Tornando ai piani originali
Jun. 16th, 2013 11:43 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Tornando ai piani originali
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Dante, Nero
Wordcount: 989 (
fiumidiparole)
Prompt: 120. Non urlare @
500themes_ita + Non-con per la seconda settimana delle Badwrong Weeks @
maridichallenge
Note: Age difference, Lemon, Non-con, Yaoi
Nero aveva deciso di accompagnarlo in quella missione di “pulizia” perché si trovava in sua compagnia quando gli era stata recapitata da Trish una soffiata riguardo un massiccio gruppo di demoni riunitisi nel cimitero in centro; tuttavia, andare a massacrare demoni non era esattamente la sua priorità quella notte.
«Io invece avrei voluto che non fossero venuti» tagliò corto il ragazzo, camminando verso il compagno. Alla luce gialla del lampione più vicino - ossia distante un paio di metri - il sorriso che Dante gli rivolse parve in qualche modo più sinistro.
«Già, perché i tuoi piani per stanotte erano diversi, vero ragazzino...?».
«Qui dovremmo aver finito».
Nero si appoggiò la spada sulla spalla, guardandosi attorno con aria soddisfatta: intorno a lui c’erano solo cadaveri martoriati di demoni e macchie scure del loro sangue simili ad ombre allungate sull’erba tagliata del prato e sulle lapidi più vicine.
Dante, accovacciato poco più in là, si rialzò con un sospiro deluso.
«Sinceramente, speravo sarebbero durati di più. Se devono cercare di ucciderci, perlomeno dovrebbero impegnarsi per rendere lo scontro interessante...» commentò, riponendo la Rebellion sulla sua schiena ed appoggiandosi con i fianchi contro una lapide piuttosto imponente situata poco distante da lui.
Nero aveva deciso di accompagnarlo in quella missione di “pulizia” perché si trovava in sua compagnia quando gli era stata recapitata da Trish una soffiata riguardo un massiccio gruppo di demoni riunitisi nel cimitero in centro; tuttavia, andare a massacrare demoni non era esattamente la sua priorità quella notte.
«Io invece avrei voluto che non fossero venuti» tagliò corto il ragazzo, camminando verso il compagno. Alla luce gialla del lampione più vicino - ossia distante un paio di metri - il sorriso che Dante gli rivolse parve in qualche modo più sinistro.
«Già, perché i tuoi piani per stanotte erano diversi, vero ragazzino...?» gli domandò in tono volutamente provocatorio il più grande, staccandosi dalla lapide per farglisi vicino. Gli posò le mani sul bacino, accarezzandolo.
In genere non aveva motivo di toccarlo in quel modo; perciò Nero s’insospettì subito.
«Non è troppo tardi. Possiamo sempre rimediare, sai?» gli sussurrò all’orecchio Dante, toccandogli il cavallo dei pantaloni con una coscia.
Il più giovane sgranò gli occhi, ma non ebbe modo di allontanarsi, poiché l’altro lo mandò a gambe all’aria a terra prima che potesse fare un solo passo, per poi avventarglisi sopra e baciarlo con foga bloccandogli le braccia, specialmente quello destro: se c’era una cosa che non voleva, era che Nero evocasse quella sinistra mano fantasma per scaraventarlo via.
Nero cercò di divincolarsi, ben conscio di cosa avesse in mente di fare il suo partner dopo: per lui Dante era come un libro aperto, probabilmente perché sotto molti punti di vista si somigliavano.
«Fermati, maledizione! Siamo in un cimitero!» esclamò ad alta voce Nero quand’ebbe un momento di tregua dal bacio. Anche se non era mai stato veramente fedele né all’Ordine della Spada né alla sua religione, nutriva un po’ di rispetto almeno per il terreno dove venivano sepolti i morti.
«Non urlare» gli rimproverò l’altro «Non vorrai mica che qualcuno ci scopra... e poi so che ti piace».
Così dicendo gli infilò una mano sotto la maglia, sollevandola e scoprendogli il torace nudo. Gli morse un capezzolo, strappandogli un gemito a tradimento.
Nero cercò di ricomporsi e riprendere il controllo, ma gli riusciva assai difficile con Dante che gli mordeva il capezzolo sinistro nella maniera che sapeva piacergli tanto. Per ribellarsi ed impedirgli di andare fino in fondo cercò di sferrargli una ginocchiata tra le gambe, ma Dante lo spinse completamente sdraiato sul prato per poi sedersi a cavallo delle sue cosce, bloccandolo definitivamente.
«Lasciami andare!» intimò il più giovane.
«Eri tu quello che aveva in mente questo tipo di allenamento per stanotte o sbaglio?» fu la pronta replica che gli venne rivolta.
«Ma non qui!» protestò Nero, che si era immaginato ben altro luogo dove consumare il loro rapporto.
«Spiacente, ma dovrai accontentarti di quel che passa il convento...» concluse Dante facendo spallucce.
Gli aprì i pantaloni e toccò il profilo del suo pene all’interno delle mutande, quindi iniziò a masturbarlo attraverso la sottile stoffa dei boxer. Dalla posizione in cui si trovava poteva guardare ogni espressione che fosse comparsa sul suo viso, fatto che lo compiaceva.
Sul volto di Nero comparve ira per un momento, subito sostituita da uno struggente cipiglio che comunicava quanto gli stesse piacendo quel che sentiva nonostante fosse palesemente contrario.
Inutile dire che vederlo in quelle condizioni e sentire la sua erezione tra le dita lo eccitava.
Nero desiderava ardentemente che tutto ciò avesse fine: la brama sessuale nei confronti del corpo di Dante era forte, ma lui razionalmente non voleva provarla, non lì almeno.
«Basta, smettila» ordinò, ma si rese conto di star solo rendendosi ridicolo: la voce gli tremava, fatto che senz’altro rafforzava l’ipotesi che stesse godendo di quello che il suo compagno gli stava facendo.
«Non ci penso nemmeno, ragazzino» gli rispose in tono secco Dante, mentre con una mano apriva i propri pantaloni: iniziavano a dargli fastidio per via del suo pene eretto.
A quel punto lasciò perdere l’erezione del suo partner e si spostò, permettendogli così di sollevarsi carponi: Nero sperava di riuscire ad allontanarsi, ma venne afferrato per il lembo posteriore dei pantaloni, che fu calato con un gesto decisamente affrettato e violento assieme ai boxer.
«No, fermati maledett-ahw...».
Nero non ebbe modo di dire niente, perché l’altro gli infilò due dita umide di saliva nel fondoschiena, muovendole frettolosamente per prepararlo; dopodiché estrasse le dita e lo penetrò brutalmente.
Il ragazzo ansimò pesantemente, affatto pronto al dolore conseguente la penetrazione. Successivamente avvertì le forti spinte date dal corpo del suo partner contro il suo sedere. Il ritmo veloce con cui affondava in lui gli strappò una serie di bassi gemiti che si prolungò finché non raggiunse l'orgasmo, pochi minuti più tardi. Il suo sperma schizzò copioso sull'erba sotto di lui.
«Maledizione...!» riuscì a sibilare con un fil di voce.
«Oooh...» sospirò Dante nel venire a propria volta. Per fortuna di Nero ebbe il buongusto di estrarre l'erezione dal suo sedere e raggiungere l'orgasmo fuori, macchiandosi in parte i pantaloni e gocciolando il resto del suo seme sul prato.
Il più giovane si rialzò con fatica per tirar su le mutande e i pantaloni; tuttavia i muscoli deboli delle sue gambe lo fecero ricrollare a terra poco dopo.
«Ti odio» esclamò senza fiato.
«No, non è vero» rispose Dante, lasciandosi cadere all'indietro, sedendosi a propria volta «Forza, torniamo in ufficio» aggiunse.
«Potevamo tornarci prima di tutto questo!» protestò con forza Nero, stizzito «Non era meglio farlo a letto?!».
Dante assunse per un momento un'aria pensosa; infine disse: «Sì, ma sul prato, e in un cimitero per giunta, non l'avevamo mai fatto».
«E per un buon motivo!».
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Dante, Nero
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Prompt: 120. Non urlare @
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Note: Age difference, Lemon, Non-con, Yaoi
Nero aveva deciso di accompagnarlo in quella missione di “pulizia” perché si trovava in sua compagnia quando gli era stata recapitata da Trish una soffiata riguardo un massiccio gruppo di demoni riunitisi nel cimitero in centro; tuttavia, andare a massacrare demoni non era esattamente la sua priorità quella notte.
«Io invece avrei voluto che non fossero venuti» tagliò corto il ragazzo, camminando verso il compagno. Alla luce gialla del lampione più vicino - ossia distante un paio di metri - il sorriso che Dante gli rivolse parve in qualche modo più sinistro.
«Già, perché i tuoi piani per stanotte erano diversi, vero ragazzino...?».
«Qui dovremmo aver finito».
Nero si appoggiò la spada sulla spalla, guardandosi attorno con aria soddisfatta: intorno a lui c’erano solo cadaveri martoriati di demoni e macchie scure del loro sangue simili ad ombre allungate sull’erba tagliata del prato e sulle lapidi più vicine.
Dante, accovacciato poco più in là, si rialzò con un sospiro deluso.
«Sinceramente, speravo sarebbero durati di più. Se devono cercare di ucciderci, perlomeno dovrebbero impegnarsi per rendere lo scontro interessante...» commentò, riponendo la Rebellion sulla sua schiena ed appoggiandosi con i fianchi contro una lapide piuttosto imponente situata poco distante da lui.
Nero aveva deciso di accompagnarlo in quella missione di “pulizia” perché si trovava in sua compagnia quando gli era stata recapitata da Trish una soffiata riguardo un massiccio gruppo di demoni riunitisi nel cimitero in centro; tuttavia, andare a massacrare demoni non era esattamente la sua priorità quella notte.
«Io invece avrei voluto che non fossero venuti» tagliò corto il ragazzo, camminando verso il compagno. Alla luce gialla del lampione più vicino - ossia distante un paio di metri - il sorriso che Dante gli rivolse parve in qualche modo più sinistro.
«Già, perché i tuoi piani per stanotte erano diversi, vero ragazzino...?» gli domandò in tono volutamente provocatorio il più grande, staccandosi dalla lapide per farglisi vicino. Gli posò le mani sul bacino, accarezzandolo.
In genere non aveva motivo di toccarlo in quel modo; perciò Nero s’insospettì subito.
«Non è troppo tardi. Possiamo sempre rimediare, sai?» gli sussurrò all’orecchio Dante, toccandogli il cavallo dei pantaloni con una coscia.
Il più giovane sgranò gli occhi, ma non ebbe modo di allontanarsi, poiché l’altro lo mandò a gambe all’aria a terra prima che potesse fare un solo passo, per poi avventarglisi sopra e baciarlo con foga bloccandogli le braccia, specialmente quello destro: se c’era una cosa che non voleva, era che Nero evocasse quella sinistra mano fantasma per scaraventarlo via.
Nero cercò di divincolarsi, ben conscio di cosa avesse in mente di fare il suo partner dopo: per lui Dante era come un libro aperto, probabilmente perché sotto molti punti di vista si somigliavano.
«Fermati, maledizione! Siamo in un cimitero!» esclamò ad alta voce Nero quand’ebbe un momento di tregua dal bacio. Anche se non era mai stato veramente fedele né all’Ordine della Spada né alla sua religione, nutriva un po’ di rispetto almeno per il terreno dove venivano sepolti i morti.
«Non urlare» gli rimproverò l’altro «Non vorrai mica che qualcuno ci scopra... e poi so che ti piace».
Così dicendo gli infilò una mano sotto la maglia, sollevandola e scoprendogli il torace nudo. Gli morse un capezzolo, strappandogli un gemito a tradimento.
Nero cercò di ricomporsi e riprendere il controllo, ma gli riusciva assai difficile con Dante che gli mordeva il capezzolo sinistro nella maniera che sapeva piacergli tanto. Per ribellarsi ed impedirgli di andare fino in fondo cercò di sferrargli una ginocchiata tra le gambe, ma Dante lo spinse completamente sdraiato sul prato per poi sedersi a cavallo delle sue cosce, bloccandolo definitivamente.
«Lasciami andare!» intimò il più giovane.
«Eri tu quello che aveva in mente questo tipo di allenamento per stanotte o sbaglio?» fu la pronta replica che gli venne rivolta.
«Ma non qui!» protestò Nero, che si era immaginato ben altro luogo dove consumare il loro rapporto.
«Spiacente, ma dovrai accontentarti di quel che passa il convento...» concluse Dante facendo spallucce.
Gli aprì i pantaloni e toccò il profilo del suo pene all’interno delle mutande, quindi iniziò a masturbarlo attraverso la sottile stoffa dei boxer. Dalla posizione in cui si trovava poteva guardare ogni espressione che fosse comparsa sul suo viso, fatto che lo compiaceva.
Sul volto di Nero comparve ira per un momento, subito sostituita da uno struggente cipiglio che comunicava quanto gli stesse piacendo quel che sentiva nonostante fosse palesemente contrario.
Inutile dire che vederlo in quelle condizioni e sentire la sua erezione tra le dita lo eccitava.
Nero desiderava ardentemente che tutto ciò avesse fine: la brama sessuale nei confronti del corpo di Dante era forte, ma lui razionalmente non voleva provarla, non lì almeno.
«Basta, smettila» ordinò, ma si rese conto di star solo rendendosi ridicolo: la voce gli tremava, fatto che senz’altro rafforzava l’ipotesi che stesse godendo di quello che il suo compagno gli stava facendo.
«Non ci penso nemmeno, ragazzino» gli rispose in tono secco Dante, mentre con una mano apriva i propri pantaloni: iniziavano a dargli fastidio per via del suo pene eretto.
A quel punto lasciò perdere l’erezione del suo partner e si spostò, permettendogli così di sollevarsi carponi: Nero sperava di riuscire ad allontanarsi, ma venne afferrato per il lembo posteriore dei pantaloni, che fu calato con un gesto decisamente affrettato e violento assieme ai boxer.
«No, fermati maledett-ahw...».
Nero non ebbe modo di dire niente, perché l’altro gli infilò due dita umide di saliva nel fondoschiena, muovendole frettolosamente per prepararlo; dopodiché estrasse le dita e lo penetrò brutalmente.
Il ragazzo ansimò pesantemente, affatto pronto al dolore conseguente la penetrazione. Successivamente avvertì le forti spinte date dal corpo del suo partner contro il suo sedere. Il ritmo veloce con cui affondava in lui gli strappò una serie di bassi gemiti che si prolungò finché non raggiunse l'orgasmo, pochi minuti più tardi. Il suo sperma schizzò copioso sull'erba sotto di lui.
«Maledizione...!» riuscì a sibilare con un fil di voce.
«Oooh...» sospirò Dante nel venire a propria volta. Per fortuna di Nero ebbe il buongusto di estrarre l'erezione dal suo sedere e raggiungere l'orgasmo fuori, macchiandosi in parte i pantaloni e gocciolando il resto del suo seme sul prato.
Il più giovane si rialzò con fatica per tirar su le mutande e i pantaloni; tuttavia i muscoli deboli delle sue gambe lo fecero ricrollare a terra poco dopo.
«Ti odio» esclamò senza fiato.
«No, non è vero» rispose Dante, lasciandosi cadere all'indietro, sedendosi a propria volta «Forza, torniamo in ufficio» aggiunse.
«Potevamo tornarci prima di tutto questo!» protestò con forza Nero, stizzito «Non era meglio farlo a letto?!».
Dante assunse per un momento un'aria pensosa; infine disse: «Sì, ma sul prato, e in un cimitero per giunta, non l'avevamo mai fatto».
«E per un buon motivo!».