Queen of hearts... and love
Nov. 3rd, 2012 04:20 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Queen of hearts... and love
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Alice Liddell!Arthur Kirkland (Inghilterra), Queen of Hearts!Francis Bonnefoy (Francia)
Wordcount: 1740 (
fiumidiparole)
Prompt: 31. Fandom!AU della mia tabellina @
auverse + Mutande di pizzo di
dio_niso per il Menù Veneziano / Dildos della Sagra del Kink 2.0 @
kinkmemeita
Note: Alice Madness Returns!AU, Bondage, Crossdressing, Dildo, Lemon, Linguaggio, Rimming, Self!love, Yaoi
Dire che il sangue che gli gocciolava in rivoli lungo gli arti gli faceva schifo era dir poco. Il disgusto che l’anglosassone provava per quel liquido viscido e caldo a contatto con la sua pelle lo spingeva a dibattersi con ancor più foga per guadagnarsi la libertà.
Data la ferrea morsa su di sé, per riuscirci avrebbe forse dovuto ricorrere alla recisione totale delle propaggini grazie alla sua fedele Lama Vorpale, che però in quel preciso momento giaceva abbandonata sul pavimento della camera da letto della Regina di Cuori, che altri non era che Francis Bonnefoy.
«Lasciami andare, Francia!».
Inghilterra cercava di divincolarsi senza successo da diversi minuti, ma i tentacoli viscidi di carne viva e sanguinolenta che erano avviluppati attorno ai suoi avambracci esercitavano una presa troppo stretta perché riuscisse a liberarsi con le sue sole forze.
Dire che il sangue che gli gocciolava in rivoli lungo gli arti gli faceva schifo era dir poco. Il disgusto che l’anglosassone provava per quel liquido viscido e caldo a contatto con la sua pelle lo spingeva a dibattersi con ancor più foga per guadagnarsi la libertà.
Data la ferrea morsa su di sé, per riuscirci avrebbe forse dovuto ricorrere alla recisione totale delle propaggini grazie alla sua fedele Lama Vorpale, che però in quel preciso momento giaceva abbandonata sul pavimento della camera da letto della Regina di Cuori, che altri non era che Francis Bonnefoy.
«Non pensarci neppure, mon chèrie» esclamò quest'ultimo, sorridendo con malizia verso la schiena del suo prigioniero anche se non poteva essere visto in alcun modo da quest’ultimo.
Indossava un succinto completo da notte: un paio di calze a righe nere e bianche che gli arrivavano fino a metà coscia, una versione ridimensionata e superaderente di boxer rossi a cuoricini neri che non lasciavano niente all'immaginazione e, al di sopra di tutto, una vestaglia in seta lunga fino a metà polpacci nera a cuoricini rossi legata blandamente sull'ombelico da una sottile cintura. Il torace era nudo e quasi totalmente in vista.
Le mani del Bonnefoy vagavano indiscrete e curiose sul corpo del suo prigioniero, accarezzandogli le cosce rivestite di calze a righe bianche e nere risalendo verso il bacino.
La gonna azzurra del vestito dell'inglese era già in parte sollevata per permettere alle mani del francese di arrivare alle sue parti più intime e nascoste.
Le gambe del Kirkland tremavano leggermente ed il ragazzo si stava mordendo il labbro inferiore vigorosamente nel tentativo di resistere all'impulso di sospirare. Non voleva dargli quella soddisfazione, non dopo essere stato trascinato lì con la forza: si era recato a fargli visita nel Queensland senza avere altro per la mente che intenzioni caste. Un bacetto e qualche chiacchiera, possibilmente dinanzi ad una tazza di thé, che non rifiutava mai; invece, aveva ampiamente avuto modo di pentirsi della sua decisione. Quel depravato di Francia non appena se l'era visto comparire in camera l'aveva placcato nel vero senso della parola e, con i suoi onnipresenti tentacoli, l'aveva condotto fino in quella sala sotterranea stroncando sul nascere il suo iniziale tentativo di resistenza a mano armata e successivamente tutti gli altri senza armi.
Inghilterra aveva avuto modo di imparare - a proprie spese, purtroppo - quanto fosse pericoloso andare a far visita alla Regina di Cuori. Di certo la volta successiva ci avrebbe pensato due volte prima di farlo.
«Toglimi... quelle manacce di dosso!» tentò di ribellarsi il britannico, benché al di sotto della sottana azzurra riuscisse già a sentire la propria erezione premere contro la stoffa.
«Sono la Regina. Posso fare cosa mi pare e piace nel mio regno» soffiò Francis, accarezzando con l'indice destro la linea che separava le sue natiche.
Un brivido scosse il Kirkland, che tuttavia rimase rigorosamente in silenzio.
«E io sono il creatore di questo posto» sibilò irato in un tono che sperava sembrasse autoritario.
«Allora mi hai creato tu così, chèrie. Di che ti lamenti...?».
Arthur non rispose: quella sua logica, anche se contorta e depravata, aveva un senso - purtroppo per lui. Tutto quel che gli sarebbe accaduto da lì in avanti era rimesso, per sua disgrazia, alla volontà di quel maniaco.
Il britannico avvertì le dita del Bonnefoy infilarsi senza timore né pudore tra le sue gambe ed accarezzarlo seguendo il profilo dei suoi reggicalze.
Quando arrivò a toccargli lo scroto attraverso l'intimo, Inghilterra arrossì e Francia emise un sorpreso e compiaciuto: «Ollalà! ♪».
Sollevò di scatto la sua gonna e si passò la lingua sulle labbra con bramosia palese nell'ammirare la biancheria del suo partner, il quale per parte sua stava letteralmente morendo di vergogna.
In quel momento l'anglosassone si stava pentendo amaramente della scelta di mutande operata quella mattina stessa, fatta unicamente per sfizio personale.
«C'est fantastique, mon amour! Non ti credevo tipo da portare un intimo così succinto... per di più in pizzo!» esclamò Francis, evidentemente compiaciuto della scoperta appena fatta: il suo partner indossava un paio di striminzite mutande di pizzo che gli coprivano a malapena l’inguine. Il margine dell’intimo sul lato posteriore lasciava molto scoperte le natiche del proprietario.
«Smetti di guardare!» intimò Arthur, irritato.
«Come posso smettere di guardare? È magnifico. Ci sarà da divertirsi, ma petite».
Quelle parole non promettevano niente di buono.
Francia cominciò subito con il giocherellare con le mutandine del suo amante, abbassandole e risollevandole rapidamente, per poi infilargli bruscamente la mano destra tra le gambe ad afferrargli l'erezione.
Il Kirkland sobbalzò e gemette, per poi rammaricarsene l'attimo dopo.
Il Bonnefoy iniziò a masturbarlo attraverso il pizzo, incalzando il ritmo sempre di più ogni minuto che passava. Toccava, strofinava, accarezzava. Ogni tanto stringeva il pene e poi la punta di esso.
Inghilterra strinse i denti e cercò di resistere all'impulso di soffiar fuori gemiti, ansiti o qualsivoglia altro rumore teso alla manifestazione esteriore del piacere che gli si agitava dentro.
Lo strofinio dei polpastrelli della Regina di Cuori sulla ruvida e sottile stoffa delle sue mutandine, nelle quali era intrappolata la sua erezione, gli faceva al tempo stesso male e bene. Il piacere unicamente carnale della masturbazione unito al dolore del tessuto ruvido che strusciava contro una parte del corpo con la pelle estremamente sensibile dava immensa estasi all'anglosassone.
«È inutile reprimersi, mon amour» gli disse Francia, forzando un po' di più la presa «È uno sforzo senza costrutto».
«Non... ti darò questa soddisfazione» bisbigliò Inghilterra, chinando il capo, appoggiando la fronte contro il muro innanzi a sé anche se la carne pulsante che lo formava lo disgustava.
«Lo farai, invece» disse Francis.
Sollevò gli strati di abito e con la mano libera calò le mutandine di pizzo con lentezza esasperante, fino a mettere a nudo il suo sedere.
A quel punto, il Bonnefoy infilò il capo sotto la sua gonna e fece una rapida incursione nella sua apertura, la lingua che si ritrasse un attimo dopo.
Uno spasmo scosse Arthur, che tentò ancora una volta di liberarsi dai tentacoli.
«Uhm... pare che ti sia piaciuto...» commentò compiaciuto.
L'altro tacque ostinatamente e la Regina ripeté l'intrusione, stavolta prolungandola un po’.
Il Kirkland torse il busto, mordendosi a sangue il labbro inferiore, ma alla fine non riuscì a sopprimere la voce e gemette stridulo.
«Era ora!» asserì Francis, continuando ad ispezionare con la lingua la sua apertura.
«Oh, sì...!» sospirò Inghilterra beato, prima di riprendere possesso di sé e prorompere con un sentito «Crepa, depravato» ringhiato a mezza voce mentre strattonava ancora e cercava - per l’ennesima volta - di divincolarsi. Per tutta risposta i tentacoli serrati attorno alle sue braccia si strinsero ulteriormente.
«Non dire così, mon amour. Lo so che ti piace tanto».
Arthur udì quella che aveva tutta l'aria di essere una risatina.
Quando l'altro rimosse la lingua, l'inglese rilassò un minimo i muscoli e sospirò sollevato.
«Vedrai come ti divertirai ora...!» promise il Bonnefoy, senza estrarre la testa da sotto la sottana del Kirkland.
Infilò la mano libera dentro una tasca interna della sua sottile e frusciante vestaglia e ne estrasse un oggettino rosso scuro dalla forma di un fallo di discrete dimensioni.
Con sguardo curioso e bramoso insieme osservò il sedere del suo partner mentre si accingeva a penetrarlo con quel dildo.
Al primo contatto Inghilterra sobbalzò ed esplose in un: «Che cazzo è?!».
Un sorriso ampio e vagamente malato, seppur deliziato, si allargò sul volto di Francis prima che replicasse: «Un cazzo finto, ma petite».
Il britannico sgranò gli occhi e cercò di sottrarsi: il dildo era freddo contro la sua pelle bollente. Un fremito lo scosse, ma non fu dettato dal piacere. Quello arrivò dopo, quando Francia iniziò ad affondare e muovere dentro di lui quel fallo fasullo.
Di proposito il francese lo posizionò in modo tale da creare al partner più fastidio possibile e quest'ultimo, eccitato e voglioso com'era in quel momento, se ne accorse subito.
«Spostalo, maledizione» ordinò.
«Spostalo tu, chèrie».
Era palese che Francis trovasse la situazione di suo gradimento.
«Sono legato»
«Allora muoviti».
Ad Arthur faceva male quell'aggeggio nel sedere. Cominciò a torcersi cercando di spostarlo. Solo allora Francia si tolse da sotto la sua gonna, in modo da poterlo ammirare mentre si dimenava disperato.
«Sei adorabile» sospirò la Regina di Cuori palpandogli le natiche attraverso il tessuto dell'abito.
Finalmente, lanciando insulti ed improperi anche piuttosto coloriti, l'anglosassone riuscì a spostare il dildo in una posizione per lui molto più congeniale.
Iniziava a provare l'estasi tipica del fare l'amore anche con quel surrogato di erezione. Non credeva che potesse essere così... soddisfacente.
Continuò a muoversi per farlo scivolare più in profondità, sempre più giù, fino all'orgasmo.
«Ah-ah! Ohw, sì...!» esclamò con voce stridula e talmente alta che riecheggiò nell'intera sala.
Francis si portò una mano entro la biancheria e prese a masturbarsi brutalmente, eccitandosi con i gemiti del partner.
Nell'attimo in cui quest’ultimo venne i tentacoli allentarono la presa sulle braccia d'Inghilterra ed il ragazzo, privato del prezioso sostegno, cadde in ginocchio sul pavimento, le gambe così molli da non essere più in grado di reggerlo in piedi.
Si volse verso il partner mettendosi carponi ed infilandosi la mano sotto il vestito per togliersi dal fondoschiena il dildo. Lo lasciò cadere a terra mentre si metteva faticosamente in piedi e si avventava come una belva feroce e affamata contro il Bonnefoy.
Lo afferrò per le spalle e lo sbatté contro il muro, quindi gli tolse la vestaglia di dosso in malo modo e gli tirò giù le mutande. Sollevò il proprio vestito - le sue mutandine di pizzo erano ancora abbassate - e gli infilò l'erezione nel sedere.
Il suo pene scivolò all'interno dell'apertura del francese con relativa facilità grazie allo sperma che ancora parzialmente ricopriva il suo sesso duro e turgido.
La Regina iniziò a gemere convulsamente come se non ci fosse un domani, invocando il nome del suo amante in uno struggente turbinio di piacere crescente. Il dildo giaceva abbandonato sul pavimento, totalmente ignorato.
Raggiunsero entrambi l'orgasmo un'altra volta poco dopo, Inghilterra prima di Francia, poi si liberarono l'uno dall'altro e caddero sul duro pavimento di mattoni neri e freddi.
«Sono esausto...» boccheggiò Arthur.
«Se ti interessa c'è un posto vuoto nel mio letto, chèrie» comunicò Francis in tono allettato ed allettante, rivolgendo un'occhiata ammiccante al partner.
Quest'ultimo scosse la testa e lo guardò allucinato: «Piuttosto preferirei dormire nel Treno Infernale».
«Ahw, come sei cattivo ma petite! Non mordo mica, io!» protestò la Regina di Cuori, colpendo con un pugno il pavimento. Sembrava un bambino capriccioso in quel momento.
«No, non mordi» convenne il Kirkland, respirando profondamente «Fai molto di peggio».
Rating: Rosso
Genere: Erotico
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Note: Alice Madness Returns!AU, Bondage, Crossdressing, Dildo, Lemon, Linguaggio, Rimming, Self!love, Yaoi
Dire che il sangue che gli gocciolava in rivoli lungo gli arti gli faceva schifo era dir poco. Il disgusto che l’anglosassone provava per quel liquido viscido e caldo a contatto con la sua pelle lo spingeva a dibattersi con ancor più foga per guadagnarsi la libertà.
Data la ferrea morsa su di sé, per riuscirci avrebbe forse dovuto ricorrere alla recisione totale delle propaggini grazie alla sua fedele Lama Vorpale, che però in quel preciso momento giaceva abbandonata sul pavimento della camera da letto della Regina di Cuori, che altri non era che Francis Bonnefoy.
«Lasciami andare, Francia!».
Inghilterra cercava di divincolarsi senza successo da diversi minuti, ma i tentacoli viscidi di carne viva e sanguinolenta che erano avviluppati attorno ai suoi avambracci esercitavano una presa troppo stretta perché riuscisse a liberarsi con le sue sole forze.
Dire che il sangue che gli gocciolava in rivoli lungo gli arti gli faceva schifo era dir poco. Il disgusto che l’anglosassone provava per quel liquido viscido e caldo a contatto con la sua pelle lo spingeva a dibattersi con ancor più foga per guadagnarsi la libertà.
Data la ferrea morsa su di sé, per riuscirci avrebbe forse dovuto ricorrere alla recisione totale delle propaggini grazie alla sua fedele Lama Vorpale, che però in quel preciso momento giaceva abbandonata sul pavimento della camera da letto della Regina di Cuori, che altri non era che Francis Bonnefoy.
«Non pensarci neppure, mon chèrie» esclamò quest'ultimo, sorridendo con malizia verso la schiena del suo prigioniero anche se non poteva essere visto in alcun modo da quest’ultimo.
Indossava un succinto completo da notte: un paio di calze a righe nere e bianche che gli arrivavano fino a metà coscia, una versione ridimensionata e superaderente di boxer rossi a cuoricini neri che non lasciavano niente all'immaginazione e, al di sopra di tutto, una vestaglia in seta lunga fino a metà polpacci nera a cuoricini rossi legata blandamente sull'ombelico da una sottile cintura. Il torace era nudo e quasi totalmente in vista.
Le mani del Bonnefoy vagavano indiscrete e curiose sul corpo del suo prigioniero, accarezzandogli le cosce rivestite di calze a righe bianche e nere risalendo verso il bacino.
La gonna azzurra del vestito dell'inglese era già in parte sollevata per permettere alle mani del francese di arrivare alle sue parti più intime e nascoste.
Le gambe del Kirkland tremavano leggermente ed il ragazzo si stava mordendo il labbro inferiore vigorosamente nel tentativo di resistere all'impulso di sospirare. Non voleva dargli quella soddisfazione, non dopo essere stato trascinato lì con la forza: si era recato a fargli visita nel Queensland senza avere altro per la mente che intenzioni caste. Un bacetto e qualche chiacchiera, possibilmente dinanzi ad una tazza di thé, che non rifiutava mai; invece, aveva ampiamente avuto modo di pentirsi della sua decisione. Quel depravato di Francia non appena se l'era visto comparire in camera l'aveva placcato nel vero senso della parola e, con i suoi onnipresenti tentacoli, l'aveva condotto fino in quella sala sotterranea stroncando sul nascere il suo iniziale tentativo di resistenza a mano armata e successivamente tutti gli altri senza armi.
Inghilterra aveva avuto modo di imparare - a proprie spese, purtroppo - quanto fosse pericoloso andare a far visita alla Regina di Cuori. Di certo la volta successiva ci avrebbe pensato due volte prima di farlo.
«Toglimi... quelle manacce di dosso!» tentò di ribellarsi il britannico, benché al di sotto della sottana azzurra riuscisse già a sentire la propria erezione premere contro la stoffa.
«Sono la Regina. Posso fare cosa mi pare e piace nel mio regno» soffiò Francis, accarezzando con l'indice destro la linea che separava le sue natiche.
Un brivido scosse il Kirkland, che tuttavia rimase rigorosamente in silenzio.
«E io sono il creatore di questo posto» sibilò irato in un tono che sperava sembrasse autoritario.
«Allora mi hai creato tu così, chèrie. Di che ti lamenti...?».
Arthur non rispose: quella sua logica, anche se contorta e depravata, aveva un senso - purtroppo per lui. Tutto quel che gli sarebbe accaduto da lì in avanti era rimesso, per sua disgrazia, alla volontà di quel maniaco.
Il britannico avvertì le dita del Bonnefoy infilarsi senza timore né pudore tra le sue gambe ed accarezzarlo seguendo il profilo dei suoi reggicalze.
Quando arrivò a toccargli lo scroto attraverso l'intimo, Inghilterra arrossì e Francia emise un sorpreso e compiaciuto: «Ollalà! ♪».
Sollevò di scatto la sua gonna e si passò la lingua sulle labbra con bramosia palese nell'ammirare la biancheria del suo partner, il quale per parte sua stava letteralmente morendo di vergogna.
In quel momento l'anglosassone si stava pentendo amaramente della scelta di mutande operata quella mattina stessa, fatta unicamente per sfizio personale.
«C'est fantastique, mon amour! Non ti credevo tipo da portare un intimo così succinto... per di più in pizzo!» esclamò Francis, evidentemente compiaciuto della scoperta appena fatta: il suo partner indossava un paio di striminzite mutande di pizzo che gli coprivano a malapena l’inguine. Il margine dell’intimo sul lato posteriore lasciava molto scoperte le natiche del proprietario.
«Smetti di guardare!» intimò Arthur, irritato.
«Come posso smettere di guardare? È magnifico. Ci sarà da divertirsi, ma petite».
Quelle parole non promettevano niente di buono.
Francia cominciò subito con il giocherellare con le mutandine del suo amante, abbassandole e risollevandole rapidamente, per poi infilargli bruscamente la mano destra tra le gambe ad afferrargli l'erezione.
Il Kirkland sobbalzò e gemette, per poi rammaricarsene l'attimo dopo.
Il Bonnefoy iniziò a masturbarlo attraverso il pizzo, incalzando il ritmo sempre di più ogni minuto che passava. Toccava, strofinava, accarezzava. Ogni tanto stringeva il pene e poi la punta di esso.
Inghilterra strinse i denti e cercò di resistere all'impulso di soffiar fuori gemiti, ansiti o qualsivoglia altro rumore teso alla manifestazione esteriore del piacere che gli si agitava dentro.
Lo strofinio dei polpastrelli della Regina di Cuori sulla ruvida e sottile stoffa delle sue mutandine, nelle quali era intrappolata la sua erezione, gli faceva al tempo stesso male e bene. Il piacere unicamente carnale della masturbazione unito al dolore del tessuto ruvido che strusciava contro una parte del corpo con la pelle estremamente sensibile dava immensa estasi all'anglosassone.
«È inutile reprimersi, mon amour» gli disse Francia, forzando un po' di più la presa «È uno sforzo senza costrutto».
«Non... ti darò questa soddisfazione» bisbigliò Inghilterra, chinando il capo, appoggiando la fronte contro il muro innanzi a sé anche se la carne pulsante che lo formava lo disgustava.
«Lo farai, invece» disse Francis.
Sollevò gli strati di abito e con la mano libera calò le mutandine di pizzo con lentezza esasperante, fino a mettere a nudo il suo sedere.
A quel punto, il Bonnefoy infilò il capo sotto la sua gonna e fece una rapida incursione nella sua apertura, la lingua che si ritrasse un attimo dopo.
Uno spasmo scosse Arthur, che tentò ancora una volta di liberarsi dai tentacoli.
«Uhm... pare che ti sia piaciuto...» commentò compiaciuto.
L'altro tacque ostinatamente e la Regina ripeté l'intrusione, stavolta prolungandola un po’.
Il Kirkland torse il busto, mordendosi a sangue il labbro inferiore, ma alla fine non riuscì a sopprimere la voce e gemette stridulo.
«Era ora!» asserì Francis, continuando ad ispezionare con la lingua la sua apertura.
«Oh, sì...!» sospirò Inghilterra beato, prima di riprendere possesso di sé e prorompere con un sentito «Crepa, depravato» ringhiato a mezza voce mentre strattonava ancora e cercava - per l’ennesima volta - di divincolarsi. Per tutta risposta i tentacoli serrati attorno alle sue braccia si strinsero ulteriormente.
«Non dire così, mon amour. Lo so che ti piace tanto».
Arthur udì quella che aveva tutta l'aria di essere una risatina.
Quando l'altro rimosse la lingua, l'inglese rilassò un minimo i muscoli e sospirò sollevato.
«Vedrai come ti divertirai ora...!» promise il Bonnefoy, senza estrarre la testa da sotto la sottana del Kirkland.
Infilò la mano libera dentro una tasca interna della sua sottile e frusciante vestaglia e ne estrasse un oggettino rosso scuro dalla forma di un fallo di discrete dimensioni.
Con sguardo curioso e bramoso insieme osservò il sedere del suo partner mentre si accingeva a penetrarlo con quel dildo.
Al primo contatto Inghilterra sobbalzò ed esplose in un: «Che cazzo è?!».
Un sorriso ampio e vagamente malato, seppur deliziato, si allargò sul volto di Francis prima che replicasse: «Un cazzo finto, ma petite».
Il britannico sgranò gli occhi e cercò di sottrarsi: il dildo era freddo contro la sua pelle bollente. Un fremito lo scosse, ma non fu dettato dal piacere. Quello arrivò dopo, quando Francia iniziò ad affondare e muovere dentro di lui quel fallo fasullo.
Di proposito il francese lo posizionò in modo tale da creare al partner più fastidio possibile e quest'ultimo, eccitato e voglioso com'era in quel momento, se ne accorse subito.
«Spostalo, maledizione» ordinò.
«Spostalo tu, chèrie».
Era palese che Francis trovasse la situazione di suo gradimento.
«Sono legato»
«Allora muoviti».
Ad Arthur faceva male quell'aggeggio nel sedere. Cominciò a torcersi cercando di spostarlo. Solo allora Francia si tolse da sotto la sua gonna, in modo da poterlo ammirare mentre si dimenava disperato.
«Sei adorabile» sospirò la Regina di Cuori palpandogli le natiche attraverso il tessuto dell'abito.
Finalmente, lanciando insulti ed improperi anche piuttosto coloriti, l'anglosassone riuscì a spostare il dildo in una posizione per lui molto più congeniale.
Iniziava a provare l'estasi tipica del fare l'amore anche con quel surrogato di erezione. Non credeva che potesse essere così... soddisfacente.
Continuò a muoversi per farlo scivolare più in profondità, sempre più giù, fino all'orgasmo.
«Ah-ah! Ohw, sì...!» esclamò con voce stridula e talmente alta che riecheggiò nell'intera sala.
Francis si portò una mano entro la biancheria e prese a masturbarsi brutalmente, eccitandosi con i gemiti del partner.
Nell'attimo in cui quest’ultimo venne i tentacoli allentarono la presa sulle braccia d'Inghilterra ed il ragazzo, privato del prezioso sostegno, cadde in ginocchio sul pavimento, le gambe così molli da non essere più in grado di reggerlo in piedi.
Si volse verso il partner mettendosi carponi ed infilandosi la mano sotto il vestito per togliersi dal fondoschiena il dildo. Lo lasciò cadere a terra mentre si metteva faticosamente in piedi e si avventava come una belva feroce e affamata contro il Bonnefoy.
Lo afferrò per le spalle e lo sbatté contro il muro, quindi gli tolse la vestaglia di dosso in malo modo e gli tirò giù le mutande. Sollevò il proprio vestito - le sue mutandine di pizzo erano ancora abbassate - e gli infilò l'erezione nel sedere.
Il suo pene scivolò all'interno dell'apertura del francese con relativa facilità grazie allo sperma che ancora parzialmente ricopriva il suo sesso duro e turgido.
La Regina iniziò a gemere convulsamente come se non ci fosse un domani, invocando il nome del suo amante in uno struggente turbinio di piacere crescente. Il dildo giaceva abbandonato sul pavimento, totalmente ignorato.
Raggiunsero entrambi l'orgasmo un'altra volta poco dopo, Inghilterra prima di Francia, poi si liberarono l'uno dall'altro e caddero sul duro pavimento di mattoni neri e freddi.
«Sono esausto...» boccheggiò Arthur.
«Se ti interessa c'è un posto vuoto nel mio letto, chèrie» comunicò Francis in tono allettato ed allettante, rivolgendo un'occhiata ammiccante al partner.
Quest'ultimo scosse la testa e lo guardò allucinato: «Piuttosto preferirei dormire nel Treno Infernale».
«Ahw, come sei cattivo ma petite! Non mordo mica, io!» protestò la Regina di Cuori, colpendo con un pugno il pavimento. Sembrava un bambino capriccioso in quel momento.
«No, non mordi» convenne il Kirkland, respirando profondamente «Fai molto di peggio».