Liebe nach Mitternacht
Jan. 10th, 2012 04:54 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Liebe nach Mitternach
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Ludwig (Germania), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 1150 (
fiumidiparole)
Prompt: "Basta con quel pianoforte! È l'una di notte" per il p0rn fest #5 @
fanfic_italia
Timeline: Il periodo trascorso da Austria a casa di Germania
Note: Handjob, Lemon, Yaoi
«Basta con quel pianoforte! È l'una di notte» esclamò perentorio il tedesco «Austria!».
Roderich sollevò le mani dalla tastiera e si girò verso lo stipite lentamente, con eleganza.
Ludwig non riuscì a non arrossire nell'incrociare gli occhi viola dell'austriaco: quest'ultimo persino in pigiama riusciva ad esercitare un fascino proibito eccessivamente forte, soprattutto su di lui.
«Oh, Germania» esordì Edelstein, voltandosi compostamente verso il nuovo venuto «Scusami se ti ho svegliato».
Il biondo gli si avvicinò, grattandosi a disagio la nuca.
«È tardi, vai a dormire» lo rimproverò Germania.
«Non riesco a prender sonno» ribatté pacatamente Austria «Non sono affatto stanco».
Germania non era famoso per avere il sonno pesante. Anzi, tutt'altro: si svegliava con una facilità incredibile.
Principalmente fu questa la causa per cui Ludwig si destò nel cuore della notte e la ragione, in seconda battuta, fu la melodia che udiva discretamente alta giungergli dalla stanza affianco.
Si mise seduto scostando le coperte, fissando ad occhi socchiusi le lenzuola, maledicendosi in silenzio mentre si alzava, lanciando una fugace occhiata alla sveglia.
Un sottile raggio di luna che entrava dalla finestra illuminando il piccolo schermo gli rivelò che era l'una.
«Perché non ho chiuso a chiave la porta della stanza con il pianoforte prima di andare a letto?» si rimproverò tra sé e sé mentre attraversava la sua camera.
In un secondo momento si rimproverò anche d'aver permesso ad Austria di appropriarsi della camera adiacente alla sala con il piano. Avrebbe dovuto immaginarsi una conseguenza del genere, conoscendo il tipo.
Il tedesco uscì dalla propria camera, percorse qualche passo al buio nel corridoio e poi, nel trovare la maniglia, aprì la stanza del pianoforte con veemenza.
«Basta con quel pianoforte! È l'una di notte» esclamò perentorio il tedesco «Austria!».
Roderich sollevò le mani dalla tastiera e si girò verso lo stipite lentamente, con eleganza.
Ludwig non riuscì a non arrossire nell'incrociare gli occhi viola dell'austriaco: quest'ultimo persino in pigiama riusciva ad esercitare un fascino proibito eccessivamente forte, soprattutto su di lui.
«Oh, Germania» esordì Edelstein, voltandosi compostamente verso il nuovo venuto «Scusami se ti ho svegliato».
Il biondo gli si avvicinò, grattandosi a disagio la nuca.
«È tardi, vai a dormire» lo rimproverò Germania.
«Non riesco a prender sonno» ribatté pacatamente Austria «Non sono affatto stanco» spiegò.
«Allora... stanchiamoci» disse Ludwig di getto, ma si rese conto dallo sguardo che gli rivolse Roderich che si era spinto un po' in là. Voleva essere spiritoso, ma evidentemente con lui quel genere di battute non funzionavano.
«Ah, be'... non nel senso di...» iniziò a dire, mentre un calore improvviso gli aggrediva il viso, iniziando a farlo sudare.
La vicinanza dell'aristocratico riusciva a fargli desiderare di accorciare ulteriormente le distanze fino ad annullarle.
Voleva seriamente intrattenere Austria tanto da stancarlo, ma a quanto sembrava lui non era d'accordo.
«Questa è mancanza di pudore!» sentenziò l'austriaco indignato.
Più il tedesco lo guardava, più sentiva il bisogno fisico di averlo. Doveva essere suo quella notte e dopo... be’, dopo non si sarebbe lamentato di non riuscire a prendere sonno, ne era certo.
«Questi doppi sens...!!».
Germania si piegò su di lui come un fulmine e lo baciò, mettendolo a tacere.
Gli passò un braccio dietro la schiena e lo tirò a sé, verso il suo petto, finché non fu a stretto contatto con esso.
Roderich oppose resistenza per la sorpresa del gesto, ma più le labbra di Ludwig si facevano insistenti e più la sua opposizione si faceva debole, finché non si abbandonò completamente. Non tentò più di divincolarsi, bensì si premette contro il torace muscoloso e tonico dell'altro, avvinghiando le braccia attorno al suo collo e alle sue spalle.
Il bacio si fece più intenso e appassionato. Le loro lingue danzavano l'una con l'altra, lentamente ed eroticamente e i due andavano accalorandosi minuto dopo minuto.
L'aristocratico addirittura iniziò a strusciare languido il proprio cinto pelvico contro il corpo del tedesco, il quale percepì una gran quantità del calore fino ad allora concentrato nel suo viso defluire al suo apparato sessuale. Nel sentire il suo pene iniziare a drizzarsi, desiderò che il moro si distanziasse un po': si sentiva profondamente in imbarazzo nell'avere il proprio membro in progressiva erezione a ridosso dei genitali dell'altro.
Edelstein gli bloccò le gambe con le proprie, che andarono a circondare le sue caviglie.
Quando si separarono, si guardarono per qualche momento negli occhi, romanticamente.
«Vuoi farlo?» domandò Austria in un soffio.
«Solo... se vuoi tu» replicò Germania flebile, ma il suo pene era di tutt'altro parere. Il suo corpo voleva farlo.
Edelstein parve accorgersene, perché gli afferrò il lembo dei boxer dicendo: «Non va bene dire bugie».
Gli abbassò un pochino il margine dell’indumento e Ludwig emise un sospiro strozzato. Sentiva la necessità di liberare dalla costrizione dell'intimo la sua erezione e Roderich, che l'aveva capito, lo stava stuzzicando per fargli ammettere il suo bisogno di fare l’amore.
«Austria non...»
«Vuoi farlo?» gli domandò una seconda volta l'aristocratico, pacato, abbassando ancora un poco le sue mutande.
Morire avrebbe fatto molto meno male.
Il moro godeva di quella situazione. Vedere il tedesco in difficoltà lo compiaceva.
Quest'ultimo si leccò le labbra, tremante.
«Sì, voglio... tanto» rispose infine in un ansito roco, carico di disagio.
L'aristocratico, allora, lo liberò completamente dei boxer, che mandò giù sino alle sue caviglie. Ludwig avvertì un immediato senso di sollievo mentre portava le mani a sganciare i bottoni della maglia del pigiama del moro.
Passò ai pantaloni lasciando che la parte superiore cadesse a terra. Austria se li sfilò agilmente, quindi spinse Germania sdraiato supino sul pavimento. Gli si sedette piano sopra il ventre e, fissandolo con discreto imbarazzo negli occhi, si spinse verso l'inguine.
Quando avvertì l'erezione del tedesco penetrarlo, ebbe un leggero sobbalzo. Al contempo udì sospirare sollevato il suo partner.
Il suo membro era turgido ed umido in lui e gli dava con la sua sola presenza un piacere immenso.
Iniziò ad agitarsi, muovere il bacino schiacciandosi contro il corpo di Germania, facendo sì che il suo membro affondasse sempre di più in lui.
Il tedesco godeva visceralmente ad ogni minimo movimento dell'austriaco. Sentire il proprio pene spingersi sempre più giù nel sedere di Roderich senza che fosse lui a fare niente era una sensazione nuova per Ludwig ma che trovava maledettamente piacevole. Per una volta sarebbe stato dominante senza fare niente di niente, godendosela e basta. L’idea in sé e per sé gli piaceva.
Con una mano posata su quelle di Austria, chiuse gli occhi e si abbandonò completamente all'estasi.
Edelstein si piegò e lo baciò di nuovo, leccandogli lentamente le labbra. Il biondo ricercò subito la lingua del moro, con la quale si ricongiunse appassionatamente. Dopo poco Germania iniziò a mordicchiare le labbra di Austria, tenendole vicino a sé.
L'aristocratico si spinse ancora di più contro il tedesco. La sua erezione schiacciata contro il ventre di Ludwig era completamente ignorata, ma lo fu ancora per poco: il biondo gli mise una mano tra le gambe ed iniziò a masturbarlo. I lenti, languidi movimenti della sua mano eccitavano e soddisfacevano ad un tempo il musicista. Edelstein gemette.
Il sudore imperlava i loro corpi che sbattevano l'uno con l'altro, vinti dalla passione. Aumentarono il ritmo.
Austria fu il primo a venire. Raggiunse l'orgasmo mentre Germania continuava ad intrattenersi con i suoi genitali; di conseguenza, il suo seme macchiò le sue dita, ma lui parve non badarci minimamente.
Roderich emise un ansito nel venire con un tono così basso ed erotico da toccare le corde più profonde di Ludwig. Quest'ultimo venne a propria volta, riversando nel sedere dell'aristocratico il suo sperma.
A quel punto l’austriaco gli si accasciò sul torace, esausto.
Germania sorrise chiudendo gli occhi, rilassando i muscoli.
«Sei stanco...?» domandò sarcastico, a corto di fiato.
Austria emise una risata esausta, strofinando languidamente la testa nell'incavo del collo del biondo.
«Adesso ho sonno» ammise compiaciuto.
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico
Personaggi: Ludwig (Germania), Roderich Edelstein (Austria)
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Prompt: "Basta con quel pianoforte! È l'una di notte" per il p0rn fest #5 @
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Timeline: Il periodo trascorso da Austria a casa di Germania
Note: Handjob, Lemon, Yaoi
«Basta con quel pianoforte! È l'una di notte» esclamò perentorio il tedesco «Austria!».
Roderich sollevò le mani dalla tastiera e si girò verso lo stipite lentamente, con eleganza.
Ludwig non riuscì a non arrossire nell'incrociare gli occhi viola dell'austriaco: quest'ultimo persino in pigiama riusciva ad esercitare un fascino proibito eccessivamente forte, soprattutto su di lui.
«Oh, Germania» esordì Edelstein, voltandosi compostamente verso il nuovo venuto «Scusami se ti ho svegliato».
Il biondo gli si avvicinò, grattandosi a disagio la nuca.
«È tardi, vai a dormire» lo rimproverò Germania.
«Non riesco a prender sonno» ribatté pacatamente Austria «Non sono affatto stanco».
Germania non era famoso per avere il sonno pesante. Anzi, tutt'altro: si svegliava con una facilità incredibile.
Principalmente fu questa la causa per cui Ludwig si destò nel cuore della notte e la ragione, in seconda battuta, fu la melodia che udiva discretamente alta giungergli dalla stanza affianco.
Si mise seduto scostando le coperte, fissando ad occhi socchiusi le lenzuola, maledicendosi in silenzio mentre si alzava, lanciando una fugace occhiata alla sveglia.
Un sottile raggio di luna che entrava dalla finestra illuminando il piccolo schermo gli rivelò che era l'una.
«Perché non ho chiuso a chiave la porta della stanza con il pianoforte prima di andare a letto?» si rimproverò tra sé e sé mentre attraversava la sua camera.
In un secondo momento si rimproverò anche d'aver permesso ad Austria di appropriarsi della camera adiacente alla sala con il piano. Avrebbe dovuto immaginarsi una conseguenza del genere, conoscendo il tipo.
Il tedesco uscì dalla propria camera, percorse qualche passo al buio nel corridoio e poi, nel trovare la maniglia, aprì la stanza del pianoforte con veemenza.
«Basta con quel pianoforte! È l'una di notte» esclamò perentorio il tedesco «Austria!».
Roderich sollevò le mani dalla tastiera e si girò verso lo stipite lentamente, con eleganza.
Ludwig non riuscì a non arrossire nell'incrociare gli occhi viola dell'austriaco: quest'ultimo persino in pigiama riusciva ad esercitare un fascino proibito eccessivamente forte, soprattutto su di lui.
«Oh, Germania» esordì Edelstein, voltandosi compostamente verso il nuovo venuto «Scusami se ti ho svegliato».
Il biondo gli si avvicinò, grattandosi a disagio la nuca.
«È tardi, vai a dormire» lo rimproverò Germania.
«Non riesco a prender sonno» ribatté pacatamente Austria «Non sono affatto stanco» spiegò.
«Allora... stanchiamoci» disse Ludwig di getto, ma si rese conto dallo sguardo che gli rivolse Roderich che si era spinto un po' in là. Voleva essere spiritoso, ma evidentemente con lui quel genere di battute non funzionavano.
«Ah, be'... non nel senso di...» iniziò a dire, mentre un calore improvviso gli aggrediva il viso, iniziando a farlo sudare.
La vicinanza dell'aristocratico riusciva a fargli desiderare di accorciare ulteriormente le distanze fino ad annullarle.
Voleva seriamente intrattenere Austria tanto da stancarlo, ma a quanto sembrava lui non era d'accordo.
«Questa è mancanza di pudore!» sentenziò l'austriaco indignato.
Più il tedesco lo guardava, più sentiva il bisogno fisico di averlo. Doveva essere suo quella notte e dopo... be’, dopo non si sarebbe lamentato di non riuscire a prendere sonno, ne era certo.
«Questi doppi sens...!!».
Germania si piegò su di lui come un fulmine e lo baciò, mettendolo a tacere.
Gli passò un braccio dietro la schiena e lo tirò a sé, verso il suo petto, finché non fu a stretto contatto con esso.
Roderich oppose resistenza per la sorpresa del gesto, ma più le labbra di Ludwig si facevano insistenti e più la sua opposizione si faceva debole, finché non si abbandonò completamente. Non tentò più di divincolarsi, bensì si premette contro il torace muscoloso e tonico dell'altro, avvinghiando le braccia attorno al suo collo e alle sue spalle.
Il bacio si fece più intenso e appassionato. Le loro lingue danzavano l'una con l'altra, lentamente ed eroticamente e i due andavano accalorandosi minuto dopo minuto.
L'aristocratico addirittura iniziò a strusciare languido il proprio cinto pelvico contro il corpo del tedesco, il quale percepì una gran quantità del calore fino ad allora concentrato nel suo viso defluire al suo apparato sessuale. Nel sentire il suo pene iniziare a drizzarsi, desiderò che il moro si distanziasse un po': si sentiva profondamente in imbarazzo nell'avere il proprio membro in progressiva erezione a ridosso dei genitali dell'altro.
Edelstein gli bloccò le gambe con le proprie, che andarono a circondare le sue caviglie.
Quando si separarono, si guardarono per qualche momento negli occhi, romanticamente.
«Vuoi farlo?» domandò Austria in un soffio.
«Solo... se vuoi tu» replicò Germania flebile, ma il suo pene era di tutt'altro parere. Il suo corpo voleva farlo.
Edelstein parve accorgersene, perché gli afferrò il lembo dei boxer dicendo: «Non va bene dire bugie».
Gli abbassò un pochino il margine dell’indumento e Ludwig emise un sospiro strozzato. Sentiva la necessità di liberare dalla costrizione dell'intimo la sua erezione e Roderich, che l'aveva capito, lo stava stuzzicando per fargli ammettere il suo bisogno di fare l’amore.
«Austria non...»
«Vuoi farlo?» gli domandò una seconda volta l'aristocratico, pacato, abbassando ancora un poco le sue mutande.
Morire avrebbe fatto molto meno male.
Il moro godeva di quella situazione. Vedere il tedesco in difficoltà lo compiaceva.
Quest'ultimo si leccò le labbra, tremante.
«Sì, voglio... tanto» rispose infine in un ansito roco, carico di disagio.
L'aristocratico, allora, lo liberò completamente dei boxer, che mandò giù sino alle sue caviglie. Ludwig avvertì un immediato senso di sollievo mentre portava le mani a sganciare i bottoni della maglia del pigiama del moro.
Passò ai pantaloni lasciando che la parte superiore cadesse a terra. Austria se li sfilò agilmente, quindi spinse Germania sdraiato supino sul pavimento. Gli si sedette piano sopra il ventre e, fissandolo con discreto imbarazzo negli occhi, si spinse verso l'inguine.
Quando avvertì l'erezione del tedesco penetrarlo, ebbe un leggero sobbalzo. Al contempo udì sospirare sollevato il suo partner.
Il suo membro era turgido ed umido in lui e gli dava con la sua sola presenza un piacere immenso.
Iniziò ad agitarsi, muovere il bacino schiacciandosi contro il corpo di Germania, facendo sì che il suo membro affondasse sempre di più in lui.
Il tedesco godeva visceralmente ad ogni minimo movimento dell'austriaco. Sentire il proprio pene spingersi sempre più giù nel sedere di Roderich senza che fosse lui a fare niente era una sensazione nuova per Ludwig ma che trovava maledettamente piacevole. Per una volta sarebbe stato dominante senza fare niente di niente, godendosela e basta. L’idea in sé e per sé gli piaceva.
Con una mano posata su quelle di Austria, chiuse gli occhi e si abbandonò completamente all'estasi.
Edelstein si piegò e lo baciò di nuovo, leccandogli lentamente le labbra. Il biondo ricercò subito la lingua del moro, con la quale si ricongiunse appassionatamente. Dopo poco Germania iniziò a mordicchiare le labbra di Austria, tenendole vicino a sé.
L'aristocratico si spinse ancora di più contro il tedesco. La sua erezione schiacciata contro il ventre di Ludwig era completamente ignorata, ma lo fu ancora per poco: il biondo gli mise una mano tra le gambe ed iniziò a masturbarlo. I lenti, languidi movimenti della sua mano eccitavano e soddisfacevano ad un tempo il musicista. Edelstein gemette.
Il sudore imperlava i loro corpi che sbattevano l'uno con l'altro, vinti dalla passione. Aumentarono il ritmo.
Austria fu il primo a venire. Raggiunse l'orgasmo mentre Germania continuava ad intrattenersi con i suoi genitali; di conseguenza, il suo seme macchiò le sue dita, ma lui parve non badarci minimamente.
Roderich emise un ansito nel venire con un tono così basso ed erotico da toccare le corde più profonde di Ludwig. Quest'ultimo venne a propria volta, riversando nel sedere dell'aristocratico il suo sperma.
A quel punto l’austriaco gli si accasciò sul torace, esausto.
Germania sorrise chiudendo gli occhi, rilassando i muscoli.
«Sei stanco...?» domandò sarcastico, a corto di fiato.
Austria emise una risata esausta, strofinando languidamente la testa nell'incavo del collo del biondo.
«Adesso ho sonno» ammise compiaciuto.