fiamma_drakon: (Flandre_Scarlet)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: La Pasión No Se Detiene
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Lovino Romano Vargas (Sud Italia)
Wordcount: 1124 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Romano parla spagnolo durante il sesso per il p0rn fest #5 @ [livejournal.com profile] fanfic_italia
Note: Handjob, Lemon, Linguaggio, Yaoi
«Romanooo...?».
Spagna si girò di lato nel letto, osservando il Vargas accanto a sé: quand'era addormentato era così dolce...! Era più innocente rispetto a quand'era sveglio e più... allettante.
«Oh, Romano» chiamò una seconda volta, voltandosi verso di lui ed appoggiandogli il mento sulla spalla, passando un braccio sul suo torace, insinuando la mano sotto la canotta rosa con cui dormiva.
«Che stai facendo, bastardo?» bofonchiò Lovino avvertendo le sue dita tiepide tracciare cerchi sul suo ventre. Neanche cercare di dormire stando girato su un fianco riusciva a salvarlo dalle attenzioni morbose dello spagnolo. Un giorno o l’altro l’avrebbe mandato a dormire sul divano - benché la casa non fosse sua, ma di Spagna.
«Non riesco a prendere sonno».


«Romanooo...?».
Spagna si girò di lato nel letto, osservando il Vargas accanto a sé: quand'era addormentato era così dolce...! Era più innocente rispetto a quand'era sveglio e più... allettante.
«Oh, Romano» chiamò una seconda volta, voltandosi verso di lui ed appoggiandogli il mento sulla spalla, passando un braccio sul suo torace, insinuando la mano sotto la canotta rosa con cui dormiva.
«Che stai facendo, bastardo?» bofonchiò Lovino avvertendo le sue dita tiepide tracciare cerchi sul suo ventre. Neanche cercare di dormire stando girato su un fianco riusciva a salvarlo dalle attenzioni morbose dello spagnolo. Un giorno o l’altro l’avrebbe mandato a dormire sul divano - benché la casa non fosse sua, ma di Spagna.
«Non riesco a prendere sonno» spiegò Antonio, senza smettere di toccarlo.
Romano cercò di scrollarselo di dosso, invano.
«Se non riesci a dormire perché devi darmi fastidio, coglione? Che c'entro io?» si lamentò.
«Ho voglia di giocare».
Fernandez riusciva a mentire in modo eccessivamente verosimile riguardo determinate questioni.
«È tardi, ho sonno» sentenziò il Vargas con l’intenzione di chiudere lì la faccenda.
«Dai, Romano! Così poi dormo anch’io. Giochiamo?».
Lovino si girò verso l’altro di scatto, guardandolo irritato. Erano al buio, ma la forza dell’abitudine lo fece voltare dritto verso il volto del compagno senza la minima esitazione.
«Va bene, bastardo, ma poi dormiamo!».
Carriedo gli alzò la canotta, sollevandogli il busto al contempo per poi sfilargliela dalla testa. Mentre l’italiano si abbassava i boxer, lo spagnolo fece la stessa cosa.
L’intimo di entrambi finì sul pavimento, una massa informe di tessuti di colori diversi.
Antonio posò la mano a coppa sul membro di Lovino, iniziando a muoverla. Percepì subito il ragazzo iniziare a contorcersi, anche se piano, fatto che lo invogliò ad accelerare il ritmo. Romano si mosse maggiormente, emettendo un sospiro leggero ma carico di soddisfazione.
Spagna lo masturbò con un poco più di forza, la lingua che umettava continuamente le labbra. Era una situazione decisamente erotica, ma lui cercava qualcosa di diverso, più spinto. Conosceva l’italiano ormai da tempo ed in modo abbastanza approfondito da sapere che, se sottoposto a determinate sollecitazioni, reagiva in modo... particolare.
Il Carriedo era profondamente eccitato dal contatto con il Vargas, tanto da iniziare a sentire la propria erezione prender forma pian piano; tuttavia, voleva eccitarsi ancora di più.
Lovino iniziò a respirare più rapidamente e rumorosamente.
«¡Quieto, bastardo! Me haces daño!».
Spagna sospirò sorridendo: Romano parlava spagnolo con lui solo quando facevano sesso. Antonio lo trovava dannatamente erotico ed eccitante.
In realtà, quella sera gli aveva chiesto di fare l’amore perché voleva sentirlo parlare nella propria lingua madre. Ogni tanto gli piaceva sentirlo parlare spagnolo solamente per il piacere di udirlo storpiare leggermente gli accenti e la pronuncia, rendendoli più vicini alla sua lingua.
Fernandez ignorò la sua richiesta e proseguì, spingendolo a ripetere la protesta, ma a voce più alta ed in tono più stizzito: «¡Basta ya! No me toques!».
Non lo diceva perché stava soffrendo, bensì perché sentirsi toccare con tanta insistenza e vigore da lui lo eccitava oltre misura e non considerava una cosa troppo buona il fatto che reputasse Spagna bravo a fare sesso.
Quest’ultimo gli si accostò all’orecchio e sussurrò in tono suadente: «Posso, Romano?».
Il Vargas si morse un labbro, sudando, come se si stesse sforzando di ignorare un dolore profondo, o di resistere ad un qualche impulso. Il Carriedo lo trovava bellissimo.
Alla fine l’italiano si pronunciò in un soffio con un affaticato: «Haces lo que quieras, pero paras».
Sembrava che aver pronunciato quelle poche parole lo avesse sfiancato.
Antonio aveva sentito una forte carica erotica trasudare da ogni parola che era uscita dalle labbra del ragazzo come fossero vere e proprie ondate di calore che, attraversate le sue membra, si erano andate ad aggiungere al tepore che già percepiva nel suo basso ventre.
Per un momento temette che Lovino si voltasse supino per impedirgli di andare avanti, considerata la quantità di ansiti in cui si stava producendo in quel momento. Sembrava sul punto di soffocare.
Spagna si affrettò a spostare la propria mano sul bacino dell’italiano per trattenerlo mentre spostava il corpo per aderire alla sua schiena. Si insinuò in lui con gentilezza, assaporando il lieve tremore che il gesto comportò nel compagno.
Fare sesso stando sdraiati di lato permetteva a Fernandez di mantenere salda la presa sull’erezione di Romano e continuare a soddisfarla mentre penetrava.
Il Vargas si produsse in una serie di parole incoerenti in spagnolo tra le quali Antonio poté giurare di aver udito anche degli insulti a proprio carico. In quel momento Romano sembrava così fragile ed innocente rispetto alla norma. Era semplicemente adorabile. Solamente guardarlo in quelle condizioni faceva desiderare a Fernandez di spingersi in lui fino a farlo arrivare all’estasi.
In riflesso al pensiero, iniziò a muovere il cinto pelvico, affondando colpi decisi.
Romano si mosse d’istinto in risposta alle prime spinte premendosi contro il corpo dello spagnolo. Ogni colpo lo faceva godere visceralmente e ansimare forte. Il cuore gli batteva nel petto ad un ritmo tale che ad un certo gli parve talmente forte e rapido da essere in sincrono con quello delle spinte dell’altro, che lo incalzavano sempre di più e con maggior foga.
In spagnolo chiese all’altro - anzi, quasi gli ordinò - di fermarsi, rallentare un po’, ovviamente infarcendo il tutto con i suoi insulti preferiti, che aveva imparato anche nella lingua madre del suo ex capo per usarli in occasioni del genere.
Se Spagna non si fosse dato una calmata avrebbe raggiunto l’orgasmo nel giro di pochissimo: ogni spinta lo eccitava in misura crescente, tanto che la sua erezione, ancora sotto le pressanti ma deliziose attenzioni dell’altro, gli faceva male.
Antonio lo ignorò candidamente, intensificando ulteriormente le spinte. Di solito per sua stessa indole cercava di non andargli contro, ma sapeva che stava godendo e voleva arrivare fino in fondo.
Voleva portarlo fino al picco massimo.
Con un sospiro ed un ennesimo insulto l’italiano raggiunse l’orgasmo, sporcandosi di sperma il pene e sporcando le dita di Spagna, che continuò a muoverle, ma accarezzandogli l’erezione, senza masturbarlo.
Il ragazzo maledisse il Carriedo in spagnolo, tremando per l’improvviso scarico della tensione.
Udirlo parlare ancora in spagnolo eccitò ulteriormente Antonio, tanto da spingerlo fino all’orgasmo. Riversò il proprio seme nel corpo del Vargas, che si lasciò andare ad uno stizzito: «‘Fanculo!».
Il suo “momento di spagnolo” era finito, purtroppo.
Spagna evitò accuratamente di rispondergli con un “ci sono già” che l’avrebbe fatto certamente passare per un pervertito.
«Sei soddisfatto adesso, coglione?» chiese retorico l’italiano.
«Oh, per favore... smetti con quel tono ostile, Romano. Non può non esserti piaciuto. Tremavi mentre sono entrato» esclamò l’altro, abbandonando esausto il capo sul cuscino.
«Fottiti, idiota pervertito...» bofonchiò imbarazzato Romano, allontanandosi dal Carriedo per mettersi seduto sul bordo del materasso.
«Dove vai?» chiese quest’ultimo.
«Mi lavo. Non voglio dormire sporco di sperma» replicò Lovino, alzandosi.
«D’accordo» fece Antonio, ascoltando i suoi passi incerti mentre avanzava a tentoni nel buio della stanza.
Spagna aveva ottenuto ciò che voleva.
Avrebbe assaporato in un altro momento ancora un po’ del suo meraviglioso spagnolo.

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