Adesso non posso
Oct. 2nd, 2012 04:37 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Adesso non posso
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Wordcount: 674 (
fiumidiparole)
Prompt: 13. Lasciato indietro @
500themes_ita + In prima persona per la sfida contro Keh della zodiaco!challenge @
fiumidiparole
Note: Gen, Wonderland!AU
Sebastian, innanzi a me, si fermò nel porre avanti il suo prossimo affrettato passo e si ricompose, divenendo quanto di più simile ci fosse ad un alto palo nero in mezzo al sentiero. Poi riprese a muoversi: con un gesto elegante della mano guantata di bianco lo vidi chiudere l'orologio da taschino che teneva perennemente in mano sin da quando eravamo entrati - o comparsi o arrivati, non avrei saputo dire quale verbo descrivesse più adeguatamente il nostro arrivo lì - in quella specie di dimensione parallela e distorta. Il coperchio si chiuse morbidamente, producendo solo un meccanico ed acuto click.
«Preso!».
Finalmente ce l'avevo fatta. Dopo tanti sforzi, tante corse e tanti incontri che definire strani sarebbe stato meramente eufemistico, ero riuscito ad acchiappare Sebastian. Adesso che avevo afferrato le lunghe code della sua marsina non le avrei lasciate andare tanto facilmente. Mi erano costate veramente troppa fatica.
Sebastian, innanzi a me, si fermò nel porre avanti il suo prossimo affrettato passo e si ricompose, divenendo quanto di più simile ci fosse ad un alto palo nero in mezzo al sentiero. Poi riprese a muoversi: con un gesto elegante della mano guantata di bianco lo vidi chiudere l'orologio da taschino che teneva perennemente in mano sin da quando eravamo entrati - o comparsi o arrivati, non avrei saputo dire quale verbo descrivesse più adeguatamente il nostro arrivo lì - in quella specie di dimensione parallela e distorta. Il coperchio si chiuse morbidamente, producendo solo un meccanico ed acuto click.
A quel punto, Sebastian si voltò per metà nella mia direzione e mi fissò inarcando le sopracciglia fini in un'espressione raffinata di lieve sorpresa.
La sua coda bianca da coniglio dalla tipica forma a batuffolo - che faceva timidamente capolino tra le due code della sua giacca - vibrò impercettibilmente, come a sottolineare la sua curiosità nei miei confronti.
«Che cosa vuoi?» mi domandò, drizzando e scuotendo leggermente le lunghe orecchie bianche che spuntavano tra i suoi lisci capelli neri.
Io rimasi lì impalato a fissarlo stranito per una manciata di secondi: mi si era rivolto con il "tu". Nemmeno l'ombra del formale "signorino" - né tantomeno di formalità di qualche altro tipo.
Una rabbia nera e funesta mi travolse all'istante, facendomi desiderare nel profondo di aggredirlo, anche se sapevo perfettamente di non avere la minima possibilità di sopraffarlo in alcun modo. Del resto, lui era un demone ed io un comunissimo essere umano; tuttavia, a parole potevo fare cosa volevo. Non aveva il potere per farmi star zitto.
«Come ti permetti di rivolgerti a me così?! Cosa voglio?! Sebastian, mi hai lasciato da solo in mezzo ai pazzi per correre non so dove!».
Lo vidi lanciare un'occhiata di sbieco al suo orologio chiuso, che non aveva riposto nella giacca, bensì tenuto tra le dita come un monito di qualche tipo. Se avesse potuto ero certo che avrebbe dato una sbirciata all'ora.
«Sono in ritardo, devo affrettarmi» esclamò in tono lievemente impaziente, asserendo l'unica cosa che ero certo prima o poi mi avrebbe fatto notare. Era diventato un tipo estremamente frettoloso e sfuggente da quando eravamo in quel luogo assurdo e la cosa non mi piaceva per niente.
«Adesso non posso badare a te e proteggerti dagli altri» aggiunse il demone-coniglio poco dopo.
«Sei il mio maggiordomo! Devi stare con me. Il contr...»
«Devo sbrigarmi» mi interruppe bruscamente, sottraendomi i lembi della sua marsina dalle mani con un gesto spiccio.
Rimasi di stucco a quella palese dimostrazione di maleducazione ed insubordinazione nei miei confronti: come poteva comportarsi così con me? Gli avevo promesso la mia anima in cambio dei suoi servigi!
Un accordo del genere non poteva essere ignorato così. Di anima ne avevo solo una come ogni altro essere umano, per cui era una cosa preziosissima. Se doveva esserlo per me figurarsi se non lo era per lui, che sopravviveva nutrendosi di esse; eppure, in quel momento sembrava totalmente dimentico di tutto ciò.
Feci per sollevare la benda che mi copriva l'occhio che esibiva il suo marchio così da potergli rinfrescare la memoria a dovere, ma Sebastian mi diede le spalle e si allontanò a lunghissime falcate con passo cadenzato, quasi saltellante, senza lasciarmi il tempo di fare alcunché.
Semplicemente, mi lasciò indietro. Di nuovo.
Abbassai le braccia lungo i fianchi e serrai i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne mentre fissavo con odio profondo il profilo del mio infedele maggiordomo che diveniva sempre più piccolo e lontano lungo il sentiero.
Avrei dovuto inseguirlo di nuovo, ma stavolta non avrebbe avuto modo di lasciarmi indietro. Oh, no. Se si fosse reso necessario mi sarei attaccato addosso a lui come un parassita, ammesso ovviamente che fossi riuscito a raggiungerlo ancora.
Nel frattempo potevo solo sperare di non incontrare altri pazzi lungo la strada.
Rating: Verde
Genere: Generale
Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Wordcount: 674 (
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Prompt: 13. Lasciato indietro @
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Note: Gen, Wonderland!AU
Sebastian, innanzi a me, si fermò nel porre avanti il suo prossimo affrettato passo e si ricompose, divenendo quanto di più simile ci fosse ad un alto palo nero in mezzo al sentiero. Poi riprese a muoversi: con un gesto elegante della mano guantata di bianco lo vidi chiudere l'orologio da taschino che teneva perennemente in mano sin da quando eravamo entrati - o comparsi o arrivati, non avrei saputo dire quale verbo descrivesse più adeguatamente il nostro arrivo lì - in quella specie di dimensione parallela e distorta. Il coperchio si chiuse morbidamente, producendo solo un meccanico ed acuto click.
«Preso!».
Finalmente ce l'avevo fatta. Dopo tanti sforzi, tante corse e tanti incontri che definire strani sarebbe stato meramente eufemistico, ero riuscito ad acchiappare Sebastian. Adesso che avevo afferrato le lunghe code della sua marsina non le avrei lasciate andare tanto facilmente. Mi erano costate veramente troppa fatica.
Sebastian, innanzi a me, si fermò nel porre avanti il suo prossimo affrettato passo e si ricompose, divenendo quanto di più simile ci fosse ad un alto palo nero in mezzo al sentiero. Poi riprese a muoversi: con un gesto elegante della mano guantata di bianco lo vidi chiudere l'orologio da taschino che teneva perennemente in mano sin da quando eravamo entrati - o comparsi o arrivati, non avrei saputo dire quale verbo descrivesse più adeguatamente il nostro arrivo lì - in quella specie di dimensione parallela e distorta. Il coperchio si chiuse morbidamente, producendo solo un meccanico ed acuto click.
A quel punto, Sebastian si voltò per metà nella mia direzione e mi fissò inarcando le sopracciglia fini in un'espressione raffinata di lieve sorpresa.
La sua coda bianca da coniglio dalla tipica forma a batuffolo - che faceva timidamente capolino tra le due code della sua giacca - vibrò impercettibilmente, come a sottolineare la sua curiosità nei miei confronti.
«Che cosa vuoi?» mi domandò, drizzando e scuotendo leggermente le lunghe orecchie bianche che spuntavano tra i suoi lisci capelli neri.
Io rimasi lì impalato a fissarlo stranito per una manciata di secondi: mi si era rivolto con il "tu". Nemmeno l'ombra del formale "signorino" - né tantomeno di formalità di qualche altro tipo.
Una rabbia nera e funesta mi travolse all'istante, facendomi desiderare nel profondo di aggredirlo, anche se sapevo perfettamente di non avere la minima possibilità di sopraffarlo in alcun modo. Del resto, lui era un demone ed io un comunissimo essere umano; tuttavia, a parole potevo fare cosa volevo. Non aveva il potere per farmi star zitto.
«Come ti permetti di rivolgerti a me così?! Cosa voglio?! Sebastian, mi hai lasciato da solo in mezzo ai pazzi per correre non so dove!».
Lo vidi lanciare un'occhiata di sbieco al suo orologio chiuso, che non aveva riposto nella giacca, bensì tenuto tra le dita come un monito di qualche tipo. Se avesse potuto ero certo che avrebbe dato una sbirciata all'ora.
«Sono in ritardo, devo affrettarmi» esclamò in tono lievemente impaziente, asserendo l'unica cosa che ero certo prima o poi mi avrebbe fatto notare. Era diventato un tipo estremamente frettoloso e sfuggente da quando eravamo in quel luogo assurdo e la cosa non mi piaceva per niente.
«Adesso non posso badare a te e proteggerti dagli altri» aggiunse il demone-coniglio poco dopo.
«Sei il mio maggiordomo! Devi stare con me. Il contr...»
«Devo sbrigarmi» mi interruppe bruscamente, sottraendomi i lembi della sua marsina dalle mani con un gesto spiccio.
Rimasi di stucco a quella palese dimostrazione di maleducazione ed insubordinazione nei miei confronti: come poteva comportarsi così con me? Gli avevo promesso la mia anima in cambio dei suoi servigi!
Un accordo del genere non poteva essere ignorato così. Di anima ne avevo solo una come ogni altro essere umano, per cui era una cosa preziosissima. Se doveva esserlo per me figurarsi se non lo era per lui, che sopravviveva nutrendosi di esse; eppure, in quel momento sembrava totalmente dimentico di tutto ciò.
Feci per sollevare la benda che mi copriva l'occhio che esibiva il suo marchio così da potergli rinfrescare la memoria a dovere, ma Sebastian mi diede le spalle e si allontanò a lunghissime falcate con passo cadenzato, quasi saltellante, senza lasciarmi il tempo di fare alcunché.
Semplicemente, mi lasciò indietro. Di nuovo.
Abbassai le braccia lungo i fianchi e serrai i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne mentre fissavo con odio profondo il profilo del mio infedele maggiordomo che diveniva sempre più piccolo e lontano lungo il sentiero.
Avrei dovuto inseguirlo di nuovo, ma stavolta non avrebbe avuto modo di lasciarmi indietro. Oh, no. Se si fosse reso necessario mi sarei attaccato addosso a lui come un parassita, ammesso ovviamente che fossi riuscito a raggiungerlo ancora.
Nel frattempo potevo solo sperare di non incontrare altri pazzi lungo la strada.