Dare tregua al tormento
Feb. 9th, 2018 08:38 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Titolo: Dare tregua al tormento
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Illidan Stormrage, Maiev Shadowsong, Malevola, S'theno
Wordcount: 7930 (wordcounter)
Prompt: Maiev vuole provare a fare bondage con Illidan ma lui non è molto d'accordo (almeno all'inizio) per il P0rn Fest #11, Un tentativo fallito per la Settimana 4 (fazione Langley) del Team Opal per il COW-T 8 e 16. Give your heart a break (Demi Lovato) per la mia cartellina della Maritombola 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion". Seguito di questa.
Note: Bondage, Breath play, Het, Lemon
«Non ti permetteremo di fare del male a Sire Illidan!» esclamò finalmente uno dei Cacciatori di Demoni - un Kaldorei con lunghi capelli verdi.
«Sire Illidan?» ripeté Maiev in tono palesemente canzonatorio «Gli tributate persino un titolo onorifico del genere?!».
«Non mi sorprende che sia così pieno di sé...» commentò tra sé e sé la Custode.
«Avete la mia parola, non farò del male al vostro prezioso “Sire Illidan”... voglio solamente parlargli» riprese a dire in tono fermo e un po’ meno minaccioso «Accompagnatemi da lui».
L'assalto alla Tomba di Sargeras era ormai imminente. Le forze della Legione Infuocata di stanza alla Riva Dispersa erano state ridimensionate, insieme ovviamente ai demoni che pattugliavano e difendevano l'accesso alla tomba. Era solo questione di tempo prima che l'attacco avesse luogo.
Illidan Stormrage fremeva d'impazienza all'idea di poter esplorare i nefasti recessi dell'antico tempio di Elune corrotto. Al Presidio della Liberazione non faceva altro che camminare, avanti e indietro, esibendo senza alcuna vergogna la sua voglia di guidare quanto prima l'assalto.
Per Khadgar e Velen era diventato difficile riuscire a contenere il suo palese esubero di energia e voglia d'azione, per cui avevano convinto gli altri Illidari a richiamare il loro amato Mentore a bordo della Vilmartello, per placare la sua impazienza.
Così con il permesso del Flagello dei Demoni, Kayn Sunfury e gli altri Illidari avevano accolto con gioia il ritorno del Mentore, guidandolo all'interno della Vilmartello per mostrargli tutti i loro progressi nella crociata contro la Legione Infuocata e la loro organizzazione generale.
Illidan rimase colpito dalla bravura dei suoi adepti nel tenere alto lo stendardo dei Cacciatori di Demoni in sua assenza e per essere riusciti a conquistare una nave da guerra della Legione da utilizzare come base operativa.
Vedere come i suoi insegnamenti avessero attecchito tanto in profondità nelle menti e nei cuori dei suoi vecchi studenti lo distrasse effettivamente dalla sua ossessione di sferrare l'assalto finale alla Tomba di Sargeras, tanto che Illidan smise di farsi vedere al Presidio della Liberazione.
Kayn e gli altri gli avevano preparato una stanza privata nel livello inferiore della Vilmartello e Illidan passava a bordo della nave tutto il suo tempo, aiutando i nuovi Illidari con l'addestramento e crogiolandosi nelle ovazioni e negli applausi che gli venivano tributati in qualsiasi parte dell'Enclave visitasse.
Con il Mentore ormai stanziato permanentemente sulla Vilmartello, il Flagello dei Demoni non era più al centro dell'attenzione di tutti i suoi seguaci, per cui erano sempre più rare le sue visite all'Enclave. Preferiva di gran lunga comandare le sue truppe a distanza e decimare di persona le schiere di demoni che ancora infestavano la Riva Dispersa.
L'assenza di Illidan al Presidio della Liberazione, dopo qualche giorno, cominciò a diventare pesante per Maiev Shadowsong, la quale sperava che in seguito alla loro breve scappatella alla Baia Scheggiata finalmente il Cacciatore di Demoni si sarebbe avvicinato a lei un po' di più di quanto fosse costretto a fare in virtù dell'organizzazione strategica da pianificare per l'assalto alla Tomba di Sargeras.
Il fatto che non riuscisse più a togliersi dalla mente il piacere di ciò che avevano consumato in spiaggia le faceva supporre che anche per Illidan fosse stata un'esperienza altrettanto gradevole. Non ne avevano più parlato, ovviamente, dato che Khadgar e Velen erano sempre nei paraggi; tuttavia, alla Custode era parso che il Cacciatore di Demoni fosse più rilassato in sua presenza. Persino lei aveva cominciato ad accantonare l'astio che aveva alimentato la sua dedizione verso il suo ruolo durante i diecimila anni in cui aveva tenuto sotto chiave Illidan.
Era una sensazione di sollievo indescrivibile quella che stava provando in quel frangente. Era come se finalmente il suo subconscio in perenne battaglia tra l'odio e l'attrazione simultanee verso Illidan avesse finalmente preso una "pausa", regalandole un po' di tranquillità.
Vedere l'oggetto del suo desiderio sparire pochi giorni dopo il lieto evento per non tornare l'aveva resa nuovamente nervosa. Continuava a chiedersi se non fosse per colpa sua che Illidan se n'era andato dal Presidio della Liberazione. Poco prima che se ne andasse effettivamente aveva notato un comportamento alquanto anomalo per i suoi standard.
Aveva ripreso a passeggiare come usava fare nella sua cella. Maiev lo aveva osservato per millenni camminare tra quelle quattro mura e aveva udito i suoi passi nel silenzio del sottosuolo così tante volte che adesso le risultava automatico vederlo fermarsi e voltarsi dopo aver compiuto esattamente nove passi in una direzione. Adesso che aveva un paio di zoccoli al posto dei piedi era ancora più facile per lei tenere il conto.
Quel suo passeggiare continuo era indice che stava pensando a qualcosa, ormai per lei era evidente come se glielo avesse detto.
Dopo quasi una settimana dalla sua sparizione dal Presidio, Maiev decise di prendere in mano la situazione. Se Illidan era andato a rintanarsi da qualche parte per non dover fare i conti con quello che era evidente che provava per lei allora sarebbe andata a cercarlo e lo avrebbe costretto ad affrontare il problema a viso aperto. Non si era fatta spaventare quando era fuggito nelle Terre Esterne, non si sarebbe tirata indietro neanche adesso.
Se era davvero spaventato all’idea di essersi innamorato di lei, allora gli avrebbe dimostrato che lei per prima era disposta ad aprire il suo cuore a lui nonostante i millenni passati a mascherare dietro l’odio la sua segreta attrazione. Avrebbe condiviso con lui un segreto di cui si era sempre vergognata e di cui nessuno era a conoscenza. Sperava che così facendo gli avrebbe dimostrato che le sue intenzioni erano sincere.
Una volta presa la sua decisione, radunò le sue cose e partì alla volta di Dalaran. Doveva interrogare gli unici che potessero dirle dove fosse andato a nascondersi Illidan, ossia i suoi fedeli Illidari. Atterrò alla Terrazza di Krasus e si diresse verso l’estremità frantumata, arrampicandosi sui detriti di roccia per giungere sulla cima del muro che cingeva la terrazza a mo’ di protezione.
Vide la piccola isola fluttuante su cui si trovava il portale d’accesso all’Enclave dei Cacciatori di Demoni. Stendardi col simbolo degli Illidari erano piantati in diversi punti della zolla di terra e - come prevedibile - c’erano alcuni degli adepti di Illidan che pattugliavano il posto per evitare l’accesso agli intrusi.
Maiev si acquattò sul muro, muovendosi fino a raggiungere il punto in cui la distanza dall’isoletta era più corta, quindi saltò. Pur non essendo dotata di ali per planare come i Cacciatori di Demoni ed essendo appesantita dalla sua corazza da Custode, l’Elfa della Notte raggiunse agilmente la sua destinazione. Utilizzò la sua arma come arpione, piantandola nel terreno e aggrappandocisi saldamente con ambedue le mani per non cadere nel mare che si trovava ad alcuni chilometri sotto Dalaran. Con sicurezza e agilità si issò sul prato, estrasse l’arma dalla terra e marciò decisa verso il portale.
Non appena si avvicinò ad esso, i Cacciatori di Demoni che erano di guardia le balzarono addosso per bloccarla, spinti anche dal recondito odio che provavano nei confronti dell’ordine di cui Maiev faceva parte.
Quest’ultima evitò agilmente due guardie con un salto in aria, quindi atterrò alle spalle della terza e la immobilizzò da dietro con un braccio mentre con l’altro le accarezzava il collo esposto con la lama affilata di Ombra Crescente.
«Se non volete che le tagli la gola… ditemi dove si trova Illidan. Adesso» minacciò, rivolgendosi alle altre due guardie.
La giovane Illidari si agitava sotto di lei nel vano tentativo di guadagnarsi la libertà, risparmiando ai compagni l’onere di svelare dove si trovasse il Mentore.
Di fronte alla palese esitazione dei due, Maiev rincarò: «Non sono una persona paziente. Rispondetemi!».
«Non ti permetteremo di fare del male a Sire Illidan!» esclamò finalmente uno dei Cacciatori di Demoni - un Kaldorei con lunghi capelli verdi.
«Sire Illidan?» ripeté Maiev in tono palesemente canzonatorio «Gli tributate persino un titolo onorifico del genere?!».
«Non mi sorprende che sia così pieno di sé...» commentò tra sé e sé la Custode.
«Avete la mia parola, non farò del male al vostro prezioso “Sire Illidan”... voglio solamente parlargli» riprese a dire in tono fermo e un po’ meno minaccioso «Accompagnatemi da lui».
Nonostante avesse ammorbidito il tono di voce, continuava a tenere premuta Ombra Crescente contro la carne nuda della giugulare della povera Elfa del Sangue Illidari che aveva preso in ostaggio.
«Come facciamo a fidarci di te, Custode?» chiese sprezzante l’altra guardia, un Elfo del Sangue dai capelli biondi.
«Non ho chiesto la vostra fiducia. Scortatemi pure con quei vostri ridicoli gingilli puntati contro, non m’interessa. Devo vedere Illidan» insistette con arroganza.
I due Elfi si guardarono in silenzio per alcuni secondi, poi annuirono.
«D’accordo. Ora lascia andare la nostra compagna. Ti porteremo al cospetto del Mentore» rispose il Sin’dorei.
Maiev liberò la femmina, che si accasciò sul prato tossendo e massaggiandosi la gola, quindi ripose Ombra Crescente e si avvicinò ai due maschi.
«Muoviamoci» li esortò con impazienza.
Questi non esitarono ad affiancarla, uno per lato, puntandole ciascuno una lama da guerra al petto mentre con l’altra le pungolavano non proprio delicatamente la schiena.
«Avanti, muoviti...» e la spinsero verso il portale.
Comparvero su un piccolo balconcino di una enorme nave da guerra della Legione Infuocata. Maiev si sentì ricolmare di odio furioso nel vedere le due Shivarre che mantenevano aperto il portale da cui erano appena apparsi e le fila di Illidari che si addestravano all’interno.
Si guardò intorno con circospezione e disgusto nel vedere un mondo corrotto dalla presenza della Legione Infuocata attorno a sé.
«Forza, cammina» esclamò il Kaldorei a fianco di Maiev mentre spingeva perché entrasse nella nave.
«Cosa ci fa lei qui? Siete impazziti?!».
Una Shivarra più grande delle altre e abbigliata in maniera molto più succinta ed elegante si avvicinò all’ingresso non appena la Custode lo varcò assieme alla sua scorta.
«Dama Malevola...» entrambi i Cacciatori di Demoni si fermarono e si inchinarono prontamente alla Shivarra.
Maiev trovava disgustoso che degli Elfi si prostrassero in maniera così palese ad un demone, come se fossero suoi schiavi. In fin dei conti, quella era la nave degli Illidari e la Shivarra stessa era una di loro.
«La Custode desidera incontrare il Mentore. Per parlargli...» spiegò una delle guardie mestamente, come se temesse di attirare su di sé l'ira della demone con le sue parole.
Quest'ultima spostò lo sguardo su Maiev ed un sorriso evidentemente forzato le increspò le labbra.
«Parlargli?» ripeté con la sua voce sensuale e vagamente echeggiante «E siete convinti che non gli taglierà la testa appena voi due li avrete lasciati soli...?» aggiunse in un crescendo di rabbia.
I due Elfi sobbalzarono visibilmente di fronte alla sua reazione. Se avessero avuto ancora gli occhi, molto probabilmente si sarebbero scambiati una mesta occhiata di reciproca accusa prima di chinare il capo.
«Ci dispiace, Dama Malevola. Ci ha minacciati di morte perché potesse passare...» tentò di giustificarsi l'Elfo del Sangue. Le sue parole, evidentemente pronunciate nel tentativo di ammorbidire l'umore della sua interlocutrice, sortirono l'effetto esattamente opposto.
«E voi due avreste messo a rischio la vita di Sire Illidan facendo entrare questa Custode...» e indicò con una delle sue mani Maiev come se stesse parlando di un oggetto inanimato per cui provava ribrezzo e orrore «... per avere salva la vita?!».
Entrambe le guardie tremarono visibilmente vedendo Malevola incombere cupa sopra di loro, sollevando con le due braccia superiori un paio di enormi spade fiammeggianti.
La scena stava attirando decisamente l'attenzione. Tra le lunghissime gambe di Malevola - ben più alte di quanto non fosse Maiev per intero - la Custode notò che molti degli altri Illidari avevano interrotto le loro attività per concentrare la loro attenzione su di loro.
«Per quale motivo non dovrei uccidervi io in questo stesso istante?!» esclamò la Shivarra con voce vibrante di un'ira funesta e incontenibile.
I due sfortunati Illidari sembrano desiderare con ogni fibra del loro corpo di sparire nel pavimento. Non riuscirono nemmeno a trovare la forza o il coraggio necessari per replicare all'aperta minaccia di Malevola.
In un primo momento la cosa poteva anche essere un intrattenimento curioso e piacevole - in una maniera che Shadowsong non riusciva ancora a comprendere del tutto - ma adesso stava diventando a dir poco penoso.
Quei due imbecilli erano così terrorizzati da una Shivarra pur essendo Cacciatori di Demoni. A volte il destino giocava degli scherzi di pessimo gusto.
Maiev si era stancata di quel teatrino, per cui si frappose tra la demone e la sua scorta con uno scatto repentino.
«Potreste rimandare questa macellazione a più tardi? Vorrei parlare con Illidan e gradirei farlo in fretta...» disse in tono quasi annoiato.
Malevola la fulminò con lo sguardo.
«Tu... razza di...!»
«Da quando sssei cosssì irascibile, Malevola?».
La voce femminile e sibilante di una Naga giunse prima ancora che la proprietaria apparisse dalla cima della salita che conduceva al piano inferiore della Vilmartello.
«Oh, di bene in meglio...» commentò sarcastica Maiev tra sé e sé, vedendo la strega Naga avvicinarsi strisciando a loro.
Malevola lanciò un'occhiataccia di sbieco alla nuova arrivata.
«Non hai niente di meglio da fare che spiare gli altri, S'theno?» chiese con voce acida.
«Sssspiare?» la Naga scoppiò a ridere fragorosamente «Non ssserve spiare, Malevola. Le tue grida riecheggiano fino negli angoli più remoti della Vilmartello. Mi chiedo ssse Sire Illidan ssstesso non ti abbia sentita...» la punzecchiò apertamente.
Malevola ringhiò leggermente, poi accennò a Maiev.
«La Custode vuole vedere Sire Illidan... e questi due smidollati l'hanno fatta entrare senza problemi!» spiegò frustrata, sperando che S'theno condividesse il suo punto di vista e la sua ira.
Sorprendentemente, la comandante Naga scosse il capo in un palese cenno di diniego.
«Ho sssentito già tutto, grazie» rispose «E sssecondo me non c'è alcun problema se la Custode incontra Ssssire Illidan».
«Che cosa?! Stai scherzando?» Malevola era fuori di sé per la risposta che aveva appena ricevuto «Lei ha organizzato l'incursione al Tempio Nero... è per mano sua che Sire Illidan è morto undici anni fa!».
«Ma è anche per la sssua ossessione verso Ssssire Illidan che oggi possiamo avere di nuovo il Mentore tra noi» fece presente S'theno semplicemente «Inoltre ha sssolo chiesto di parlargli. Sssse qualcosa andasse storto, non potrà uscire di qui... viva».
La Naga rivolse un'occhiata inquietante verso Maiev, la quale si limitò a rimanere in silenzio, aspettando che le due seguaci di Illidan si decidessero sul da farsi. Intanto i due Cacciatori di Demoni che si trovavano alle spalle della Custode si erano ritirati, sparendo prima che la Shivarra decidesse di porre fine alle loro vite.
Quando fosse riuscita a incontrare di nuovo il Flagello dei Demoni presso la Riva Dispersa avrebbe dovuto sottoporgli un rigido regolamento in merito alla selezione per le nuove reclute da aggiungere alle schiere degli Illidari.
Era impensabile persino per lei che aveva sempre odiato Illidan e chiunque fosse abbastanza folle da cavarsi gli occhi e seguire i suoi insegnamenti che una qualsiasi Enclave disponesse di elementi così riprovevolmente deboli tra le sue fila.
Malevola assunse un'espressione pensierosa e dopo pochi secondi mise via le sue spade.
«E sia. Potrai incontrare Sire Illidan» Malevola cedette palesemente a malincuore «Ma sappi che se gli accadrà qualcosa...».
«Ti prego Malevola... rissspiarmaci la scena da madre preoccupata» S'theno la schernì apertamente, sghignazzando a mezza voce «Sssscorterò io la nostra sssgradita ospite nelle stanze di Ssssire Illidan... contenta?».
La Shivarra sbuffò e rivolse un'occhiata palesemente ostile a S'theno.
«Se succederà qualcosa, ti riterrò direttamente responsabile» puntualizzò «... e per quanto riguarda te, Maiev Shadowsong... non ci sarà luogo in cui potrai nasconderti. Ti darò la caccia attraverso tutta la Grande Oscurità se oserai torcere un capello a Sire Illidan».
Ciò detto, la Matrona delle Shivarra si allontanò in direzione del portale che si trovava dietro Maiev, sul piccolo terrazzo che si affacciava su Mardum.
S'theno e la Custode rimasero dunque sole.
«Prego, da quesssta parte...» la Naga fece un cenno all'ospite di precederla verso il piano inferiore della Vilmartello.
Maiev si mosse per scendere nella direzione indicata, facendo attenzione a non accelerare troppo il passo per non distanziare la Naga nonostante fosse impaziente di arrivare da Illidan. Se lo avesse fatto quest'ultima avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni e fermarla prima che arrivassero a destinazione. Con tutto quello cui aveva dovuto assistere, fermarsi prima di aver raggiunto il suo obiettivo per lei sarebbe stato intollerabile.
Il ventre della Vilmartello era ancor più inquietante della sala principale: al centro della stanza si trovava una specie di fontana in cui era stato raccolto un liquame verde che turbinava ininterrottamente. Le pareti della sala erano circolari e lungo tutta la circonferenza si trovavano gabbie di contenimento per vari tipi di demoni tra i più forti a disposizione della Legione Infuocata, come Madri degli Imp, Inquisitori e Nathrezim.
Maiev immaginò che, al pari di Illidan, i suoi seguaci si compiacessero nell'esporre in bella vista i prigionieri riportati dal campo di battaglia come se fossero dei semplici trofei. La Custode, essendo lei stessa una cacciatrice - benché si ritenesse di stampo completamente diverso rispetto agli Illidari - capiva l'orgoglio che nutrivano quei fanatici nel mettere in mostra gli obiettivi raggiunti con fatica nella loro crociata contro la Legione; tuttavia, non capiva perché i suddetti dovessero essere ancora in vita per essere mostrati a tutti.
Se fosse accaduto qualcosa alle gabbie di contenimento, la Vilmartello si sarebbe ritrovata per le mani un assalto non indifferente di demoni da cui difendersi entro le sue mura. In fondo, a lei di tutto ciò non importava niente, finché ovviamente non fosse diventato un problema per i suoi piani con Illidan.
Ai due estremi intermedi della sala si trovavano due porte speculari.
«Ssssei piuttosto sssilenziosa, Custode...» commentò S'theno mentre avanzava verso il centro della stanza «Sssstai architettando qualcosssa nella tua tessstolina da Elfa della Notte?».
Maiev la guardò. Attraverso il suo elmo si vedevano solamente le due sfere luminose che erano i suoi occhi, per cui la sua interlocutrice non poté rendersi conto del fatto che l'occhiata che le era stata indirizzata era decisamente contrariata.
«Non sono affari che ti riguardano, strega...» commentò la Kaldorei in tono stizzito «Ti basti sapere che non è mia intenzione fare del male al vostro "Mentore"...».
S'theno le rivolse uno sguardo apertamente ostile e per un istante Maiev temette che si mettesse a fare una scenata come quella fatta poco prima da Malevola. In tal caso niente l'avrebbe fermata dal fare irruzione in una delle stanze adiacenti a quella principale gridando il nome di Illidan nella speranza che uscisse spontaneamente allo scoperto, nemmeno lo sforzo congiunto di tutti gli Illidari presenti nella Vilmartello.
«La camera di Ssssire Illidan è da quella parte» la Naga le indicò il varco alla sua destra «Io rimarrò qui. Ssse sentissi dei rumori sssospetti... non esssiterò ad intervenire».
Maiev non poteva credere alle sue orecchie: dopo tutto ciò che aveva passato per arrivare fino a quel punto, la lasciavano entrare come se niente fosse?!
Quegli Illidari erano davvero incredibili. Non si meravigliava che fossero i fedeli seguaci di Illidan.
Ignorò la questione - per quanto essa meritasse di essere approfondita nella sua stupidità - e si diresse verso il varco che le era stato indicato. Lo oltrepassò rapidamente e si ritrovò in un’altra stanza, molto più piccola, nella quale era stata allestita una specie di biblioteca. Pile di libri si trovavano sparse un po’ ovunque e tra di esse alcuni Cacciatori di Demoni e Krokul erano impegnati a leggere tomi, pergamene e intessere strani incantesimi.
In fondo alla stanza si trovava un portale luminescente in apparenza diverso dagli altri che Maiev aveva già visto aprire ai maghi di Azeroth. Una strana energia crepitava intorno ai bordi e all’interno di vedeva un breve scorcio di una camera da letto con un enorme letto a baldacchino.
La Custode, in quanto Kaldorei, era avvezza a percepire le manifestazioni della magia in maniera differente rispetto agli altri. Quel portale non le dava una bella sensazione. Percepiva una specie di trappola pronta a scattare che aleggiava intorno ad esso. Forse era per quello che S’theno aveva deciso di lasciarla andare da sola: era certa che in caso ci fossero stati problemi l’incantesimo di protezione sarebbe scattato e avrebbe protetto Sire Illidan da lei.
Probabilmente era anche lo stesso motivo per cui anche gli Illidari lì presenti ignorarono la sua presenza e il fatto che si stava avvicinando al portale.
Nonostante la pessima sensazione che le dava il portale, lo varcò con passo sicuro, sperando di non far scattare alcun incantesimo protettivo.
Maiev si ritrovò in breve oltre, nella stanza che aveva intravisto dalla biblioteca. Alle sue spalle sentì provenire alcuni bisbigli.
«È riuscita a passare...!»
«Chi avrebbe mai detto che una Custode avrebbe superato l’incantesimo?»
«Ma quella non era Maiev Shadowsong?».
La diretta interessata si voltò e vide che dietro di lei c’era solo il portale. Evidentemente funzionava da connessione tra le due sale in più di un senso.
«Chi osa violare le mie stanze?!».
La voce virile di Illidan giunse finalmente alle orecchie della Kaldorei. Il suo tono era indignato ed era logico visto che aveva appena sentito arrivare un ospite a sorpresa nelle sue stanze.
Maiev sobbalzò leggermente: era da così tanto tempo che non sentiva la sua voce che non le sembrava vero.
Non le ci volle molto ad individuare dove si trovava: l’enorme figura del Cacciatore di Demoni era assisa su un rigido cuscino squadrato situato in un angolo della stanza. Le ali formavano una specie di cupola attorno a lui e lasciavano appena uno spiraglio sul corpo che racchiudevano. Sembrava impegnato a leggere, almeno a giudicare da quello che si riusciva a vedere dal punto in cui Maiev si trovava, almeno fino a poco prima.
Un'ala si spostò leggermente a rivelarne il proprietario. Il suo viso era in penombra, eppure le sue orbite si vedevano benissimo attraverso la stoffa nera della benda che le copriva. L'energia vile che bruciava nelle sue cavità oculari ormai vuote era inquietante ma lei ci aveva fatto l'abitudine durante quei diecimila anni che aveva trascorso a sorvegliarlo.
Una smorfia di completa disapprovazione comparve sul viso del Cacciatore di Demoni nel vedere la Custode che si era materializzata nella sua camera da letto.
«Chi ti ha fatto passare?!» esclamò rabbioso, spalancando le ali con un gesto brusco, sollevando una folata di vento che turbinò attorno a Maiev, sollevandole il mantello. Non riuscì minimamente a spostarla da dove si trovava, anche se non sperava affatto di riuscirci.
«La trappola magica del portale non è scattata quando sono passata» gli rispose con un certo orgoglio Shadowsong, sogghignando sotto il suo elmo. Era un peccato che il suo interlocutore non potesse vedere la sua espressione in quel momento.
Illidan si alzò in piedi e si avvicinò per fronteggiarla.
«Cosa sei venuta a fare qui? Che vuoi?» domandò irritato. Voleva che parlasse chiaro fin da subito in merito alle sue intenzioni.
«Sono venuta per parlare con te» la voce di Maiev si spense leggermente sul finire della frase, come se si vergognasse di qualcosa. Ovviamente a Illidan la cosa non sfuggì affatto.
«Riguardo a cosa? Dal tuo tono di voce oserei dire che... è un argomento personale...» ponderò a voce alta, intrecciando le muscolose braccia nude sul torace violaceo solcato di tatuaggi verdi.
Maiev emise un verso di stizza alle sue parole: non riusciva a comprendere come potesse essere così semplice per lui intuire i suoi pensieri e le sue intenzioni, e ciò le dava immensamente fastidio.
«È vero...» ammise la Custode, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, quindi proseguì «Riguarda... quello che è accaduto tra noi alla Riva Dispersa».
Contrariamente a quanto aveva fatto fino ad allora, Illidan tacque bruscamente. Rimase a fissarla con le sue orbite infuocate e le braccia conserte. L'unica cosa che permise a Maiev di capire il tipo di reazione che stava avendo erano le labbra leggermente serrate in una linea piatta e le ali, che invece di pendere inerti alle sue spalle si muovevano leggermente, producendo un rumore come di tappeto sbattuto sul pavimento. La Kaldorei sapeva che quel genere di atteggiamento indicava che era nervoso.
«Se non altro non sono l'unica...» rifletté tra sé la femmina.
Il suo silenzio la indusse ad andare oltre e affrontare il discorso che l'aveva condotta fin lì: «Sei scappato perché ti rifiuti di ammettere quello che è successo tra di noi! Non vuoi accettare il fatto che...».
La Custode esitò un momento, incapace di andare avanti direttamente. Era difficile anche per lei ammettere ciò che stava per dire.
«... che finalmente il tuo cuore corrotto dall'arroganza e dal potere abbia ceduto ad un sentimento puro e nobile come l'affet... ugh... l'amore... nei miei confronti» concluse lei con un enorme sforzo. Ammetteva comunque che insultarlo nel mentre che gli parlava di un argomento per lei così imbarazzante e delicato era servito a darle quella piccola spinta indispensabile a farla arrivare sino in fondo.
In quel preciso momento era felice come non mai di indossare un elmo che le copriva completamente il capo: in caso contrario sarebbe stato evidente al suo interlocutore che la sua faccia era diventata di un viola così intenso da sembrare quasi nero per l'imbarazzo.
Solo a quel punto Illidan si decise a fare qualcosa. Abbassò le braccia e scoppiò a ridere.
«Credi davvero che io mi sia innamorato di te...?!» commentò con il suo solito tono strafottente e sarcastico «Non essere ridicola!».
Terminò di ridere poco dopo, ricomponendosi e tornando ad intrecciare le muscolose braccia nude sul torace. Un sorrisetto beffardo gli increspò le labbra, permettendo a Maiev di vedere i canini affilati e leggermente più lunghi rispetto al resto della dentatura.
«D'altra parte... capisco perfettamente come alla fine la cacciatrice possa essersi innamorata della sua preda...» esclamò, gonfiando il petto con fare arrogante, sogghignando più apertamente e con atteggiamento spudoratamente vanitoso.
La sua reazione suscitò l'ira di Maiev, la quale emise un verso simile ad un ringhio per poi intrecciare le braccia a sua volta.
«Oh, certo... infatti quel grosso cazzo che mi premeva tra le cosce chissà perché era così...» fece presente in tono sostenuto «Almeno per una volta nella tua vita, sii sincero!».
L'appunto di Maiev ruppe la maschera di altezzoso orgoglio di Illidan, il quale assunse piuttosto l'espressione tipica di chi aveva appena subito un imbarazzante affronto personale.
Con uno scatto repentino la spostò da parte e chiuse il portale ancora aperto dietro di lei.
«Maledizione… stai attenta a quello che dici con i portali ancora aperti!» sibilò furente il Cacciatore di Demoni «Non significa niente quello!» sbottò subito dopo, puntandole con fare accusatorio un dito contro «È una reazione naturale a...».
«Sì?» lo incalzò Maiev, interrompendolo.
Illidan si irrigidì, abbassando la mano e digrignando i denti, mostrando una doppia fila di aguzze zanne perlacee. Le ali alle sue spalle iniziarono a sbattere più freneticamente, come se volesse prendere il volo ma fosse trattenuto a terra da qualcosa.
«È-è... una cosa normale quando... fai quelle cose...» proseguì con voce più sommessa, quasi temendo di essere udito «Piuttosto... pure tu eri eccitata!».
«Sì, lo so».
La secca e immediata risposta di Maiev colse Illidan completamente impreparato. La sua espressione smarrita fu la più grande soddisfazione personale della Custode da diversi giorni a quella parte. In realtà, aveva sperato di poter sfruttare il suo desiderio di prendere alla sprovvista il Cacciatore di Demoni per superare la sua vergogna una volta che fosse giunto il momento di affrontare a viso aperto la discussione.
La faccia di Illidan la ricompensò ampiamente per lo sforzo fatto.
«L-lo ammetti davvero?» chiese stupito il Mentore, fissandola come se non credesse alle sue orecchie. In effetti, Maiev aveva sempre dimostrato nei suoi confronti una freddezza che non gli aveva mai lasciato presupporre l'esistenza di un cuore nel suo petto. Ciò che lo sorprendeva ancora di più era il fatto che stesse apertamente confessando di avere una sorta di infatuazione nei suoi riguardi con tale leggerezza, nonostante avesse continuato a dargli la caccia con il preciso intento di ucciderlo - cosa in cui poi era riuscita - sin da quando Tyrande lo aveva liberato dalla sua prigione sotterranea per affrontare il ritorno della Legione.
«Se non lo facessi non sarei qui a chiederti di fare altrettanto... ti pare?» esclamò Maiev con un tono talmente logico che per un istante Illidan si chiese perché non le avesse ancora dato ragione. Il pensiero fu tuttavia fugace e venne spazzato via dagli infiniti ricordi intrisi di odio e rancore della sua prigionia sotto la stretta sorveglianza della Custode e delle sue seguaci.
«Allora?» lo incalzò ulteriormente la Kaldorei, fissandolo nelle orbite attraverso le fessure del suo elmo.
«Scordatelo» sibilò Illidan, arretrando di mezzo passo «Non ti darò mai questa soddisfazione».
«Oh, non preoccuparti. La tua reazione di poco fa è stata abbastanza soddisfacente...» replicò l'altra, ridendo sommessamente di lui «E comunque... sapevo che non sarei riuscita a convincerti a parole... per questo ho portato qualcosa di meglio...».
Così dicendo la Custode estrasse una sacca da sotto il mantello. Illidan aveva smesso di chiedersi da tempo per quale assurda ragione i mantelli indossati dall'ordine di Maiev fossero così capienti da riuscire a mascherare apparentemente ogni oggetto esistente sulla faccia di Azeroth; tuttavia, in quel frangente il quesito lo accarezzò ancora una volta dopo molti anni.
«Cosa dovrebbe esserci lì dentro?» chiese in tono diffidente, assumendo istintivamente una posizione difensiva. Una parte di lui temeva che Maiev stesse per tirare fuori qualche strana nuova arma che desiderava sperimentare su di lui prima di torturarci chissà chi altro.
La Custode aprì la sacca silenziosamente e ne fece uscire un bizzarro paio di manette rivestite con uno strato di pelo bianco. Erano piuttosto inquietanti, almeno dal punto di vista del Cacciatore di Demoni, abituato a tutto un altro tipo di strumenti.
Nonostante l'aspetto curioso, erano pur sempre manette e Illidan aveva sperimentato cosa fosse la prigionia per ben diecimila anni e non era intenzionato a farlo ancora. D'istinto arretrò di mezzo passo.
«Tieni per te quelle manette, Maiev. Non mi imprigionerai di nuovo» l'ammonì il Mentore, guardandola con espressione truce.
La diretta interessata lo fissò in silenzio per qualche momento, poi fece roteare le manette attorno all'indice della mano guantata per uno dei due anelli.
«Non ho la minima intenzione di usarle su di te... almeno per questa volta» esclamò accennando una risata «Queste sono per me».
Per la seconda volta nell'arco di poche ore, Illidan assunse una ridicola espressione scettica che diede ampia soddisfazione a Maiev.
«Cosa?!» fece lui «E allora perché le hai portate?».
«Per dimostrarti che, al contrario di te, io posso fare tranquillamente i conti con... ciò che provo per te...» spiegò la Custode «E per questo... ti sto mostrando una cosa che nessuno, eccetto me, conosce... un mio segreto».
«Quelle manette?» azzardò Illidan, indicando l'oggetto in questione «Non capisco che razza di segreto si...».
«Mi piace fare bondage» lo interruppe l'Elfa della Notte, secca e precipitosa, per timore che venisse a mancarle in coraggio proprio nel momento topico.
A quell'affermazione seguirono diversi secondi di completo silenzio da ambedue le parti. Maiev continuava a fare mostra delle manette appese all'indice e pareva aspettare che fosse Illidan a fare qualcosa.
Il Cacciatore di Demoni sembrava incapace di manifestare una qualsivoglia reazione che non fosse rimanere immobile a fissarla come se fosse un fantasma. Era un po' inquietante e dopo un po' Maiev sentì il bisogno di chiedere: «Ehi, Illidan?».
L'esortazione parve funzionare, poiché l'altro sobbalzò leggermente ed esclamò: «Cosa sarebbe il "bondage"?! Una pratica di voi Custodi?».
Seguì un lungo sospiro esasperato da parte di Shadowsong, la quale proruppe in un: «Possibile che tu non abbia avuto un'adolescenza come tutti gli altri Kaldorei?! Eppure i tuoi ormoni sembrano perfettamente funzionanti!».
«C-che c'entra questo adesso?» fece lui, aggrottando entrambe le sopracciglia con aria confusa.
Maiev sbuffò, cercando dentro di sé la pazienza necessaria per affrontare quell’ennesimo ostacolo.
«Il bondage è una pratica erotica con manette, corde, catene o qualsiasi altra cosa che limiti la libertà di movimento» spiegò in tono pragmatico e sbrigativo, come se fosse un vocabolario vivente.
La spiegazione suscitò l’irritazione di Illidan ancora una volta: «Ti ho detto che non mi farò incatenare ancora! Specialmente per fare sesso!».
La Custode sbuffò e scosse il capo: «Infatti non sarai tu ad essere legato… ma io».
Per la terza volta, il Cacciatore di Demoni la guardò atterrito e sbigottito e domandò: «Cosa?!».
La Kaldorei si stava un po’ stancando di quelle sue esagerate reazioni, nonostante fosse certa che le sue espressioni di quel momento le sarebbero rimaste impresse per sempre.
«Hai capito benissimo» lo rimbeccò Shadowsong, appoggiando la sua sacca sul pavimento «Voglio che tu mi leghi mentre facciamo sesso...».
Così dicendo, slacciò il mantello e lo lasciò cadere sul pavimento.
Illidan serrò le labbra mentre sentiva la sua faccia surriscaldarsi. Era certo che avesse cambiato colore, ma non sapeva cosa fare per evitarlo.
D’altro canto, la sua mente si stava facendo un film su Maiev incatenata al letto, nuda, che si dimenava sotto di lui. Era così imbarazzante immaginare una cosa del genere, eppure stava sortendo un certo effetto su di lui. Il suo sangue stava confluendo alle parti basse del suo corpo.
«N-non ti sembra prematuro?!» esclamò con voce un po’ più acuta del solito, piegandosi a raccogliere frettolosamente il suo mantello per porgerglielo «Chi ti dice che voglia fare qualcosa con te?».
L’Elfa della Notte si tolse l’elmo, liberando la lunga chioma bianca e liscia tipica della sua razza. Con un gesto della mano spinse via il mantello dalla sua presa, facendolo cadere di nuovo, e lo sostituì con le manette.
«Prematuro, dici? Abbiamo già fatto sesso una volta mi pare...» esclamò la Kaldorei in tono più basso rispetto a poco prima e molto più seducente, o almeno secondo gli standard di Illidan «… e sono certa che ti sei immaginato incantenarmi al letto e che ti è piaciuto».
Maiev consumò i pochi metri che la separavano dal Cacciatore di Demoni, appoggiandosi contro il suo ampio torace tatuato e poggiandogli una mano sull’inguine. Illidan sobbalzò al contatto, digrignando i denti.
«C-come fai a saperlo…?» chiese quest’ultimo.
«Perché è esattamente quello che avrei pensato io se fossi stata al tuo posto» sogghignò Maiev «Ora… so che è da tempo che la tua mente perversa spera in un’occasione del genere, quindi… vuoi legarmi?» soggiunse.
La richiesta, semplice ed esplicita, posta con quel tono di voce così sensuale, spinse Illidan a cedere a quegli impulsi e desideri che aveva così fortemente represso fino ad allora. Se avesse saputo prima che gli sarebbe bastata un'offerta tanto semplice per cedere al suo desiderio nei confronti di Maiev, si sarebbe risparmiato la fatica di provare ad evitarla.
Le afferrò entrambi i polsi con le mani, stringendo forte mentre li spingeva dietro la sua schiena, per poi iniziare a muoversi verso il suo letto, spingendola all'indietro verso di esso. La Custode sorrise di fronte alla fretta che il suo partner stava manifestando senza più cercare di nasconderla dietro una maschera d'indifferenza.
«Impaziente di cominciare?» chiese in tono spudoratamente provocante.
Per tutta risposta, il Cacciatore di Demoni la sollevò da terra afferrandola per i fianchi e la lanciò letteralmente sul materasso. Fortunatamente l'Elfa della Notte era leggera abbastanza da non fare danni, anche se il letto cigolò abbastanza forte all'impatto.
Illidan si sollevò da terra con un furioso battito d'ali che spostò le tende del baldacchino abbastanza da concedergli di planare carponi sul suo corpo. Maiev si ritrovò così completamente bloccata sotto di lui.
«Sai vero... che dovrei spogliarmi prima di fare qualsiasi cosa...» lo prese in giro sogghignando.
«So come si toglie un'armatura» rispose per contro il Cacciatore di Demoni, togliendole entrambi i guanti e procedendo poi con lo slacciarle le cinghie laterali che tenevano assieme le due metà del suo corpetto di metallo.
«Pensavo che non ne indossassi per mancanza di esperienza» commentò ridendo l'Elfa della Notte, prima di afferrare Illidan per le corna e attirare a sé la sua faccia.
Si baciarono. Maiev gli infilò la lingua tra i denti acuminati, spingendola fino nella parte più lontana del suo cavo orale - o almeno fin dove era in grado di arrivare. Illidan non cercò di morderla per farla smettere; anzi, iniziò a cercare con la sua lingua quella della femmina con una frenesia carica di passione.
Nel mentre che si baciavano, le sue ali cominciarono a fremere di nuovo, aprendosi ritmicamente e poi tornando ad accasciarsi a mo' di mantello sulla sua schiena e attorno alle sue spalle e braccia.
Le sue mani nel frattempo si erano spostate progressivamente sempre più in basso, slacciando via via i vari pezzi che componevano l'armatura della Custode, anche se ancora non osò toglierli. Sarebbe bastata una minima sollecitazione - esterna o meno - perché il puzzle di metallo si scomponesse e le scivolasse di dosso come un bozzolo che rivelasse una magnifica farfalla.
Quando si staccarono, si scambiarono un'occhiata piuttosto intensa mentre rifiatavano entrambi.
«Ti piacciono proprio tanto... le mie corna?» domandò sogghignando Illidan.
«Sicuramente più di quelle di Malfurion» commentò la Custode, dando un altro piccolo strattone alle due grosse estremità arricciate che sbucavano dalla testa. Il gesto le fece scivolare dalle braccia i pezzi dell'armatura.
«Allora facciamo così... che ne dici?» esclamò mentre allacciava le manette passando un anello attorno alla base del suo corno sinistro e l'altro a serrare il polso di Maiev.
Quest'ultima sorrise, poi le sue labbra assunsero un'espressione più simile ad una smorfia.
«Sai che hai lasciato a terra la mia sacca, vero? E che adesso devo venire con te a riprenderla...?» e scosse leggermente il braccio bloccato dalla manetta per farla tintinnare.
Illidan sbuffò scocciato.
«È davvero così importante...?» domandò spazientito. Non aveva voglia di alzarsi per andare a raccoglierla; invero, l'unica cosa che voleva fare era cominciare a divertirsi sul serio. Aveva passato così tanto tempo a reprimere i suoi impulsi nei confronti di Maiev per paura di quello che aveva provato la prima volta che avevano fatto sesso alla Riva Dispersa - vero piacere, puro e semplice, come non gli capitava da millenni - che ora che la aveva di nuovo con sé non voleva perdere altro tempo.
Maiev lo attirò di nuovo a sé tirandogli le corna. Il Cacciatore di Demoni immaginò che volesse baciarlo di nuovo e schiuse leggermente le labbra, tirando fuori la lingua per andare incontro alla sua; invece la femmina si fermò quando ormai i loro nasi stavano per toccarsi, con sommo dispiacere del suo partner.
«In quella sacca... ci sono altre manette... e pure delle robuste corde ruvide... te le ricordi, vero?» esclamò a voce volutamente bassa, per risultare ancora più tentatrice.
Illidan sollevò entrambe le sopracciglia: se le ricordava eccome. Erano una delle torture che Maiev aveva utilizzato più di frequente durante i diecimila anni della sua prigionia. Quelle corde gli avevano lasciato così tanti segni profondi sulla pelle, specialmente sul collo e sui polsi, che non riusciva a credere che fossero guariti nel tempo.
Ritorcere contro di lei quello stesso trattamento sarebbe stata la più dolce delle vendette.
«Va bene» disse, quindi la afferrò con entrambe le braccia e la sollevò dal letto mentre si raddrizzava, scendendo e tornando con lei a recuperare il sacco.
Nel farlo l'armatura di Maiev si disgregò con estrema facilità, formando una scia di pezzi che dal letto conduceva in prossimità del punto in cui fino a poco prima si trovava il portale per il piano inferiore della Vilmartello.
Per tutto il tragitto, la Kaldorei si tenne ben stretta al corno a cui era già stata legata e adesa al corpo muscoloso del suo partner.
Fu un'interruzione rapida, in quanto la pressione delle morbide curve di Maiev contro il torace nudo ebbe su Illidan un effetto decisamente drastico.
Quando tornarono al letto, quest'ultimo depose la sua ospite sul materasso e prima di raggiungerla si liberò con palese sollievo dei pantaloni di cuoio che indossava, lanciandoli bruscamente alle sue spalle prima di unirsi di nuovo alla femmina. Fu un gesto liberatorio che gli diede un immediato sollievo: il suo pene turgido cominciava a premere in maniera spiacevole lungo la cucitura al cavallo dei pantaloni.
Vedendo la sua mezza erezione, Maiev sorrise compiaciuta.
«La conferma che almeno i tuoi ormoni non sono stati alterati nella tua smania di avere sempre più potere...» commentò, sollevando un ginocchio per andare a premerlo gentilmente tra le sue gambe, strofinandolo proprio contro il suo membro duro.
Illidan non rispose alla sua palese provocazione, preferendo occuparsi di questioni per lui più urgenti. Estrasse dalla sacca la corda cui lei aveva accennato poco prima ed un secondo paio di manette.
Bloccò anche l'altra mano attorno al corno ancora libero, quindi si mise a lavorare con la corda in maniera da formare un cappio dotato di nodo scorsoio. Le fissò il cappio attorno al collo, quindi girò la corda un paio di volte intorno al suo polso destro e poi scese ad annodare il resto sul suo torace, creando una specie di rete che si intrecciava al centro della sua schiena e del suo addome. Lasciò solo le gambe di Maiev libere di muoversi.
La sistemazione piacque particolarmente a quest'ultima, la quale si produsse in un lieve gemito d'apprezzamento quando Illidan diede un lieve strattone con la mano, riducendo l'apporto di ossigeno.
«Pare che così ti piaccia...» sogghignò il Mentore, aprendo le ali per riflesso alla sua sensazione di trionfo.
Maiev si aggrappò con più forza alle sue corna, dando un leggero strattone come per esortarlo ad andare avanti mentre rispondeva: «Goditi questo momento... perché fuori da qui non avrai altre soddisfazioni come questa...».
Illidan sorrise scoprendo i denti affilati, quindi senza aggiungere altro calò la mano libera tra le cosce della Custode, accarezzandole la carne umida e calda tra le grandi labbra con l'artiglio affilato dell'indice. Risalì lentamente verso il suo pube, fino ad incontrare il clitoride. Con quello cominciò a giocherellare con il polpastrello, strofinandolo in senso circolare.
Maiev si inarcò sotto di lui e la corda si tese sul suo ventre piatto in risposta al suo movimento. Strinse con più forza le sue corna e ondeggiò leggermente col bacino per andare incontro al suo dito, gemendo con voce soffocata.
Il Cacciatore di Demoni tirò col braccio, stringendo ancora un po' il cappio sul suo collo. Nel farlo sentì la sua partner boccheggiare leggermente e interiormente gioì della sua sofferenza.
Il suo polpastrello era ricoperto di uno strato di umori che stava diventando sempre più spesso.
Vedere la Custode che gli aveva causato così tanto dolore per così tanto tempo finalmente sottomessa a lui era una soddisfazione talmente immensa da farlo soprassedere al fatto che in fin dei conti era lui quello che aveva fallito nel suo tentativo di non soccombere a ciò che li univa ormai in maniera indissolubile, un odio talmente profondo da essersi trasformato in qualche strano e perverso modo in amore.
Sentì Maiev serrare le cosce e gemere in maniera ancor più oscena nonostante la corda che le stringeva la gola. Doveva essere arrivata all'orgasmo.
Spostando il dito più in basso, Illidan percepì le contrazioni tipiche dell'estasi assieme ad un quantitativo di umori molto maggiore di quello che aveva percepito solo poco prima.
A quel punto la cinse con l'arto libero e si distese su un fianco accanto a lei per poi spostarsi e aiutarla ad issarsi a cavallo del suo corpo, invertendo di fatto le posizioni. Nel mettersi supino allargò le ali sotto di sé, distendendole completamente per evitare che si accartocciassero dolorosamente tra il suo corpo e il copriletto.
Maiev si erse sopra di lui fissandolo coi suoi occhi argentei colmi di passione nonostante farlo tendesse la rete di corda sulle sue carni in una maniera che ad un primo sguardo sembrava essere parecchio dolorosa. Evidentemente a lei non importava del dolore fisico, o forse era proprio quello che voleva ottenere facendosi legare in quella maniera.
Illidan non poteva saperlo visto che non era stato preventivamente informato e certamente in quel frangente non era una conoscenza che gli interessava acquisire.
Sogghignando diede un leggero strattone alla corda, di nuovo, e stavolta Maiev reagì prontamente tirandogli dolorosamente le corna, come se fosse una cavalcatura capricciosa da domare.
Il Cacciatore di Demoni emise un verso strozzato di dolore e continuò a tirare la corda fino a che non sentì il collo della sua "vittima" opporre l'ultima resistenza. A guardarla bene in viso, il colorito di Maiev era piuttosto scuro, paonazzo per una della sua razza, e sembrava stare facendo un notevole sforzo per inalare aria; ciononostante, non pareva intenzionata a lamentarsene.
Quella specie di scaramuccia tra di loro terminò nell'attimo stesso in cui Maiev spostò la sua vagina sopra l'erezione di Illidan - riversa sul suo inguine e con la punta che quasi arrivava a toccargli la conca dell'ombelico - iniziando a sfregarla su di essa.
Fu lui a cominciare a gemere stavolta: gli umori che la Kaldorei stava spalmando sul suo membro, uniti al calore che emanava dal suo corpo in corrispondenza delle sue grandi labbra erano così dannatamente piacevoli da non riuscire a rimanere in silenzio.
Quella piccola vittoria sulla stoica resistenza dimostrata fino a quel momento da Illidan spinsero la Custode a muoversi mettendo più foga nel gesto, in modo da istigare il suo partner a fare qualcosa di più di emettere versi osceni, per quanto questi fossero comunque ben accetti.
Lo sfregamento piacque molto anche a Maiev, specialmente perché le consentì di percepire l'erezione di Illidan che pulsava in maniera leggera ma percepibile tra le sue cosce. Era una sensazione strana ma gradevole, anche se in un modo che lei stessa non era in grado di spiegare nemmeno a se stessa.
All'improvviso, dopo quello che parve un lasso di tempo infinito, il Cacciatore di Demoni sotto di lei prese finalmente l'iniziativa: fece sgusciare la mano libera sotto le sue gambe e andò ad afferrare l'erezione, sollevandola perpendicolarmente al suo inguine e guidandone la cima verso la sua vagina. Questa era già così umida che non gli ci volle molto per far sì che l'erezione sgusciasse all'interno del giusto orifizio.
Nel momento stesso in cui la penetrò, i due si produssero in un gridolino congiunto di piacere, seppur con toni differenti: per Maiev era più una sorta di sollievo mentre per Illidan un vero e proprio momento di estasi.
Superate le prime intense sensazioni della loro unione, l'Elfa della Notte iniziò a muoversi sopra il corpo dell'altro con ritmo crescente, in modo tale da far uscire e rientrare il suo pene turgido all'interno della sua vagina sempre più velocemente.
La corda stretta attorno alla gola cominciava a farle seriamente male, ma non le importava. Non si sarebbe fermata di certo in quel momento per tentare di allentarla, specialmente visto che era legata alle corna di Illidan.
La cosa non durò che pochi minuti: il Cacciatore di Demoni venne copiosamente dentro di lei, ringhiando e dimenandosi con forza, andando incontro ai movimenti della sua partner, la quale poco dopo venne a sua volta.
Le contrazioni dei suoi muscoli intorno all'erezione contribuirono a dare ulteriore piacere a Illidan e lo accompagnarono fino al termine dell'eiaculazione.
A quel punto i due rallentarono fino a fermarsi e rimasero a guardarsi intensamente negli occhi mentre ambedue boccheggiavano.
«Piaciuto, eh...?» chiese Maiev a mezza voce, il tono leggermente roco per la gola ancora stretta nel cappio.
«Non dirlo come se fossi l'unico ad aver apprezzato» replicò sogghignando Illidan, ghermendole le natiche con entrambe le mani.
«Non sono io quella che ha iniziato ad evitarmi perché non accettava tutto questo...» fece presente la Custode «Addirittura scappare dalla Riva Dispersa...».
Il Cacciatore di Demoni diede un'altra leggera tirata alla corda, a mo' di avviso. Maiev per tutta risposta si aggrappò di peso alle sue corna e si chinò su di lui, ignorando le corde che le stavano segnando la pelle.
«Hai segnato il tuo destino, Maiev Shadowsong. Adesso non ti lascerò più scappare...» sussurrò Illidan in tono blandamente minaccioso, passandosi con fare seducente la lingua sull'arcata superiore di denti aguzzi.
«Non ti preoccupare, non era nelle mie intenzioni lasciarti fare altrettanto...» replicò sommessamente Maiev, attirando a sé il suo partner in maniera da poterlo baciare ancora mentre riprendevano entrambi a muovere il bacino.
Rating: Rosso
Genere: Erotico
Personaggi: Illidan Stormrage, Maiev Shadowsong, Malevola, S'theno
Wordcount: 7930 (wordcounter)
Prompt: Maiev vuole provare a fare bondage con Illidan ma lui non è molto d'accordo (almeno all'inizio) per il P0rn Fest #11, Un tentativo fallito per la Settimana 4 (fazione Langley) del Team Opal per il COW-T 8 e 16. Give your heart a break (Demi Lovato) per la mia cartellina della Maritombola 8 @ Lande Di Fandom
Timeline: Ambientata durante l'espansione "Legion". Seguito di questa.
Note: Bondage, Breath play, Het, Lemon
«Non ti permetteremo di fare del male a Sire Illidan!» esclamò finalmente uno dei Cacciatori di Demoni - un Kaldorei con lunghi capelli verdi.
«Sire Illidan?» ripeté Maiev in tono palesemente canzonatorio «Gli tributate persino un titolo onorifico del genere?!».
«Non mi sorprende che sia così pieno di sé...» commentò tra sé e sé la Custode.
«Avete la mia parola, non farò del male al vostro prezioso “Sire Illidan”... voglio solamente parlargli» riprese a dire in tono fermo e un po’ meno minaccioso «Accompagnatemi da lui».
L'assalto alla Tomba di Sargeras era ormai imminente. Le forze della Legione Infuocata di stanza alla Riva Dispersa erano state ridimensionate, insieme ovviamente ai demoni che pattugliavano e difendevano l'accesso alla tomba. Era solo questione di tempo prima che l'attacco avesse luogo.
Illidan Stormrage fremeva d'impazienza all'idea di poter esplorare i nefasti recessi dell'antico tempio di Elune corrotto. Al Presidio della Liberazione non faceva altro che camminare, avanti e indietro, esibendo senza alcuna vergogna la sua voglia di guidare quanto prima l'assalto.
Per Khadgar e Velen era diventato difficile riuscire a contenere il suo palese esubero di energia e voglia d'azione, per cui avevano convinto gli altri Illidari a richiamare il loro amato Mentore a bordo della Vilmartello, per placare la sua impazienza.
Così con il permesso del Flagello dei Demoni, Kayn Sunfury e gli altri Illidari avevano accolto con gioia il ritorno del Mentore, guidandolo all'interno della Vilmartello per mostrargli tutti i loro progressi nella crociata contro la Legione Infuocata e la loro organizzazione generale.
Illidan rimase colpito dalla bravura dei suoi adepti nel tenere alto lo stendardo dei Cacciatori di Demoni in sua assenza e per essere riusciti a conquistare una nave da guerra della Legione da utilizzare come base operativa.
Vedere come i suoi insegnamenti avessero attecchito tanto in profondità nelle menti e nei cuori dei suoi vecchi studenti lo distrasse effettivamente dalla sua ossessione di sferrare l'assalto finale alla Tomba di Sargeras, tanto che Illidan smise di farsi vedere al Presidio della Liberazione.
Kayn e gli altri gli avevano preparato una stanza privata nel livello inferiore della Vilmartello e Illidan passava a bordo della nave tutto il suo tempo, aiutando i nuovi Illidari con l'addestramento e crogiolandosi nelle ovazioni e negli applausi che gli venivano tributati in qualsiasi parte dell'Enclave visitasse.
Con il Mentore ormai stanziato permanentemente sulla Vilmartello, il Flagello dei Demoni non era più al centro dell'attenzione di tutti i suoi seguaci, per cui erano sempre più rare le sue visite all'Enclave. Preferiva di gran lunga comandare le sue truppe a distanza e decimare di persona le schiere di demoni che ancora infestavano la Riva Dispersa.
L'assenza di Illidan al Presidio della Liberazione, dopo qualche giorno, cominciò a diventare pesante per Maiev Shadowsong, la quale sperava che in seguito alla loro breve scappatella alla Baia Scheggiata finalmente il Cacciatore di Demoni si sarebbe avvicinato a lei un po' di più di quanto fosse costretto a fare in virtù dell'organizzazione strategica da pianificare per l'assalto alla Tomba di Sargeras.
Il fatto che non riuscisse più a togliersi dalla mente il piacere di ciò che avevano consumato in spiaggia le faceva supporre che anche per Illidan fosse stata un'esperienza altrettanto gradevole. Non ne avevano più parlato, ovviamente, dato che Khadgar e Velen erano sempre nei paraggi; tuttavia, alla Custode era parso che il Cacciatore di Demoni fosse più rilassato in sua presenza. Persino lei aveva cominciato ad accantonare l'astio che aveva alimentato la sua dedizione verso il suo ruolo durante i diecimila anni in cui aveva tenuto sotto chiave Illidan.
Era una sensazione di sollievo indescrivibile quella che stava provando in quel frangente. Era come se finalmente il suo subconscio in perenne battaglia tra l'odio e l'attrazione simultanee verso Illidan avesse finalmente preso una "pausa", regalandole un po' di tranquillità.
Vedere l'oggetto del suo desiderio sparire pochi giorni dopo il lieto evento per non tornare l'aveva resa nuovamente nervosa. Continuava a chiedersi se non fosse per colpa sua che Illidan se n'era andato dal Presidio della Liberazione. Poco prima che se ne andasse effettivamente aveva notato un comportamento alquanto anomalo per i suoi standard.
Aveva ripreso a passeggiare come usava fare nella sua cella. Maiev lo aveva osservato per millenni camminare tra quelle quattro mura e aveva udito i suoi passi nel silenzio del sottosuolo così tante volte che adesso le risultava automatico vederlo fermarsi e voltarsi dopo aver compiuto esattamente nove passi in una direzione. Adesso che aveva un paio di zoccoli al posto dei piedi era ancora più facile per lei tenere il conto.
Quel suo passeggiare continuo era indice che stava pensando a qualcosa, ormai per lei era evidente come se glielo avesse detto.
Dopo quasi una settimana dalla sua sparizione dal Presidio, Maiev decise di prendere in mano la situazione. Se Illidan era andato a rintanarsi da qualche parte per non dover fare i conti con quello che era evidente che provava per lei allora sarebbe andata a cercarlo e lo avrebbe costretto ad affrontare il problema a viso aperto. Non si era fatta spaventare quando era fuggito nelle Terre Esterne, non si sarebbe tirata indietro neanche adesso.
Se era davvero spaventato all’idea di essersi innamorato di lei, allora gli avrebbe dimostrato che lei per prima era disposta ad aprire il suo cuore a lui nonostante i millenni passati a mascherare dietro l’odio la sua segreta attrazione. Avrebbe condiviso con lui un segreto di cui si era sempre vergognata e di cui nessuno era a conoscenza. Sperava che così facendo gli avrebbe dimostrato che le sue intenzioni erano sincere.
Una volta presa la sua decisione, radunò le sue cose e partì alla volta di Dalaran. Doveva interrogare gli unici che potessero dirle dove fosse andato a nascondersi Illidan, ossia i suoi fedeli Illidari. Atterrò alla Terrazza di Krasus e si diresse verso l’estremità frantumata, arrampicandosi sui detriti di roccia per giungere sulla cima del muro che cingeva la terrazza a mo’ di protezione.
Vide la piccola isola fluttuante su cui si trovava il portale d’accesso all’Enclave dei Cacciatori di Demoni. Stendardi col simbolo degli Illidari erano piantati in diversi punti della zolla di terra e - come prevedibile - c’erano alcuni degli adepti di Illidan che pattugliavano il posto per evitare l’accesso agli intrusi.
Maiev si acquattò sul muro, muovendosi fino a raggiungere il punto in cui la distanza dall’isoletta era più corta, quindi saltò. Pur non essendo dotata di ali per planare come i Cacciatori di Demoni ed essendo appesantita dalla sua corazza da Custode, l’Elfa della Notte raggiunse agilmente la sua destinazione. Utilizzò la sua arma come arpione, piantandola nel terreno e aggrappandocisi saldamente con ambedue le mani per non cadere nel mare che si trovava ad alcuni chilometri sotto Dalaran. Con sicurezza e agilità si issò sul prato, estrasse l’arma dalla terra e marciò decisa verso il portale.
Non appena si avvicinò ad esso, i Cacciatori di Demoni che erano di guardia le balzarono addosso per bloccarla, spinti anche dal recondito odio che provavano nei confronti dell’ordine di cui Maiev faceva parte.
Quest’ultima evitò agilmente due guardie con un salto in aria, quindi atterrò alle spalle della terza e la immobilizzò da dietro con un braccio mentre con l’altro le accarezzava il collo esposto con la lama affilata di Ombra Crescente.
«Se non volete che le tagli la gola… ditemi dove si trova Illidan. Adesso» minacciò, rivolgendosi alle altre due guardie.
La giovane Illidari si agitava sotto di lei nel vano tentativo di guadagnarsi la libertà, risparmiando ai compagni l’onere di svelare dove si trovasse il Mentore.
Di fronte alla palese esitazione dei due, Maiev rincarò: «Non sono una persona paziente. Rispondetemi!».
«Non ti permetteremo di fare del male a Sire Illidan!» esclamò finalmente uno dei Cacciatori di Demoni - un Kaldorei con lunghi capelli verdi.
«Sire Illidan?» ripeté Maiev in tono palesemente canzonatorio «Gli tributate persino un titolo onorifico del genere?!».
«Non mi sorprende che sia così pieno di sé...» commentò tra sé e sé la Custode.
«Avete la mia parola, non farò del male al vostro prezioso “Sire Illidan”... voglio solamente parlargli» riprese a dire in tono fermo e un po’ meno minaccioso «Accompagnatemi da lui».
Nonostante avesse ammorbidito il tono di voce, continuava a tenere premuta Ombra Crescente contro la carne nuda della giugulare della povera Elfa del Sangue Illidari che aveva preso in ostaggio.
«Come facciamo a fidarci di te, Custode?» chiese sprezzante l’altra guardia, un Elfo del Sangue dai capelli biondi.
«Non ho chiesto la vostra fiducia. Scortatemi pure con quei vostri ridicoli gingilli puntati contro, non m’interessa. Devo vedere Illidan» insistette con arroganza.
I due Elfi si guardarono in silenzio per alcuni secondi, poi annuirono.
«D’accordo. Ora lascia andare la nostra compagna. Ti porteremo al cospetto del Mentore» rispose il Sin’dorei.
Maiev liberò la femmina, che si accasciò sul prato tossendo e massaggiandosi la gola, quindi ripose Ombra Crescente e si avvicinò ai due maschi.
«Muoviamoci» li esortò con impazienza.
Questi non esitarono ad affiancarla, uno per lato, puntandole ciascuno una lama da guerra al petto mentre con l’altra le pungolavano non proprio delicatamente la schiena.
«Avanti, muoviti...» e la spinsero verso il portale.
Comparvero su un piccolo balconcino di una enorme nave da guerra della Legione Infuocata. Maiev si sentì ricolmare di odio furioso nel vedere le due Shivarre che mantenevano aperto il portale da cui erano appena apparsi e le fila di Illidari che si addestravano all’interno.
Si guardò intorno con circospezione e disgusto nel vedere un mondo corrotto dalla presenza della Legione Infuocata attorno a sé.
«Forza, cammina» esclamò il Kaldorei a fianco di Maiev mentre spingeva perché entrasse nella nave.
«Cosa ci fa lei qui? Siete impazziti?!».
Una Shivarra più grande delle altre e abbigliata in maniera molto più succinta ed elegante si avvicinò all’ingresso non appena la Custode lo varcò assieme alla sua scorta.
«Dama Malevola...» entrambi i Cacciatori di Demoni si fermarono e si inchinarono prontamente alla Shivarra.
Maiev trovava disgustoso che degli Elfi si prostrassero in maniera così palese ad un demone, come se fossero suoi schiavi. In fin dei conti, quella era la nave degli Illidari e la Shivarra stessa era una di loro.
«La Custode desidera incontrare il Mentore. Per parlargli...» spiegò una delle guardie mestamente, come se temesse di attirare su di sé l'ira della demone con le sue parole.
Quest'ultima spostò lo sguardo su Maiev ed un sorriso evidentemente forzato le increspò le labbra.
«Parlargli?» ripeté con la sua voce sensuale e vagamente echeggiante «E siete convinti che non gli taglierà la testa appena voi due li avrete lasciati soli...?» aggiunse in un crescendo di rabbia.
I due Elfi sobbalzarono visibilmente di fronte alla sua reazione. Se avessero avuto ancora gli occhi, molto probabilmente si sarebbero scambiati una mesta occhiata di reciproca accusa prima di chinare il capo.
«Ci dispiace, Dama Malevola. Ci ha minacciati di morte perché potesse passare...» tentò di giustificarsi l'Elfo del Sangue. Le sue parole, evidentemente pronunciate nel tentativo di ammorbidire l'umore della sua interlocutrice, sortirono l'effetto esattamente opposto.
«E voi due avreste messo a rischio la vita di Sire Illidan facendo entrare questa Custode...» e indicò con una delle sue mani Maiev come se stesse parlando di un oggetto inanimato per cui provava ribrezzo e orrore «... per avere salva la vita?!».
Entrambe le guardie tremarono visibilmente vedendo Malevola incombere cupa sopra di loro, sollevando con le due braccia superiori un paio di enormi spade fiammeggianti.
La scena stava attirando decisamente l'attenzione. Tra le lunghissime gambe di Malevola - ben più alte di quanto non fosse Maiev per intero - la Custode notò che molti degli altri Illidari avevano interrotto le loro attività per concentrare la loro attenzione su di loro.
«Per quale motivo non dovrei uccidervi io in questo stesso istante?!» esclamò la Shivarra con voce vibrante di un'ira funesta e incontenibile.
I due sfortunati Illidari sembrano desiderare con ogni fibra del loro corpo di sparire nel pavimento. Non riuscirono nemmeno a trovare la forza o il coraggio necessari per replicare all'aperta minaccia di Malevola.
In un primo momento la cosa poteva anche essere un intrattenimento curioso e piacevole - in una maniera che Shadowsong non riusciva ancora a comprendere del tutto - ma adesso stava diventando a dir poco penoso.
Quei due imbecilli erano così terrorizzati da una Shivarra pur essendo Cacciatori di Demoni. A volte il destino giocava degli scherzi di pessimo gusto.
Maiev si era stancata di quel teatrino, per cui si frappose tra la demone e la sua scorta con uno scatto repentino.
«Potreste rimandare questa macellazione a più tardi? Vorrei parlare con Illidan e gradirei farlo in fretta...» disse in tono quasi annoiato.
Malevola la fulminò con lo sguardo.
«Tu... razza di...!»
«Da quando sssei cosssì irascibile, Malevola?».
La voce femminile e sibilante di una Naga giunse prima ancora che la proprietaria apparisse dalla cima della salita che conduceva al piano inferiore della Vilmartello.
«Oh, di bene in meglio...» commentò sarcastica Maiev tra sé e sé, vedendo la strega Naga avvicinarsi strisciando a loro.
Malevola lanciò un'occhiataccia di sbieco alla nuova arrivata.
«Non hai niente di meglio da fare che spiare gli altri, S'theno?» chiese con voce acida.
«Sssspiare?» la Naga scoppiò a ridere fragorosamente «Non ssserve spiare, Malevola. Le tue grida riecheggiano fino negli angoli più remoti della Vilmartello. Mi chiedo ssse Sire Illidan ssstesso non ti abbia sentita...» la punzecchiò apertamente.
Malevola ringhiò leggermente, poi accennò a Maiev.
«La Custode vuole vedere Sire Illidan... e questi due smidollati l'hanno fatta entrare senza problemi!» spiegò frustrata, sperando che S'theno condividesse il suo punto di vista e la sua ira.
Sorprendentemente, la comandante Naga scosse il capo in un palese cenno di diniego.
«Ho sssentito già tutto, grazie» rispose «E sssecondo me non c'è alcun problema se la Custode incontra Ssssire Illidan».
«Che cosa?! Stai scherzando?» Malevola era fuori di sé per la risposta che aveva appena ricevuto «Lei ha organizzato l'incursione al Tempio Nero... è per mano sua che Sire Illidan è morto undici anni fa!».
«Ma è anche per la sssua ossessione verso Ssssire Illidan che oggi possiamo avere di nuovo il Mentore tra noi» fece presente S'theno semplicemente «Inoltre ha sssolo chiesto di parlargli. Sssse qualcosa andasse storto, non potrà uscire di qui... viva».
La Naga rivolse un'occhiata inquietante verso Maiev, la quale si limitò a rimanere in silenzio, aspettando che le due seguaci di Illidan si decidessero sul da farsi. Intanto i due Cacciatori di Demoni che si trovavano alle spalle della Custode si erano ritirati, sparendo prima che la Shivarra decidesse di porre fine alle loro vite.
Quando fosse riuscita a incontrare di nuovo il Flagello dei Demoni presso la Riva Dispersa avrebbe dovuto sottoporgli un rigido regolamento in merito alla selezione per le nuove reclute da aggiungere alle schiere degli Illidari.
Era impensabile persino per lei che aveva sempre odiato Illidan e chiunque fosse abbastanza folle da cavarsi gli occhi e seguire i suoi insegnamenti che una qualsiasi Enclave disponesse di elementi così riprovevolmente deboli tra le sue fila.
Malevola assunse un'espressione pensierosa e dopo pochi secondi mise via le sue spade.
«E sia. Potrai incontrare Sire Illidan» Malevola cedette palesemente a malincuore «Ma sappi che se gli accadrà qualcosa...».
«Ti prego Malevola... rissspiarmaci la scena da madre preoccupata» S'theno la schernì apertamente, sghignazzando a mezza voce «Sssscorterò io la nostra sssgradita ospite nelle stanze di Ssssire Illidan... contenta?».
La Shivarra sbuffò e rivolse un'occhiata palesemente ostile a S'theno.
«Se succederà qualcosa, ti riterrò direttamente responsabile» puntualizzò «... e per quanto riguarda te, Maiev Shadowsong... non ci sarà luogo in cui potrai nasconderti. Ti darò la caccia attraverso tutta la Grande Oscurità se oserai torcere un capello a Sire Illidan».
Ciò detto, la Matrona delle Shivarra si allontanò in direzione del portale che si trovava dietro Maiev, sul piccolo terrazzo che si affacciava su Mardum.
S'theno e la Custode rimasero dunque sole.
«Prego, da quesssta parte...» la Naga fece un cenno all'ospite di precederla verso il piano inferiore della Vilmartello.
Maiev si mosse per scendere nella direzione indicata, facendo attenzione a non accelerare troppo il passo per non distanziare la Naga nonostante fosse impaziente di arrivare da Illidan. Se lo avesse fatto quest'ultima avrebbe potuto fraintendere le sue intenzioni e fermarla prima che arrivassero a destinazione. Con tutto quello cui aveva dovuto assistere, fermarsi prima di aver raggiunto il suo obiettivo per lei sarebbe stato intollerabile.
Il ventre della Vilmartello era ancor più inquietante della sala principale: al centro della stanza si trovava una specie di fontana in cui era stato raccolto un liquame verde che turbinava ininterrottamente. Le pareti della sala erano circolari e lungo tutta la circonferenza si trovavano gabbie di contenimento per vari tipi di demoni tra i più forti a disposizione della Legione Infuocata, come Madri degli Imp, Inquisitori e Nathrezim.
Maiev immaginò che, al pari di Illidan, i suoi seguaci si compiacessero nell'esporre in bella vista i prigionieri riportati dal campo di battaglia come se fossero dei semplici trofei. La Custode, essendo lei stessa una cacciatrice - benché si ritenesse di stampo completamente diverso rispetto agli Illidari - capiva l'orgoglio che nutrivano quei fanatici nel mettere in mostra gli obiettivi raggiunti con fatica nella loro crociata contro la Legione; tuttavia, non capiva perché i suddetti dovessero essere ancora in vita per essere mostrati a tutti.
Se fosse accaduto qualcosa alle gabbie di contenimento, la Vilmartello si sarebbe ritrovata per le mani un assalto non indifferente di demoni da cui difendersi entro le sue mura. In fondo, a lei di tutto ciò non importava niente, finché ovviamente non fosse diventato un problema per i suoi piani con Illidan.
Ai due estremi intermedi della sala si trovavano due porte speculari.
«Ssssei piuttosto sssilenziosa, Custode...» commentò S'theno mentre avanzava verso il centro della stanza «Sssstai architettando qualcosssa nella tua tessstolina da Elfa della Notte?».
Maiev la guardò. Attraverso il suo elmo si vedevano solamente le due sfere luminose che erano i suoi occhi, per cui la sua interlocutrice non poté rendersi conto del fatto che l'occhiata che le era stata indirizzata era decisamente contrariata.
«Non sono affari che ti riguardano, strega...» commentò la Kaldorei in tono stizzito «Ti basti sapere che non è mia intenzione fare del male al vostro "Mentore"...».
S'theno le rivolse uno sguardo apertamente ostile e per un istante Maiev temette che si mettesse a fare una scenata come quella fatta poco prima da Malevola. In tal caso niente l'avrebbe fermata dal fare irruzione in una delle stanze adiacenti a quella principale gridando il nome di Illidan nella speranza che uscisse spontaneamente allo scoperto, nemmeno lo sforzo congiunto di tutti gli Illidari presenti nella Vilmartello.
«La camera di Ssssire Illidan è da quella parte» la Naga le indicò il varco alla sua destra «Io rimarrò qui. Ssse sentissi dei rumori sssospetti... non esssiterò ad intervenire».
Maiev non poteva credere alle sue orecchie: dopo tutto ciò che aveva passato per arrivare fino a quel punto, la lasciavano entrare come se niente fosse?!
Quegli Illidari erano davvero incredibili. Non si meravigliava che fossero i fedeli seguaci di Illidan.
Ignorò la questione - per quanto essa meritasse di essere approfondita nella sua stupidità - e si diresse verso il varco che le era stato indicato. Lo oltrepassò rapidamente e si ritrovò in un’altra stanza, molto più piccola, nella quale era stata allestita una specie di biblioteca. Pile di libri si trovavano sparse un po’ ovunque e tra di esse alcuni Cacciatori di Demoni e Krokul erano impegnati a leggere tomi, pergamene e intessere strani incantesimi.
In fondo alla stanza si trovava un portale luminescente in apparenza diverso dagli altri che Maiev aveva già visto aprire ai maghi di Azeroth. Una strana energia crepitava intorno ai bordi e all’interno di vedeva un breve scorcio di una camera da letto con un enorme letto a baldacchino.
La Custode, in quanto Kaldorei, era avvezza a percepire le manifestazioni della magia in maniera differente rispetto agli altri. Quel portale non le dava una bella sensazione. Percepiva una specie di trappola pronta a scattare che aleggiava intorno ad esso. Forse era per quello che S’theno aveva deciso di lasciarla andare da sola: era certa che in caso ci fossero stati problemi l’incantesimo di protezione sarebbe scattato e avrebbe protetto Sire Illidan da lei.
Probabilmente era anche lo stesso motivo per cui anche gli Illidari lì presenti ignorarono la sua presenza e il fatto che si stava avvicinando al portale.
Nonostante la pessima sensazione che le dava il portale, lo varcò con passo sicuro, sperando di non far scattare alcun incantesimo protettivo.
Maiev si ritrovò in breve oltre, nella stanza che aveva intravisto dalla biblioteca. Alle sue spalle sentì provenire alcuni bisbigli.
«È riuscita a passare...!»
«Chi avrebbe mai detto che una Custode avrebbe superato l’incantesimo?»
«Ma quella non era Maiev Shadowsong?».
La diretta interessata si voltò e vide che dietro di lei c’era solo il portale. Evidentemente funzionava da connessione tra le due sale in più di un senso.
«Chi osa violare le mie stanze?!».
La voce virile di Illidan giunse finalmente alle orecchie della Kaldorei. Il suo tono era indignato ed era logico visto che aveva appena sentito arrivare un ospite a sorpresa nelle sue stanze.
Maiev sobbalzò leggermente: era da così tanto tempo che non sentiva la sua voce che non le sembrava vero.
Non le ci volle molto ad individuare dove si trovava: l’enorme figura del Cacciatore di Demoni era assisa su un rigido cuscino squadrato situato in un angolo della stanza. Le ali formavano una specie di cupola attorno a lui e lasciavano appena uno spiraglio sul corpo che racchiudevano. Sembrava impegnato a leggere, almeno a giudicare da quello che si riusciva a vedere dal punto in cui Maiev si trovava, almeno fino a poco prima.
Un'ala si spostò leggermente a rivelarne il proprietario. Il suo viso era in penombra, eppure le sue orbite si vedevano benissimo attraverso la stoffa nera della benda che le copriva. L'energia vile che bruciava nelle sue cavità oculari ormai vuote era inquietante ma lei ci aveva fatto l'abitudine durante quei diecimila anni che aveva trascorso a sorvegliarlo.
Una smorfia di completa disapprovazione comparve sul viso del Cacciatore di Demoni nel vedere la Custode che si era materializzata nella sua camera da letto.
«Chi ti ha fatto passare?!» esclamò rabbioso, spalancando le ali con un gesto brusco, sollevando una folata di vento che turbinò attorno a Maiev, sollevandole il mantello. Non riuscì minimamente a spostarla da dove si trovava, anche se non sperava affatto di riuscirci.
«La trappola magica del portale non è scattata quando sono passata» gli rispose con un certo orgoglio Shadowsong, sogghignando sotto il suo elmo. Era un peccato che il suo interlocutore non potesse vedere la sua espressione in quel momento.
Illidan si alzò in piedi e si avvicinò per fronteggiarla.
«Cosa sei venuta a fare qui? Che vuoi?» domandò irritato. Voleva che parlasse chiaro fin da subito in merito alle sue intenzioni.
«Sono venuta per parlare con te» la voce di Maiev si spense leggermente sul finire della frase, come se si vergognasse di qualcosa. Ovviamente a Illidan la cosa non sfuggì affatto.
«Riguardo a cosa? Dal tuo tono di voce oserei dire che... è un argomento personale...» ponderò a voce alta, intrecciando le muscolose braccia nude sul torace violaceo solcato di tatuaggi verdi.
Maiev emise un verso di stizza alle sue parole: non riusciva a comprendere come potesse essere così semplice per lui intuire i suoi pensieri e le sue intenzioni, e ciò le dava immensamente fastidio.
«È vero...» ammise la Custode, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, quindi proseguì «Riguarda... quello che è accaduto tra noi alla Riva Dispersa».
Contrariamente a quanto aveva fatto fino ad allora, Illidan tacque bruscamente. Rimase a fissarla con le sue orbite infuocate e le braccia conserte. L'unica cosa che permise a Maiev di capire il tipo di reazione che stava avendo erano le labbra leggermente serrate in una linea piatta e le ali, che invece di pendere inerti alle sue spalle si muovevano leggermente, producendo un rumore come di tappeto sbattuto sul pavimento. La Kaldorei sapeva che quel genere di atteggiamento indicava che era nervoso.
«Se non altro non sono l'unica...» rifletté tra sé la femmina.
Il suo silenzio la indusse ad andare oltre e affrontare il discorso che l'aveva condotta fin lì: «Sei scappato perché ti rifiuti di ammettere quello che è successo tra di noi! Non vuoi accettare il fatto che...».
La Custode esitò un momento, incapace di andare avanti direttamente. Era difficile anche per lei ammettere ciò che stava per dire.
«... che finalmente il tuo cuore corrotto dall'arroganza e dal potere abbia ceduto ad un sentimento puro e nobile come l'affet... ugh... l'amore... nei miei confronti» concluse lei con un enorme sforzo. Ammetteva comunque che insultarlo nel mentre che gli parlava di un argomento per lei così imbarazzante e delicato era servito a darle quella piccola spinta indispensabile a farla arrivare sino in fondo.
In quel preciso momento era felice come non mai di indossare un elmo che le copriva completamente il capo: in caso contrario sarebbe stato evidente al suo interlocutore che la sua faccia era diventata di un viola così intenso da sembrare quasi nero per l'imbarazzo.
Solo a quel punto Illidan si decise a fare qualcosa. Abbassò le braccia e scoppiò a ridere.
«Credi davvero che io mi sia innamorato di te...?!» commentò con il suo solito tono strafottente e sarcastico «Non essere ridicola!».
Terminò di ridere poco dopo, ricomponendosi e tornando ad intrecciare le muscolose braccia nude sul torace. Un sorrisetto beffardo gli increspò le labbra, permettendo a Maiev di vedere i canini affilati e leggermente più lunghi rispetto al resto della dentatura.
«D'altra parte... capisco perfettamente come alla fine la cacciatrice possa essersi innamorata della sua preda...» esclamò, gonfiando il petto con fare arrogante, sogghignando più apertamente e con atteggiamento spudoratamente vanitoso.
La sua reazione suscitò l'ira di Maiev, la quale emise un verso simile ad un ringhio per poi intrecciare le braccia a sua volta.
«Oh, certo... infatti quel grosso cazzo che mi premeva tra le cosce chissà perché era così...» fece presente in tono sostenuto «Almeno per una volta nella tua vita, sii sincero!».
L'appunto di Maiev ruppe la maschera di altezzoso orgoglio di Illidan, il quale assunse piuttosto l'espressione tipica di chi aveva appena subito un imbarazzante affronto personale.
Con uno scatto repentino la spostò da parte e chiuse il portale ancora aperto dietro di lei.
«Maledizione… stai attenta a quello che dici con i portali ancora aperti!» sibilò furente il Cacciatore di Demoni «Non significa niente quello!» sbottò subito dopo, puntandole con fare accusatorio un dito contro «È una reazione naturale a...».
«Sì?» lo incalzò Maiev, interrompendolo.
Illidan si irrigidì, abbassando la mano e digrignando i denti, mostrando una doppia fila di aguzze zanne perlacee. Le ali alle sue spalle iniziarono a sbattere più freneticamente, come se volesse prendere il volo ma fosse trattenuto a terra da qualcosa.
«È-è... una cosa normale quando... fai quelle cose...» proseguì con voce più sommessa, quasi temendo di essere udito «Piuttosto... pure tu eri eccitata!».
«Sì, lo so».
La secca e immediata risposta di Maiev colse Illidan completamente impreparato. La sua espressione smarrita fu la più grande soddisfazione personale della Custode da diversi giorni a quella parte. In realtà, aveva sperato di poter sfruttare il suo desiderio di prendere alla sprovvista il Cacciatore di Demoni per superare la sua vergogna una volta che fosse giunto il momento di affrontare a viso aperto la discussione.
La faccia di Illidan la ricompensò ampiamente per lo sforzo fatto.
«L-lo ammetti davvero?» chiese stupito il Mentore, fissandola come se non credesse alle sue orecchie. In effetti, Maiev aveva sempre dimostrato nei suoi confronti una freddezza che non gli aveva mai lasciato presupporre l'esistenza di un cuore nel suo petto. Ciò che lo sorprendeva ancora di più era il fatto che stesse apertamente confessando di avere una sorta di infatuazione nei suoi riguardi con tale leggerezza, nonostante avesse continuato a dargli la caccia con il preciso intento di ucciderlo - cosa in cui poi era riuscita - sin da quando Tyrande lo aveva liberato dalla sua prigione sotterranea per affrontare il ritorno della Legione.
«Se non lo facessi non sarei qui a chiederti di fare altrettanto... ti pare?» esclamò Maiev con un tono talmente logico che per un istante Illidan si chiese perché non le avesse ancora dato ragione. Il pensiero fu tuttavia fugace e venne spazzato via dagli infiniti ricordi intrisi di odio e rancore della sua prigionia sotto la stretta sorveglianza della Custode e delle sue seguaci.
«Allora?» lo incalzò ulteriormente la Kaldorei, fissandolo nelle orbite attraverso le fessure del suo elmo.
«Scordatelo» sibilò Illidan, arretrando di mezzo passo «Non ti darò mai questa soddisfazione».
«Oh, non preoccuparti. La tua reazione di poco fa è stata abbastanza soddisfacente...» replicò l'altra, ridendo sommessamente di lui «E comunque... sapevo che non sarei riuscita a convincerti a parole... per questo ho portato qualcosa di meglio...».
Così dicendo la Custode estrasse una sacca da sotto il mantello. Illidan aveva smesso di chiedersi da tempo per quale assurda ragione i mantelli indossati dall'ordine di Maiev fossero così capienti da riuscire a mascherare apparentemente ogni oggetto esistente sulla faccia di Azeroth; tuttavia, in quel frangente il quesito lo accarezzò ancora una volta dopo molti anni.
«Cosa dovrebbe esserci lì dentro?» chiese in tono diffidente, assumendo istintivamente una posizione difensiva. Una parte di lui temeva che Maiev stesse per tirare fuori qualche strana nuova arma che desiderava sperimentare su di lui prima di torturarci chissà chi altro.
La Custode aprì la sacca silenziosamente e ne fece uscire un bizzarro paio di manette rivestite con uno strato di pelo bianco. Erano piuttosto inquietanti, almeno dal punto di vista del Cacciatore di Demoni, abituato a tutto un altro tipo di strumenti.
Nonostante l'aspetto curioso, erano pur sempre manette e Illidan aveva sperimentato cosa fosse la prigionia per ben diecimila anni e non era intenzionato a farlo ancora. D'istinto arretrò di mezzo passo.
«Tieni per te quelle manette, Maiev. Non mi imprigionerai di nuovo» l'ammonì il Mentore, guardandola con espressione truce.
La diretta interessata lo fissò in silenzio per qualche momento, poi fece roteare le manette attorno all'indice della mano guantata per uno dei due anelli.
«Non ho la minima intenzione di usarle su di te... almeno per questa volta» esclamò accennando una risata «Queste sono per me».
Per la seconda volta nell'arco di poche ore, Illidan assunse una ridicola espressione scettica che diede ampia soddisfazione a Maiev.
«Cosa?!» fece lui «E allora perché le hai portate?».
«Per dimostrarti che, al contrario di te, io posso fare tranquillamente i conti con... ciò che provo per te...» spiegò la Custode «E per questo... ti sto mostrando una cosa che nessuno, eccetto me, conosce... un mio segreto».
«Quelle manette?» azzardò Illidan, indicando l'oggetto in questione «Non capisco che razza di segreto si...».
«Mi piace fare bondage» lo interruppe l'Elfa della Notte, secca e precipitosa, per timore che venisse a mancarle in coraggio proprio nel momento topico.
A quell'affermazione seguirono diversi secondi di completo silenzio da ambedue le parti. Maiev continuava a fare mostra delle manette appese all'indice e pareva aspettare che fosse Illidan a fare qualcosa.
Il Cacciatore di Demoni sembrava incapace di manifestare una qualsivoglia reazione che non fosse rimanere immobile a fissarla come se fosse un fantasma. Era un po' inquietante e dopo un po' Maiev sentì il bisogno di chiedere: «Ehi, Illidan?».
L'esortazione parve funzionare, poiché l'altro sobbalzò leggermente ed esclamò: «Cosa sarebbe il "bondage"?! Una pratica di voi Custodi?».
Seguì un lungo sospiro esasperato da parte di Shadowsong, la quale proruppe in un: «Possibile che tu non abbia avuto un'adolescenza come tutti gli altri Kaldorei?! Eppure i tuoi ormoni sembrano perfettamente funzionanti!».
«C-che c'entra questo adesso?» fece lui, aggrottando entrambe le sopracciglia con aria confusa.
Maiev sbuffò, cercando dentro di sé la pazienza necessaria per affrontare quell’ennesimo ostacolo.
«Il bondage è una pratica erotica con manette, corde, catene o qualsiasi altra cosa che limiti la libertà di movimento» spiegò in tono pragmatico e sbrigativo, come se fosse un vocabolario vivente.
La spiegazione suscitò l’irritazione di Illidan ancora una volta: «Ti ho detto che non mi farò incatenare ancora! Specialmente per fare sesso!».
La Custode sbuffò e scosse il capo: «Infatti non sarai tu ad essere legato… ma io».
Per la terza volta, il Cacciatore di Demoni la guardò atterrito e sbigottito e domandò: «Cosa?!».
La Kaldorei si stava un po’ stancando di quelle sue esagerate reazioni, nonostante fosse certa che le sue espressioni di quel momento le sarebbero rimaste impresse per sempre.
«Hai capito benissimo» lo rimbeccò Shadowsong, appoggiando la sua sacca sul pavimento «Voglio che tu mi leghi mentre facciamo sesso...».
Così dicendo, slacciò il mantello e lo lasciò cadere sul pavimento.
Illidan serrò le labbra mentre sentiva la sua faccia surriscaldarsi. Era certo che avesse cambiato colore, ma non sapeva cosa fare per evitarlo.
D’altro canto, la sua mente si stava facendo un film su Maiev incatenata al letto, nuda, che si dimenava sotto di lui. Era così imbarazzante immaginare una cosa del genere, eppure stava sortendo un certo effetto su di lui. Il suo sangue stava confluendo alle parti basse del suo corpo.
«N-non ti sembra prematuro?!» esclamò con voce un po’ più acuta del solito, piegandosi a raccogliere frettolosamente il suo mantello per porgerglielo «Chi ti dice che voglia fare qualcosa con te?».
L’Elfa della Notte si tolse l’elmo, liberando la lunga chioma bianca e liscia tipica della sua razza. Con un gesto della mano spinse via il mantello dalla sua presa, facendolo cadere di nuovo, e lo sostituì con le manette.
«Prematuro, dici? Abbiamo già fatto sesso una volta mi pare...» esclamò la Kaldorei in tono più basso rispetto a poco prima e molto più seducente, o almeno secondo gli standard di Illidan «… e sono certa che ti sei immaginato incantenarmi al letto e che ti è piaciuto».
Maiev consumò i pochi metri che la separavano dal Cacciatore di Demoni, appoggiandosi contro il suo ampio torace tatuato e poggiandogli una mano sull’inguine. Illidan sobbalzò al contatto, digrignando i denti.
«C-come fai a saperlo…?» chiese quest’ultimo.
«Perché è esattamente quello che avrei pensato io se fossi stata al tuo posto» sogghignò Maiev «Ora… so che è da tempo che la tua mente perversa spera in un’occasione del genere, quindi… vuoi legarmi?» soggiunse.
La richiesta, semplice ed esplicita, posta con quel tono di voce così sensuale, spinse Illidan a cedere a quegli impulsi e desideri che aveva così fortemente represso fino ad allora. Se avesse saputo prima che gli sarebbe bastata un'offerta tanto semplice per cedere al suo desiderio nei confronti di Maiev, si sarebbe risparmiato la fatica di provare ad evitarla.
Le afferrò entrambi i polsi con le mani, stringendo forte mentre li spingeva dietro la sua schiena, per poi iniziare a muoversi verso il suo letto, spingendola all'indietro verso di esso. La Custode sorrise di fronte alla fretta che il suo partner stava manifestando senza più cercare di nasconderla dietro una maschera d'indifferenza.
«Impaziente di cominciare?» chiese in tono spudoratamente provocante.
Per tutta risposta, il Cacciatore di Demoni la sollevò da terra afferrandola per i fianchi e la lanciò letteralmente sul materasso. Fortunatamente l'Elfa della Notte era leggera abbastanza da non fare danni, anche se il letto cigolò abbastanza forte all'impatto.
Illidan si sollevò da terra con un furioso battito d'ali che spostò le tende del baldacchino abbastanza da concedergli di planare carponi sul suo corpo. Maiev si ritrovò così completamente bloccata sotto di lui.
«Sai vero... che dovrei spogliarmi prima di fare qualsiasi cosa...» lo prese in giro sogghignando.
«So come si toglie un'armatura» rispose per contro il Cacciatore di Demoni, togliendole entrambi i guanti e procedendo poi con lo slacciarle le cinghie laterali che tenevano assieme le due metà del suo corpetto di metallo.
«Pensavo che non ne indossassi per mancanza di esperienza» commentò ridendo l'Elfa della Notte, prima di afferrare Illidan per le corna e attirare a sé la sua faccia.
Si baciarono. Maiev gli infilò la lingua tra i denti acuminati, spingendola fino nella parte più lontana del suo cavo orale - o almeno fin dove era in grado di arrivare. Illidan non cercò di morderla per farla smettere; anzi, iniziò a cercare con la sua lingua quella della femmina con una frenesia carica di passione.
Nel mentre che si baciavano, le sue ali cominciarono a fremere di nuovo, aprendosi ritmicamente e poi tornando ad accasciarsi a mo' di mantello sulla sua schiena e attorno alle sue spalle e braccia.
Le sue mani nel frattempo si erano spostate progressivamente sempre più in basso, slacciando via via i vari pezzi che componevano l'armatura della Custode, anche se ancora non osò toglierli. Sarebbe bastata una minima sollecitazione - esterna o meno - perché il puzzle di metallo si scomponesse e le scivolasse di dosso come un bozzolo che rivelasse una magnifica farfalla.
Quando si staccarono, si scambiarono un'occhiata piuttosto intensa mentre rifiatavano entrambi.
«Ti piacciono proprio tanto... le mie corna?» domandò sogghignando Illidan.
«Sicuramente più di quelle di Malfurion» commentò la Custode, dando un altro piccolo strattone alle due grosse estremità arricciate che sbucavano dalla testa. Il gesto le fece scivolare dalle braccia i pezzi dell'armatura.
«Allora facciamo così... che ne dici?» esclamò mentre allacciava le manette passando un anello attorno alla base del suo corno sinistro e l'altro a serrare il polso di Maiev.
Quest'ultima sorrise, poi le sue labbra assunsero un'espressione più simile ad una smorfia.
«Sai che hai lasciato a terra la mia sacca, vero? E che adesso devo venire con te a riprenderla...?» e scosse leggermente il braccio bloccato dalla manetta per farla tintinnare.
Illidan sbuffò scocciato.
«È davvero così importante...?» domandò spazientito. Non aveva voglia di alzarsi per andare a raccoglierla; invero, l'unica cosa che voleva fare era cominciare a divertirsi sul serio. Aveva passato così tanto tempo a reprimere i suoi impulsi nei confronti di Maiev per paura di quello che aveva provato la prima volta che avevano fatto sesso alla Riva Dispersa - vero piacere, puro e semplice, come non gli capitava da millenni - che ora che la aveva di nuovo con sé non voleva perdere altro tempo.
Maiev lo attirò di nuovo a sé tirandogli le corna. Il Cacciatore di Demoni immaginò che volesse baciarlo di nuovo e schiuse leggermente le labbra, tirando fuori la lingua per andare incontro alla sua; invece la femmina si fermò quando ormai i loro nasi stavano per toccarsi, con sommo dispiacere del suo partner.
«In quella sacca... ci sono altre manette... e pure delle robuste corde ruvide... te le ricordi, vero?» esclamò a voce volutamente bassa, per risultare ancora più tentatrice.
Illidan sollevò entrambe le sopracciglia: se le ricordava eccome. Erano una delle torture che Maiev aveva utilizzato più di frequente durante i diecimila anni della sua prigionia. Quelle corde gli avevano lasciato così tanti segni profondi sulla pelle, specialmente sul collo e sui polsi, che non riusciva a credere che fossero guariti nel tempo.
Ritorcere contro di lei quello stesso trattamento sarebbe stata la più dolce delle vendette.
«Va bene» disse, quindi la afferrò con entrambe le braccia e la sollevò dal letto mentre si raddrizzava, scendendo e tornando con lei a recuperare il sacco.
Nel farlo l'armatura di Maiev si disgregò con estrema facilità, formando una scia di pezzi che dal letto conduceva in prossimità del punto in cui fino a poco prima si trovava il portale per il piano inferiore della Vilmartello.
Per tutto il tragitto, la Kaldorei si tenne ben stretta al corno a cui era già stata legata e adesa al corpo muscoloso del suo partner.
Fu un'interruzione rapida, in quanto la pressione delle morbide curve di Maiev contro il torace nudo ebbe su Illidan un effetto decisamente drastico.
Quando tornarono al letto, quest'ultimo depose la sua ospite sul materasso e prima di raggiungerla si liberò con palese sollievo dei pantaloni di cuoio che indossava, lanciandoli bruscamente alle sue spalle prima di unirsi di nuovo alla femmina. Fu un gesto liberatorio che gli diede un immediato sollievo: il suo pene turgido cominciava a premere in maniera spiacevole lungo la cucitura al cavallo dei pantaloni.
Vedendo la sua mezza erezione, Maiev sorrise compiaciuta.
«La conferma che almeno i tuoi ormoni non sono stati alterati nella tua smania di avere sempre più potere...» commentò, sollevando un ginocchio per andare a premerlo gentilmente tra le sue gambe, strofinandolo proprio contro il suo membro duro.
Illidan non rispose alla sua palese provocazione, preferendo occuparsi di questioni per lui più urgenti. Estrasse dalla sacca la corda cui lei aveva accennato poco prima ed un secondo paio di manette.
Bloccò anche l'altra mano attorno al corno ancora libero, quindi si mise a lavorare con la corda in maniera da formare un cappio dotato di nodo scorsoio. Le fissò il cappio attorno al collo, quindi girò la corda un paio di volte intorno al suo polso destro e poi scese ad annodare il resto sul suo torace, creando una specie di rete che si intrecciava al centro della sua schiena e del suo addome. Lasciò solo le gambe di Maiev libere di muoversi.
La sistemazione piacque particolarmente a quest'ultima, la quale si produsse in un lieve gemito d'apprezzamento quando Illidan diede un lieve strattone con la mano, riducendo l'apporto di ossigeno.
«Pare che così ti piaccia...» sogghignò il Mentore, aprendo le ali per riflesso alla sua sensazione di trionfo.
Maiev si aggrappò con più forza alle sue corna, dando un leggero strattone come per esortarlo ad andare avanti mentre rispondeva: «Goditi questo momento... perché fuori da qui non avrai altre soddisfazioni come questa...».
Illidan sorrise scoprendo i denti affilati, quindi senza aggiungere altro calò la mano libera tra le cosce della Custode, accarezzandole la carne umida e calda tra le grandi labbra con l'artiglio affilato dell'indice. Risalì lentamente verso il suo pube, fino ad incontrare il clitoride. Con quello cominciò a giocherellare con il polpastrello, strofinandolo in senso circolare.
Maiev si inarcò sotto di lui e la corda si tese sul suo ventre piatto in risposta al suo movimento. Strinse con più forza le sue corna e ondeggiò leggermente col bacino per andare incontro al suo dito, gemendo con voce soffocata.
Il Cacciatore di Demoni tirò col braccio, stringendo ancora un po' il cappio sul suo collo. Nel farlo sentì la sua partner boccheggiare leggermente e interiormente gioì della sua sofferenza.
Il suo polpastrello era ricoperto di uno strato di umori che stava diventando sempre più spesso.
Vedere la Custode che gli aveva causato così tanto dolore per così tanto tempo finalmente sottomessa a lui era una soddisfazione talmente immensa da farlo soprassedere al fatto che in fin dei conti era lui quello che aveva fallito nel suo tentativo di non soccombere a ciò che li univa ormai in maniera indissolubile, un odio talmente profondo da essersi trasformato in qualche strano e perverso modo in amore.
Sentì Maiev serrare le cosce e gemere in maniera ancor più oscena nonostante la corda che le stringeva la gola. Doveva essere arrivata all'orgasmo.
Spostando il dito più in basso, Illidan percepì le contrazioni tipiche dell'estasi assieme ad un quantitativo di umori molto maggiore di quello che aveva percepito solo poco prima.
A quel punto la cinse con l'arto libero e si distese su un fianco accanto a lei per poi spostarsi e aiutarla ad issarsi a cavallo del suo corpo, invertendo di fatto le posizioni. Nel mettersi supino allargò le ali sotto di sé, distendendole completamente per evitare che si accartocciassero dolorosamente tra il suo corpo e il copriletto.
Maiev si erse sopra di lui fissandolo coi suoi occhi argentei colmi di passione nonostante farlo tendesse la rete di corda sulle sue carni in una maniera che ad un primo sguardo sembrava essere parecchio dolorosa. Evidentemente a lei non importava del dolore fisico, o forse era proprio quello che voleva ottenere facendosi legare in quella maniera.
Illidan non poteva saperlo visto che non era stato preventivamente informato e certamente in quel frangente non era una conoscenza che gli interessava acquisire.
Sogghignando diede un leggero strattone alla corda, di nuovo, e stavolta Maiev reagì prontamente tirandogli dolorosamente le corna, come se fosse una cavalcatura capricciosa da domare.
Il Cacciatore di Demoni emise un verso strozzato di dolore e continuò a tirare la corda fino a che non sentì il collo della sua "vittima" opporre l'ultima resistenza. A guardarla bene in viso, il colorito di Maiev era piuttosto scuro, paonazzo per una della sua razza, e sembrava stare facendo un notevole sforzo per inalare aria; ciononostante, non pareva intenzionata a lamentarsene.
Quella specie di scaramuccia tra di loro terminò nell'attimo stesso in cui Maiev spostò la sua vagina sopra l'erezione di Illidan - riversa sul suo inguine e con la punta che quasi arrivava a toccargli la conca dell'ombelico - iniziando a sfregarla su di essa.
Fu lui a cominciare a gemere stavolta: gli umori che la Kaldorei stava spalmando sul suo membro, uniti al calore che emanava dal suo corpo in corrispondenza delle sue grandi labbra erano così dannatamente piacevoli da non riuscire a rimanere in silenzio.
Quella piccola vittoria sulla stoica resistenza dimostrata fino a quel momento da Illidan spinsero la Custode a muoversi mettendo più foga nel gesto, in modo da istigare il suo partner a fare qualcosa di più di emettere versi osceni, per quanto questi fossero comunque ben accetti.
Lo sfregamento piacque molto anche a Maiev, specialmente perché le consentì di percepire l'erezione di Illidan che pulsava in maniera leggera ma percepibile tra le sue cosce. Era una sensazione strana ma gradevole, anche se in un modo che lei stessa non era in grado di spiegare nemmeno a se stessa.
All'improvviso, dopo quello che parve un lasso di tempo infinito, il Cacciatore di Demoni sotto di lei prese finalmente l'iniziativa: fece sgusciare la mano libera sotto le sue gambe e andò ad afferrare l'erezione, sollevandola perpendicolarmente al suo inguine e guidandone la cima verso la sua vagina. Questa era già così umida che non gli ci volle molto per far sì che l'erezione sgusciasse all'interno del giusto orifizio.
Nel momento stesso in cui la penetrò, i due si produssero in un gridolino congiunto di piacere, seppur con toni differenti: per Maiev era più una sorta di sollievo mentre per Illidan un vero e proprio momento di estasi.
Superate le prime intense sensazioni della loro unione, l'Elfa della Notte iniziò a muoversi sopra il corpo dell'altro con ritmo crescente, in modo tale da far uscire e rientrare il suo pene turgido all'interno della sua vagina sempre più velocemente.
La corda stretta attorno alla gola cominciava a farle seriamente male, ma non le importava. Non si sarebbe fermata di certo in quel momento per tentare di allentarla, specialmente visto che era legata alle corna di Illidan.
La cosa non durò che pochi minuti: il Cacciatore di Demoni venne copiosamente dentro di lei, ringhiando e dimenandosi con forza, andando incontro ai movimenti della sua partner, la quale poco dopo venne a sua volta.
Le contrazioni dei suoi muscoli intorno all'erezione contribuirono a dare ulteriore piacere a Illidan e lo accompagnarono fino al termine dell'eiaculazione.
A quel punto i due rallentarono fino a fermarsi e rimasero a guardarsi intensamente negli occhi mentre ambedue boccheggiavano.
«Piaciuto, eh...?» chiese Maiev a mezza voce, il tono leggermente roco per la gola ancora stretta nel cappio.
«Non dirlo come se fossi l'unico ad aver apprezzato» replicò sogghignando Illidan, ghermendole le natiche con entrambe le mani.
«Non sono io quella che ha iniziato ad evitarmi perché non accettava tutto questo...» fece presente la Custode «Addirittura scappare dalla Riva Dispersa...».
Il Cacciatore di Demoni diede un'altra leggera tirata alla corda, a mo' di avviso. Maiev per tutta risposta si aggrappò di peso alle sue corna e si chinò su di lui, ignorando le corde che le stavano segnando la pelle.
«Hai segnato il tuo destino, Maiev Shadowsong. Adesso non ti lascerò più scappare...» sussurrò Illidan in tono blandamente minaccioso, passandosi con fare seducente la lingua sull'arcata superiore di denti aguzzi.
«Non ti preoccupare, non era nelle mie intenzioni lasciarti fare altrettanto...» replicò sommessamente Maiev, attirando a sé il suo partner in maniera da poterlo baciare ancora mentre riprendevano entrambi a muovere il bacino.