fiamma_drakon: (Gilbert_Nightray)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Litigi infantili
Rating: Giallo
Genere: Sentimentale, Slice of life
Personaggi: Gilbert Beilschmidt (Prussia), Ludwig (Germania), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 1262 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: "Cosa? No! Cioè sì. Ma no!" di [livejournal.com profile] mapi_littleowl per la Notte Bianca VI @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Incest, Linguaggio, Shonen-ai, Threesome
«Non si vede niente...!» sbuffò Gilbert irritato, il viso incollato alla feritoia lasciata dalla porta socchiusa della camera di suo fratello.
«Sei già pronto per la doccia...? Oppure vai a tentare Germania?» esclamò tagliente Austria, sopraggiungendo in quel momento lungo il corridoio.


Germania dormiva già placidamente nel suo letto ad una piazza e mezzo. Aveva fatto un sacco di allenamenti quel pomeriggio, oltre a cucinare una egregia torta a due piani guarnita con cioccolato e ripulire casa. Non c'era da stupirsi se non appena aveva toccato il materasso era caduto addormentato come un sasso.
Austria e Prussia non l'avevano fermato, nonostante avessero voluto stare assieme a lui un po' quella sera: era suo pieno diritto andare a dormire quando più gli aggradava, specialmente dopo una giornata passata a lavorare sodo.
«Non si vede niente...!» sbuffò Gilbert irritato, il viso incollato alla feritoia lasciata dalla porta socchiusa della camera di suo fratello.
«Sei già pronto per la doccia...? Oppure vai a tentare Germania?» esclamò tagliente Austria, sopraggiungendo in quel momento lungo il corridoio. Indossava soltanto la sua camicia - tirata fuori dai pantaloni e leggermente spiegazzata - ed i suoi lunghi pantaloni marroni.
Il prussiano lo esaminò da capo a piedi, constatando che era veramente carino quando non era vestito di tutto punto.
«Be', se anche volessi? Sei geloso?» lo stuzzicò il Beilschmidt, sogghignando.
Roderich fu colpito dalla bellezza del suo fisico, nudo dalla cintura in su, e dalle promesse di gioie proibite nascoste dietro il suo sorriso. Senza volerlo e senza neppure esserne pienamente consapevole, il musicista arrossì.
«Figurati se posso essere geloso di un maleducato come te...!» esclamò stizzito, incrociando le braccia sul petto con aria sostenuta.
«Sì, certo...» gliela diede vinta Gilbert in tono affatto convinto, irritando ulteriormente l'Edelstein.
«Adesso comunque scusami, damerino, ma vado a dormire» concluse il discorso il Beilschmidt.
Fece per varcare la soglia, ma l'austriaco lo afferrò per un braccio, bloccandolo.
«Dove stai andando?» domandò, una punta di rabbia nella voce.
«A letto, dove sennò?!» replicò Prussia, cercando di scrollarselo di dosso.
«Ma quella è la camera di Germania» gli fece notare Austria.
«E allora?» chiese l'altro senza capire.
«Tu ce l'hai già una camera, no?!» lo aggredì verbalmente il moro.
«Cosa? No! Cioè, sì. Ma no!».
L'albino sospirò e prese un profondo respiro per calmarsi e riordinare i pensieri. Roderich, staccatosi da lui, approfittò di quel momento di stasi per cercare di sgattaiolare nella stanza che avevano innanzi.
«Ehi! Mica vorrai andarci a dormire tu?!» lo riprese il prussiano, irato.
«Perché no? Sono più minuto di te, posso starci...» spiegò l'austriaco in tono logico.
Prussia divenne paonazzo per l'indignazione, riconoscendo che effettivamente aveva ragione. Lui - come anche West - erano di corporatura abbastanza robusta, mentre Austria, per quanto non fosse proprio bassissimo, era molto più smilzo di loro ed aveva un portamento più elegante.
«M-ma tu... sei un ospite! Ja! E gli ospiti hanno diritto ad una camera tutta per loro!» si oppose Gilbert perentorio.
Austria, con espressione sussiegosa, esclamò: «Mi... ha chiesto lui di dormire insieme... stanotte». I suoi occhi, però, evitarono accuratamente di incrociare quelli rossi del suo interlocutore mentre parlava.
L'albino rise sguaiatamente in una maniera che il moro trovò veramente fastidiosa.
«Che c'è da ridere in modo così stupido?» chiese sdegnato Roderich.
«Sei un bugiardo veramente pessimo!» esclamò l'altro, dandosi un sacco di arie. L'Edelstein ammutolì, le guance aggredite da un rossore talmente intenso da sembrare quasi livido.
«Comunque tu non puoi starci, grosso come sei!» continuò l'aristocratico, insistendo sull'unico tasto che pareva dolente nel prussiano: la stazza.
«In effetti noto una certa somiglianza tra te e i tuoi antenati primati...» soggiunse con un sottile tono di scherno.
Gilbert serrò i pugni, furioso.
«Che cos'hai detto?!» ringhiò digrignando i denti.
Da discussione passabilmente animata ed un po' infantile si stava trasformando in una vera e propria litigata. Forse sarebbero addirittura passati alla violenza, considerata la piega che la situazione stava prendendo.
«Ho detto che somigli ad una scimmia» ripeté Austria, scandendo meglio ciascuna parola «E a quanto pare dalle scimmie hai ereditato anche l'intelletto» soggiunse, assumendo un contegno ed un'espressione di netta superiorità.
Prussia si morse un labbro con forza mentre gli si scagliava contro come un ariete.
Roderich, perfettamente consapevole delle sue scarse - per non dire inesistenti - abilità di combattente, si abbassò prontamente coprendosi la testa con le mani. Il pugno che sferrò l'albino colpì la parete alle spalle del moro, rimbombando nel corridoio.
L'austriaco scivolò via correndo mentre il prussiano si massaggiava le nocche doloranti imprecando tra i denti.
Il Beilschmidt, accortosi della fuga dell'aristocratico, si affrettò ad inseguirlo: non poteva passarla liscia dopo averlo insultato. Neppure se era il suo amante assieme a suo fratello.
Lo raggiunse mentre il fuggiasco si apprestava a scendere le scale.
«Ti ho preso, maledetto damerino!» esclamò trionfante, afferrando l'Edelstein per il colletto della camicia e girandolo con la forza per poterlo guardare bene in faccia.
Quest'ultimo si ritrovò a pendere pericolosamente sulle scale avendo come unica ancora di salvezza - se così poteva essere definita - la stoica, omicida presa del prussiano sulla sua bella camicia pregiata.
«Adesso te lo faccio vedere io chi somiglia ad una scimmia, brutto... AAAH!».
Prima che avesse avuto modo di terminare la sua minaccia, Roderich aveva raccolto tutto il suo coraggio e gli aveva fatto lo sgambetto, facendogli perdere totalmente l'equilibrio. Data la posizione in cui si trovavano, fu inevitabile che lo squilibrio li portasse a cadere giù lungo i gradini.
Rotolarono avvinghiati l'uno all'altro, sbattendo entrambi, a turno, sugli spigoli degli scalini e contro la balaustra di legno che impedì loro di fare un pericoloso capitombolo da un'altezza superiore ai due metri.
Quando arrivarono a schiantarsi scompostamente sul pavimento, non c'era un centimetro dei loro corpi che non fosse un pulsante centro di dolore.
«Cazzo che male...» sibilò Prussia, sollevando il busto dal torace di Austria, il quale era finito steso sdraiato sotto di lui.
«Lo dici a me, eh? Perlomeno tu sei atterrato sopra...» disse con pungente sarcasmo il moro, cercando di sollevarsi puntellandosi sui gomiti.
«Perché diavolo mi hai fatto lo sgambet...»
«Si può sapere cos'è tutto questo baccano...?».
Austria e Prussia si voltarono contemporaneamente verso la cima delle scale, dove era appena comparsa la figura di Germania.
Il padrone di casa, in canotta nera e boxer rossi, gli occhi gonfi di sonni e l'espressione vagamente confusa, li osservava appoggiato alla balaustra.
«A-ah... West» disse Gilbert, senza sapere cos'altro dire.
«Germania...» mormorò Roderich allo stesso tempo.
Non avevano idea di come scusarsi appropriatamente per averlo svegliato. Il fatto era che, nella foga di battibeccare, si erano completamente dimenticati del motivo per cui avevano iniziato - e di conseguenza della sua necessità di dormire.
Ludwig li guardò per qualche istante, poi scosse contrariato la testa.
«Se volete fare certe cose, potete farlo anche senza tutta questa confusione...» disse, prima di dar loro le spalle e allontanarsi di nuovo.
Solo allora i due parvero accorgersi della posizione ambigua in cui si trovavano: Gilbert era seduto a cavalcioni sull'inguine di Roderich e si appoggiava sul suo petto per non cadere in avanti in una maniera tale da lasciar bene immaginare che da un momento all'altro si sarebbe chinato su di lui per baciarlo.
L'aspetto scombussolato del povero austriaco completava l'effetto da prologo di un ardente rapporto sessuale ed il solo realizzare la cosa fece avvampare tutti e due.
«Aspetta, West! N-non è come pensi...!» si affrettò a dire Prussia, alzandosi in piedi di scatto. Gemette per il dolore della recente caduta, ma si avviò comunque su per le scale all'inseguimento del fratellino.
Austria si mise seduto massaggiandosi un fianco, poi si rassettò la camicia e sorrise soddisfatto: anche se non avrebbe potuto dormire assieme a Germania, era certo che neppure Prussia avrebbe potuto farlo, non dopo quel che il tedesco aveva visto.
Era una consolazione non da poco.
«Adesso... vediamo se riesco ad arrivare alla mia stanza...» bofonchiò l'aristocratico, appoggiandosi contro la parete per mettersi in piedi.
«Ahio, che dolore alla schiena... quello è un bisonte, altro che scimmia...! Vorrei sapere dove ha trovato la forza per correre, quello scalmanato...!» si lamentò tra sé e sé il moro, arrancando goffamente su per le scale.

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