fiamma_drakon: (SacredShipping)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Messaggio in bottiglia
Rating: Giallo
Genere: Generale, Sentimentale
Personaggi: Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Arthur Kirkland (Inghilterra)
Wordcount: 1246 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Axis Powers Hetalia, Pirate!Inghilterra/Pirate!Spagna, Message in a bottle @ [livejournal.com profile] piscinadiprompt + Historical!AU per la sfida contro Dzec della zodiaco!challenge @ [livejournal.com profile] fiumidiparole
Timeline: Ambientata all'epoca dei pirati.
Note: Linguaggio, Pirate!AU, Shonen-ai
Spagna non ne poteva più di mangiare noci di cocco e andare avanti bevendo il rum contenuto nelle casse che erano naufragate assieme a lui e al suo compagno di disavventure.
Quest'ultimo, sdraiato sulla spiaggia al suo fianco, stava tracannando l'ennesima bottiglia.
«Non ti preoccupare... hic!... qualcuno arriverà...!» disse, il tono di voce instabile ed altalenante a causa della sbronza. Be', ormai Antonio aveva fatto l'abitudine allo stare in compagnia di un pirata che, a quanto pareva, non aveva la più pallida e vaga idea di cosa volesse dire la parola "sobrietà".


«Ci troverà mai qualcuno...?».
Spagna non ne poteva più di mangiare noci di cocco e andare avanti bevendo il rum contenuto nelle casse che erano naufragate assieme a lui e al suo compagno di disavventure.
Quest'ultimo, sdraiato sulla spiaggia al suo fianco, stava tracannando l'ennesima bottiglia.
«Non ti preoccupare... hic!... qualcuno arriverà...!» disse, il tono di voce instabile ed altalenante a causa della sbronza. Be', ormai Antonio aveva fatto l'abitudine allo stare in compagnia di un pirata che, a quanto pareva, non aveva la più pallida e vaga idea di cosa volesse dire la parola "sobrietà".
Aveva fatto l'abitudine anche alla serie di bizzarre attenzioni che gli dedicava, soprattutto la sera quando si coricavano. Era raro che lo spagnolo avesse la libertà di dormire da solo: spesso e volentieri l'altro naufrago si prendeva la libertà di accoccolarsi accanto a lui, infischiandosene completamente della sua volontà.
Fernandez emise un sospiro rassegnato, affondando le dita tra i propri capelli castani e arruffandoseli.
«Come fai ad essere così sicuro che qualcuno ci vedrà, Inghilterra?!» disse, spinto all'esasperazione dall'attesa di veder comparire una nave di qualche tipo all'orizzonte «È una settimana che siamo bloccati qui!».
Le loro navi avevano fatto naufragio in alto mare nel bel mezzo di uno scontro navale che si era concluso in pareggio a causa di forze maggiori: le navi erano colate entrambe a picco, gli equipaggi si erano dispersi - molti membri probabilmente non ce l'avevano neppure fatta a sopravvivere all'incidente - e loro due, i capitani nemici, si erano ritrovati abbarbicati sullo stesso minuscolo pezzo di legno a pregare che il mare e gli elementi fossero abbastanza clementi con loro da spingerli vivi e vegenti su qualche spiaggia.
Erano stati per due giorni in mare ed erano talmente affamati e assetati che ben presto la voglia di litigare e di addossarsi a vicenda la colpa di quella situazione aveva abbandonato entrambi.
Quando finalmente avevano toccato terra, avevano scoperto che la fortuna aveva trascinato a riva anche delle casse chiuse contenenti un considerevole numero di bottiglie di rum intatte e soprattutto piene.
E a quel punto Inghilterra aveva messo da parte qualsivoglia diverbio ed aveva iniziato ad affogare qualsiasi cosa gli si stesse agitando nel petto e nella mente in litri di alcol.
«Abbandonati...?» disse Arthur, perplesso. Fissò il compagno di naufragio con espressione ebete per qualche istante, prima di scoppiare a ridere fragorosamente e senza un motivo apparente. Sembrava improvvisamente impazzito.
«Verranno» assicurò, prima di tracannare un altro lungo sorso di rum «Non... possono lasciarmi qu-hic!».
Così dicendo il Kirkland si mise improvvisamente seduto. Adesso l'espressione sul suo viso era triste e sembrava immerso in pensieri lontani. Al Carriedo parve inspiegabilmente nostalgico.
«Non... possono lasciarmi qui. S-sono... hic!... il loro capitano...» disse, gli occhi verdi fissi sulla sabbia dorata sotto di lui. Alla luce rossastra che tingeva il cielo del tramonto, Antonio notò che Arthur era sul punto di scoppiare a piangere.
«Ehi, Inghilterra...?» chiamò, sporgendosi verso di lui.
Quest'ultimo esplose in un pianto disperato ed infantile, gemendo come un bambino capriccioso cui era stato tolto il suo giocattolo preferito.
Era la prima volta in sette giorni che si abbandonava alla disperazione in quella maniera. Evidentemente tutto il suo ottimismo e le sue speranze si erano esauriti.
Il problema adesso era farlo calmare.
«Non... voglio morire qu-hic!» protestò con voce ancora un po' impastata, strofinandosi gli occhi umidi.
Spagna, nella sua lunga carriera di pirata, non aveva mai assistito ad una scena tanto pietosa - e dire che di spettacoli penosi ne aveva visti decisamente troppi per i suoi gusti.
Arthur Kirkland, pirata famoso per la sua crudeltà e la sua bravura in battaglia, ridotto a piangere ed invocare un aiuto che non arrivava.
Antonio avvertiva - da qualche parte dentro di sé - la certezza che quel tipo di atteggiamento fosse del tutto dovuto alla sbronza colossale che si era preso.
Il Carriedo percepì uno strano sentimento protettivo nei confronti di quel temuto nemico, una sensazione cui diede ascolto senza pensarci: in quel momento qualunque cosa fosse stata in grado di farlo calmare era più che ben accetta.
Fernandez passò le braccia sulle spalle del britannico e lo strinse a sé in un gesto che purtroppo l'altro fraintese: Inghilterra si mise in ginocchio e si spalmò completamente sul corpo del compagno di disavventure, spingendolo in una posizione leggermente sdraiata; dopodiché lo baciò con fervore.
Spagna non era nuovo ai baci, ma all'essere baciato da un uomo sì. Le donne non gli erano mai mancate: lui e la sua ciurma erano assidui frequentatori dei più grandi postriboli dei Caraibi, ma non gli era mai capitato di essere baciato da un altro maschio e doveva ammettere che non era poi così male.
L'alito del pirata anglosassone sapeva terribilmente di rum e le sue labbra si muovevano convulsamente contro le sue, come se fosse impaziente di giungere a qualcosa di particolare.
Spagna lo lasciò fare, reagendo solo lo stretto indispensabile a dargli un briciolo di soddisfazione. Lasciò che le sue braccia gli circondassero il torace e poi gli posò sul sedere una mano, accarezzandogli una natica con leggerezza. Per contro l'inglese scese a pizzicargli una chiappa con uno scatto repentino, strappandogli un mugolio di dolore.
A giudicare da ciò che il castano avvertiva, sembrava proprio che il biondo si stesse entusiasmando un po' troppo.
Lo allontanò in modo brusco - spezzando il bacio e quel contatto che diveniva di attimo in attimo più intimo - e lo fissò dritto negli occhi.
«L-lasci-hic!-ami...!» borbottò il britannico, agitandosi fiaccamente, protendendo le mani verso il corpo del suo compagno e tentando di svincolarsi dalla stoica presa che quest'ultimo esercitava sulle sue spalle.
«Inghilterra, ho appena avuto un'idea» lo interruppe entusiasticamente Antonio, sorridendogli. L'idea gli era venuta per davvero ed oltretutto in modo inaspettato, senza alcuna logica connessione con quanto stava accadendo tra loro. Non era solamente una scusa per allontanarlo ed impedirgli di stuprarlo - se l'inglese l'avesse ritenuto necessario affinché potesse appagare la sua eccitazione.
«Eh...?» rispose l'altro, confuso.
«Svuota quella bottiglia, presto» ordinò Fernandez mentre si alzava in fretta e furia.
Il Kirkland ubbidì, troppo ubriaco per contraddire una qualsiasi imposizione: afferrò la sua bottiglia di rum e la svuotò in men che non si dica, esattamente come aveva fatto con molte altre prima di quella.
Spagna, intanto, si era tolto la lunga e soprattutto larga camicia di lino dai calzoni e ne aveva strappato un brandello discretamente grande.
Sotto gli occhi annebbiati dall'alcol di Inghilterra, lo spagnolo si morse il polpastrello dell'indice destro finché non iniziò a sanguinare. A quel punto scrisse sulla stoffa una richiesta di aiuto con il suo sangue, poi ripiegò il pezzo di lino e lo infilò nella bottiglia vuota stretta tra le dita di Arthur, la chiuse con uno dei tanti tappi abbandonati più in là, vicino a dove dormivano, e lanciò l'oggetto in mare quanto più lontano poté.
«Se qualcuno la trova avremo qualche possibilità in più di essere salvati» spiegò Antonio in tono orgoglioso, sorridendo. Si chiese come mai non gli fosse venuta prima quell'idea. Era una cosa estremamente banale.
«E tu potrai tornare ad essere il capitano» aggiunse, dando una pacca affettuosa al britannico, che si era a sua volta alzato in piedi assistere. Quest'ultimo barcollò leggermente, poi gli si aggrappò ai vestiti per non cadere.
«Sarò... hic!... di nuovo il cap-hic!-tano...?» chiese incredulo Arthur.
Baciò di nuovo il Carriedo a sorpresa, ma stavolta quest'ultimo lo cinse stretto e si lasciò cadere all'indietro sulla sabbia rispondendo con trasporto alle insistenti e languide labbra dell'anglosassone.
«Sì... capitano» soffiò sulle labbra del biondo, prima di perdersi in un turbine di libidine.
Tutto ciò che rimaneva loro da fare era sperare che quel messaggio in bottiglia arrivasse a qualcuno che avrebbe potuto soccorrerli.

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