fiamma_drakon: (Neuro_Nōgami)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Nel bel mezzo
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Generale
Personaggi: Arthur Kirkland (Inghilterra), Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 1025 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: Narcolessia per il primo giorno della Bad Wolf Week @ [livejournal.com profile] fanfic_italia
Note: Linguaggio, Self!love, Sleep!sex, Yaoi
«Dai, Inghilterra non puoi essere così stanco di già».
Francia non riusciva a capire come facesse Inghilterra a stancarsi nel corso della giornata al punto da arrivare a letto incapace di fare l’amore. Per lui era inconcepibile.
«Non c’entra proprio niente» tagliò corto Arthur irritato, portandosi entrambe le mani sotto la testa. Non era stanco morto per il lavoro. Non aveva semplicemente voglia.


«Dai, Inghilterra non puoi essere così stanco di già».
Francia non riusciva a capire come facesse Inghilterra a stancarsi nel corso della giornata al punto da arrivare a letto incapace di fare l’amore. Per lui era inconcepibile.
«Non c’entra proprio niente» tagliò corto Arthur irritato, portandosi entrambe le mani sotto la testa. Non era stanco morto per il lavoro. Non aveva semplicemente voglia.
Il fatto che lavorasse diverse ore al giorno non era per forza sintomo di una fiacchezza tale da non riuscire ad apprezzare i tentativi del suo partner di invogliarlo a fare l’amore... peccato che in quel modo gli stesse solamente rompendo le scatole.
«E allora perché non vuoi farlo?» chiese Francis in tono infastidito, sollevandosi dal materasso per fissare dall’alto in basso il suo compagno dritto negli occhi.
In cuor suo il britannico si chiedeva se il francese avrebbe continuato ad insistere per tutta la notte.
«Non ho voglia» ripeté con maggior enfasi, per cercare di fargli intendere bene il concetto.
«È perché hai sonno, non è vero?!» fece il Bonnefoy, indignato.
«No, non è perché ho sonno!» gridò il Kirkland, stufo di essere tormentato a quella maniera per una cosa del genere. Se non aveva voglia quella sera l’avrebbero fatto un’altra. Era una soluzione così difficile da realizzare...?
«E allora facciamolo! Che ti costa?!» insistette Francis capriccioso. Non aveva ancora sonno ed aveva voglia di fare un po’ di movimento. Di solito Arthur si prestava volentieri a quel tipo di cose: gli piaceva sperimentare cose strane mentre facevano l'amore e non gli dispiaceva neppure farlo in modo tradizionale. Anche se tendeva a nasconderlo, in realtà aveva un fondo di interessi perversi anche lui - come si evinceva dalle riviste porno che tentava inutilmente di nascondere in giro per casa. Quella sera si vedeva che era stanco, perché in caso contrario non gli si sarebbe rifiutato.
Per disperazione più che per vera e propria voglia, l’anglosassone dopo tante pressioni alla fine cedette ed esplose in un: «E va bene! D’accordo facciam...?!».
Non ebbe neppure il tempo di finire la frase che già il suo partner gli era saltato addosso - nel vero senso della parola - e l'aveva zittito con un bacio veramente poco casto che coinvolse fin dall'inizio un ampio utilizzo della lingua.
Inghilterra, colto alla sprovvista, gli afferrò le braccia e cercò di allontanarlo, ma poi lasciò cadere ogni resistenza e si diede da fare per rispondere alla foga del francese.
Ben presto iniziarono a muoversi, spostare e tirare le coperte come dei matti. Le loro membra iniziarono a ricoprirsi di sudore sempre di più man mano che si accaloravano e percepivano la crescente eccitazione reciproca, come fosse un manto impalpabile attorno a loro.
Si leccavano la bocca con trasporto tale da dimenticarsi di tutto il resto. Si ispezionarono l'un l'altro il palato, la lingua e passarono addirittura in rassegna i denti con tale foga che Inghilterra per un attimo temette di ritrovarsi con la lingua incredibilmente lunga per gli standard umani del suo partner in gola.
Francia gli montò a cavalcioni senza preavviso e prese a muovere il bacino, strusciando - anzi, quasi sbattendo - la propria erezione contro quella di Inghilterra.
Quando le loro bocche si separarono, Arthur aveva il fiatone. Quel bacio prolungato per diversi minuti aveva esaurito la sua capacità polmonare.
«Voltati, mon amour, ti prego...!» supplicò Francis, leccandosi le labbra con bramosia: era impaziente di cominciare.
Con lentezza esasperante il Kirkland si voltò prono sul materasso, affondando per metà il volto nel cuscino.
«Sei già stanco, mon chère? Quando eri un teppistello vero e proprio duravi più a lungo. Ah, bei tempi...!».
Inghilterra digrignò i denti, offeso ed infuriato: «Dillo un'altra volta e giuro che ti prendo a calci in culo, brutto maniaco vinofilo!» minacciò.
Non riusciva a credere che avesse il coraggio di insultarlo a quel modo pure mentre stavano facendo sesso.
Tutto quello che ricevette fu una risatina piena di lussuria.
«Preferirei che tu mi sculacciassi in bel altra attitudine» disse il Bonnefoy, stirando con espressione bramosa e deliziata le labbra.
Senza lasciare intercorrere abbastanza tempo affinché il Kirkland potesse replicare a dovere, Francis gli insinuò il pene tra le natiche senza tante cerimonie.
Arthur gemette non tanto per la sorpresa o per l'iniziale piacere quanto piuttosto per il dolore: il sesso del francese si stava facendo prepotentemente strada nel suo corpo grazie a spinte poderose impartite con il cinto pelvico.
In quel momento erano troppo per l'anglosassone.
«Mi stai facendo male, cazzo! Fai più pian... ahio!» protestò quest'ultimo.
«Va bene, va bene! Come sei noioso stasera...!» replicò Francia, rallentando e regolarizzando il ritmo.
Il dolore si attenuò ed il piacere aumentò, ma non fino a raggiungere i livelli d'estasi che il Kirkland assaporava di solito: l'incalzare dell'azione rimaneva ad una frequenza costante e ciò, stranamente, iniziò a funzionare come una specie di narcotico.
Pian piano le palpebre di Arthur si fecero pesanti e l'eccitazione si affievolì fino a sparire. Si sentiva esausto, come se d'un tratto tutta la stanchezza accumulata nel corso della giornata e non solo si riversasse su di lui in massa, simile ad un fiume in piena.
Cadde addormentato senza che avesse neppure il tempo di realizzare di stare assopendosi, senza fermare Francis né con un cenno né con qualsivoglia parola o altro.
Quest'ultimo rimase in silenzio fin quasi all'orgasmo, quando cominciò a gemere, struggersi ed invocare il nome di Inghilterra. Quando notò che l'altro rimaneva in silenzio e soprattutto immobile, s'incuriosì della cosa e si piegò a guardarlo in viso.
«Inghilterra...?».
Vide gli occhi chiusi, le labbra semiaperte e l'espressione distesa sul volto del britannico e subito si sentì ardere il petto per l'indignazione: era così noioso fare sesso con lui da essere preferibile addirittura dormire?!
Era ferito nel suo orgoglio di maestro dell'amore.
Si vedeva proprio che non era serata.
«Brutto teppistello insensibile!» esclamò a voce alta, uscendo da dentro di lui con un movimento stizzito.
Se ne andò in bagno e qui si addossò al muro e si masturbò con foga fino ad arrivare al tanto sospirato orgasmo con l'umore diversi chilometri sottoterra a causa del rapporto finito male - anzi, rimasto incompiuto a causa di forze maggiori e totalmente svincolate da lui.
Pensando al suo compagno bellamente appisolato tra le coperte decise che l'indomani mattina gliele avrebbe cantate. Oh, se l'avrebbe fatto.
Si sarebbe lamentato tanto per quel torto ingiustamente subito da fargli venire l'emicrania.

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