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Titolo: Flashback
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Steve Rogers, Toky Stark
Wordcount: 1881 (
fiumidiparole)
Prompt: 42. Ascensore dalla mia cartellina per la Maritombola #4 @
maridichallenge + "Togliti quell'armatura, avanti" "Mi ricorda qualcosa..." per il p0rn fest #6 @
fanfic_italia
Note: Handjob, Lemon, Slash
Quando gli era giunta la chiamata di Tony - ci aveva messo un po' a rispondere perché non riusciva a ritrovare il proprio cellulare - era rimasto così stranito dall'invito che sul momento l'unica cosa che gli era venuta in mente di chiedere era stata: «Cos'è, uno scherzo?».
«No, perché dovrei farti uno scherzo così idiota? Se te ne volessi fare uno sul serio organizzerei qualcosa in grande stile» era stato quanto Tony gli aveva riferito, prima di comunicargli l'ora dell'incontro e chiudere la chiamata.
Così Steve aveva cercato qualcosa di carino ma non elegante da mettere - qualcosa di differente dalla sua camicia a quadri e dal suo giubbotto di pelle - e, montato in sella alla sua moto, era partito alla volta della Stark Tower.
Era la prima volta che Steve veniva invitato esplicitamente a casa propria da Tony, la Stark Tower. Era un evento da considerarsi eccezionale, dato che Stark cercava di evitare di farsi vedere là dentro in sua compagnia per evitare che si spargesse qualche voce strana sul loro conto.
Quando gli era giunta la chiamata di Tony - ci aveva messo un po' a rispondere perché non riusciva a ritrovare il proprio cellulare - era rimasto così stranito dall'invito che sul momento l'unica cosa che gli era venuta in mente di chiedere era stata: «Cos'è, uno scherzo?».
«No, perché dovrei farti uno scherzo così idiota? Se te ne volessi fare uno sul serio organizzerei qualcosa in grande stile» era stato quanto Tony gli aveva riferito, prima di comunicargli l'ora dell'incontro e chiudere la chiamata.
Così Steve aveva cercato qualcosa di carino ma non elegante da mettere - qualcosa di differente dalla sua camicia a quadri e dal suo giubbotto di pelle - e, montato in sella alla sua moto, era partito alla volta della Stark Tower.
Non appena arrivato davanti all’edificio, Steve si trovò davanti al proprietario, sceso ad accoglierlo.
«Wow, pensavo che non avessi altri vestiti al di fuori dell’armatura e di quegli abiti stile vintage, Capitano» fu la formula di benvenuto che si sentì rivolgere Rogers non appena fu smontato dalla sua moto.
Le solite frecciatine. Non sarebbe stato Tony Stark altrimenti.
«Forse sarei dovuto venire con l’armatura, con il senno di poi...» replicò Steve, notando che l’altro aveva ancora addosso la propria armatura di metallo. L’unica parte mancante di essa era l’elmo.
Tony rivolse ad essa un’occhiata sorpresa, come se non si ricordasse neppure di averla addosso.
«Stavo facendo delle riparazioni» spiegò semplicemente con una banale scrollata di spalle «Andiamo?».
Così dicendo si fece da parte per aprire la porta e lasciar passare il biondo, il quale s’incamminò all’interno per primo, senza voltarsi indietro. Se solo lo avesse fatto forse avrebbe notato l’occhiata interessata che Tony aveva rivolto al suo sedere racchiuso nel suo paio di jeans aderenti.
Attraversarono l’atrio fino a giungere davanti all’ascensore. Tony premette il bottone per la chiamata e le porte davanti a loro si schiusero con un ipertecnologico woosh, pronte ad accoglierli all’interno della cabina.
«Prego» disse Stark, facendo cenno con una mano al suo collega per incitarlo a precederlo. A stento riuscì a trattenersi dall’aggiungere un “prima le signore” che avrebbe solamente rovinato l’atmosfera che si stava creando.
Steve entrò per primo e Tony lo seguì subito dopo, premendo il tasto del piano corrispondente al suo appartamento. Le porte si richiusero alle loro spalle e l’ascensore iniziò a salire.
Al contrario di quanto era parso osservando l’abitacolo dall’esterno, questo era uno spazio veramente angusto e i due uomini erano premuti l’uno contro l’altro. Complice di quella situazione probabilmente era anche il fatto che Rogers aveva un fisico piuttosto imponente e muscoloso.
«Mi sembri a disagio, Steve» constatò Tony, notando che lo sguardo del biondo vagava lungo le pareti dell’ascensore cercando di non incrociare mai il suo.
«È stretto, qui» affermò l’ospite.
«Be’, sì è vero» concordò Stark, guardandosi intorno con molta più nonchalance rispetto al Capitano «Ma tanto avevo già piani del genere per te...».
«Come?» domandò Rogers sgranando gli occhi senza capire.
«Che cosa credevi ti avessi invitato a fare a casa mia, scusa?».
Tony lo guardava come se ciò cui alludeva fosse la cosa più banale del mondo e Steve si fosse rivelato troppo stupido per capirla.
«Non lo so, ma...».
Il biondo non sapeva cosa dire. Fu in quel momento che l’ascensore si fermò al piano desiderato.
In cuor suo Steve ringraziò che fossero giunti a destinazione e fece per scendere, ma Tony si mise tra lui e la porta aperta della cabina.
«Dove pensi di andare?» domandò.
«Non dovevamo andare al tuo appartamento?» fu la replica che ricevette.
«Ora tu mi devi spiegare perché non dovremmo fare l’amore» dichiarò Tony deciso, incrociando le braccia sul petto in modo un po’ goffo per via dell’ingombrante armatura.
Steve sospirò esasperato: voleva uscire da quella cabina angusta. Non tanto per la compagnia, ma per il semplice fatto che gli dava molto fastidio stare in un luogo così stretto a lungo.
«Ah, ecco. Non dici niente» asserì il proprietario dell’edificio con il tono tipico da “come immaginavo”.
«Senti, Stark...»
«Tony» lo interruppe il moro, scandendo il proprio nome piano, come se stesse parlando con un ritardato «Chiamami Tony».
«Okay, Tony...» riprese Steve, un po’ in difficoltà. Il suo interlocutore era una persona così eccentrica da essere difficile persino intavolarci una discussione «Non è possibile che tu mi abbia invitato solo per fare l’amore...».
Gli sembrava così distorto come pensiero da essere inconcepibile.
«Qualche problema?» domandò Tony, lasciandogli perfettamente intendere che l’unica ragione del suo invito era stata - ahimè - proprio quella. Steve lo spostò di lato e si avviò nell’appartamento, senza voltarsi indietro: non aveva intenzione di stare lì a sentirlo dire stupidaggini simili. Si sorprese che Stark l’avesse lasciato passare senza dire o fare niente.
All’improvviso quest'ultimo cambiò espressione mentre lo guardava allontanarsi, assumendone una così innocente e sorpresa da risultare irritante.
«Oh già, dimenticavo. Ai tuoi tempi l’amore si faceva a notte fonda, a letto e con una donna» disse, calcando particolarmente sul riferimento temporale, cosa che aveva sempre infastidito parecchio Rogers. Lui non era vecchio. Mica era colpa sua se era rimasto intrappolato nel ghiaccio per settant’anni. Se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto diversamente... forse - se glielo avessero chiesto qualche mese fa avrebbe risposto che no, non si sarebbe ibernato volontariamente per niente e nessuno al mondo, ma adesso non ne era più molto convinto.
«Tony...» cercò di farlo ragionare Steve, prima di alterarsi.
«Avrei dovuto capire che non eri il tipo... certe volte mi chiedo dove abbia la testa...»
«Tony!»
«Un attempato come te non vorrà mai fare l’amore in pieno giorno e con un uomo, presumo».
L’aveva detto. Aveva osato davvero dirlo. “Attempato”.
Steve gli rivolse un’occhiata talmente gelida e piena di rabbia che si sorprese il suo interlocutore fosse sempre vivo e vegeto e non ibernato in un blocco di ghiaccio davanti a lui. Le sue labbra divennero una linea sottile.
Non era attempato. Aveva passato settant’anni nel ghiaccio, era vero, però rimaneva pur sempre un giovanotto prestante come al tempo della sua ibernazione, fatto suggellato dall’interesse sessuale e fisico che provava Stark nei suoi confronti.
«Togliti l’armatura, avanti» ordinò con voce dura.
Stark stirò le labbra in un sorriso nostalgico e trionfante allo stesso tempo.
«Mi ricorda qualcosa...» disse quasi in un sospiro, per poi soggiungere un: «Non mi è mai piaciuto obbedire agli ordini, lo sai».
Rogers gli camminò incontro con lunghe e rapide falcate, gli occhi incollati a quelli del padrone di casa, quindi lo sbatté dentro l’ascensore e lì lo raggiunse, afferrandolo per le spalle ed inchiodandolo al muro.
«Ho detto: togliti l’armatura» ripeté in tono più duro.
«Oh, ti sei arrabbiato» commentò il moro, inarcando intrigato un sopracciglio. Sentiva che l’atmosfera si stava surriscaldando ed era esattamente quello che voleva.
«D’accordo, la tolgo» si arrese.
Disattivò l’armatura, che si ritrasse dalle sue membra sparendo dietro la sua schiena. Sotto di essa portava una maglia nera ed un paio di jeans che non erano poi così stretti.
«Contento adesso?» disse, guardando negli occhi il biondo.
Quest’ultimo lo guardò per qualche momento con sguardo severo ma senza fare niente; così Tony ne approfittò per rubargli un bacio a tradimento. Si sporse verso il suo viso e lo catturò con entrambe le mani, attirandolo verso di sé - confronto a Steve lui non era poi così alto e se non faceva così non sarebbe riuscito a baciarlo senza il supporto di uno sgabello.
Il biondo non si sottrasse alla cosa, anzi, iniziò a vagare con le mani sul corpo del suo amante, accarezzandogli le spalle, le braccia, i fianchi, mantenendolo sempre schiacciato contro la parete dell’ascensore che non si muoveva dal piano.
Arrivato nei pressi della cintura, Steve ne slacciò la fibbia in modo egregiamente rapido ed aprì la zip, infilando la propria mano all’interno.
Afferrò il membro di Tony ed iniziò a masturbarlo con forza, continuando a spingerlo contro la parete alle sue spalle con il corpo.
Stark gemeva nella bocca di Rogers, gli occhi chiusi ed un’eccitazione che si faceva via via più intensa man mano che il tempo passava. Sentiva un calore crescente concentrarsi tutto nelle sue parti basse, segno che quanto il suo ospite stava facendo al suo corpo piaceva immensamente.
Le mani di Tony scesero allora lungo la schiena di Steve, accarezzandola fino ad arrivare a destinazione: il suo fondoschiena. Una volta qui iniziò a palparlo con veemenza, attirandolo verso il proprio corpo.
Il bacio salì allo step successivo, ossia l’uso della lingua.
Stava andando tutto meravigliosamente, molto meglio di quel che Tony aveva immaginato quando aveva programmato l’invito.
I jeans cominciavano a dar fastidio a Rogers, che però non voleva né aprirli né tantomeno toglierli fin quando non fosse stato il momento.
La situazione perdurò così alcuni minuti, poi il moro interruppe il bacio e si spogliò totalmente dei pantaloni e della biancheria, che gettò fuori dell’ascensore con assoluta nonchalance - tanto era casa sua quella e nessuno avrebbe avuto niente da ridire se avesse lasciato jeans e boxer in giro sul pavimento.
Si aggrappò alle spalle dell’altro, facendo leva su di esse per sollevarsi e Steve per riflesso gli cinse il torace - erano abbastanza forzuti entrambi perché l’uno non mollasse la presa e l’altro non lo lasciasse cadere.
Il padrone di casa circondò con le gambe il busto del compagno e lo guardò dritto negli occhi con un’espressione decisamente languida ma eloquente.
Steve lo lasciò momentaneamente per aprirsi i pantaloni ed abbassare sia quelli sia le proprie mutande, liberando finalmente la sua erezione dalla dolorosa costrizione dei pantaloni.
A quel punto riafferrò il proprio partner e lo guidò in basso fino a penetrarlo.
Le gambe di Tony si irrigidirono e rinserrarono la presa, così come le sue mani, mentre Steve si voltava appoggiandosi contro la parete ed iniziava a dare le prime spinte feroci facendo perno su di essa con le spalle. Se non avesse avuto qualcosa contro cui appoggiarsi sarebbe caduto a terra e con lui anche il padrone di casa.
Stark gemette e si spinse verso l’erezione di Rogers, aderendo al suo corpo con l’inguine, l’erezione dritta e parallela al suo torace.
Il biondo continuò a spingere sempre più velocemente e con sempre maggior foga, provocando innumerevoli gemiti di piacere nel moro.
Quest’ultimo fu il primo a raggiungere l’orgasmo. Riversò il proprio sperma sulla maglia di Steve, disegnandoci sopra una grossa macchia bianca proprio in mezzo ai pettorali.
Rogers venne poco più tardi e lo fece dentro il corpo di Stark, il quale s’inarcò all’indietro liberando un ulteriore gemito.
Rimasero avvinghiati in quella posizione, respirando affannosamente, per qualche minuto, guardandosi semplicemente negli occhi. Infine, fu il padrone di casa a rompere il silenzio: «Non volevi farlo, eh?».
«Mi hai macchiato la maglia» fece notare Steve, lanciando un’occhiata alla chiazza in bella mostra sul suo indumento, proprio sopra il pene dell’altro.
«Oh, quello si rimedia subito. Basta che ti togli la maglia. Te ne darò una delle mie» tagliò corto Tony, allentando la presa con le cosce per scendere.
«Non ci entrerò mai» obiettò Steve, guardandolo mentre usciva dalla cabina dell’ascensore per andare a raccogliere le sue mutande.
«Pazienza, vorrà dire che starai a torso nudo. Non vedo dove sia il problema» replicò sereno Tony, allettato all’idea di vederselo girare per casa mezzo nudo.
Si allontanò in direzione dell’angolo cucina lasciando il suo ospite a bocca aperta nell’ascensore. Quella sorta di trance durò solo un momento, poi Rogers riprese vita e gli andò dietro, calcando sui passi con particolare foga.
«Stark!».
Rating: Rosso
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Note: Handjob, Lemon, Slash
Quando gli era giunta la chiamata di Tony - ci aveva messo un po' a rispondere perché non riusciva a ritrovare il proprio cellulare - era rimasto così stranito dall'invito che sul momento l'unica cosa che gli era venuta in mente di chiedere era stata: «Cos'è, uno scherzo?».
«No, perché dovrei farti uno scherzo così idiota? Se te ne volessi fare uno sul serio organizzerei qualcosa in grande stile» era stato quanto Tony gli aveva riferito, prima di comunicargli l'ora dell'incontro e chiudere la chiamata.
Così Steve aveva cercato qualcosa di carino ma non elegante da mettere - qualcosa di differente dalla sua camicia a quadri e dal suo giubbotto di pelle - e, montato in sella alla sua moto, era partito alla volta della Stark Tower.
Era la prima volta che Steve veniva invitato esplicitamente a casa propria da Tony, la Stark Tower. Era un evento da considerarsi eccezionale, dato che Stark cercava di evitare di farsi vedere là dentro in sua compagnia per evitare che si spargesse qualche voce strana sul loro conto.
Quando gli era giunta la chiamata di Tony - ci aveva messo un po' a rispondere perché non riusciva a ritrovare il proprio cellulare - era rimasto così stranito dall'invito che sul momento l'unica cosa che gli era venuta in mente di chiedere era stata: «Cos'è, uno scherzo?».
«No, perché dovrei farti uno scherzo così idiota? Se te ne volessi fare uno sul serio organizzerei qualcosa in grande stile» era stato quanto Tony gli aveva riferito, prima di comunicargli l'ora dell'incontro e chiudere la chiamata.
Così Steve aveva cercato qualcosa di carino ma non elegante da mettere - qualcosa di differente dalla sua camicia a quadri e dal suo giubbotto di pelle - e, montato in sella alla sua moto, era partito alla volta della Stark Tower.
Non appena arrivato davanti all’edificio, Steve si trovò davanti al proprietario, sceso ad accoglierlo.
«Wow, pensavo che non avessi altri vestiti al di fuori dell’armatura e di quegli abiti stile vintage, Capitano» fu la formula di benvenuto che si sentì rivolgere Rogers non appena fu smontato dalla sua moto.
Le solite frecciatine. Non sarebbe stato Tony Stark altrimenti.
«Forse sarei dovuto venire con l’armatura, con il senno di poi...» replicò Steve, notando che l’altro aveva ancora addosso la propria armatura di metallo. L’unica parte mancante di essa era l’elmo.
Tony rivolse ad essa un’occhiata sorpresa, come se non si ricordasse neppure di averla addosso.
«Stavo facendo delle riparazioni» spiegò semplicemente con una banale scrollata di spalle «Andiamo?».
Così dicendo si fece da parte per aprire la porta e lasciar passare il biondo, il quale s’incamminò all’interno per primo, senza voltarsi indietro. Se solo lo avesse fatto forse avrebbe notato l’occhiata interessata che Tony aveva rivolto al suo sedere racchiuso nel suo paio di jeans aderenti.
Attraversarono l’atrio fino a giungere davanti all’ascensore. Tony premette il bottone per la chiamata e le porte davanti a loro si schiusero con un ipertecnologico woosh, pronte ad accoglierli all’interno della cabina.
«Prego» disse Stark, facendo cenno con una mano al suo collega per incitarlo a precederlo. A stento riuscì a trattenersi dall’aggiungere un “prima le signore” che avrebbe solamente rovinato l’atmosfera che si stava creando.
Steve entrò per primo e Tony lo seguì subito dopo, premendo il tasto del piano corrispondente al suo appartamento. Le porte si richiusero alle loro spalle e l’ascensore iniziò a salire.
Al contrario di quanto era parso osservando l’abitacolo dall’esterno, questo era uno spazio veramente angusto e i due uomini erano premuti l’uno contro l’altro. Complice di quella situazione probabilmente era anche il fatto che Rogers aveva un fisico piuttosto imponente e muscoloso.
«Mi sembri a disagio, Steve» constatò Tony, notando che lo sguardo del biondo vagava lungo le pareti dell’ascensore cercando di non incrociare mai il suo.
«È stretto, qui» affermò l’ospite.
«Be’, sì è vero» concordò Stark, guardandosi intorno con molta più nonchalance rispetto al Capitano «Ma tanto avevo già piani del genere per te...».
«Come?» domandò Rogers sgranando gli occhi senza capire.
«Che cosa credevi ti avessi invitato a fare a casa mia, scusa?».
Tony lo guardava come se ciò cui alludeva fosse la cosa più banale del mondo e Steve si fosse rivelato troppo stupido per capirla.
«Non lo so, ma...».
Il biondo non sapeva cosa dire. Fu in quel momento che l’ascensore si fermò al piano desiderato.
In cuor suo Steve ringraziò che fossero giunti a destinazione e fece per scendere, ma Tony si mise tra lui e la porta aperta della cabina.
«Dove pensi di andare?» domandò.
«Non dovevamo andare al tuo appartamento?» fu la replica che ricevette.
«Ora tu mi devi spiegare perché non dovremmo fare l’amore» dichiarò Tony deciso, incrociando le braccia sul petto in modo un po’ goffo per via dell’ingombrante armatura.
Steve sospirò esasperato: voleva uscire da quella cabina angusta. Non tanto per la compagnia, ma per il semplice fatto che gli dava molto fastidio stare in un luogo così stretto a lungo.
«Ah, ecco. Non dici niente» asserì il proprietario dell’edificio con il tono tipico da “come immaginavo”.
«Senti, Stark...»
«Tony» lo interruppe il moro, scandendo il proprio nome piano, come se stesse parlando con un ritardato «Chiamami Tony».
«Okay, Tony...» riprese Steve, un po’ in difficoltà. Il suo interlocutore era una persona così eccentrica da essere difficile persino intavolarci una discussione «Non è possibile che tu mi abbia invitato solo per fare l’amore...».
Gli sembrava così distorto come pensiero da essere inconcepibile.
«Qualche problema?» domandò Tony, lasciandogli perfettamente intendere che l’unica ragione del suo invito era stata - ahimè - proprio quella. Steve lo spostò di lato e si avviò nell’appartamento, senza voltarsi indietro: non aveva intenzione di stare lì a sentirlo dire stupidaggini simili. Si sorprese che Stark l’avesse lasciato passare senza dire o fare niente.
All’improvviso quest'ultimo cambiò espressione mentre lo guardava allontanarsi, assumendone una così innocente e sorpresa da risultare irritante.
«Oh già, dimenticavo. Ai tuoi tempi l’amore si faceva a notte fonda, a letto e con una donna» disse, calcando particolarmente sul riferimento temporale, cosa che aveva sempre infastidito parecchio Rogers. Lui non era vecchio. Mica era colpa sua se era rimasto intrappolato nel ghiaccio per settant’anni. Se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto diversamente... forse - se glielo avessero chiesto qualche mese fa avrebbe risposto che no, non si sarebbe ibernato volontariamente per niente e nessuno al mondo, ma adesso non ne era più molto convinto.
«Tony...» cercò di farlo ragionare Steve, prima di alterarsi.
«Avrei dovuto capire che non eri il tipo... certe volte mi chiedo dove abbia la testa...»
«Tony!»
«Un attempato come te non vorrà mai fare l’amore in pieno giorno e con un uomo, presumo».
L’aveva detto. Aveva osato davvero dirlo. “Attempato”.
Steve gli rivolse un’occhiata talmente gelida e piena di rabbia che si sorprese il suo interlocutore fosse sempre vivo e vegeto e non ibernato in un blocco di ghiaccio davanti a lui. Le sue labbra divennero una linea sottile.
Non era attempato. Aveva passato settant’anni nel ghiaccio, era vero, però rimaneva pur sempre un giovanotto prestante come al tempo della sua ibernazione, fatto suggellato dall’interesse sessuale e fisico che provava Stark nei suoi confronti.
«Togliti l’armatura, avanti» ordinò con voce dura.
Stark stirò le labbra in un sorriso nostalgico e trionfante allo stesso tempo.
«Mi ricorda qualcosa...» disse quasi in un sospiro, per poi soggiungere un: «Non mi è mai piaciuto obbedire agli ordini, lo sai».
Rogers gli camminò incontro con lunghe e rapide falcate, gli occhi incollati a quelli del padrone di casa, quindi lo sbatté dentro l’ascensore e lì lo raggiunse, afferrandolo per le spalle ed inchiodandolo al muro.
«Ho detto: togliti l’armatura» ripeté in tono più duro.
«Oh, ti sei arrabbiato» commentò il moro, inarcando intrigato un sopracciglio. Sentiva che l’atmosfera si stava surriscaldando ed era esattamente quello che voleva.
«D’accordo, la tolgo» si arrese.
Disattivò l’armatura, che si ritrasse dalle sue membra sparendo dietro la sua schiena. Sotto di essa portava una maglia nera ed un paio di jeans che non erano poi così stretti.
«Contento adesso?» disse, guardando negli occhi il biondo.
Quest’ultimo lo guardò per qualche momento con sguardo severo ma senza fare niente; così Tony ne approfittò per rubargli un bacio a tradimento. Si sporse verso il suo viso e lo catturò con entrambe le mani, attirandolo verso di sé - confronto a Steve lui non era poi così alto e se non faceva così non sarebbe riuscito a baciarlo senza il supporto di uno sgabello.
Il biondo non si sottrasse alla cosa, anzi, iniziò a vagare con le mani sul corpo del suo amante, accarezzandogli le spalle, le braccia, i fianchi, mantenendolo sempre schiacciato contro la parete dell’ascensore che non si muoveva dal piano.
Arrivato nei pressi della cintura, Steve ne slacciò la fibbia in modo egregiamente rapido ed aprì la zip, infilando la propria mano all’interno.
Afferrò il membro di Tony ed iniziò a masturbarlo con forza, continuando a spingerlo contro la parete alle sue spalle con il corpo.
Stark gemeva nella bocca di Rogers, gli occhi chiusi ed un’eccitazione che si faceva via via più intensa man mano che il tempo passava. Sentiva un calore crescente concentrarsi tutto nelle sue parti basse, segno che quanto il suo ospite stava facendo al suo corpo piaceva immensamente.
Le mani di Tony scesero allora lungo la schiena di Steve, accarezzandola fino ad arrivare a destinazione: il suo fondoschiena. Una volta qui iniziò a palparlo con veemenza, attirandolo verso il proprio corpo.
Il bacio salì allo step successivo, ossia l’uso della lingua.
Stava andando tutto meravigliosamente, molto meglio di quel che Tony aveva immaginato quando aveva programmato l’invito.
I jeans cominciavano a dar fastidio a Rogers, che però non voleva né aprirli né tantomeno toglierli fin quando non fosse stato il momento.
La situazione perdurò così alcuni minuti, poi il moro interruppe il bacio e si spogliò totalmente dei pantaloni e della biancheria, che gettò fuori dell’ascensore con assoluta nonchalance - tanto era casa sua quella e nessuno avrebbe avuto niente da ridire se avesse lasciato jeans e boxer in giro sul pavimento.
Si aggrappò alle spalle dell’altro, facendo leva su di esse per sollevarsi e Steve per riflesso gli cinse il torace - erano abbastanza forzuti entrambi perché l’uno non mollasse la presa e l’altro non lo lasciasse cadere.
Il padrone di casa circondò con le gambe il busto del compagno e lo guardò dritto negli occhi con un’espressione decisamente languida ma eloquente.
Steve lo lasciò momentaneamente per aprirsi i pantaloni ed abbassare sia quelli sia le proprie mutande, liberando finalmente la sua erezione dalla dolorosa costrizione dei pantaloni.
A quel punto riafferrò il proprio partner e lo guidò in basso fino a penetrarlo.
Le gambe di Tony si irrigidirono e rinserrarono la presa, così come le sue mani, mentre Steve si voltava appoggiandosi contro la parete ed iniziava a dare le prime spinte feroci facendo perno su di essa con le spalle. Se non avesse avuto qualcosa contro cui appoggiarsi sarebbe caduto a terra e con lui anche il padrone di casa.
Stark gemette e si spinse verso l’erezione di Rogers, aderendo al suo corpo con l’inguine, l’erezione dritta e parallela al suo torace.
Il biondo continuò a spingere sempre più velocemente e con sempre maggior foga, provocando innumerevoli gemiti di piacere nel moro.
Quest’ultimo fu il primo a raggiungere l’orgasmo. Riversò il proprio sperma sulla maglia di Steve, disegnandoci sopra una grossa macchia bianca proprio in mezzo ai pettorali.
Rogers venne poco più tardi e lo fece dentro il corpo di Stark, il quale s’inarcò all’indietro liberando un ulteriore gemito.
Rimasero avvinghiati in quella posizione, respirando affannosamente, per qualche minuto, guardandosi semplicemente negli occhi. Infine, fu il padrone di casa a rompere il silenzio: «Non volevi farlo, eh?».
«Mi hai macchiato la maglia» fece notare Steve, lanciando un’occhiata alla chiazza in bella mostra sul suo indumento, proprio sopra il pene dell’altro.
«Oh, quello si rimedia subito. Basta che ti togli la maglia. Te ne darò una delle mie» tagliò corto Tony, allentando la presa con le cosce per scendere.
«Non ci entrerò mai» obiettò Steve, guardandolo mentre usciva dalla cabina dell’ascensore per andare a raccogliere le sue mutande.
«Pazienza, vorrà dire che starai a torso nudo. Non vedo dove sia il problema» replicò sereno Tony, allettato all’idea di vederselo girare per casa mezzo nudo.
Si allontanò in direzione dell’angolo cucina lasciando il suo ospite a bocca aperta nell’ascensore. Quella sorta di trance durò solo un momento, poi Rogers riprese vita e gli andò dietro, calcando sui passi con particolare foga.
«Stark!».