando l’avevano notata, si erano separati e l’avevano fissata, Ungheria era arrossita e si era dileguata in fretta.
E adesso erano alla sua ricerca nella proprietà austriaca per cercare di risolvere la cosa, magari inventandosi una scusa coerente e credibile per la scena cui lei aveva appena assistito - anche se nessuno dei due aveva in mente niente in tal senso.
Quando arrivarono in cucina, la trovarono intenta a risciacquare dei piatti e sistemarli in una credenza.
«Ehi, Ungheria!» chiamò senza il minimo tatto Prussia, con un’inflessione vocale che pretendeva d’avere su di sé l’attenzione della ragazza.
Le si avvicinò e si fermò dietro di lei a guardarla.
Héderváry si voltò in parte verso di lui, l’espressione che denotava un fastidio senza eguali.
«Che vuoi?» sbottò con voce aggressiva.
«Devo parlarti» disse il prussiano.
«Allora puoi aspettare che finisca qui».
L’espressione ed il modo di porsi erano gli stessi che assumeva sempre nei suoi confronti.
Austria, vedendo che così non si sarebbe giunti a niente, si fece avanti, affiancando l’albino con fare leggermente imbarazzato ma autoritario e aristocratico.
«Possiamo parlare?» chiese.
«Di cosa?» replicò in tono garbato la ragazza.
Il modo che aveva di rivolgersi a Prussia e ad Austria era fondamentalmente diverso - anzi, totalmente opposto: con Beilschmidt manifestava apertamente e pungentemente il disappunto ed il fastidio che provava nei suoi confronti a causa dei loro trascorsi storici, mentre con Edelstein era accondiscendente e rispettosa.
«Di... poco fa» spiegò Roderich, decisamente a disagio.
«Quel bacio tra me e lui» tagliò corto Gilbert, incrociando le braccia sul petto, risoluto.
«Ah, quello...».
Ungheria parve ricordarsene solamente allora. All’improvviso fu loro addosso e li squadrò da capo a piedi, passando senza tregua lo sguardo dall’uno all’altro.
«Com’è che state insieme davvero?» domandò, inquisitoria.
Senza aspettare risposta, proseguì: «Da quanto? Siete già stati a letto insieme? Chi stava sopra? Prussia, se gli hai fatto male giuro che...».
«Eeeeh?!» esclamò Roderich, arrossendo di colpo «C-cosa ti viene in mente?!».
Era sconcertato: non si era scandalizzata. Peggio. Voleva saperne di più.
«Non siamo stati a letto insieme. Non ancora almeno» disse Gilbert in tono serio, poi, vittima delle sue solite manie di grandezza, proseguì: «E comunque, semmai quello che sta sopra sono io. Non esiste che uno del genere possa dominarmi».
Elizabeta parve punta sul vivo dall’affermazione, perché non esitò ad abbattere con veemenza la sua micidiale padella sulla testa del prussiano, che si chinò massaggiandosi vigorosamente il cranio dolente.
«Ahio! Ma che ti pren...?!» cominciò, ma arretrò spaventato al vedere l’espressione ed il sorriso macabro che s’era dipinto in viso all’ungherese.
«Non osare mai p...»
«Volete finirla?!» s’intromise Austria, imbarazzato «Non sono discorsi da farsi!».
Voleva risolvere la questione, fare in modo che la cosa non si sapesse, non entrare nel dettaglio - soprattutto in certi dettagli.
«Ungheria, per favore... non dirlo in giro, okay?» domandò.
Sembrava che stesse soffrendo e alla fanciulla fece così tanta pena che annuì senza pensarci su neppure un minuto.
«Terrò il segreto, promesso» rispose solenne.
Voleva bene ad Austria nonostante fosse la nazione che l’aveva conquistata. Non voleva fargli del male, in nessun modo.
«Grazie. Ora, con permesso, vado a suonare...».
E, con le guance d’un bel rosso vivido e l’espressione a metà tra il frustrato ed il ferito, l’austriaco diede le spalle ad entrambi e se ne andò.
«Tsk! Quel damerino non sa cosa sia far sesso con me!» esclamò Prussia dandosi un sacco di arie, indignato per esser stato considerato così poco dal pianista.
«Brutto...!» esordì Elizabeta irata, impugnando di nuovo ben saldamente la sua fidata padella.
«Non ti azzardare a toccare le sue regioni vitali, chiaro?!».