fiamma_drakon: (Grell_Sutcliffe)
[personal profile] fiamma_drakon
Titolo: Per colpa di una birra di troppo
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Dante, Vergil
Wordcount: 989 ([livejournal.com profile] fiumidiparole)
Prompt: 336. Incomprensibile realtà @ [livejournal.com profile] 500themes_ita + Incest per la terza settimana delle Badwrong Weeks @ [livejournal.com profile] maridichallenge
Note: Drunk!sex, Frottage, Incest, Lemon, Yaoi
Vergil posò la propria spada vicino alla testata del suo dimesso letto ad una piazza, iniziando ad aprire i bottoni del suo impermeabile nero. Una lattina gli venne lanciata contro la nuca a velocità non così elevata da fargli male. L’oggetto rimbalzò contro di lui e cadde a terra producendo il tipico tintinnio sordo dell’alluminio.
Il ragazzo emise un sospiro e si volse verso il gemello, sdraiato scompostamente sul proprio letto ancora vestito.


Kat se n'era appena andata. Del resto, lei era una femmina ed in quanto tale non poteva dormire nella stessa camera con Dante e Vergil senza destare qualche sospetto negli altri clienti del motel - e attirare l'attenzione era l'ultima cosa che volevano in quel momento. Certo, non c’erano clienti d’alta società ed ognuno preferiva farsi gli affari propri, però era restia comunque a dormire in loro compagnia.
Vergil posò la propria spada vicino alla testata del suo dimesso letto ad una piazza, iniziando ad aprire i bottoni del suo impermeabile nero. Una lattina gli venne lanciata contro la nuca a velocità non così elevata da fargli male. L’oggetto rimbalzò contro di lui e cadde a terra producendo il tipico tintinnio sordo dell’alluminio.
Il ragazzo emise un sospiro e si volse verso il gemello, sdraiato scompostamente sul proprio letto ancora vestito. Sul copriletto e sul pavimento aveva sparso lattine di birra sia vuote - alcune delle quali erano cadute in posizione orizzontale - sia piene. Dall’espressione che aveva in viso, non sembrava essere al massimo della forma.
«Dante è meglio se vai a dormire...» esclamò Vergil in tono paziente, lanciandogli un’occhiata di biasimo: aveva bevuto tanta birra da essere completamente ubriaco.
Lui non si sarebbe mai abbassato a vizi come il bere. Li considerava adatti a coloro che gli erano inferiori - anche se ovviamente Dante costituiva un’eccezione, dato che condividevano lo stesso sangue e le stesse origini.
«Non ho sonno» replicò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli neri e corti, mettendosi seduto ed allungandosi a prendere un’altra lattina «Perché tu sei già stanco?».
Il suo tono di voce altalenante era indice della sua sbronza.
«Dobbiamo dormire. Domani sarà una giornata impegnativa» rispose Vergil, avvicinandoglisi e togliendogli di mano la lattina «Forza, a dormire».
Non gli piaceva fare la parte del padre premuroso che fa la ramanzina al figlio disubbidiente, specialmente perché quello era suo fratello; d’altra parte, si rifiutava di portarselo appresso ubriaco fradicio il mattino successivo. Sarebbe stato solo un peso e non aveva bisogno di intralci inutili.
Dante increspò le labbra in un curioso broncio e sollevò un braccio per riprendersi il contenitore, ma l’altro lo alzò ulteriormente, portandolo fuori dalla presa del gemello.
«Ehi, ridammela» protestò il moro.
«Hai già bevuto abbastanza, adesso dormi» gli rimproverò Vergil.
Dante si alzò in ginocchio per arrivare più in alto e Vergil protese il braccio sopra la testa.
«Dammela...!» insistette l’altro.
«No!».
Il moro si addossò contro il torace dell’albino, che venne colto alla sprovvista dal peso morto del corpo del fratello, il quale era evidente che non aveva più nemmeno il senso dell’equilibrio necessario a stare in ginocchio. Vergil cadde all'indietro e Dante scivolò giù con lui, finendogli sopra.
I due si guardarono dritti negli occhi azzurri, distanti solo pochi centimetri.
«Togliti» esclamò Vergil, puntellandosi coi gomiti sul pavimento e piegando la gamba destra.
Dante si mosse all'improvviso e congiunse la propria bocca con la sua, premendo il proprio viso contro quello del gemello.
Quest'ultimo sgranò gli occhi, colto alla sprovvista: anche se era ubriaco, non immaginava proprio che potesse arrivare a fare una cosa del genere, soprattutto a lui che era suo fratello.
Non riusciva a credere che Dante nutrisse un'attrazione simile nei suoi confronti. Erano gemelli ed erano entrambi maschi!
Sperava che fosse un brutto sogno dal quale si sarebbe svegliato presto scoprendo di star solo dormendo in quel letto vecchio a pochi centimetri da lui.
Cercò di toglierselo di dosso e alzarsi sollevando la gamba destra, che si trovava tra le gambe dell'altro. Si bloccò quando percepì con la coscia un gonfiore non irrilevante tra le gambe del gemello. Era impossibile confonderlo con qualcos'altro.
Dante iniziò a strusciare l'erezione contro la sua coscia, continuando a baciarlo. Da ciò che Vergil riusciva a vedere della sua espressione, sembrava soffrire e godere allo stesso tempo.
Gli morse il labbro, riuscendo finalmente a farlo staccare.
«Dante!» esclamò in tono di rimprovero.
«Lasciami fare, Vergil...» lo supplicò l'altro, sollevandosi per aprire i pantaloni. Calò sia quelli sia i boxer per quello che la posizione e la sua sbronza gli concedevano. Suo fratello si trovò a guardargli il pene eretto senza poter fare niente per spostarlo da dove si trovava.
Per un momento Vergil fu tentato di cercare prendere la Yamato per costringere Dante ad allontanarsi, ma poi pensò che lui avrebbe potuto prendere la Rebellion o le pistole e di certo scontrandosi avrebbero attirato l'attenzione di tutti i clienti del motel.
«Vergil...».
Dante si chinò a baciarlo un'altra volta, con più foga, mentre si strusciava con movimenti convulsi e frettolosi contro il suo inguine. Vergil non era per niente eccitato; tuttavia, le labbra umide del suo compagno riuscirono inspiegabilmente a fargli venir voglia di metterci un po' più d'energia in quel bacio e non limitarsi a subirlo.
Non riusciva a capire perché lo stesse facendo, fatto stava che cinse il corpo di Dante e lo tirò verso di sé, premendogli la testa contro il proprio viso.
Suo fratello continuò a muoversi sopra di lui. Si fermò dopo poco e Vergil ne capì il motivo quando percepì umido sul cavallo dei propri pantaloni.
«Oh, Dante che schifo!» non riuscì a trattenersi dall'esclamare quel commento con un tono parecchio disgustato.
«Aaah...» gemette Dante soddisfatto, chinando il capo in avanti e poggiando la fronte sul petto di Vergil.
«Ehi, adesso spostati!» protestò con forza l'albino, spingendo il moro.
«Ho sonno...» borbottò quest'ultimo con la voce impastata. Evidentemente gli effetti più forti della sbronza stavano iniziando a farsi sentire.
«Dante, alzati e vattene a letto, adesso» ordinò imperioso Vergil.
Dante fece leva sulle braccia e riuscì a tirarsi su, sedendosi sul materasso del suo letto e lasciandosi cadere all'indietro, facendo cadere numerose lattine.
«Oh, la testa...» disse, mettendosi una mano sul viso.
Suo fratello si mise seduto e poi in piedi, guardandolo dall'alto: aveva il pene ancora mezzo duro sporco di sperma e sembrava esausto.
Ce l'aveva con lui per quel che aveva fatto, ma c'era una parte di lui che lo compativa. In condizioni normali l'avrebbe lasciato lì, ma era ubriaco.
«Forza, tirati su» gli disse, prendendolo per un braccio e sollevandolo seduto di peso «Avanti, sei pietoso. Devi dormire».

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