fiamma_drakon: (Grell_Sutcliffe)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Si alzi il sipario
Rating: Rosso
Genere: Erotico, Generale
Personaggi: Alfred F. Jones (America), Antonio Fernandez Carriedo (Spagna), Arthur Kirkland (Inghilterra), Feliciano Veneziano Vargas (Nord Italia), Francis Bonnefoy (Francia), Gilbert Beilschmidt (Prussia), Lovino Romano Vargas (Sud Italia), Ludwig (Germania), Roderich Edelstein (Austria)
Wordcount: 2569 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 65. Prostitute della mia tabellina @ [livejournal.com profile] auverse + "Foulard o manette?" di [livejournal.com profile] mapi_littleowl per il Menù Veneziano / Exhibitionism della Sagra del Kink 2.0 @ [livejournal.com profile] kinkmemeita
Note: AU, Blowjob, Bondage, Lemon, Yaoi, Threesome
«Prussia andiamo?» chiamò il Bonnefoy, rivolgendosi all'albino.
«Sì, sono pronto!» rispose il Beilschmidt, pulendosi le ginocchia da eventuali residui di polvere e sporcizia raccolti sul pavimento, gonfiando orgoglioso il petto nudo.
Uscirono dal camerino ed attraversarono lo stretto corridoio che portava al piccolo palcoscenico nella sala principale del locale.
Tutti e tre erano molto emozionati nonostante non fosse la prima volta che si esibivano per la gioia libidinosa di chi li guardava ed erano molto amati dal loro pubblico, che si presentava sempre numeroso ai loro spettacoli. Erano i tre prostituti più richiesti del locale, come fossero dei VIP di qualche tipo.


«Avete finito di prepararvi? Tra poco tocca a noi».
Spagna si affacciò all'interno del camerino dove i suoi amanti Francia e Prussia si stavano vestendo.
Antonio era già pronto. Indossava un paio di pantaloni al ginocchio di cuoio marrone, aderenti, un panciotto striminzito aperto sul torace nudo ed un paio di moderne scarpe da ginnastica scure.
Aveva pettinato i capelli castani con una certa cura, dato che erano assenti i suoi consueti ciuffi ribelli.
Un ampio sorriso radioso gli illuminava il viso.
«Lo sappiamo» rispose Francia, in piedi dinanzi alla specchiera economica - logora più che altro - ma efficiente appoggiata contro la parete opposta alla porta. Si stava sistemando il nodo della cravatta bianca che aveva annodato attorno al collo nudo e che pendeva sul suo torso pallido, anch'esso nudo.
Le sue pudenda erano coperte alla vista da uno striminzito paio di shorts bianchi ed aderenti.
I capelli biondi e fluenti erano raccolti in un codino dietro la testa, sulla nuca, legati con un nastrino azzurro sfilacciato alle estremità - segno evidente di usura.
«Hai visto quanta gente c'è nel locale?» intervenne Prussia, in piedi poco lontano da Francis, intento a tirar su un paio di pantaloni di pelle nera lucida che gli rivestiva le gambe come una seconda pelle - almeno, per quel che si poteva vedere dalla parte inferiore dell'indumento.
«Uhm... no, non ci ho fatto particolarmente caso...» dichiarò Spagna, scuotendo il capo in segno di diniego «Però ho visto diverse conoscenze, se vi può interessare...» soggiunse, suscitando una naturale curiosità nei suoi due colleghi.
«Dici sul serio?» interloquì Gilbert, sistemandosi attorno al collo il suo collare preferito, in cuoio nero con punte argentate. I pantaloni - ora che erano dovutamente tirati su e chiusi - mettevano bene in rilievo la muscolatura tonica delle sue cosce e dei polpacci.
«Chi hai visto?» incalzò Francis, voltandosi entusiasticamente verso Fernandez, il quale replicò: «Be'... c'erano America e Inghilterra...».
«Allora quel teppistello alla fine è venuto! Quel bugiardo mi aveva detto di avere un impegno improrogabile stasera...!» ringhiò a denti stretti, cuocendo d'ira.
«... poi c'erano anche i due Italia» il Carriedo si prese un momento per sorridere dolcemente al pensiero dei due fratellini italiani che si recavano ad assistere ad uno spettacolo hard come il loro in un locale a clientela esclusivamente gay «... oh, sì c'erano pure Gemania ed Austria...».
«Ah!» esultò il Beilschmidt, piegato su un ginocchio mentre si allacciava uno dei suoi stivali neri e pesanti con la suola spessa che gli arrivavano fino a metà polpaccio e che ricordavano molto il tipo di calzature dei soldati.
Sollevò la testa a guardare Antonio sorridendo sprezzante.
«West è riuscito a portare anche quel damerino schizzinoso, ahahah!» disse, passando poi ad allacciarsi l'altro stivale.
Anche se tra loro tre c'era una relazione sentimentale profonda, ciascuno di loro aveva una persona cara cui erano, in un modo o in un altro, legati affettivamente.
Quel locale per soli gay in cui loro tre lavoravano come prostituti non era frequentato da persone che conoscevano e l'intervento di loro conoscenti di quella sera rappresentava una novità che Spagna, Francia e Prussia sembravano trovare stimolante.
«Allora lo spettacolo dev'essere ancora migliore questa sera!» esclamò Francia, avvicinandosi allo spagnolo con un sorriso malizioso. Quest'ultimo annuì con un vigoroso cenno del capo.
«Prussia andiamo?» chiamò il Bonnefoy, rivolgendosi all'albino.
«Sì, sono pronto!» rispose il Beilschmidt, pulendosi le ginocchia da eventuali residui di polvere e sporcizia raccolti sul pavimento, gonfiando orgoglioso il petto nudo.
Uscirono dal camerino ed attraversarono lo stretto corridoio che portava al piccolo palcoscenico nella sala principale del locale.
Tutti e tre erano molto emozionati nonostante non fosse la prima volta che si esibivano per la gioia libidinosa di chi li guardava ed erano molto amati dal loro pubblico, che si presentava sempre numeroso ai loro spettacoli. Erano i tre prostituti più richiesti del locale, come fossero dei VIP di qualche tipo.
Si fermarono prima del palco, nella zona limite coperta dal sipario.
«Foulard o manette?» domandò Francia a Spagna, avvicinandosi ad una mensola appesa alla parete, sulla quale erano appoggiati svariati oggetti messi a disposizione dal personale per il piacere goliardico di chi si esibiva. C'erano gli aggeggi più disparati, dai classici vibratori e dildi di varie forme e dimensioni a flaconi di cioccolata e bottigliette spray di panna.
In un angolo c'erano, posati l'uno vicino all'altro, un paio di manette dall'aria pesante e dannatamente sexy ed un lungo foulard rosso porpora che, pur costituendo un'allettante alternativa, non riusciva a reggere il confronto con un bel paio di manette, anche se sembrava essere parecchio resistente.
Antonio studiò i due attrezzi per alcuni istanti, quindi si pronunciò: «Il foulard. Preferisco il foulard».
Non era un amante delle restrizioni troppo rigide a causa di una brutta esperienza avuta con un cliente amante dei giochi sadomaso che l'aveva ammanettato alla testiera del letto con un paio di manette che non erano adatte alla larghezza del suo polso. Il risultato era stato una collezione spaventosa di linee rosse su entrambi i suoi polsi che si erano poi trasformate in corolle di lividi.
Il foulard non gli avrebbe ricordato quella terribile esperienza - e soprattutto non gli avrebbe apportato conseguenze come rossore, dolore e lividi. Inoltre, pareva abbastanza resistente da non strapparsi se l'avesse sottoposto a forte trazione.
«Très bien» esclamò Francis, afferrando il pezzo di stoffa.
«Siete pronti? Tocca a noi ora» intervenne Gilbert, scrutandoli da sopra la spalla del Carriedo.
«Pronti» asserirono gli altri due in coro e varcarono tutti assieme il confine invisibile che li separava dagli sguardi degli spettatori.
Le luci nella sala principale erano abbassate al punto da lasciar intravedere i tavoli e le persone sedute come ombre. In sottofondo si udiva una musica seducente dal ritmo non troppo sostenuto che creava un’atmosfera sexy ed intima al tempo stesso.
Non appena furono sul palco, Spagna, Francia e Prussia furono assolutamente certi di avere l’attenzione di tutti gli astanti: la percepivano come se fosse una specie di pellicola palpabile che li rivestiva da capo a piedi. Era una sensazione che avevano già avuto modo di conoscere in innumerevoli altre occasioni.
Un boato di grida entusiaste esplose dopo una frazione di secondo, mentre la musica si faceva più forte e Antonio guadagnava il centro del palco rapidamente, avvicinandosi al palo di metallo.
Sorrise senza che il suo sorriso fosse rivolto a qualcuno in particolare, quindi afferrò il palo e vi si strusciò contro lentamente - suscitando un nuovo boato di approvazione - poi si posizionò in modo tale da appoggiare la spina dorsale contro il metallo rimanendo comunque rivolto verso la platea.
Francia gli arrivò alle spalle e gli legò le mani dietro la schiena, fissandole allo stesso tempo al palo.
Prussia si accostò ad entrambi, in particolare a Spagna, al quale insinuò una mano all’interno delle cosce, accarezzando il liscio cuoio dei suoi calzari fino al rigonfiamento - per il momento ancora lieve - in corrispondenza del cavallo dei pantaloni. Qui si soffermò, spostandosi in maniera tale da far vedere anche agli spettatori cosa stava iniziando a fare: mise una mano a conca sul membro dello spagnolo e cominciò a muovere dapprima le dita e poi l’intera mano con movenze lente ed armoniche che stuzzicavano Fernandez, a giudicare dall’espressione tesa che stava affiorando sul suo viso.
Francis, da dietro, stava massaggiando i fianchi dello spagnolo, scendendo lentamente verso il bacino e - per diretta conseguenza - anche verso il bordo dei suoi pantaloncini.
Il biondo si spostò leggermente di lato, catturando con due dita il mento di Fernandez e guidando il suo volto verso il proprio. Lo baciò senza la minima esitazione ed il castano reclinò all’indietro la testa per agevolargli il compito, estasiato dal contatto.
Uno strano silenzio attonito e pieno di suspence si era impossessato dell’intero locale. Ognuno dei presenti seguiva attento quanto stava avvenendo sul palco. Persino Austria - seduto ad uno degli ultimi tavoli al fianco di Germania - seguiva senza emettere il minimo rumore, catturato da quella specie di danza sensuale.
Lovino, qualche metro più in là, osservava con le braccia conserte sul torace Spagna, l’espressione corrucciata come suo solito, anche se stavolta il cipiglio aveva un motivo ben preciso per essere lì: l’italiano stava assistendo a quello che, nel suo gergo abituale, avrebbe definito come un “doppio inculamento” di Spagna - anche se in realtà si trattava semplicemente di essere sottomesso non ad una, ma a due persone. Lovino non sopportava l’atteggiamento da schiavetto che il Carriedo assumeva nei confronti dei suoi due amici e non si era mai fatto alcuno scrupolo a dirglielo, anche se in presenza dei diretti interessati evitava di esprimere la propria opinione, dato che aveva paura di loro.
Dopo quella sera, il Vargas non era più tanto sicuro di voler essere visto in giro in compagnia del Carriedo: non riusciva a tollerare il fatto che il sottomesso fosse lui e non uno degli altri due - per esempio Francia, che pareva essere un vero appassionato di certi giochetti strani. A Romano sembrava che l'essere sottomesso fosse una manifestazione di debolezza; tuttavia, anche se si guardava bene dall’ammetterlo, quando si trovava in difficoltà per qualsiasi cosa la prima persona cui si rivolgeva era proprio Antonio, non il suo fratellino.
Quest’ultimo sedeva accanto a lui, l’espressione perplessa fissa sul bacio che Francia e Spagna si stavano scambiando e che, via via che i secondi passavano, diventava sempre più spinto.
Prussia, intanto, cominciava a divertirsi: giocherellava con più forza e più partecipazione con il membro dello spagnolo, ancora costretto negli abiti. Per parte sua, l’albino principiava ad eccitarsi: avvertiva un’atmosfera molto più intima e congeniale attorno a sé, qualcosa che lo stava stimolando in modo piacevole.
Si aprì i pantaloni, calandoli quel tanto necessario a poter agevolmente infilare la propria mano all’interno per prendere il suo membro in via d’erezione. Alle sue spalle, gli spettatori vedevano una buona metà dei suoi boxer neri e ciò non li lasciava proprio indifferenti. Suo fratello, seduto al proprio posto piegato sul tavolo ed appoggiato su di esso con le braccia conserte, si mordeva nervosamente le labbra avvertendo un calore sempre più forte aggredirgli le guance. Sperava che Austria, accanto a lui, non notasse niente nella penombra in cui si trovavano; tuttavia il tedesco, gettando un’occhiata di traverso all’austriaco, notò che quest’ultimo si stava agitando sulla sedia come se fosse a disagio.
«C’è qualcosa che non va?» domandò in un sussurro Ludwig, sporgendosi verso il compagno.
«No, non è niente. La sedia è scomoda» replicò Roderich in tono naturale, anche se in realtà stava mentendo. La verità era che vedere Gilbert che si spogliava gli creava una strana sensazione di impazienza che avrebbe volentieri soppresso in modo totale.
Si rifiutava di ammettere con sé stesso che voleva vederlo nudo.
Il Beilschmidt si inginocchiò sul pavimento del palco ed iniziò ad abbassare i pantaloni del Carriedo, il quale era impegnato in effusioni piuttosto spinte con la lingua del Bonnefoy. Le braccia, sottoposte a tensioni ad opera delle pressioni congiunte esercitate su di lui dai suoi due amanti, cominciavano a mettere alla prova la resistenza del foulard.
Una volta calate le braghe dello spagnolo fu la volta dell’intimo. La rimozione di quest’ultimo comportò un’ovazione dal pubblico cui Lovino non si unì, reputando umiliante un simile gesto.
Un gemito acuto di sorpresa e non solo tracimò dalle labbra di Antonio nell’attimo in cui avvertì la lingua del prussiano che passava lentamente sul suo membro con il chiaro intento di eccitarlo.
Francia a quel punto si ritrasse, interrompendo il bacio, e lasciò scivolare la propria mano sul lato posteriore del castano, fino ad insinuargli indice e medio tra le natiche.
Spagna sobbalzò non solo per la violazione improvvisa e totalmente inattesa, ma anche e soprattutto perché le dita del francese erano fredde a contatto con il suo corpo accalorato dalla passione crescente.
Francis con un ghigno trionfale affondò le dita maggiormente, cercando di provocare in lui una qualche forma di ritorsione e di protesta. Gli piaceva vederlo dimenarsi senza poter protestare apertamente e dirgli: «Non così giù, Francia... mi fai male», come invece faceva spesso quando facevano sesso in un luogo appartato e lui ricopriva il ruolo del sottomesso.
Il pene di Spagna si indurì e si drizzò assai rapidamente grazie alle stimolazioni congiunte di Gilbert e Francis, i quali si stavano eccitando a loro volta.
L’albino iniziò a succhiare l’erezione del Carriedo mentre si masturbava frenetico, emettendo sospiri ben udibili da tutta la platea.
Alle spalle del castano, invece, il Bonnefoy sentiva la necessità di penetrare il partner e di soddisfare i bassi istinti che lo animavano in quel momento; tuttavia, non poteva farlo poiché il palo cui Spagna era legato glielo impediva. Con la mano libera prese a masturbarsi anche lui mentre affondava ancora di più le dita nel sedere di Antonio.
Quest’ultimo sobbalzava, strattonando il foulard, gemendo acuto e languido.
Molti spettatori, udendolo, desiderarono essere al suo posto, immaginandosi solo lontanamente quanto piacere stesse provando.
Inghilterra - posizionato strategicamente ad uno dei primi tavoli - osservava avidamente la scena, scrutando ogni minimo particolare come se volesse apprendere per poi ripetere con un altro partner.
«Inghilterra così sembri un pervertito...» disse America, osservandolo di sbieco.
«N-non dire stupidaggini...!» rimbeccò Arthur, arrossendo per la foga dell’affermazione.
«Veramente sembra che tu voglia andare lì con loro...» constatò Alfred sinceramente. Non aveva niente contro l’ipotesi che la sua ex madrepatria volesse andare sul palco ed unirsi ai tre; tuttavia non poteva lasciargli negare le sue perversioni.
«Non è vero!» ribatté il Kirkland, indignato.
Spagna raggiunse l’orgasmo in quel momento, distogliendo l’attenzione dell’anglosassone dalla discussione con l'ex colonia e riportandola su quanto stava avvenendo sul palco: Prussia stava pazientemente leccando e succhiando tutto lo sperma appena emesso dall’erezione di Antonio, mentre Francia - alle spalle di quest’ultimo - chiudeva le palpebre e sospirava beato. Aveva raggiunto l’orgasmo anche lui: sembrava decisamente meno teso rispetto a poco prima, quando invece pareva che stesse sfogando sul povero spagnolo tutta la sua foga sessuale.
Gilbert, con la mano ancora ancorata alle proprie parti basse, fu l’ultimo a venire. Quando lo fece si sollevò in piedi e si volse alla platea mentre ancora si masturbava, togliendo poi la mano per mostrare la chiazza più chiara che gli si era formata sui boxer.
Germania sospirò esasperato ed Austria voltò altrove lo sguardo. L’unico pensiero che entrambi - ad insaputa dell’altro - formularono fu: «Esibizionista».
A quel punto finì tutto: Francia tolse le dita dal fondoschiena di Spagna e sciolse i polsi di quest’ultimo, che da un lato fu contento di tornare libero, ma dall’altro si dispiacque che il rapporto fosse finito. Gli sarebbe piaciuto che fosse continuato, magari con una penetrazione o anche due.
Seguirono applausi e fischi d’approvazione da parte del pubblico. Alcuni si alzarono e si allontanarono dai tavoli per andare a cercare chi di dovere per domandare se potevano usufruire del servizio di prostituzione - e la maggior parte era intenzionata a chiedere la disponibilità di uno dei tre “attori”.
«È andata bene anche stasera» disse Francia, sospirando soddisfatto mentre ammirava la calca di ammiratori che si spostava.
«Meglio del solito. Non sono così tanti ad andare ad informarsi, di solito» fece Prussia orgoglioso «Tutto merito mio» soggiunse, battendosi una mano sul torace.
«Veramente è stato merito di tutti e tre» intervenne Spagna.
«Quello che ha avuto la parte decisiva sono stato io, in realtà: il mio bacio ha conquistato l’attenzione di tutti» si vantò Francis.
Vedendo che cominciava a tirare una brutta aria tra il francese ed il prussiano, lo spagnolo decise di frapporsi e cambiare argomento: «Visto che verranno a chiederci di fare sesso in diversi, p-perché non andiamo a cambiarci, eh...?».
I due lo fissarono con aria minacciosa, tanto che Antonio arretrò sotto il peso dei loro sguardi; infine, il Beilschmidt replicò: «Hai ragione».
E, di comune accordo, il terzetto sparì dietro il sipario, diretto di nuovo al suo camerino.

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