fiamma_drakon: (Flandre_Scarlet)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Telefonate in tarda notte
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Sentimentale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 1284 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: "Let me hear your voice, luv" per il p0rn fest #5 @ [livejournal.com profile] fanfic_italia
Note: Handjob, Lemon, Phone!sex, Yaoi
Driiiiin. Driiiiin. Driii...
«Pronto?».
Inghilterra spostò gli occhi sull'orologio al suo polso per poi alzarli verso il soffitto: chi mai poteva essere a chiamarlo alle dieci e mezzo di sera?!
Udì un rumore simile ad un mugolio che lo indusse a ripetere: «Pronto?».
«Inghilterra?».
Nella familiare voce infantile e maschile che l'inglese udì giungergli dal ricevitore, quest'ultimo percepì distintamente un'incertezza intrinseca, una sorta di esitazione inquieta.
«America, che cosa succede?» domandò Arthur in tono alquanto poco paziente «Perché mi chiami a quest'ora?».
Udì dei rumori giungergli in risposta, suoni che impiegò qualche momento a identificare come sospiri smorzati.
«Ehm... Inghilterra? Perché non vieni qui?».


Driiiiin. Driiiiin. Driii...
«Pronto?».
Inghilterra spostò gli occhi sull'orologio al suo polso per poi alzarli verso il soffitto: chi mai poteva essere a chiamarlo alle dieci e mezzo di sera?!
Udì un rumore simile ad un mugolio che lo indusse a ripetere: «Pronto?».
«Inghilterra?».
Nella familiare voce infantile e maschile che l'inglese udì giungergli dal ricevitore, quest'ultimo percepì distintamente un'incertezza intrinseca, una sorta di esitazione inquieta.
«America, che cosa succede?» domandò Arthur in tono alquanto poco paziente «Perché mi chiami a quest'ora?».
Udì dei rumori giungergli in risposta, suoni che impiegò qualche momento a identificare come sospiri smorzati.
«Ehm... Inghilterra? Perché non vieni qui?» domandò Alfred in tono affrettato.
Nell’immaginazione dell’ex madrepatria si formò la scena di un americano agitato che si guardava furtivo intorno, come se avesse paura che qualcuno lo sorprendesse a parlare al telefono con lui.
«Sei scemo? È tardi!» fece presente Kirkland, gustandosi divertito lo spettacolo dipinto dalla sua fervida immaginazione «E si può sapere perché fai tutti quei rumori?».
Quella sera Inghilterra e America l'avrebbero trascorsa ognuno per conto proprio nelle rispettive case dopo quasi un mese che si vedevano puntualmente ogni sera, per poi passare assieme anche la notte.
Era possibile che in quel lasso di tempo Jones avesse perso la capacità di stare da solo in casa...?
«Di cosa parliamo?»
«America!!»
«AAAH! V-va bene, ho paura di stare qui solo!!» confessò l'americano, messo alle strette dal tono inquisitorio del suo interlocutore. Dal tono sembrava sull'orlo delle lacrime.
«Possiamo continuare a parlare al telefono?» domandò.
Inghilterra emise un lungo sospiro d'esasperazione. In fondo, cosa si aspettava? Aveva immaginato una cosa simile considerato il carattere della sua ex colonia.
«Non possiamo stare al telefono tutta la notte» fece presente in tono ovvio.
«Lo so, mi... basta un'ora»
«Un'ora?!» ripeté esterrefatto il britannico: forse non si rendeva conto del fatto che dovevano pagare tutti e due una tassa in base alla durata delle telefonate - e lui non aveva intenzione di spendere senza che ci fosse una motivazione più che valida, o perlomeno più valida di un semplice “ho paura”.
«Okay, ascolta...» esordì, a corto di idee «Perché non facciamo un gioco?» propose all'improvviso.
«Eh?» fu la confusa risposta che gli giunse.
«Sì, un gioco. Così ti rilassi e poi possiamo andare a dormire tutti e due» continuò Arthur, mentre i suoi neuroni si arrovellavano per cercare di inventarsi qualcosa capace di rilassare la sua ex colonia.
Purtroppo, la stanchezza non giovava all'impresa. L'unica cosa cui riuscì, banalmente, a pensare, fu il sesso.
Dopo aver fatto l'amore America era sempre estremamente sereno, per non parlare del fatto che crollava addormentato come un pargolo dopo una giornata di giochi.
L'idea in sé non era male, ma vi era un piccolo intoppo che ne impediva la messa in atto: le distanze. C'erano dei chilometri a separarli, non una manciata di metri.
Fu allora che Inghilterra si ricordò di una piccola pratica di cui aveva letto in una delle sue "letture istruttive" qualche tempo prima. Il sesso era fattibile, anche se in modo un po' diverso dal modo classico cui erano abituati, e tutto ciò grazie al telefono.
«Che cosa devo fare?» chiese America ingenuamente e con rinnovato entusiasmo.
Inghilterra arrossì nell'immaginare cosa avrebbe dovuto fare, ma soprattutto chiedendosi: chi doveva iniziare?
«Ovviamente io» fu la risposta che si diede, paonazzo in viso «Lui non ha idea di cosa stia per fare».
Si preparò psicologicamente per un momento, poi indietreggiò, avvicinandosi alla parete e appoggiandocisi contro. Con l’unica mano libera si slacciò rapidamente la cintura, abbassando un poco i pantaloni.
Fece strisciare una mano oltre la debole barriera costituita dall'elastico dei suoi boxer fino ad ancorarla saldamente sui suoi genitali.
Cominciò a masturbarsi con una certa delicatezza iniziale che lentamente divenne più incalzante.
«Inghilterra?» chiese America dalla cornetta, perplesso dal silenzio. Dopo alcuni attimi gli giunse un pesante ansito roco che gli toccò le corde emotive più profonde.
«Cosa stai... facendo?» domandò con voce incerta ed esitante. Voleva sapere la risposta, ma ne aveva anche un po' paura.
Dal telefono non gli arrivarono altro che ulteriori ansimi e sospiri. Sembrava che l'inglese stesse godendo pazzamente. Per un momento se lo immaginò nudo davanti a sé, con le natiche bene in vista ed il collo incassato nelle spalle mentre si masturbava. Non era un pensiero troppo nella norma per i suoi canoni, ma quei rumori lo inducevano a creare immagini piuttosto unilaterali nella sua fantasia.
«Close your eyes...» udì sussurrare al britannico con un timbro di voce estremamente erotico che lo indusse - almeno per una volta nella sua vita - a dare ascolto a qualcun altro. Così si sfilò la camicia dai pantaloni e vi infilò la mano, spingendola fino dentro le mutande. Chiuse gli occhi, abbandonandosi contro una parete del soggiorno mentre portava le dita sui genitali.
L'immagine di Inghilterra che aveva nella sua mente prese forma nelle sue palpebre, davanti ai suoi occhi. Aiutato acusticamente dai gemiti che udiva, ancora e ancora, prese a masturbarsi.
All'improvviso sentì la paura di stare solo che l'aveva oppresso fino al momento in cui aveva udito il "pronto?" dell'inglese svanire, sostituita da un sottile e debole piacere che, nel giro di breve, sarebbe aumentato a ritmo esponenziale.
In quel momento esistevano solamente loro e nient'altro.
Kirkland era ebbro di piacere. Le guance erano paonazze e la pelle madida di sudore. Le labbra erano increspate in un'espressione a metà tra il piacere ed una sorta di dolore. Le sue dita lavoravano febbrili ed ogni fibra del suo corpo trasudava appagamento.
Masturbarsi ed eccitare telefonicamente il suo partner non poteva essere considerato alla stessa altezza del farci sesso assieme, ma doveva ammettere che comunque non era affatto un'esperienza malvagia.
Nella sua mente s'immaginava Alfred nudo, inginocchiato davanti a lui. Non gli riusciva affatto difficile pensare che fosse lui a lavorare con il suo membro e ciò contribuiva senz'altro ad eccitarlo ulteriormente.
Tuttavia, in tutta quella situazione c'era un piccolo problema: America era zitto. Di solito anche quando facevano l'amore si faceva sentire eccome, talvolta persino troppo. In concomitanza con un lungo sospiro, l'inglese esclamò: «Let me hear your voice, luv».
Udendo la richiesta, l'americano lo esaudì, iniziando a mandare profondi gemiti carichi di piacere.
Kirkland, nell'udirli, fu scosso da un leggero fremito: quando voleva sapeva essere provocante, a dispetto dell’indole ingenua. La sua erezione già completamente formata gli doleva e lui era sul punto di venire. Forzò ancora un po' la mano ed aumentò la frequenza dei suoi sospiri.
America, dall'altra parte del telefono, aumentò per riflesso il ritmo. Riusciva a vedere Inghilterra che si avvicinava a lui offrendoglisi su un piatto d'argento.
L'erezione tra le sue dita era completa e Jones percepiva un calore forte concentrato in essa e nell'area circostante. Se fossero stati insieme, a quel punto lui avrebbe penetrato l'ex madrepatria senza farsi troppi problemi - addirittura avrebbe ignorato bellamente ogni tentativo di protesta dell’altro.
Immaginò l'atto fin nei minimi dettagli ed iniziò a muovere lenti colpi di bacino al niente, mugolando a voce più alta.
Inghilterra lanciò un ansito più acuto dei precedenti mentre raggiungeva l'orgasmo, macchiandosi la mano di sperma. Rimase immobile dov'era con la mano ancora sul pene cercando di calmare il respiro, alzando il viso a guardare il soffitto, deglutendo a vuoto.
Dalla cornetta sentiva ancora provenire gli ansiti dell'ex colonia, che con ogni probabilità si stava ancora masturbando.
Il britannico iniziò a sussurrare il suo nome con voce spezzata dalla stanchezza e dalla mancanza di fiato e l'americano raggiunse l'orgasmo. Venne con un brivido che lo fece tremare da capo a piedi, lanciando al contempo un gridolino acuto. La mano si riempì del suo seme caldo, mentre si abbandonava esausto contro la parete.
«Adesso sei un po' più... tranquillo?» esclamò Inghilterra, immaginandosi dai rumori che avesse appena raggiunto l’orgasmo. Era talmente esausto che faceva fatica a parlare, ma cercava di non darlo a vedere.
Udì Alfred emettere un lungo fischio d'approvazione con una leggera sfumatura di stanchezza.
«Wow, Inghilterra! È stato bellissimo!» fece con entusiasmo «La prossima volta lo facciamo a casa mia, eh?!».

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