Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale
Dec. 14th, 2011 05:35 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Qualcosa di nuovo sul fronte occidentale
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 3011 (
fiumidiparole)
Prompt: Military / Strategia per l'Hetalia Prompt-athon 2011 @
hetafic_it + 50 Kinks / 031. Voyeur/Voyeurismo @
kinks_pervs
Note: First time, Lemon, Self!love, Voyeur, Yaoi
Il crepuscolo incedeva, sostituendosi alle sfumature rossastre del tramonto. Era stata una giornata sfibrante: sia Inghilterra che America avevano dovuto seguire i rispettivi plotoni nella ricerca di un gruppetto di soldati tedeschi che si era fatto vedere per un momento e poi si era dileguato in un boschetto posto sul brullo terreno di una collina poco distante dal loro accampamento.
Arthur si massaggiò il ponte del naso con fare estremamente paziente, benché di pazienza ormai fosse rimasto a corto.
«America, se non c'è attacco da parte dell'Asse, non ha il minimo senso schierare gli eserciti!» cercò di fargli capire Kirkland «E poi non voglio stare così a lungo nello stesso accampamento di quel vinofilo pervertito!» aggiunse con convinzione, lanciando d'istinto un'occhiata verso oriente, l'area dove alloggiavano i soldati francesi e Francia - che aveva insistito fino alla nausea affinché lui potesse dormire da solo, accampando come scusa il fatto d’essere ben al di sopra degli altri due alleati. Era stato un comportamento singolare persino per i suoi standard: di solito non si faceva tanti problemi a dividere la tenda principale con altre persone - indipendentemente dal sesso d’appartenenza.
«Come sei antipatico! Potresti anche smettere di lamentarti tanto!» interloquì spazientito Alfred «E poi ci sono io qui, no?».
«Mi spieghi perché hai insistito tanto per venire fin qui se poi dell'esercito nemico non si vede traccia?!» sbraitò Inghilterra senza il minimo riserbo «Sono stufo di star qui a vuoto!».
Erano giorni che si trovava al fronte con i suoi soldati in attesa che i loro nemici dessero anche solo minimamente un segno della loro volontà d’invasione.
Lui era stanco della vita del fronte, dove non c'era modo di avere gli agi e soprattutto le disponibilità che aveva a casa a determinati, importanti orari - come l'ora del thé, un dramma che si rinnovava ogni giorno per la scarsità assoluta di porcellane!
«Il nemico è qui vicino! È in agguato per prenderci di sorpresa e distruggerci, ma noi non glielo permetteremo! Io sono l'eroe!!» fu la vigorosa, patriottica risposta che ricevette.
Il crepuscolo incedeva, sostituendosi alle sfumature rossastre del tramonto. Era stata una giornata sfibrante: sia Inghilterra che America avevano dovuto seguire i rispettivi plotoni nella ricerca di un gruppetto di soldati tedeschi che si era fatto vedere per un momento e poi si era dileguato in un boschetto posto sul brullo terreno di una collina poco distante dal loro accampamento.
Arthur si massaggiò il ponte del naso con fare estremamente paziente, benché di pazienza ormai fosse rimasto a corto.
«America, se non c'è attacco da parte dell'Asse, non ha il minimo senso schierare gli eserciti!» cercò di fargli capire Kirkland «E poi non voglio stare così a lungo nello stesso accampamento di quel vinofilo pervertito!» aggiunse con convinzione, lanciando d'istinto un'occhiata verso oriente, l'area dove alloggiavano i soldati francesi e Francia - che aveva insistito fino alla nausea affinché lui potesse dormire da solo, accampando come scusa il fatto d’essere ben al di sopra degli altri due alleati. Era stato un comportamento singolare persino per i suoi standard: di solito non si faceva tanti problemi a dividere la tenda principale con altre persone - indipendentemente dal sesso d’appartenenza.
«Come sei antipatico! Potresti anche smettere di lamentarti tanto!» interloquì spazientito Alfred «E poi ci sono io qui, no?» aggiunse, gonfiando il petto, dandosi arie di grand'importanza.
L'americano era scompostamente seduto su una delle sedie posizionate attorno al tavolo al centro della tenda, sopra il quale era dispiegata una carta geografica dettagliata della regione in cui si trovavano, cosparsa di strumenti di misurazione, penne e vari altri oggetti.
Arthur inarcò le sopracciglia assumendo un'espressione a metà tra lo scandalizzato e l'offeso.
«Cosa c'entra l'essere qui con te?! Presuntuoso!» esclamò, incrociando con aria sostenuta le braccia sul petto.
America si alzò in piedi, sovrastandolo in altezza, sorridendogli con la sua solita aria di fanciullo, fissandolo ma tacendo.
«C-che hai da fissare?» domandò Kirkland, che si sentiva profondamente a disagio per l'evidente dislivello d'altezza tra di loro. Aveva quattro anni più di lui ed era più basso di cinque centimetri buoni!
«Non sei contento di essere qui con me, Inghilterra?» indagò Jones.
«E-e perché dovrei?».
Non gli voleva dare la soddisfazione di sentirglielo dire. Andava contro ogni suo principio morale.
Il silenzio che seguì la sua risposta si protrasse fino a diventare qualcosa d'intollerabile: in esso Arthur percepiva un sentore di qualcosa di vergognosamente simile all'intimità che si ricreava a casa sua quando lui ed America andavano a letto insieme.
Da quando aveva scoperto d'essere omosessuale e di avere una vera e propria passione per la sua ex colonia - sentimento che aveva scoperto poi essere ricambiato appieno - non avevano mai fatto niente.
Lui si era documentato su tutto, visto che il sesso tra uomini non era mai stato un argomento di suo interesse fino ad allora, ma America era così ingenuo e fanciullo su quel versante che, di tutto quel che aveva appreso nelle sue inique ricerche, non aveva mai avuto occasione d'applicare niente. Non che smaniasse all'idea di far sesso con lui: era certo che fosse solo una questione di tempo prima che arrivassero anche a quello.
Il britannico l'allontanò un poco per rompere l'atmosfera ed esclamò: «Siamo al limitare d'un possibile campo di battaglia. Qui non c'è niente per cui valga la pena di riman...!!».
Le labbra di Alfred lo zittirono di colpo posandosi rapide sulle sue. Le strusciò contro la bocca dell'ex madrepatria, cercando di suscitare una sua reazione.
Arthur sentiva la sua bocca umida sulle proprie labbra cercare quasi di intrufolarsi in esse.
Kirkland rispose con forza, addossandosi contro il suo petto, spingendolo qualche passo indietro. Gli cinse i fianchi mentre l'altro l'abbracciava più su, poi gli infilò la lingua in bocca senza tante cerimonie.
In teoria non stava violando i suoi principi: non stava dicendo niente sul suo piacere d'essere con l'americano. In pratica, glielo stava dimostrando. Però non riusciva ad accontentarsi solo di quello: voleva di più.
Ruotarono le teste senza interrompere il contatto.
Inghilterra continuò a spingerlo e baciarlo, facendolo arretrare ancora finché America non si "ribellò" e cominciò a spingerlo indietro.
Arthur sbatté contro il bordo del tavolo ma non interruppe il bacio, bensì lasciò i fianchi del partner. Le sue mani andarono al suo giubbotto e cominciarono ad abbassarlo.
Era finalmente arrivato il momento di sperimentare in prima persona le sue conoscenze in merito ai rapporti sessuali tra maschi.
Il suo cervello iniziò a lavorare febbrilmente mentre lasciava cadere il giubbotto sul pavimento e faceva strisciare le mani alla cintura dell'altro.
«Cosa fai?!» esclamò all'improvviso Alfred, interrompendo il bacio e tirandosi indietro.
Arthur si guardò intorno, poi sussurrò: «Non... c'è nessuno».
«M-mi stai sganciando i pantaloni?!» sbottò America, arrossendo violentemente.
«N-non l'ho mai fatto prima, hai qualcosa in contrario?! Credevo d'essere eterosessuale!» si giustificò il maggiore, arrossendo anche lui mentre gli apriva la cintura.
«Ma tu... vuoi...?»
«Zitto. A-allora...» Inghilterra deglutì, mentre passava le mani a slacciare i propri pantaloni.
Arrossì ancora di più mentre diceva: «T-tu... stai sopra, io... io sto... sotto».
Era spinto dall'impeto della passione, ma un briciolo di ragione l'aveva ancora - e quel briciolo aveva analizzato accuratamente le differenze fisiologiche tra di loro.
America era di corporatura più grande e robusta, per non parlare poi del peso. Inghilterra - che già s'immaginava una postura d'azione piuttosto anomala dato il luogo - non ce l'avrebbe mai fatta a sostenerlo. L'americano, invece, sarebbe riuscito a sollevarlo e spostarlo come fosse stato un fuscello.
«Sopra?» ripeté America senza capire.
«Smetti di esitare e chiedere!» sbottò l'inglese.
Si abbassò i pantaloni con mani tremanti e si piegò sul tavolo mostrandogli il sedere. Alfred, per tutta risposta, rimase impalato dov’era, senza capire.
«Avanti, che aspetti?» esclamò il britannico, spazientito.
«Io... cosa...?»
«Vuoi un disegnino, idiota?».
Inghilterra si alzò, gli s’accostò e lo baciò un'altra volta tirandolo verso di sé, cercando di stuzzicarlo. Lasciò che una mano gli scivolasse giù, verso il membro del suo partner.
«Ah! Co...?!».
L'ex colonia ansimò, ma la madrepatria lo zittì di nuovo con la bocca.
Si scambiavano effluvi d'amore e passione sfrenata pensando d'essere inosservati, ma non avevano minimamente notato il soldato che stava spiando pian piano dall'angolo dell'apertura della tenda, sfruttando le ombre a proprio vantaggio per nascondersi.
Si distaccò dalla scena in quel momento e corse via attraverso l'accampamento, diretto a oriente, verso la zona riservata ai francesi.
Superò le tende dei soldati di fretta, attirando le attenzioni di tutti i compagni ma senza badarci.
Si fermò solamente una volta raggiunta la tenda principale, all’interno della quale si affacciò.
«Francia! America ed Inghilterra...!» boccheggiò l'uomo, senza fiato.
Il francese, seduto con le gambe accavallate sulla sedia accanto al tavolo al centro, le braccia conserte ed il capo appoggiato sul petto, dormicchiava placido. Nel sentirsi richiamare a gran voce sobbalzò sulla sedia e si alzò di scatto.
«Eh?!» domandò confuso, sbattendo le palpebre, guardando il soldato.
«America e Inghilterra stan... no facendo l-l'amore...!» ripeté quest'ultimo un poco in difficoltà: era la prima volta che in vita sua gli capitava di vedere una cosa del genere - o perlomeno l’inizio.
«Très bien!» replicò sovreccitato Bonnefoy. Afferrò immediatamente il binocolo che aveva provvidenzialmente appoggiato sul tavolo accanto a sé e corse all'imboccatura della tenda, uscendo e correndo verso un albero vicino. Sotto le fronde di questo si fermò portando lo strumento agli occhi, rivolgendosi verso la porzione dell'accampamento degli americani e degli inglesi, ad occidente.
Individuò subito la tenda principale e su di essa focalizzò tutta la sua attenzione.
«Ohoh! Incredibili!» esclamò. Aveva atteso per giorni quel momento.
Francis osservò i due con avidità: Inghilterra, con il sedere e le gambe completamente denudate, stava piegato su di un tavolo in attesa che America, dietro di lui, si decidesse ad agire.
«Avanti, America! Entra, è così difficile?!».
Alfred non s'era mai ritrovato in una situazione del genere prima d'allora: il pene, dritto e duro, gli faceva dannatamente male ed avrebbe fatto di tutto pur di alleviare almeno in parte quel dolore, solo che... non aveva idea di cosa dovesse effettivamente fare.
Kirkland lo guardava severo.
«È estremamente semplice! Metti...» Inghilterra fece una pausa per prender coraggio e togliersi un po' di vergogna «... il tuo organo sessuale...» disse, non senza arrossire «Dentro... il mio fondoschiena».
«Tutto qui?» domandò l'altro.
«Sì, ma sbrigati, maledizione! O vuoi che le guardie ci scoprano?!».
Non era una battuta detta a caso: quando prendevano servizio i soldati che erano incaricati di sorvegliare la loro tenda durante la notte, questi ultimi si affacciavano all'interno per assicurare ai superiori la loro presenza.
Arthur non aveva il coraggio neppure d'immaginare cos'avrebbero detto o fatto i due soldati se fossero entrati in un momento come quello e li avessero visti lui a fondoschiena nudo e l'altro con il pene eretto.
Era un'evenienza raccapricciante sotto svariati punti di vista.
«Avanti! Vuoi una posizione migliore?!».
«Ahw!» esultò Francia dal suo isolato angolo d’osservazione, ammirando estasiato la scena di un Inghilterra nudo dal bacino in giù voltarsi e mettersi seduto a gambe aperte sul tavolo, come se si stesse offrendo ad America.
«Oddio...!» sospirò. Solo osservandolo da lontano sentiva crescere in sé l'eccitazione, come si evinceva fisicamente dal lieve gonfiore al cavallo dei suoi pantaloni.
Lo sapeva che la sua strategia, prima o poi, avrebbe dato i suoi frutti: insistere perché rimanessero da soli in tenda era stata la decisione migliore che avesse mai preso. Si complimentava da solo per la propria intelligenza.
«Coraggio!» esortò Arthur, allungando le gambe ed usandole per avvicinare il più giovane a sé. Le allacciò attorno al suo torace e si spostò maggiormente verso il margine del piano. Era rosso in viso a causa del proprio pene eretto in bella mostra e stava combattendo strenuamente per vincere l'impulso di richiudere le gambe e nascondere tutto.
America era stato suo fratello e adesso era un suo alleato, ma anche la persona per lui più importante - affettivamente parlando. Cercava di fidarsi di lui e di non vergognarsi - dopotutto, anche Alfred aveva accettato di fargli veder nude le sue parti più intime.
«E adesso... devo...».
America fissava le nudità del partner come una ragazzina che vedeva per la prima volta nella sua vita l'apparato riproduttore di un maschio. Vedere che anche il pene dell’ex madrepatria era dritto in aria in un certo modo lo confortava, ma riusciva anche a farlo eccitare ancora di più.
«Sì, entra!» tagliò corto Inghilterra.
«Sta per penetrarlo!» commentò entusiasta Bonnefoy da sotto il suo albero, sobbalzando.
Riusciva a percepire l'atmosfera erotica che doveva attorniare i due piccioncini come se fosse lì con loro e la cosa suscitava un bel po' di cose nel francese, primo tra tutti un bisogno quasi viscerale di prestare qualche attenzione all'erezione che si era formata nei suoi pantaloni. Con una sola mano si slacciò la cintura con un'abilità che la diceva lunga sulla sua esperienza in merito. Fece scivolare le dita all'interno, oltre l'insignificante barriera della biancheria intima, fino a raggiungere i genitali. Qui le sue dita si fermarono ed il biondo iniziò a masturbarsi con una certa calma. I suoi occhi blu cobalto, ovviamente, erano incollati alle lenti del binocolo, grazie al quale poté ammirare il momento della penetrazione.
Inghilterra ebbe un sussulto e rinsaldò la morsa delle gambe attorno ai fianchi dell'altro, mentre quest'ultimo cercava di penetrarlo bene. La posizione non era male, ma necessitava di qualche piccolo aggiustamento per quanto riguardava l'angolo di postura: Jones afferrò per i fianchi Kirkland e lo spinse un poco più giù, schiacciandogli le natiche contro la propria area inguinale.
Il britannico dovette mordersi le labbra per non gridare: il pene eretto dell'americano era piuttosto grosso e, nel farsi strada in lui, gli stava facendo decisamente male.
«Non schiacciare me contro di te!» lo redarguì l'ex madrepatria, dolorante «Spingiti tu dentro col bacino!!».
Dover spiegare come si faceva sesso. Non credeva che la mentalità della sua ex colonia fosse ad un tale livello d’ingenuità.
La prima spinta diede un sollievo tale al membro eretto di America da invogliare quest’ultimo a ripetere e ripetere il gesto.
Arthur si lasciò sfuggire un gemito di piacere: se si spingeva dentro in quel modo non sentiva più solo il dolore del suo sedere che si apriva in due, ma anche il piacere di essere penetrato sempre più a fondo dal partner. Le due sensazioni, mescolate insieme, gli davano una sensazione di appagamento erotico fisico e mentale profondo, da cui scaturivano i sospiri che gli tracimavano le labbra come un fiume in piena.
Francia vide America cominciare a dare spinte con il cinto pelvico con sempre più trasporto ed Inghilterra flettersi leggermente verso di lui ogni volta.
Bonnefoy accelerò per riflesso i movimenti della propria mano nei suoi pantaloni. L'erezione tra le sue dita aumentava tangibilmente minuto dopo minuto.
Intanto, Francis sospirava e gemeva in modo che definire osceno sarebbe stato oltremodo eufemistico.
«Ahw... che meravigliosa sensazione... aaahnf! Dovrei essere anch'io lì con loro!!» si lamentò, mentre si masturbava con maggior foga.
«Io sono molto più esperto di loro per queste cose!!».
Avrebbe voluto essere laggiù con loro e dimostrare tutta la sua esperienza, ma se si fosse materializzato all'improvviso l'avrebbero cacciato ed avrebbero interrotto il loro rapporto - e lui non voleva assolutamente che ciò accadesse perché era curioso di vedere come sarebbe proseguita la cosa.
Spiò Arthur che, flettendo la schiena per quanto gli era permesso dalla postura, tentava di ricongiungere le labbra con quelle di America. Quest'ultimo gli venne incontro e si baciarono ardentemente, consumati dalla passione, toccandosi febbrilmente, quasi convulsamente.
Francia velocizzò il movimento delle dita, indietreggiando fino ad addossarsi contro il fusto dell'albero dietro di lui. Si morse il labbro inferiore mugolando di piacere in modo osceno, muovendo a scatti il bacino.
La sua erezione premeva contro la sua mano. Si sentiva talmente eccitato osservando Arthur e Alfred che facevano sesso che il suo pene gli faceva male.
Stava per raggiungere l'orgasmo.
Nell'accampamento anglo-americano, anche Inghilterra stava per venire. America, invece, sentiva il bisogno di entrare ancora più giù.
Kirkland staccò la bocca dalla sua e lo guardò mordendosi il labbro inferiore, mentre Jones affondava colpi di bacino sempre più forti.
«America smetti... smetti di... ahw! Fai più pia... ohw!» sussurrò il britannico, ma s'interruppe perché in quel momento raggiunse l'orgasmo.
Lo sperma si riversò all'esterno, gocciolando lungo il suo pene. Sospirò di sollievo e, stringendo la morsa delle gambe attorno al suo bacino, si schiacciò di propria iniziativa con forza sulla zona inguinale dell'americano.
«C-che cos'è quella roba bianca?!» domandò quest'ultimo improvvisamente inquieto, ma Inghilterra si affrettò a baciarlo, tacendo la risposta. Gli leccò il palato e toccò con fervore la lingua, eccitando ulteriormente il più giovane, che raggiunse a sua volta l'orgasmo. Venne dentro il fondoschiena dell'ex madrepatria, che inarcò leggermente la schiena all'indietro.
Lo sperma scivolò all'esterno, verso il pavimento.
Francia, da lontano, si strinse delicatamente la punta del pene. Mugolò, si contorse e venne. Il suo seme gli macchiò la mano e le dita, cadendo anche sul tessuto delle mutande.
Si addossò esalando contro l'albero, senza togliere la mano da dov'era.
«C-che meraviglia...» esalò.
Sperava vivamente di riuscire a ripetere l’esperienza prima che se ne andassero da lì: masturbarsi osservando quel teppistello d’Inghilterra e quello stupido di America che facevano sesso era una pratica che lo interessava particolarmente.
«A-America... esci da lì! Muoviti, maledizione...!» esclamò Inghilterra, cercando di spostarsi.
«Prima vuoi che entri, poi vuoi che...»
«Esci!!»
«Mmmh... okay, non urlare!».
Francis abbassò il binocolo nel vedere che si stavano separando.
«Che peccato... oooh, però domani sarà una bella giornata, soprattutto per Inghilterra...!» commentò allegramente, facendo dietrofront per tornarsene alla sua tenda.
Il mattino a seguire, quando Francia fece il suo ingresso nella tenda di America e Inghilterra per discutere dei piani per la giornata, i due stavano facendo colazione. America, seduto al contrario sulla sedia con le gambe spalancate ai due lati dello schienale e le braccia conserte sopra quest’ultimo, sorseggiava tranquillo da una grossa tazza quello che dall'apparenza e dall'odore sembrava essere caffé. Inghilterra, invece, era in piedi poco distante, appoggiato contro il margine del tavolo con una tazza di thé in mano.
Dall'espressione e dal contegno sembrava strano rispetto al normale: non teneva il solito portamento austero e snob, bensì sembrava che cercasse di non farsi vedere.
«Bonjour!» salutò il francese elegantemente. Ad accoglierlo solo il silenzio.
«'Giorno» rispose Alfred, senza degnarlo di particolari attenzioni.
«Good morning» si aggiunse Arthur con aria infastidita.
«Che hai Inghilterra? Ti sei alzato dal lato sbagliato del letto...?» lo stuzzicò il Bonnefoy, sorridendogli provocatorio.
Kirkland digrignò i denti e lo guardò con occhi colmi d'ira. In effetti aveva qualcosa che non andava, ma non sarebbe mai andato a dirlo a lui.
«E se anche fosse? Di certo non verrei a dirlo a te, tra tutti!!» sbottò.
«Mh? Ti fa male da qualche parte...? Di solito bevi il thé seduto a tavola...» lo sfidò Francis, guadagnandosi un'ulteriore occhiataccia.
Alfred non aveva occhi che per Arthur: non appena si erano svegliati, abbracciati l'un l'altro nella minuscola brandina dell'ex madrepatria, quest’ultimo aveva espresso immediatamente un dolore non proprio trascurabile al fondoschiena.
Era per quel motivo che si era rifiutato di far colazione seduto ed aveva preferito bere il thé stando in piedi; tuttavia, l'americano lo conosceva abbastanza da sapere che il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di confessarlo a Francia. Piuttosto sarebbe morto.
Kirkland, punto nel vivo dall'aperta provocazione del francese, più per dargli contro che per bisogno vero e proprio, si accostò alla sedia più vicina a lui e, una volta che l’ebbe spostata, ci si lasciò cadere sopra.
Il dolore al fondoschiena lo colpì all'istante, facendolo sobbalzare.
Sul viso di Francia si allargò un sorriso malizioso: era evidente che stesse godendo nel vederlo soffrire.
Inoltre, non poteva mancare di fare paragoni tra il suo atteggiamento attuale e quello della sera prima: i due stridevano l'uno con l'altro in modo incredibile.
«Maledizione...!» borbottò tra sé e sé il britannico, cercando di bere tranquillamente il suo thé «Se avessi saputo a priori che sarebbe finita così non sarei stato sotto...! La prossima volta, indipendentemente da corporatura o che, io sto sopra. Assolutamente...!».
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 3011 (
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Prompt: Military / Strategia per l'Hetalia Prompt-athon 2011 @
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Note: First time, Lemon, Self!love, Voyeur, Yaoi
Il crepuscolo incedeva, sostituendosi alle sfumature rossastre del tramonto. Era stata una giornata sfibrante: sia Inghilterra che America avevano dovuto seguire i rispettivi plotoni nella ricerca di un gruppetto di soldati tedeschi che si era fatto vedere per un momento e poi si era dileguato in un boschetto posto sul brullo terreno di una collina poco distante dal loro accampamento.
Arthur si massaggiò il ponte del naso con fare estremamente paziente, benché di pazienza ormai fosse rimasto a corto.
«America, se non c'è attacco da parte dell'Asse, non ha il minimo senso schierare gli eserciti!» cercò di fargli capire Kirkland «E poi non voglio stare così a lungo nello stesso accampamento di quel vinofilo pervertito!» aggiunse con convinzione, lanciando d'istinto un'occhiata verso oriente, l'area dove alloggiavano i soldati francesi e Francia - che aveva insistito fino alla nausea affinché lui potesse dormire da solo, accampando come scusa il fatto d’essere ben al di sopra degli altri due alleati. Era stato un comportamento singolare persino per i suoi standard: di solito non si faceva tanti problemi a dividere la tenda principale con altre persone - indipendentemente dal sesso d’appartenenza.
«Come sei antipatico! Potresti anche smettere di lamentarti tanto!» interloquì spazientito Alfred «E poi ci sono io qui, no?».
«Mi spieghi perché hai insistito tanto per venire fin qui se poi dell'esercito nemico non si vede traccia?!» sbraitò Inghilterra senza il minimo riserbo «Sono stufo di star qui a vuoto!».
Erano giorni che si trovava al fronte con i suoi soldati in attesa che i loro nemici dessero anche solo minimamente un segno della loro volontà d’invasione.
Lui era stanco della vita del fronte, dove non c'era modo di avere gli agi e soprattutto le disponibilità che aveva a casa a determinati, importanti orari - come l'ora del thé, un dramma che si rinnovava ogni giorno per la scarsità assoluta di porcellane!
«Il nemico è qui vicino! È in agguato per prenderci di sorpresa e distruggerci, ma noi non glielo permetteremo! Io sono l'eroe!!» fu la vigorosa, patriottica risposta che ricevette.
Il crepuscolo incedeva, sostituendosi alle sfumature rossastre del tramonto. Era stata una giornata sfibrante: sia Inghilterra che America avevano dovuto seguire i rispettivi plotoni nella ricerca di un gruppetto di soldati tedeschi che si era fatto vedere per un momento e poi si era dileguato in un boschetto posto sul brullo terreno di una collina poco distante dal loro accampamento.
Arthur si massaggiò il ponte del naso con fare estremamente paziente, benché di pazienza ormai fosse rimasto a corto.
«America, se non c'è attacco da parte dell'Asse, non ha il minimo senso schierare gli eserciti!» cercò di fargli capire Kirkland «E poi non voglio stare così a lungo nello stesso accampamento di quel vinofilo pervertito!» aggiunse con convinzione, lanciando d'istinto un'occhiata verso oriente, l'area dove alloggiavano i soldati francesi e Francia - che aveva insistito fino alla nausea affinché lui potesse dormire da solo, accampando come scusa il fatto d’essere ben al di sopra degli altri due alleati. Era stato un comportamento singolare persino per i suoi standard: di solito non si faceva tanti problemi a dividere la tenda principale con altre persone - indipendentemente dal sesso d’appartenenza.
«Come sei antipatico! Potresti anche smettere di lamentarti tanto!» interloquì spazientito Alfred «E poi ci sono io qui, no?» aggiunse, gonfiando il petto, dandosi arie di grand'importanza.
L'americano era scompostamente seduto su una delle sedie posizionate attorno al tavolo al centro della tenda, sopra il quale era dispiegata una carta geografica dettagliata della regione in cui si trovavano, cosparsa di strumenti di misurazione, penne e vari altri oggetti.
Arthur inarcò le sopracciglia assumendo un'espressione a metà tra lo scandalizzato e l'offeso.
«Cosa c'entra l'essere qui con te?! Presuntuoso!» esclamò, incrociando con aria sostenuta le braccia sul petto.
America si alzò in piedi, sovrastandolo in altezza, sorridendogli con la sua solita aria di fanciullo, fissandolo ma tacendo.
«C-che hai da fissare?» domandò Kirkland, che si sentiva profondamente a disagio per l'evidente dislivello d'altezza tra di loro. Aveva quattro anni più di lui ed era più basso di cinque centimetri buoni!
«Non sei contento di essere qui con me, Inghilterra?» indagò Jones.
«E-e perché dovrei?».
Non gli voleva dare la soddisfazione di sentirglielo dire. Andava contro ogni suo principio morale.
Il silenzio che seguì la sua risposta si protrasse fino a diventare qualcosa d'intollerabile: in esso Arthur percepiva un sentore di qualcosa di vergognosamente simile all'intimità che si ricreava a casa sua quando lui ed America andavano a letto insieme.
Da quando aveva scoperto d'essere omosessuale e di avere una vera e propria passione per la sua ex colonia - sentimento che aveva scoperto poi essere ricambiato appieno - non avevano mai fatto niente.
Lui si era documentato su tutto, visto che il sesso tra uomini non era mai stato un argomento di suo interesse fino ad allora, ma America era così ingenuo e fanciullo su quel versante che, di tutto quel che aveva appreso nelle sue inique ricerche, non aveva mai avuto occasione d'applicare niente. Non che smaniasse all'idea di far sesso con lui: era certo che fosse solo una questione di tempo prima che arrivassero anche a quello.
Il britannico l'allontanò un poco per rompere l'atmosfera ed esclamò: «Siamo al limitare d'un possibile campo di battaglia. Qui non c'è niente per cui valga la pena di riman...!!».
Le labbra di Alfred lo zittirono di colpo posandosi rapide sulle sue. Le strusciò contro la bocca dell'ex madrepatria, cercando di suscitare una sua reazione.
Arthur sentiva la sua bocca umida sulle proprie labbra cercare quasi di intrufolarsi in esse.
Kirkland rispose con forza, addossandosi contro il suo petto, spingendolo qualche passo indietro. Gli cinse i fianchi mentre l'altro l'abbracciava più su, poi gli infilò la lingua in bocca senza tante cerimonie.
In teoria non stava violando i suoi principi: non stava dicendo niente sul suo piacere d'essere con l'americano. In pratica, glielo stava dimostrando. Però non riusciva ad accontentarsi solo di quello: voleva di più.
Ruotarono le teste senza interrompere il contatto.
Inghilterra continuò a spingerlo e baciarlo, facendolo arretrare ancora finché America non si "ribellò" e cominciò a spingerlo indietro.
Arthur sbatté contro il bordo del tavolo ma non interruppe il bacio, bensì lasciò i fianchi del partner. Le sue mani andarono al suo giubbotto e cominciarono ad abbassarlo.
Era finalmente arrivato il momento di sperimentare in prima persona le sue conoscenze in merito ai rapporti sessuali tra maschi.
Il suo cervello iniziò a lavorare febbrilmente mentre lasciava cadere il giubbotto sul pavimento e faceva strisciare le mani alla cintura dell'altro.
«Cosa fai?!» esclamò all'improvviso Alfred, interrompendo il bacio e tirandosi indietro.
Arthur si guardò intorno, poi sussurrò: «Non... c'è nessuno».
«M-mi stai sganciando i pantaloni?!» sbottò America, arrossendo violentemente.
«N-non l'ho mai fatto prima, hai qualcosa in contrario?! Credevo d'essere eterosessuale!» si giustificò il maggiore, arrossendo anche lui mentre gli apriva la cintura.
«Ma tu... vuoi...?»
«Zitto. A-allora...» Inghilterra deglutì, mentre passava le mani a slacciare i propri pantaloni.
Arrossì ancora di più mentre diceva: «T-tu... stai sopra, io... io sto... sotto».
Era spinto dall'impeto della passione, ma un briciolo di ragione l'aveva ancora - e quel briciolo aveva analizzato accuratamente le differenze fisiologiche tra di loro.
America era di corporatura più grande e robusta, per non parlare poi del peso. Inghilterra - che già s'immaginava una postura d'azione piuttosto anomala dato il luogo - non ce l'avrebbe mai fatta a sostenerlo. L'americano, invece, sarebbe riuscito a sollevarlo e spostarlo come fosse stato un fuscello.
«Sopra?» ripeté America senza capire.
«Smetti di esitare e chiedere!» sbottò l'inglese.
Si abbassò i pantaloni con mani tremanti e si piegò sul tavolo mostrandogli il sedere. Alfred, per tutta risposta, rimase impalato dov’era, senza capire.
«Avanti, che aspetti?» esclamò il britannico, spazientito.
«Io... cosa...?»
«Vuoi un disegnino, idiota?».
Inghilterra si alzò, gli s’accostò e lo baciò un'altra volta tirandolo verso di sé, cercando di stuzzicarlo. Lasciò che una mano gli scivolasse giù, verso il membro del suo partner.
«Ah! Co...?!».
L'ex colonia ansimò, ma la madrepatria lo zittì di nuovo con la bocca.
Si scambiavano effluvi d'amore e passione sfrenata pensando d'essere inosservati, ma non avevano minimamente notato il soldato che stava spiando pian piano dall'angolo dell'apertura della tenda, sfruttando le ombre a proprio vantaggio per nascondersi.
Si distaccò dalla scena in quel momento e corse via attraverso l'accampamento, diretto a oriente, verso la zona riservata ai francesi.
Superò le tende dei soldati di fretta, attirando le attenzioni di tutti i compagni ma senza badarci.
Si fermò solamente una volta raggiunta la tenda principale, all’interno della quale si affacciò.
«Francia! America ed Inghilterra...!» boccheggiò l'uomo, senza fiato.
Il francese, seduto con le gambe accavallate sulla sedia accanto al tavolo al centro, le braccia conserte ed il capo appoggiato sul petto, dormicchiava placido. Nel sentirsi richiamare a gran voce sobbalzò sulla sedia e si alzò di scatto.
«Eh?!» domandò confuso, sbattendo le palpebre, guardando il soldato.
«America e Inghilterra stan... no facendo l-l'amore...!» ripeté quest'ultimo un poco in difficoltà: era la prima volta che in vita sua gli capitava di vedere una cosa del genere - o perlomeno l’inizio.
«Très bien!» replicò sovreccitato Bonnefoy. Afferrò immediatamente il binocolo che aveva provvidenzialmente appoggiato sul tavolo accanto a sé e corse all'imboccatura della tenda, uscendo e correndo verso un albero vicino. Sotto le fronde di questo si fermò portando lo strumento agli occhi, rivolgendosi verso la porzione dell'accampamento degli americani e degli inglesi, ad occidente.
Individuò subito la tenda principale e su di essa focalizzò tutta la sua attenzione.
«Ohoh! Incredibili!» esclamò. Aveva atteso per giorni quel momento.
Francis osservò i due con avidità: Inghilterra, con il sedere e le gambe completamente denudate, stava piegato su di un tavolo in attesa che America, dietro di lui, si decidesse ad agire.
«Avanti, America! Entra, è così difficile?!».
Alfred non s'era mai ritrovato in una situazione del genere prima d'allora: il pene, dritto e duro, gli faceva dannatamente male ed avrebbe fatto di tutto pur di alleviare almeno in parte quel dolore, solo che... non aveva idea di cosa dovesse effettivamente fare.
Kirkland lo guardava severo.
«È estremamente semplice! Metti...» Inghilterra fece una pausa per prender coraggio e togliersi un po' di vergogna «... il tuo organo sessuale...» disse, non senza arrossire «Dentro... il mio fondoschiena».
«Tutto qui?» domandò l'altro.
«Sì, ma sbrigati, maledizione! O vuoi che le guardie ci scoprano?!».
Non era una battuta detta a caso: quando prendevano servizio i soldati che erano incaricati di sorvegliare la loro tenda durante la notte, questi ultimi si affacciavano all'interno per assicurare ai superiori la loro presenza.
Arthur non aveva il coraggio neppure d'immaginare cos'avrebbero detto o fatto i due soldati se fossero entrati in un momento come quello e li avessero visti lui a fondoschiena nudo e l'altro con il pene eretto.
Era un'evenienza raccapricciante sotto svariati punti di vista.
«Avanti! Vuoi una posizione migliore?!».
«Ahw!» esultò Francia dal suo isolato angolo d’osservazione, ammirando estasiato la scena di un Inghilterra nudo dal bacino in giù voltarsi e mettersi seduto a gambe aperte sul tavolo, come se si stesse offrendo ad America.
«Oddio...!» sospirò. Solo osservandolo da lontano sentiva crescere in sé l'eccitazione, come si evinceva fisicamente dal lieve gonfiore al cavallo dei suoi pantaloni.
Lo sapeva che la sua strategia, prima o poi, avrebbe dato i suoi frutti: insistere perché rimanessero da soli in tenda era stata la decisione migliore che avesse mai preso. Si complimentava da solo per la propria intelligenza.
«Coraggio!» esortò Arthur, allungando le gambe ed usandole per avvicinare il più giovane a sé. Le allacciò attorno al suo torace e si spostò maggiormente verso il margine del piano. Era rosso in viso a causa del proprio pene eretto in bella mostra e stava combattendo strenuamente per vincere l'impulso di richiudere le gambe e nascondere tutto.
America era stato suo fratello e adesso era un suo alleato, ma anche la persona per lui più importante - affettivamente parlando. Cercava di fidarsi di lui e di non vergognarsi - dopotutto, anche Alfred aveva accettato di fargli veder nude le sue parti più intime.
«E adesso... devo...».
America fissava le nudità del partner come una ragazzina che vedeva per la prima volta nella sua vita l'apparato riproduttore di un maschio. Vedere che anche il pene dell’ex madrepatria era dritto in aria in un certo modo lo confortava, ma riusciva anche a farlo eccitare ancora di più.
«Sì, entra!» tagliò corto Inghilterra.
«Sta per penetrarlo!» commentò entusiasta Bonnefoy da sotto il suo albero, sobbalzando.
Riusciva a percepire l'atmosfera erotica che doveva attorniare i due piccioncini come se fosse lì con loro e la cosa suscitava un bel po' di cose nel francese, primo tra tutti un bisogno quasi viscerale di prestare qualche attenzione all'erezione che si era formata nei suoi pantaloni. Con una sola mano si slacciò la cintura con un'abilità che la diceva lunga sulla sua esperienza in merito. Fece scivolare le dita all'interno, oltre l'insignificante barriera della biancheria intima, fino a raggiungere i genitali. Qui le sue dita si fermarono ed il biondo iniziò a masturbarsi con una certa calma. I suoi occhi blu cobalto, ovviamente, erano incollati alle lenti del binocolo, grazie al quale poté ammirare il momento della penetrazione.
Inghilterra ebbe un sussulto e rinsaldò la morsa delle gambe attorno ai fianchi dell'altro, mentre quest'ultimo cercava di penetrarlo bene. La posizione non era male, ma necessitava di qualche piccolo aggiustamento per quanto riguardava l'angolo di postura: Jones afferrò per i fianchi Kirkland e lo spinse un poco più giù, schiacciandogli le natiche contro la propria area inguinale.
Il britannico dovette mordersi le labbra per non gridare: il pene eretto dell'americano era piuttosto grosso e, nel farsi strada in lui, gli stava facendo decisamente male.
«Non schiacciare me contro di te!» lo redarguì l'ex madrepatria, dolorante «Spingiti tu dentro col bacino!!».
Dover spiegare come si faceva sesso. Non credeva che la mentalità della sua ex colonia fosse ad un tale livello d’ingenuità.
La prima spinta diede un sollievo tale al membro eretto di America da invogliare quest’ultimo a ripetere e ripetere il gesto.
Arthur si lasciò sfuggire un gemito di piacere: se si spingeva dentro in quel modo non sentiva più solo il dolore del suo sedere che si apriva in due, ma anche il piacere di essere penetrato sempre più a fondo dal partner. Le due sensazioni, mescolate insieme, gli davano una sensazione di appagamento erotico fisico e mentale profondo, da cui scaturivano i sospiri che gli tracimavano le labbra come un fiume in piena.
Francia vide America cominciare a dare spinte con il cinto pelvico con sempre più trasporto ed Inghilterra flettersi leggermente verso di lui ogni volta.
Bonnefoy accelerò per riflesso i movimenti della propria mano nei suoi pantaloni. L'erezione tra le sue dita aumentava tangibilmente minuto dopo minuto.
Intanto, Francis sospirava e gemeva in modo che definire osceno sarebbe stato oltremodo eufemistico.
«Ahw... che meravigliosa sensazione... aaahnf! Dovrei essere anch'io lì con loro!!» si lamentò, mentre si masturbava con maggior foga.
«Io sono molto più esperto di loro per queste cose!!».
Avrebbe voluto essere laggiù con loro e dimostrare tutta la sua esperienza, ma se si fosse materializzato all'improvviso l'avrebbero cacciato ed avrebbero interrotto il loro rapporto - e lui non voleva assolutamente che ciò accadesse perché era curioso di vedere come sarebbe proseguita la cosa.
Spiò Arthur che, flettendo la schiena per quanto gli era permesso dalla postura, tentava di ricongiungere le labbra con quelle di America. Quest'ultimo gli venne incontro e si baciarono ardentemente, consumati dalla passione, toccandosi febbrilmente, quasi convulsamente.
Francia velocizzò il movimento delle dita, indietreggiando fino ad addossarsi contro il fusto dell'albero dietro di lui. Si morse il labbro inferiore mugolando di piacere in modo osceno, muovendo a scatti il bacino.
La sua erezione premeva contro la sua mano. Si sentiva talmente eccitato osservando Arthur e Alfred che facevano sesso che il suo pene gli faceva male.
Stava per raggiungere l'orgasmo.
Nell'accampamento anglo-americano, anche Inghilterra stava per venire. America, invece, sentiva il bisogno di entrare ancora più giù.
Kirkland staccò la bocca dalla sua e lo guardò mordendosi il labbro inferiore, mentre Jones affondava colpi di bacino sempre più forti.
«America smetti... smetti di... ahw! Fai più pia... ohw!» sussurrò il britannico, ma s'interruppe perché in quel momento raggiunse l'orgasmo.
Lo sperma si riversò all'esterno, gocciolando lungo il suo pene. Sospirò di sollievo e, stringendo la morsa delle gambe attorno al suo bacino, si schiacciò di propria iniziativa con forza sulla zona inguinale dell'americano.
«C-che cos'è quella roba bianca?!» domandò quest'ultimo improvvisamente inquieto, ma Inghilterra si affrettò a baciarlo, tacendo la risposta. Gli leccò il palato e toccò con fervore la lingua, eccitando ulteriormente il più giovane, che raggiunse a sua volta l'orgasmo. Venne dentro il fondoschiena dell'ex madrepatria, che inarcò leggermente la schiena all'indietro.
Lo sperma scivolò all'esterno, verso il pavimento.
Francia, da lontano, si strinse delicatamente la punta del pene. Mugolò, si contorse e venne. Il suo seme gli macchiò la mano e le dita, cadendo anche sul tessuto delle mutande.
Si addossò esalando contro l'albero, senza togliere la mano da dov'era.
«C-che meraviglia...» esalò.
Sperava vivamente di riuscire a ripetere l’esperienza prima che se ne andassero da lì: masturbarsi osservando quel teppistello d’Inghilterra e quello stupido di America che facevano sesso era una pratica che lo interessava particolarmente.
«A-America... esci da lì! Muoviti, maledizione...!» esclamò Inghilterra, cercando di spostarsi.
«Prima vuoi che entri, poi vuoi che...»
«Esci!!»
«Mmmh... okay, non urlare!».
Francis abbassò il binocolo nel vedere che si stavano separando.
«Che peccato... oooh, però domani sarà una bella giornata, soprattutto per Inghilterra...!» commentò allegramente, facendo dietrofront per tornarsene alla sua tenda.
Il mattino a seguire, quando Francia fece il suo ingresso nella tenda di America e Inghilterra per discutere dei piani per la giornata, i due stavano facendo colazione. America, seduto al contrario sulla sedia con le gambe spalancate ai due lati dello schienale e le braccia conserte sopra quest’ultimo, sorseggiava tranquillo da una grossa tazza quello che dall'apparenza e dall'odore sembrava essere caffé. Inghilterra, invece, era in piedi poco distante, appoggiato contro il margine del tavolo con una tazza di thé in mano.
Dall'espressione e dal contegno sembrava strano rispetto al normale: non teneva il solito portamento austero e snob, bensì sembrava che cercasse di non farsi vedere.
«Bonjour!» salutò il francese elegantemente. Ad accoglierlo solo il silenzio.
«'Giorno» rispose Alfred, senza degnarlo di particolari attenzioni.
«Good morning» si aggiunse Arthur con aria infastidita.
«Che hai Inghilterra? Ti sei alzato dal lato sbagliato del letto...?» lo stuzzicò il Bonnefoy, sorridendogli provocatorio.
Kirkland digrignò i denti e lo guardò con occhi colmi d'ira. In effetti aveva qualcosa che non andava, ma non sarebbe mai andato a dirlo a lui.
«E se anche fosse? Di certo non verrei a dirlo a te, tra tutti!!» sbottò.
«Mh? Ti fa male da qualche parte...? Di solito bevi il thé seduto a tavola...» lo sfidò Francis, guadagnandosi un'ulteriore occhiataccia.
Alfred non aveva occhi che per Arthur: non appena si erano svegliati, abbracciati l'un l'altro nella minuscola brandina dell'ex madrepatria, quest’ultimo aveva espresso immediatamente un dolore non proprio trascurabile al fondoschiena.
Era per quel motivo che si era rifiutato di far colazione seduto ed aveva preferito bere il thé stando in piedi; tuttavia, l'americano lo conosceva abbastanza da sapere che il suo orgoglio non gli avrebbe permesso di confessarlo a Francia. Piuttosto sarebbe morto.
Kirkland, punto nel vivo dall'aperta provocazione del francese, più per dargli contro che per bisogno vero e proprio, si accostò alla sedia più vicina a lui e, una volta che l’ebbe spostata, ci si lasciò cadere sopra.
Il dolore al fondoschiena lo colpì all'istante, facendolo sobbalzare.
Sul viso di Francia si allargò un sorriso malizioso: era evidente che stesse godendo nel vederlo soffrire.
Inoltre, non poteva mancare di fare paragoni tra il suo atteggiamento attuale e quello della sera prima: i due stridevano l'uno con l'altro in modo incredibile.
«Maledizione...!» borbottò tra sé e sé il britannico, cercando di bere tranquillamente il suo thé «Se avessi saputo a priori che sarebbe finita così non sarei stato sotto...! La prossima volta, indipendentemente da corporatura o che, io sto sopra. Assolutamente...!».